Koryu Uchinadi Italia - Newsletter
NEWSLETTER N. 21 - NOVEMBRE 2013
Ricevi questa Newsletter a seguito di tua esplicita iscrizione attraverso il sito Koryu Uchinadi Italia.
Puoi cancellare in qualsiasi momento la tua iscrizione cliccando sull'apposito link presente in fondo a questa Newsletter.
ARCHIVIO NEWSLETTER PRECEDENTI
Benvenuti al ventunesimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia!

Apriamo questo numero con l’annuncio del seminario dedicato allo studio della forma e delle applicazioni pratiche (bunkai jutsu) del kata Aragaki Seisan, in programma a Bologna il prossimo 30 novembre e 1 dicembre! Un appuntamento da non perdere per chi è in cerca di un nuovo approccio nello studio dei kata, basato su applicazioni difensive realistiche ed efficaci che affondano le radici nella pratica originaria della nostra arte.

Proseguiamo quindi con la seconda parte della traduzione di un importante documento storico: le minute dell'incontro del 1936 tra i maestri di Karate di Okinawa.

Buona lettura!

Seminario sul Kata Aragaki Seisan a Bologna

30 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE 2013

Si terrà sabato 30 novembre e domenica 1 dicembre 2013 a Bologna un seminario, diretto dal M° Marco Forti, dedicato allo studio della forma e delle applicazioni difensive (bunkai jutsu) del kata Aragaki Seisan, come praticato nel Koryu Uchinadi Kenpo Jutsu.

Il seminario, che si terrà nei locali della palestra di basket del Centro Sportivo Universitario Record di via del Pilastro 8 a Bologna, è aperto a tutti i karateka, indipendentemente dallo stile praticato, con grado minimo di cintura blu (limitazione non applicata ai praticanti di Koryu Uchinadi) ed età minima di 16 anni.

Lo studio dell’Aragaki Seisan e delle applicazioni pratiche partirà da zero, pertanto non è richiesta alcuna preventiva conoscenza del kata.

Tutte le informazioni dettagliate sul seminario sono riportate sul comunicato scaricabile in formato pdf cliccando qui!
 
Sono previste quote agevolate per chi si iscrive entro il 15 novembre!




L’incontro (del 1936) dei Maestri di Karate di Okinawa

Traduzione dal giapponese all’inglese di Patrick & Yuriko McCarthy
Traduzione dall’inglese di Marco Forti
Il testo è coperto da copyright internazionale e non può essere riprodotto o trasmesso senza l’autorizzazione scritta dell’IRKRS o di Patrick McCarthy

parte seconda - continua dal numero precedente

L’incontro
 
L’incontro ha  inizio alle quattro del pomeriggio.
 
Matayoshi Yasukazu: Vi ringrazio per la vostra partecipazione. Il signor Nakasone Genwa ha organizzato questo incontro. Oltre ad essere parte della nostra Società il signor Nakasone studia karate allo Shudokan, a Tokyo ed è anche uno storico del karate.
Recentemente il karate è diventato popolare a Tokyo; comunque, sull’onda di questa popolarità, ci sono persone che pare lo pratichino nel modo sbagliato. Riteniamo che sia nostra responsabilità garantire che solo la tradizione ortodossa che incarni l’impegno scrupoloso di autentici maestri di karate di Okinawa sia l’unica disciplina degna di essere tramandata. Inoltre siamo anche preoccupati per la conservazione e la promozione della ricerca lasciataci da maestri e allievi. Spero sinceramente che tutti i presenti possano oggi presentare spontaneamente le loro opinioni.
Abbiamo la fortuna di avere con noi oggi Hanashiro Chomo, Kyan Chotoku, Motobu Choki, Miyagi Chojun, e altre eminenti autorità del karate.  Vi saremmo grati se voi, gentiluomini, poteste descriverci oggi la vera natura del karate. Con questa premessa in mente, il signor Nakasone Genwa vi illustrerà la struttura di questo incontro.
 
Ota Chofu: Bene signor Nakasone, a lei  la platea.
 
Nakasone Genwa:  Grazie. Come hanno già menzionato Ota e Matayoshi Sensei, parlerò per primo nonostante sia il vostro umile kohai (praticante più giovane ndt). Da quando sono rientrato da Tokyo, due mesi fa, ho intervistato molte persone in diverse zone, per conoscere le loro opinioni sul karate.
Con disappunto ho appreso che ad Okinawa non esiste un’associazione che riunisce i vari maestri di Karate. Comunque oggi abbiamo i mezzi per costituirla grazie al supporto del Ryukyu Shinposha.
Il karate dovrebbe essere vigorosamente sostenuto semplicemente perché è una forma appropriata ed efficace di budo,  grazie alla cui pratica si arriva a coltivare la forza fisica e lo spirito indomito.
Sto studiando karate allo Shudokan[1] di Tokyo da diversi anni e sto facendo ogni sforzo possibile per divulgarne la tradizione. Con questo in mente vorrei invitare gli illustri maestri presenti qui oggi ad esprimere le loro opinioni per incoraggiare la pratica del  karate nell’intera nazione.
 
