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Cari amici,
questa newsletter porta con sé una notizia speciale: è nata una collaborazione tra Forestalp e Il Camoscio dei Sibillini. Da sempre crediamo nella cooperazione, nella  collaborazione, nella condivisione di progetti, informazioni e risorse e in questo autunno dai mille colori inizia un percorso che ci regalerà tante emozioni che condivideremo con  tutti voi.
Vi invitiamo a scoprire le nuove proposte e se vorrete, ad approfondire tematiche a noi care nella selezione di articoli che abbiamo preso in esame in questo mese.  

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Per approfondimenti sulle nostre proposte ed altre notizie, potete visitare il nostro sitoWEB. Nel frattempo se avete piacere, potete seguirci anche attraverso la paginaFacebook di Forestalp. Per ricevere gli aggiornamenti sui nuovi contenuti, basta cliccare sul tasto mi piace, poi passare il cursore sul tasto “ti piace” e cliccare su “Ricevi le notifiche”.
 
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NOTIZIE DALLA FORESTALP
SCOPRIRE LA NATURA IN AUTUNNO E INVERNO
Scoprire la Natura in Autunno e Inverno
Attraverso un fitto calendario escursionistico, cercheremo di scoprire prima i caldi e pittoreschi colori dell’autunno, anche attraverso gli amori di alcune suggestive specie faunistiche, come  i camosci in amore nel Monte Bove di Ussita, poi attraverso l’utilizzo delle ciaspole ci godremo gli ambienti candidi e monocromatici del nostro Appennino, magari anche qui sperando di vedere qualche animale nella loro vita invernale (i camosci in manto invernale, sono stupendi) e le colorazione della neve al tramonto con qualche ciaspolata pomeridiana o la suggestione di camminare nella neve nella notte.
CALENDARIO CAMOSCIO DEI SIBILLINI-FORESTALP
1^ FESTA DEL BARATTO
1^ FESTA DEL BARATTO

Appuntamento nella piazza del mercato di Marzocca di Senigallia il 22 Novembre dalle ore 16,00 per la Castagnata.

Nell’ambito dell'evento si terrà la 1° Festa del Baratto promossa da Cea Bettino Padovano, Coop. Forestalp, Associazione Montimar, con la collaborazione di Legambiente, Sena Nova, RIECO, Centro Sociale Adriatico e patrocinata dal Comune di Senigallia in occasione della SERR 2015 – Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti.

Questa iniziativa di educazione alle buone pratiche ambientali nasce con l'obiettivo di stimolare la riflessione dei cittadini sulla possibilità che ognuno ha nel ridurre la quantità di rifiuti. Tutti noi abbiamo in casa oggetti nuovi o usati che vengono scarsamente utilizzati e finiscono il più delle volte negli scatoloni in garage finché un giorno non si decide a buttarli nel bidone dell'indifferenziata. Durante questa giornata sarà finalmente possibile barattare i nostri oggetti nuovi o usati, purché in buono stato, con gli altri partecipanti e magari trovare quello che cercavamo, contribuendo così a ridurre la quantità di rifiuti destinati in discarica.

