Koryu Uchinadi Italia - Newsletter
NEWSLETTER N. 5- MAGGIO 2012
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Benvenuti al quinto numero della Newsletter di Koryu Uchinadi Italia! Trovate in questa newsletter la quarta ed ultima parte di un'interessante intervista al Maestro (le prime tre parti sono state pubblicate nei due numeri precedenti e sono disponibili in archivio).
ATTENZIONE: Ultimi giorni per l'iscrizione al seminario internazionale che Hanshi Patrick McCarthy condurrà a Cesena il 2 e 3 giugno 2012 [approfittatene, le iscrizioni si chiuderanno inderogabilmente venerdì 18 maggio!!!]
Buona lettura!

Masterclass Seminar

diretto da Hanshi Patrick McCarthy
9° Dan - Direttore IRKRS


Hanshi Patrick McCarthy - cintura nera 9° Dan e Direttore dell'International Ryukyu Karate Research Society - condurrà un seminario internazionale a Cesena (FC) il 2 e 3 giugno 2012.
Il seminario è aperto a tutti i praticanti di Koryu Uchinadi e alle cinture marroni e nere di altri stili di Karate, con età minima di 16 anni.
Tutte le informazioni sullo stage, sui costi e sulle modalità di iscrizione sono riportate nel sito dedicato, consultabile cliccando qui!
Il seminario di Cesena - il secondo diretto in Italia da Hanshi McCarthy - sarà un'occasione unica per praticare con uno dei più grandi Maestri di Karate viventi, insignito tra l'altro, proprio lo scorso anno, del titolo di «Tesoro Vivente delle Arti Marziali».


Intervista a Patrick McCarthy

Karate-Do Hanshi, 9° Dan


QUARTA ED ULTIMA PARTE
(continua da Newsletter n. 2, 3 e 4)

D: Vent'anni fa ha creato l'International Ryukyu Karate Research Society (Società Internazionale per la Ricerca sul Karate delle Ryukyu). Perché ha voluto fondare questa organizzazione? Quanto è cresciuta e ritiene che stia raggiungendo gli scopi che aveva in mente nel momento in cui l'ha creata?
R: Due aspetti importanti che mi ha insegnato il mio primo maestro (Richard Kim) sulle arti da combattimento sono stati «On Ko Chi Shin» e «Bun Bu Ryo Do»: studiare la storia dell'arte per comprendere perché è così com'è oggi e supportare l'allenamento fisico con lo studio scientifico.
Mentre stavo facendo ricerche per il mio primo libro, "Classical Kata of Okinawan Karate", il mio maestro mi incoraggiò a leggere le opere di autori quali E.J. Harrison, Nagamine Shoshin, Nakamoto Masahiro, Nakaya Takao, George Mattson, Bruce Haines, C.W. Nicol, O. Ratti e A. Westbrook, R.W. Smith e Donn Frederick Draeger.
Nel corso dei miei studi fui colpito in particolare dal lavoro di Draeger.
Come Kim, trovavo Draeger un esempio vivente del principio "la penna e la spada" (Bun Bu Ryo Do). Attraverso la sua opera sono venuto a conoscenza della sua organizzazione l'International Hoplology1 Society [IHS], dei periodici e altre pubblicazioni, di Sir Richard Burton, il patriarca prescelto dall'IHS. Questa esperienza mi ha ispirato e spinto a guardare oltre l'ovvio e ad approfondire la cultura, il linguaggio e l'etica delle arti del combattimento per scoprire quali forze ne avevano influenzato l'evoluzione. Questo nuovo corpus di conoscenze mi ha in seguito portato alla Società delle Arti Marziali Giapponesi (Japan Martial Arts Society - JMAS).

Sebbene la JMAS attraeva principalmente praticanti di Aikido e delle scuole classiche (Koryu) delle arti marziali giapponesi, come karateka non mi sono sentito scoraggiato e ho deciso di sottoscrivere un abbonamento nella metà degli anni ottanta. Per quanto la JMAS fosse un'altra grande fonte di informazioni, trattava solo raramente gli aspetti delle arti di Okinawa.
Così, in assenza di queste informazioni, ho appreso qualcosa che non avevo programmato, portando la mia attenzione all'arte del maneggio della spada giapponese e delle antiche arti di combattimento del Giappone. Proprio nel momento in cui la JMAS giaceva dormiente per una mancanza di interesse, nel 1991 il seminario annuale della cultura marziale iniziava a guadagnare popolarità, in particolare per noi stranieri residenti in Giappone.

Sponsorizzato dalla Nippon Budokan Foundation e ospitato dall'Università del Budo Giapponese a Chiba, il progetto dei Seminari Internazionali della Cultura del Budo risale al 1989. Sviluppato per migliorare la comprensione degli aspetti storici, filosofici e scientifici del Budo, i seminari annuali attraevano stranieri sia dal Giappone che dall'estero. Questo meraviglioso luogo d'incontro e di dibattito mi ha fornito non solo l'opportunità per approfondire la comprensione di tutti gli aspetti delle arti del combattimento in generale, ma focalizzandosi anche sulla cultura tradizionale giapponese, mi ha offerto ottime opportunità di interscambio, dalle quali sono nate molte nuove amicizie.

Tutti questi eventi, insieme ad un crescente desiderio di una sorta di Kenkyukai (Gruppo di Studio) separato attraverso il quale studiare in maniera più specifica le arti marziali originarie di Okinawa nel periodo dell'antico Regno delle Ryukyu, mi ha spinto a fondare questo gruppo.
Formare e guidare altre persone per me è stato importante, non solo perché ha giocato un ruolo fondamentale nel mio progresso ma anche perché l'ho inteso come un ponte per costruire nuove opportunità. Nel 1989 con più di un ampio incoraggiamento ed il pieno supporto di entrambi i miei insegnanti di Okinawa, Kinjo Hiroshi - grande maestro di quarta generazione delle arti di combattimento di Okinawa, noto autore e storico - e mia moglie Yuriko, ho fondato la Ryukyu Karatejutsu Kokusai Kenkyukai (International Ryukyu Karate Research Society, IRKRS).