Considerando i suggerimenti di Matayoshi, forse dovremmo iniziare affrontando la questione che attiene al nome karate. Se siete d’accordo poi vorrei  ricordare che quando il karate[2] (scritto con i caratteri che significano “mano vuota”) venne per la prima volta introdotto a Tokyo, venne presentato come toudi (cioè scritto come “mano cinese”). A quel tempo il karate era una tradizione nuova alla quale sarebbe servito tempo prima di divenire popolare.
 
Le scuole sostenevano che toudi non fosse un termine adatto[3] e per questo iniziarono a scrivere la prima parte della parola utilizzano l’hiragana[4] al posto dell’ideogramma originario[5]. Alcuni dojo assunsero il nome di “Nihon Karate Kenkyukai” (tradotto come associazione giapponese per la ricerca sul karate [con kara scritto in hiragana]). Questo però accadeva nel periodo di transizione. Ora tutti i dojo dell’area di Tokyo, inclusi i due principali, stanno utilizzando il nuovo termine karate (scritto come “mano vuota”). Anche la maggior parte dei club universitari sta utilizzando il nuovo termine. Ciononostante ci sono ancora alcuni club universitari che continuano ad utilizzare il termine classico “toudi” (“mano cinese”).
 
Il motivo del cambiamento del termine toudi in favore di karate è semplice da comprendere perché il nuovo termine identifica  una tradizione in cui si utilizzano le mani nude o karaken (“pugno vuoto”).  Con questa considerazione in mente consiglio l’adozione della nuova denominazione “karatedo” (“la Via della mano vuota”) come standard anche in considerazione del futuro sviluppo del karate come budo giapponese. Cosa pensate della mia raccomandazione?
 
Hanashiro Chomo: In passato non abbiamo mai usato il termine  karate ("mano vuota") ma solo toudi (“mano cinese”), o semplicemente  te (“mano”). Questo significava combattere con mani nude o pugni.
 
Ota Chofu: Anche noi lo abbiamo sempre chiamato toudi.
 
Shimabukuro Zenpatchi: Signor Nakasone, recentemente  il karate è stato chiamato karatedo. Significa forse enfatizzarne l’aspetto della coltivazione dello spirito, come nel caso del judo o del kendo?
È per questo motivo che si è aggiunto il suffisso “do[6]?
 
Nakasone Genwa:  Sì. Il suo scopo pare essere la coltivazione dello spirito.
 
Ota Chofu:  Signor Miyagi, lei usa il termine toudi?
 
Miyagi Chojun: Sì, utilizziamo il termine “toudi” perché è di uso generale. Comunque è un termine usato casualmente. Molte persone vengono ad imparare e mi chiedono di insegnare loro il “te”. Da questo desumo che il termine maggiormente usato in passato fosse semplicemente “te”.
Penso che il termine karate sia un buon nome per quello che rappresenta. Come il Signor Shimabukuro ha sottolineato il judo si è evoluto dal jujutsu. In Cina il kenpo veniva chiamato beida (colpo bianco) molto tempo fa. I nomi cambiano, come cambiano gli esempi, dipende dai tempi.
Preferisco karatedo al semplice karate.
Comunque credo che il nome debba venire scelto in modo unanime dall’opinione pubblica.
Anche la sede locale del Dai Nippon Butokukai  ha discusso questa questione tra i suoi membri. A seguito di  quella discussione la faccenda è rimasta un problema sospeso. In Cina viene usato anche il termine toudido.
Presto verrà fondata un’organizzazione per la diffusione (shinkokai) e per quel momento vorremmo avere un nome consono da utilizzare.
 
Oroku Chotei:  Signor Miyagi, lei si è recato anche in Cina allo scopo di studiare il karate?
 
Miyagi Chojun:  Sebbene non abbia iniziato il mio allenamento in Cina, mi recai in quel Paese dopo aver compreso che era il posto dove mi dovevo recare per perseguire studi più avanzati sul gongfu[7].
 
Oroku Chotei:  Esiste un unico stile di "te" qui ad Okinawa?
 