L’obiettivo è anche quello di promuovere una coscienza sulla riduzione dei rifiuti riattivando circuiti virtuosi come quello del baratto, che coniuga il vantaggio ambientale a quello economico e sociale. Per lo svolgimento dell’iniziativa verranno allestiti degli spazi divisi per generi di prodotto e due sezioni: una dedicata agli adulti e una ai ragazzi e bambini. Saranno proposti laboratori di riciclaggio creativo curati da Legambiente, zucchero filato gratis per i bambini. Inoltre sarà presente uno stand informativo della Rieco per fornire informazioni sulla riduzione dei rifiuti, Raccolta differenziata e il servizio di Riuseria on-line.
Per effettuare lo scambio sarà necessario recarsi in piazza dalle ore 14,00 per la registrazione. Gli oggetti verranno consegnati al personale del tavolo accoglienza che avranno la facoltà di accettarli o meno a seconda delle condizioni e della tipologia merceologica. I banchi rimarranno aperti tutta la giornata (dalle ore 14 alle ore 20) e sarà possibile effettuare gli scambi per tutta la durata della festa; Per ogni oggetto consegnato verrà dato un “Ecopunto” (10 oggetti = 10 ecopunti). Ogni oggetto riceverà un punto indipendentemente dal suo valore economico. Il denaro è rigorosamente escluso dalla Festa del Baratto; L'Ecopunto è spendibile per tutta la durata della festa e verrà scambiato con un oggetto di pari valore che il visitatore vorrà prendere.
Per informazioni 340 7886248
SPECIALE NEVE "SCUOLA"
SPECIALE NEVE "SCUOLA"
Non ci sono solo le settimane bianche per vivere la stagione invernale nella sua massima espressione di bellezza: il bianco manto nevoso ed il silenzio che porta con se. Le nostre proposte nascono per offrire la possibilità ai bambini e ragazzi di lasciarsi trasportare nella tranquilla pace dei panorami bianchissimi dei sentieri innevati attraverso attività capaci di coniugare la sostenibilità al divertimento, la bellezza all'avventura. Escursioni con le ciaspole nei boschi,  orienteering sulla neve, costruzione di igloo, osservazioni del cielo stellato e laboratori didattici al chiuso ed all'aperto saranno gli ingredienti di una esperienza unica: la scoperta della montagna “addormentata”.
Scopri i programmi dettagliati
AL VIA I LEAFS: LABORATORI DI EDUCAZIONE AMBIENTALE, FORMAZIONE E SOSTENIBILITA' - FORMAZIONE RICONOSCIUTA MIUR 2015/2016
AL VIA I LEAFS : Laboratori di Educazione Ambientale, Formazione e Sostenibilità - formazione riconosciuta miur 2015 – 2016
LEAFS sono dei brevi percorsi di formazione rivolti a educatori, insegnanti, operatori culturali e a persone interessate, ideati per fornire oltre alle basi teoriche anche degli strumenti progettuali e sperimentazioni pratiche con l'obiettivo di arricchire le diverse esperienze personali e professionali.
 
LEAFS hanno l'obiettivo di offrire ai partecipanti degli spunti progettuali finalizzati all'attivazione di percorsi didattico-educativi con un approccio pedagogico non solo cognitivo ma anche affettivo, ludico, creativo orientati alla sostenibilità.
LEAFS  sono incontri formativi riconosciuti dal MIUR,  nascono dalla stretta correlazione tra le attività educative proposte nei CEA Centri di Educazione Ambientale riconosciuti dalla
Rete INFEA della Regione Marche e dal lavoro trentennale della Cooperativa Forestalp nell'ambito dell'Educazione Ambientale.
 