D: Ultimamente ha allentato un po' il ritmo del suo intenso programma di viaggi per lavorare su altri progetti. Quali sono e come stanno progredendo?
R: Hmm, la cosa più strana è che mi sembra di essere più impegnato ora di quando sono in viaggio all'estero, tanto che ancora non ho smaltito tutto il lavoro arretrato!!
A parte questo, il primo dei progetti consiste in tre nuovi DVD su uscite e contrattacchi per contrastare gli HAPV (atti abituali di violenza fisica) e sulla ricezione di attacchi ad impatto percussivo. Questi DVD completeranno la serie didattica sulle nostre applicazioni fondamentali. A seguire devo completare quattro libri: il primo sullo Yamane Ryu, il secondo è la traduzione inglese dell'Enciclopedia del Kobudo di Taira Shinken del 1964, il terzo è «La Compagnia del Bubishi» e il quarto è il «Manuale internazionale di insegnamento del Koryu Uchinadi».

D: Ha appena pubblicato una nuova edizione del Bubishi col titolo "Il manuale classico del contatto". Che modifiche ha apportato alla pubblicazione che l'ha resa un autore di best seller?
R: Nell'edizione rivista il lettore troverà apporti provocatori di molti miei colleghi [Roland Haberzetser, Joe Swift, Harry Cook, Bruce Miller, Rand Cardwell, Hokama Tetsuhiro, e Victor Smith] che ho personalmente invitato a commentare il Bubishi. Ho inoltre aggiunto una nuova lunga introduzione per condividere i miei metodi di ricerca insieme ad alcuni dei più interessanti scritti cinesi tratti dall'originale del Bubishi di Mabuni, molte fotografie collegate a fonti di ricerca sul Bubishi e l'unica immagine esistente di Itosu Anko. Ho apportato anche qualche correzione grammaticale che era sfuggita nell'edizione originale.
Sono molto soddisfatto di questa pubblicazione e sono sicuro che lo saranno anche i lettori.

D: Per aiutare a colmare le distanze tra le sue visite, Olaf Krey e Ante Brännbacka hanno diretto seminari di Koryu Uchinadi in Inghilterra e Irlanda. Come giudica questi praticanti?
R: Oh, questi ragazzi sono atleti superbi, splendidi insegnanti, tra i migliori che abbiamo. Esemplificano il meglio di tutto ciò che è il Koryu Uchinadi.
Sono entrambi diplomati stranieri del nostro programma di accreditamento biennale per la formazione di insegnanti di Arti Marziali. Si sono trasferiti per due anni in Australia per poter frequentare quel corso a livello universitario, rispettivamente dalla Germania e dalla Finlandia. Sono tra i circa venti istruttori accreditati sparsi nel mondo che insegnano Koryu Uchinadi ed aiutano altri ad affrontare la transizione al nostro sistema.
Cosa li rende così efficaci? Penso sia una combinazione speciale di prestanza fisica, carisma, genuina attenzione alle persone con cui lavorano, pazienza e perspicace capacità di insegnamento.

D: Qualche praticante di Koryu Uchinadi si è anche avventurato con successo nel cage fighting (competizioni in gabbie). Il Koryu Uchinadi è nato per questo o l'allenamento deve comunque essere integrato in qualche modo?
R: No, non è nato per questo, ma in fondo si tratta solo di applicare i risultati del proprio allenamento e questa sorta di duttilità esemplifica al meglio i principi su cui si basa il Koryu Uchinadi.

D: Ogni anno parte per un lungo tour che la porta in Europa, in Nord America e in Oceania per insegnare in decine di seminari, cosa la spinge a fare tutto questo?
R: Lo star lontano da mia moglie e dai miei figli!
No, sto scherzando! È il desiderio di fare la differenza e tornare a vivere quella sensazione che mi ha dato così tanto. Inoltre mi piace stare a contatto con i nostri associati internazionali perché ho davvero tanti amici in giro per il mondo.

D: Cosa si dovrebbe aspettare chi decide di partecipare ad uno dei suoi seminari?
R: Di imparare molto sui kata e sull'arte del Karate.

D: Cosa vorrebbe dire ad uno studente di arti marziali oggi se le chiedesse un consiglio?
R: Goditi la vita amico mio e non avere mai paura di vivere il "tuo" sogno!


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1 Il termine Hoplology (Oplologia in italiano) individua lo studio delle armi e/o della tecnica dell'uso delle armi e/o delle armature.
La varietà di significati è legata alla diversa derivazione etimologica del termine e al suo uso nei paesi anglofoni piuttosto che nei paesi di lingua neolatina. Il termine è piuttosto recente, è stato creato nel diciannovesimo secolo in Gran Bretagna da Sir Richard Burton prendendo spunto dal greco "Oplita (πλίτης)" ovvero il fante.
Nei paesi anglosassoni il termine, ritornò in uso all'inizio del ventesimo secolo mantenendo il significato originale cioè la tecnica e modo d'uso delle armi. Negli anni sessanta il termine diviene campo di studio accademico grazie a Donald Frederick Draeger.

FINE QUARTA ED ULTIMA PARTE

 

Pillole di saggezza

«Di solito siamo meglio convinti dalle ragioni che troviamo da noi stessi, che da quelle che ci provengono dagli altri.» - Blaise Pascal (1623-1662)

 

 

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