Care tutte, cari tutti,
un anno fa se ne andava Nelson Mandela, padre del moderno Sud Africa, simbolo della lotta all’apartheid, non solo quello razziale, ma contro tutti gli apartheid.
Molte sono le “separazioni” che ancora si misurano oggi, aprendo ferite vecchie e nuove: il colore della pelle, la provenienza geografica, l’etnia, la religione; ma anche, sempre più spesso, la differenza uomo-donna, l’orientamento sessuale, la disabilità, la condizione familiare e lavorativa, la ricchezza…la povertà. Eppure, la vicenda umana di “Madiba” dimostra che, proprio nei momenti più difficili, non bisogna rinunciare a piantare buoni semi per ciò che verrà. Anche se non si vedono subito i frutti, non bisogna smettere di curarli. 
Ai funerali di Città del Capo, un piccolo seme tra gli altri era stato piantato: la stretta di mano tra il presidente Obama e Raùl Castro, dopo un anno, ha germogliato portando allo storico evento di questi giorni. La riapertura delle relazioni diplomatiche fra Stati Uniti e Cuba, con la fine di un embargo che durava da ben 52 anni. Un fatto dalla portata simbolica enorme.
Di questa storia, non sappiamo ancora il finale: come tutte le svolte, può aprire ad esiti anche contraddittori e per questo andrà governata nella direzione giusta. Eventi come questo ci dimostrano come nonostante l’incertezza del futuro oggi più che mai è necessario avere coraggio, darsi da fare, aprirsi a nuovi orizzonti. Credo sia un bell’esempio da tenere anche nelle difficoltà - nazionali, locali, personali - che ci troviamo ad affrontare ogni giorno.
In queste settimane, alcuni altri semi stanno provando, faticosamente a crescere: sono quelli per il riconoscimento dello Stato Palestinese e per la soluzione pacifica della controversia con Israele. Sottolineo questo aspetto perché i molti parlamenti nazionali e da ultimo quello europeo che hanno approvato atti di impegno in questa direzione certamente credono, come noi, che sia necessario fare il bene dei palestinesi come di Israele. Sono convinta che, seguendo l’esempio di paesi come Francia, Inghilterra, Irlanda, Portogallo, Svezia (…) e senza perdere più tempo, l’Italia debba uscire dalle titubanze e dare ogni contributo possibile al cammino per la pace.
Ho voluto scrivere di questi due scenari perché troppo spesso affrontiamo le urgenze su mille fronti ma il rischio è quello di perdere lo sguardo d’insieme e una prospettiva lunga degli eventi. Un’Italia più piccola e più sola, è quella in cui vincono la paura e i populismi. Noi dobbiamo invece ritrovare la dimensione complessiva di ciò che facciamo: non chiusi su noi stessi ad amministrare un declino già segnato, ma aperti ad un mondo capace di cambiare volto anche in brevissimo tempo.
Sta a noi essere parte di questo cambiamento, parte della comunità umana ed internazionale che ne è il motore, con l’ambizione di indirizzarlo verso il meglio e verso tutti, a partire dagli ultimi. Una sfida, ma al contempo una opportunità di ripensare il nostro domani.
Il prossimo anno vedrà fin dal suo esordio alcuni passaggi cruciali, in primis quello per individuare il nuovo Presidente della Repubblica. A suo tempo si faranno le valutazioni del caso. Voglio però approfittare di questa occasione per fare, come cittadina italiana, un sincero e affezionato ringraziamento al Presidente Giorgio Napolitano, che in questi anni ha rappresentato non solo un forte punto di tenuta e di equilibrio della Repubblica contro spinte distruttici sempre maggiori, interne ed esterne.
Ringrazio Giorgio Napolitano soprattutto per non aver mai lasciato da parte, e anzi aver testimoniato con determinazione e tenacia, quella visione “internazionale” di cui il meglio delle classi dirigenti che ci hanno preceduto è stato interprete (pensiamo a De Gasperi, Berlinguer, Ciampi…) e di cui oggi, nel mondo globale, abbiamo un gran bisogno.
Qui di seguito ancora alcune riflessioni su tematiche nazionali e locali, un po' di lavoro svolto alcune riflessioni e alcuni buoni esempi  e pratiche innovative di amministratori locali, del Pd. A proposito di semi e di esempi costruttivi.
Desidero infine quindi fare ad ognuno di voi, alle vostre famiglie, a chi amate, in tutta semplicità, i miei migliori auguri di Buon Natale e di un 2015 più giusto, per tutti.