ORIENTEERING - 28 novembre 2015 Le tecniche base dell'orientamento, la carta topografica e la bussola come strumenti per l'orientamento, l'orienteering come disciplina sportiva. La costruzione di un percorso di orienteering con la tecnica dell'Azimut con prove pratiche sul campo.
RACCONTI IN VALIGIA - 19 dicembre 2015  Un percorso di animazione della lettura attraverso la realizzazione di “Storie per Kamishibai” per favorire un approccio ludico e motivante alla lettura. Tagli, strappi e pieghe di carte colorate e di diversi tipi faciliteranno il superamento degli stereotipi figurativi nel realizzare le sequenze delle storie.
SCATTI NATURALI - 23 gennaio 2016 Mini corso base di fotografia digitale, nozioni basi, iso, tempi di scatto, conoscenza dei sistemi digitali, tipologie di fotografie, macrofotografia e ambientazione dello scatto attività pratica di scatto in natura e post produzione.
ALBERI E ALBERE - 20 febbraio 2016 Sei maschio o femmina? Come ti chiami? Sei vecchio? Una proposta laboratoriale pe recuperare il rapporto tra noi e gli alberi o le albere, compagni di giochi e di avventure, per riavvicinarci alla naturalità che a volte abbiamo rimosso. Per riavvicinarci alla vita di questi esseri straordinari attraverso esplorazioni creative.
RICICLAGGIO CREATIVO - 19 marzo 2016 Dal rifiuto all'arte. Laboratorio dedicato alla creatività attraverso la realizzazione di assemblaggi polimaterici utilizzando materiali di scarto e materiali (plastiche) raccolte lungo le nostre spiagge. Un percorso di avvicinamento all'arte attraverso al presa di coscienza delle problematiche legate alla produzione di rifiuti.
LEAFS sono rivolti ad un massimo di 15 iscritti e si attivano con un minimo di 6 partecipanti.
Tutti gli incontri si terranno presso il Centro Visite Parco del Conero in Via Peschiera 30/a a Sirolo (AN), dalle ore 9,30 alle ore 12,30. Ai partecipanti che ne faranno richiesta verrà rilasciato un attestato di frequenza. Costi di partecipazione: il costo di ogni singolo LEAFS è di 40 euro.
Modalità di iscrizione: compilare l'apposito modulo
CLICCA QUI
Ad accettazione della iscrizione effettuare il pagamento tramite bonifico bancario intestato a:
Forestalp Società Cooperativa - Banca Unicredit Banca - Filiale Sirolo (AN) Via Italia
IBAN IT88P0200837621000040059186
Il pagamento dovrà essere effettuato entro 15 giorni dalla data di conferma dell'iscrizione, pena esclusione. Per ulteriori informazioni: 071 9330066 o
formazione@forestalp.it
LUDOBUS GRANDI GIOCHI IN LEGNO
LUDOBUS GRANDI GIOCHI IN LEGNO
Che cos'è?
E' un servizio Forestalp di animazione ludica itinerante dotato di grandi giochi in legno e operatori qualificati in grado di trasformare velocemente piazze, cortili, giardini e strade in uno spazio di gioco e divertimento per tutti. La sua azione favorisce il diritto al gioco di tutti i cittadini, con particolare riguardo all'infanzia e all'adolescenza.
Cosa proponiamo?
La proposta è mirata a promuovere il gioco in diversi ambienti e situazioni: interventi di animazione nelle strade, nelle piazze, nei giardini e nelle scuole in occasione di eventi, feste, matrimoni. Il nostro Ludobus ha numerose postazioni gioco costituite da Grandi Giochi in legno a cui i bambini e gli adulti possono accedere seguendo un percorso libero che permette loro di sperimentare attività ludiche diverse tra loro.
Dove va il Ludobus Grandi Giochi in legno?
Il Ludobus si reca in particolare dove ci sono bambini, ragazzi e famiglie per stimolarli a giocare e per far loro vivere nuove esperienze.
PIAZZE – Arricchisce un evento pubblico tramite una varietà di giochi in grado di far giocare e divertire tutti, dai più piccoli ai più grandi.
CIRCOLI e LOCALI VARI – Valorizza gli ambienti promuovendo un momento ludico di intrattenimento positivo tra le persone.
MATRIMONI e CERIMONIE – Rendere allegri e piacevoli queste occasioni con dei giochi che intrattengono favorendo la socializzazione e alimentano il buonumore.
COMPLEANNI e FESTE SCOLASTICHE – Il gioco quale componente essenziale alla crescita ed alla formazione della personalità.
Vai alla pagina dedicata
Vi segnaliamo la pagina forestalp RISORSE nella quale abbiamo cercato di raccogliere informazioni generali per l'approfondimento di diversi temi legati all'educazione ambientale, all'ambiente ed ecologia e all'escursionismo. Per dare un'occhiata potete clikkare QUI
 
NOTIZIE DAL MONDO
SCUOLA: NON BISOGNA ABOLIRE LE GITE, BISOGNA EDUCARE!
SCUOLA: NON BISOGNA ABOLIRE LE GITE, BISOGNA EDUCARE!
Dopo la morte di un ragazzo a Miano, c’è chi propone di smettere di portare in giro gli studenti. Lettera appassionata e allegra di una suora preside che da trent’anni porta gli alunni su e giù per l’Italia