Miyagi Chojun:  Beh, come nel caso del judo,  del kendo[8] e della boxe così anche la disciplina del “te” è stata praticata e migliorata qui ad Okinawa.

FINE SECONDA PARTE
 


[1] Il maestro Okinawense di Karate Toyama Kanken fondò lo Shudokan a Tokyo nel 1930.  Toyama Sensei studio sotto la guida di maestri leggendari del calibro di Itosu Anko, Higashionna Kanryo, Oshiro Chojo e Chibana Choshin.
[2] Il termine “Karate” era scritto utilizzando due ideogrammi di origine cinese (chiamati “kanji” in giapponese):  il primo significa Cina (inizialmente identificava la dinastia cinese Tang (618‑907), e in seguito divenne l’ideogramma in uso per identificare la Cina come nazione) mentre il secondo ideogramma significa “mano”.  Il primo ideogramma può essere pronunciato sia "tou" che "kara," e il secondo può essere pronunciato "te" oppure "di."
[3] Nel 1936 il Giappone era all’apice del militarismo, il nazionalismo era ampiamente diffuso ed il dissenso con la Cina sarebbe di lì a poco sfociato nell’entrata del Giappone nella seconda guerra mondiale.
[4] L’hiragana è uno dei due alfabeti sillabici utilizzati nella lingua giapponese per rappresentare il suono di ideogrammi di origine cinese senza però trasmetterne il significato intrinseco. In altre parole, mentre guardando un ideogramma se ne comprende immediatamente il significato, leggendo l’hiragana ci si limita a sentire il suono della parola senza avere la possibilità di comprenderne immediatamente il significato esatto.
[5] In questo modo veniva “oscurato” il legame del Karate con la Cina.
[6] Il suffisso "do," usato anche in "kendo", "judo" e "budo" significa "via" "percorso" o "strada" e può anche assumere il significato di “provincia”. Lo stesso carattere viene pronunciato "dao" in Cinese Mandarino ed è noto per essere utilizzato nella filosofia taoista di Lao Zi, autore del “Dao De Jing”.  Nel contesto filosofico adottato dalle tradizioni di autodifesa, “do” significa “via” inteso come metodo di vita o percorso da seguire per l’auto-miglioramento.
[7] Gongfu  (letteralmente abilità) è un termine generico del Cinese Mandarino per identificare diverse tradizioni di autodifesa che si svilupparono nel Tempio Buddista di Shaolin (ad esempio stili del drago, leopardo, tigre, gru e serpente); significa genericamente “lavoro compiuto”. Ci sono due termini del Cinese Mandarino più specifici, anche se oggi pieni di connotazioni politiche, wushu (“arti della guerra”) è il termine in uso nella Repubblica Popolare Cinese
is a generic Chinese‑Mandarin term denoting the various self‑defence traditions that developed from either the Buddhist Shaolin Temple (i.e., Dragon, Leopard, Tiger, Crane, and Snake styles), or the Daoist Wudang Temples (i.e., Taijiquan, Bagua, and Xingyi);  it  generally means "accomplished work." There are two current, more specific Mandarin terms used, fraught with political undertones: wushu, "war arts," is the accepted term in the People's Republic of China, or Mainland China; Taiwan, or the Republic of China, uses the term guoshu (kuo shu in Wade‑Giles Romanization), or "national arts."  A third common term, quanfa,  "way of the fist," is pronounced "kempo” in Japanese. In general, wushu refers to the modernized, very acrobatic styles of gongfu, whereas gongfu, quanfa, and guoshu refer to the more traditional civil self‑defense forms.  All Chinese-Mandarin terms are rendered in the Pinyin Romanization system used in the PRC
[8] Miyagi si rifersice al modo in cui gli elementi fondamentali della spada giapponese (kenjutsu) e della lotta (jujutsu) siano stati rielaborati per dar vita rispettivamente al kendo ed al judo. Così I principi di diversi metodi di autodifesa di origine cinese (coltivati nel corso del periodo dell’antico Regno delle Ryukyu) sono stati codificati nello sforzo di creare una tradizione indigena.



SCELTI PER TE


» Bubishi. La bibbia del karate

» Karate di Okinawa

» Storia del karate. La via della mano vuota



PILLOLE DI SAGGEZZA

«Quando soffia il vento del cambiamento, qualcuno costruisce muri, altri costruiscono mulini a vento» - Proverbio cinese

SEGUI KORYU UCHINADI ITALIA

aggiorna le preferenze di iscrizione     |     cancella la tua iscrizione 
Copyright © 2013 Koryu Uchinadi Italia, All rights reserved.


Email Marketing Powered by Mailchimp