Dopo la morte durante una gita scolastica a Milano del diciassettenne Elia Barbetti, Giorgio Rembado, presidente dell’associazione nazionale presidi, ha detto al quotidiano Repubblica che «questi viaggi hanno sempre meno senso. Nella nostra epoca, la mobilità degli studenti è molto più elevata di un tempo. Con biglietti agevolati, voli low cost e prezzi abbordabili ormai partono quasi tutti. Non è come un tempo in cui per molti ragazzi il viaggio d’istruzione costituiva un’occasione per uscire dal proprio contesto familiare». Qui di seguito pubblichiamo una lettera aperta che suor Miranda Moltedo, preside IC Paritario Marcelline Quadronno, Milano, ha voluto indirizzare a Rembado.
Caro Rembado, premesso che da una tragedia del genere qualunque scuola farebbe fatica a riprendersi, l’abolizione per legge dei “viaggi di studio” (la parola “gita” dovrebbe essere bandita dal vocabolario scolastico) di più giorni sancirebbe – a mio parere – il totale fallimento della Buona Scuola, presente e futura.
Significherebbe affermare che la Realtà e la Scuola viaggiano su due binari diversi e paralleli; significherebbe affermare che la Scuola deve diventare una monade autoreferenziale, una “macchina” per riempire i cervelli dei ragazzi con nozioni rigorosamente scelte e proiettate su LIM (quando va bene), o lette sui libri (nei contesti meno tecnologici). Il tutto nello spazio di pochi metri quadrati. Come i polli.
Abolire i viaggi di istruzione significherebbe affermare:
a) che i docenti non hanno più nulla da dire sul piano educativo e relazionale, in un contesto che non sia l’aula,
b) che si considerano utili ai fini didattici i viaggi familiari, cioè le “gite” (quando va bene; mica tutte le famiglie possono permettersele) natalizie, carnevalesche o estive,
c) che tutti i genitori – ammesso che viaggino e che si portino dietro i figli – sappiano spiegare nel modo dovuto e dal vivo i capolavori dell’arte, dell’architettura, della natura presenti in Italia e nel mondo.
Il problema è a monte e va analizzato. Sono più di trent’anni che organizzo e accompagno con i miei colleghi – tutti desiderosi di partecipare, ferme restando le esigenze di servizio a scuola – studenti dai 7 ai 19 anni in viaggio di studio, soprattutto in Italia. Naturalmente partecipano anche i poveri, quelli che possono pagare solo una piccola quota. La necessità aguzza l’ingegno e ci sforziamo di trovare i finanziamenti per questo investimento culturale. Il mio pallino (ma si può discutere) è che prima cerchiamo di far innamorare del loro Paese i nostri studenti; se c’è tempo, poi, andremo (o andranno per conto loro) a Praga. Dalla 3^ primaria alla 5^ secondaria di secondo grado ci sono 11 anni di studio e 11 occasioni di mete ad hoc per cogliere la bellezza dell’Italia.
Vorrei dirti quello che abbiamo raccolto, in questi anni: complimenti dai direttori degli hotel, dalle guide, dagli autisti dei pullman, dai gestori dei ristoranti, da semplici cittadini in giro per l’Italia. Solo questo. Puoi non crederci. Ma ti dico come siamo arrivati a questo.
Si comincia a 3 anni: a scuola con allegria ma con ordine. A tavola si sta civili e non ci si comporta come porcellini. Visita in cascina, nel dovuto modo, laboratorio sul formaggio: riflessione, osservazione, disegno quando si torna a casa. Ma naturalmente anche gioco e allegria dopo pranzo. Maestre sempre attente. Dato che siamo a Milano, nello scorso a.s., visita della Scuola dell’Infanzia al Duomo (con permesso speciale, data l’età…) e al Castello Sforzesco, inserite nel progetto didattico dell’anno su Expo: osservazione, spiegazione dei materiali, degli elementi artistici e architettonici, di tutto, nel dovuto modo e con il dovuto linguaggio. Disegno al rientro a scuola (in allegato alcuni prodotti dei bambini di 4 anni).
Si continua con lo stesso metodo alla primaria e per tutti gli altri Corsi, partendo dalla vita scolastica quotidiana: lavoro serio quotidiano, distensione nei momenti giusti, attività facoltative pomeridiane ad hoc e fatte bene, visite intelligenti e ben preparate a musei e monumenti della nostra città, visite di un giorno fuori città (ieri, ad es., siamo andati all’abbazia di Praglia e Vicenza con la sec. di I grado – un successone), attenzione alle problematiche dei singoli bambini, dialogo con le famiglie, spunti didattici intelligenti, contenuti solidi, inglese quanto basta e fatto bene, clima di attenzione, accoglienza, serenità e serietà. È lo standard per tutte le classi.
Da subito le famiglie sanno che dalla terza primaria iniziano anche i viaggi con qualche pernottamento: due-tre notti per iniziare, ma anche al liceo non si superano le 4 notti per opportuni motivi di budget. Naturalmente il viaggio si prepara dall’inizio dell’anno: dove si va, cosa si fa, come ci si comporta, che cosa si vede… e allora ci sta il ppt di spiegazione con tutto l’itinerario previsto, sia per gli alunni che per i genitori, i quali aspirerebbero… ma stiamo meglio – in viaggio con i bambini e ragazzi – senza di loro. Come sai, con i genitori, i bambini ne fanno da vendere; con le maestre e i prof. rigano diritto e si divertono pure!
Con questo sistema si procede alle Secondaria di I e II grado: se i ragazzi sono stati coltivati come si deve, se si è riusciti a infondere in loro un po’ di senso di responsabilità, di amore per il bello, di passione per le cose difficili e importanti, poi i risultati si vedono. Certo, dipende dalle classi: semplicemente, non si faranno viaggi di più giorni con classi (o alunni) poco affidabili. Patti chiari, amicizia lunga, anche con i ragazzi.
Quest’anno con la sec. di I grado andremo 5 giorni a Napoli e dintorni: un itinerario fittissimo e appassionante. L’annuncio già lo scorso anno. Quest’anno, deliberato all’unanimità dal CD, si procede, a tappe, con la preparazione, in modo giusto ed equilibrato. Così crei il desiderio, l’aspettativa culturale e relazionale. Certo, è un impegno, forse una fatica. Ma poi offri ai ragazzi – anche ai poveri, a quelli che mai farebbero l’escursione sul cratere del Vesuvio o al Cratere degli Astroni, o mai vedrebbero Napoli sotterranea, o il Cristo Velato – un’opportunità splendida di gustare la bellezza dell’arte, della natura, e quella di stare insieme in modo civile e simpatico.
E non pensare che siamo scuola per ricchi e che per questo i ragazzi sono civili. È tutto olio di gomito. Siamo pieni di BES e di DSA; abbiamo gli H, anche casi gravissimi; spesso le famiglie – come ben sai – sono assenti (anche se portano il pargolo a sciare)… è una battaglia, siamo in trincea. Allo stipendio che tu sai. Ma i complimenti e la meraviglia dell’umile autista del pullman, che apprezza di non dover ripulire il suo mezzo diventato porcile, perché i bambini e i ragazzi hanno avuto chiari ordini su come ci si comporta e condividono gli ordini ricevuti, sono impagabili. Questi sono frutti della Buona Scuola. Piccoli, ma utili alla società civile. A che serve che visitino la Cappella Sistina, se poi sono incivili in pullman?
Detto questo, caro Rembado, mi pare intelligente che i docenti non si muovano se non è stato fatto un percorso del tipo che ti ho detto. Chi ripaga il morto ai genitori? Quanti anni di psicoterapia per supportare i docenti accompagnatori? Anche come preside, se non avessi un corpo docenti formato e motivato, non mi muoverei. E, detto tra noi: era proprio necessario spendere soldi in pernottamenti per andare a Expo? Noi di Milano, obtorto collo, abbiamo dovuto andare. I genitori ci tenevano… e con 15 euro a testa ce la siamo cavata. Siamo sopravvissuti, con manipoli di 5 alunni per docente, e con gli occhi davanti e dietro… Organizzazione di Expo per le scuole pari a sottozero. Ma chi aveva la fortuna di abitare a centinaia di chilometri, doveva proprio rischiare? Non ne valeva la pena. Qui sì, bastava un ppt!
Con i più affettuosi saluti.
sr. Miranda Moltedo

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WEEKEND NEL CONERO, ESPLORANDO IL PARCO TRA TREKKING E PASSEGGIATE A CAVALLO
WEEKEND NEL CONERO, ESPLORANDO IL PARCO TRA TREKKING E PASSEGGIATE A CAVALLO
Ogni volta che visito le Marche mi riempio gli occhi di bellezza. Una Regione che non finisce mai di stupirmi perché ogni suo angolo racconta una storia, emoziona per un paesaggio, conquista per la sua atmosfera. Questa volta, grazie alla Regione Marche, mi sono dedicata al Parco del Conero e qui ho trascorso un weekend immersa nella natura, per scoprire un territorio davvero ricco di esperienze da vivere, in particolare nella stagione autunnale.La prima tappa del nostro tour del Conero è al Centro Visite del Parco, sede espositiva e di educazione ambientale che racconta attraverso un percorso “in 100 passi”, ben strutturato e interattivo, la biodiversità e la conformazione particolare di questa zona: qui ho scoperto ad esempio che il Parco è formato da 6.000 ettari di falesia calcarea bianca, che ospita ben due GSSP (Global Stratigraphic Section and Point, siti di valenza geologica internazionale), 26 specie di mammiferi, 470 specie di farfalle e che ogni anno oltre 10.000 rapaci attraversano i suoi cieli rendendolo un sito privilegiato per il birdwatching. Non solo: qui sono state ritrovate più di 3.000 tombe picene che rendono questo territorio particolarmente interessante anche dal punto di vista storico e archeologico.Il modo certamente più panoramico e ricco di suggestioni per esplorare il Parco è quello di organizzare un trekking sul Monte Conero scegliendo uno dei suoi tanti sentieri, alcuni dei quali percorribili anche in bici o a cavallo. Accompagnati da Maurizio, guida della Forestalp (Tour Operator specializzato in turismo ambientale) che organizza passeggiate ed escursioni nel Parco, raggiungiamo il Belvedere Nord attraversando boschi silenziosi di conifere, latifoglie e carpini, respirando i profumi del sottobosco.Dalla terrazza naturale del Belvedere lo sguardo spazia sulle falesie della costa, regalando scorci suggestivi in cui perdersi tra le tonalità blu del mare, incantevole anche nelle giornate grigie. Altrettanto suggestivo il sentiero che conduce al Passo del Lupo: si cammina lungo un percorso che si affaccia sulle spiagge della costa fino a raggiungere il punto panoramico da dove osservare le Due Sorelle, come due guardiani a scorgere l’orizzonte. Quando la montagna abbraccia il mare sa regalare emozioni uniche.Scendendo verso la costa raggiungiamo la località di Portonovo di Ancona, antico villaggio di pescatori. Alle pendici del Monte Conero, affacciata sulla spiaggia, con le onde che si infrangono sulla riva e il profumo di mare che aleggia nell’aria, si trova la piccola Chiesa romanica di S. Maria. Costruita in pietra bianca del Conero dai Benedettini, è uno di quei luoghi idilliaci dove rifugiarsi per godere di quiete e tranquillità.Proseguendo lungo la stradina verso la spiaggia avvistiamo la Torre di Guardia e il Fortino napoleonico (ora albergo e residence), a ricordare un passato di pirati, navi e predoni che anticamente solcavano queste acque. La giornata è grigia, il mare agitato, l’aria frizzante. Eppure non mi stanco di ammirare questo angolo incantato che in questa stagione, lontano dalle folle estive, dona il meglio di sé per chi ama assaporare un contatto autentico con la natura.Lungo la spiaggia un gruppo di surfisti sfida le onde mentre dalle trattorie esce un invitante profumo di pesce. E’ il momento di conoscere la Cooperativa di pescatori di Portonovo che produce i famosi “moscioli”, una qualità di cozza che si riproduce naturalmente lungo lo scoglio del Trave, presidio slow food. Il direttore ci svela tutti i segreti della pesca e le qualità particolari di questo mollusco, che abbiamo assaggiato in diverse deliziose varianti alla trattoria da Marcello (ve ne parlerò meglio in un post dedicato alla cucina marchigiana). Ancora una volta ho la conferma che nelle Marche si mangia bene, decisamente bene.
E’ il momento di scoprire anche l’entroterra del Conero e i borghi storici che lo caratterizzano. Salendo e scendendo lungo le stradine che attraversano le colline ci fermiamo più volte a fotografare il paesaggio e gli scorci suggestivi che ci troviamo davanti agli occhi.
Il Conero sa decisamente conquistare con scenari marini da cartolina che si succedono a panorami collinari bucolici. Tutto a pochi km di distanza.

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ELIMINARE LO STRESS E RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO: LA RISPOSTA E' NEL BOSCO.
ELIMINARE LO STRESS E RAFFORZARE IL SISTEMA IMMUNITARIO: LA RISPOSTA E' NEL BOSCO.

Piccole, semplici passeggiate nei boschi si sono dimostrate la migliore opzione, rispetto alle camminate normali, per ridurre lo stress e migliorare la salute.
Stress è il termine che sembra essere il più citato di questo nuovo millennio. E’ lo stress che ci attanaglia, ci avvolge nelle sue spire e sembra non voler mollare la presa. Come un fuoco divoratore, è alimentato dallo stile di vita che ormai tutti conduciamo. Complici il lavoro, la famiglia, la crisi economica e i problemi per arrivare a fine mese, ma anche la vita frenetica e il traffico di ogni giorno… lo stress, insieme a questi e altri attentatori al nostro benessere lavora senza sosta ogni giorno e ci consuma piano piano.

Spesso facciamo spallucce ai segnali che il nostro corpo c’invia, magari suggerendoci che sarebbe ora di rallentare un po’ – prima che sia troppo tardi. Ma, anche se facciamo finta di niente, prima o poi i conti li dobbiamo fare.
Ma questo stress, possibile non si possa mettere a tacere? Certo che sì. Bisognerebbe però sconvolgere totalmente il proprio modo di vivere; dare il classico giro di vite e magari prendere il volo: lasciare tutto e cambiare vita. Semplice a dirsi, più difficile a farsi.

Se dunque mollare tutto e prendere il volo non è alla nostra portata o nelle nostre possibilità – almeno per ora – ci sono modi per rimediare allo stress senza troppe rinunce. Uno di questi è farsi una bella passeggiata nei boschi.
Perché i boschi? Perché, anche se una camminata fa comunque bene, quelle nei boschi sono state trovate essere più efficaci nel ridurre lo stress e migliorare lo stato di salute in generale.

A suggerire di lasciare ogni tanto la metropoli per prendere la via della Natura è il dott. Aaron Michelfelder, professore di medicina di famiglia alla Loyola University Chicago Stritch School of Medicine e uno studio a tema.
«Lo stile di vita è rapido e produttivo, ma può essere estremamente stressante. Se questo stress non viene affrontato, i nostri corpi e le nostre menti possono soffrirne», commenta il prof. Michelfelder.

Per poter stare in salute abbiamo bisogno di prenderci cura dei bisogni del nostro corpo – sia fisici che mentali. Se siamo troppo sotto pressione o sotto stress, non riusciamo a rilassarci in modo adeguato, e questo continuo stato di tensione a lungo andare logora: non dormiamo più bene, e se non riposiamo bene, si sa, possono insorgere numerosi disturbi e malattie a livello fisico e mentale.

«Quando giungiamo nella Natura, la nostra salute migliora – spiega Michelfelder – Gli ormoni dello stress aumentano nel nostro sangue lungo la giornata e prendendosi qualche momento mentre si cammina per riconnettersi con i nostri pensieri interiori e con il nostro corpo quei dannosi ormoni dello stress si abbassano. Camminando con la nostra famiglia o gli amici è anche un ottimo modo per abbassare la pressione sanguigna e renderci più felici».

La ricerca dimostra che camminare a piedi nei boschi può anche svolgere un ruolo nella lotta contro il cancro. Gli scienziati hanno infatti scoperto che le piante emettono delle sostanze chimiche chiamate “phytoncides” (fitoncidi) che le proteggono dalla putrefazione e dagli insetti.
Ebbene, queste sostanze sono utili non solo alle piante ma anche agli essere umani, poiché quando le respiriamo si verifica un aumento nei livelli delle cellule “Natural Killer”, che sono parte della risposta immunitaria al cancro.

«Quando camminiamo in un bosco o in un parco – afferma il prof. Michelfelder – i nostri livelli di globuli bianchi aumento e si abbassa anche la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e il livello di cortisolo, l’ormone dello stress».

Se vogliamo davvero dare uno stop allo stress, dobbiamo però anche metterci d’impegno non solo per trovare il tempo per una passeggiata nei boschi, ma anche per ridurre un po’ l’uso della tecnologia che, come ormai sappiamo, ci rende tecnostressati.
Per esempio, la lettura di un buon libro aiuta, così come lo scrivere (non mail o messaggini!) o il meditare. Anche gli esercizi di respirazione o lo yoga possono far bene, suggerisce l’esperto.
«Se ci si vuole rilassare, è bene stare lontano dagli schermi elettronici che accendono la mente – sottolinea il prof. Michelfelder – I dispositivi elettronici stimolano l’attività cerebrale e il post di qualcuno su Facebook o un fatto al telegiornale della sera potrebbero causare ancora più stress».

Bene. Quando possiamo, prendiamo la “via” della Natura.

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COME NUTRIRE L'ANIMA DEL BAMBINO? ATTRAVERSO LA NATURA
COME NUTRIRE L'ANIMA DEL BAMBINO? ATTRAVERSO LA NATURA

Le esperienze sensoriali di cui si può fare incetta sono infinite. Basti pensare a quanti stimoli siamo costantemente sottoposti ogni giorno. Purtroppo però non tutte sono esperienze costruttive (la tv per esempio, anche se non la demonizzo e a mio parere con la giusta selezione si possono anche trovare messaggi positivi, diciamo che utilizza un canale passivo quindi poco auspicabile).
Sicuramente possiamo costruire percorsi sensoriali per mani e piedi con diversi materiali per far sentire le diverse sensazioni (caldo/freddo; ruvido/liscio; duro/morbido ecc); possiamo proporre lavori di distinzione olfattiva o gustativa, ma nulla ci dà più esperienze sensoriali della natura.A tal proposito voglio raccontarvi la mattinata passata con le mie bambine in mezzo al bosco. Di norma una volta a settimana le porto in “gita”. Può essere la passeggiata, la piscina, la visita a un museo o il maneggio, o al ben noto rifugio degli asinelli di sala biellese, un posto meraviglioso che vi consiglio caldamente di visitare. Quella mattina siamo andate in un piccolo bosco vicino casa con la nostra adorata cagnona Zola, armate di stivali e zainetto con la merenda.
Ci incamminiamo e appena entrate nel bosco vediamo il sole filtrare tra i rami, il profumo del muschio (che ci ferma proprio per farsi annusare da vicino) e puntuale arriva un commento: “Mamma guarda, fa da coperta alla pietra!”, il canto melodioso degli uccellini, perfino il rumore di un picchio impegnato nel suo duro lavoro.
Invito le bimbe al silenzio per immergersi completamente nell’atmosfera per almeno 3 minuti. Dopodiché domando loro che cosa hanno notato. Gioia, 5 anni e mezzo, mi dice che gli è piaciuto annusare l’odore del bosco: fresco, umido, forte. Shanti mi dice: “a me piace il suono degli uccellini mamma”. Io invece amo toccare il fusto degli alberi e sentire la vita che scorre.Il legno è vivo, lo dico sempre alle mie bambine. Il calore che emana sembra il sangue che scorre. Proseguiamo nel nostro cammino e incontriamo delle pozzanghere. Nelle prime due entrano dentro: dapprima piano piano, poi cominciano a saltare. Ascoltiamo il ciac ciac dell’acqua e dopo il rumore del fango: sgnic sgnac!Più avanti incontriamo una pozzanghera bella grossa e sento mia figlia Gioia dire alla sorella più piccola: “non entrare che qui ci sono i vetri”. Mi avvicino e vedo che ciò che sembrava vetro in realtà era ghiaccio che con il sole e qualche passante si era spezzato ma non sciolto e dava l’idea dunque dei vetri rotti. Così propongo questa spiegazione e aggancio una lezioncina di due minuti sull’acqua e le sue proprietà principali. Sul nostro cammino poi troviamo un gran tesoro: un torrente con una cascata e il sistema per convogliare l’acqua da una parte o dall’altraCosì spiego alle bimbe a cosa servono quei grossi volanti che abbiamo incontrato e attraversiamo un piccolo ponte per andare a vedere il torrente da vicino. C’è un grande spiazzo con le pietre e l’acqua in quel punto è molto bassa, così abbiamo potuto osservarla da vicino e ascoltarne il suono.Sono entrate nell’acqua (con gli stivali non c’era motivo di allarmarsi), poi ci siamo sedute su una pietra e ci siamo messe in ascolto mangiando una banana. Abbiamo sentito la diversità di suono dello stesso elemento (l’acqua appunto) che se scorre piano è quasi puro silenzio mentre quando raggiunge il salto della cascata si tuffa rumorosamente, e quando scorre più veloce fa un suono ancora diverso. In tutto questo anche Zola ha fatto esperienze sensoriali tuffandosi nell’acqua gelida.Abbiamo messo nello zaino due pietre da decorare in ricordo della nostra mattinata e siamo tornate sulla strada di casa. Ci siamo avventurate nella salita e abbiamo sperimentato la fatica di questa, ma la gioia nell’arrivare in cima. Era un sentiero un po’ tortuoso in alcuni punti ma questo ci ha permesso di sperimentare l’equilibrio e la scelta logica del lato più semplice del percorso senza dimenticare il senso dell’orientamento.
Potete comprendere l’importanza di questa mattinata! Le piccole grandi scoperte fatte, le emozioni che ne sono nate; lo sviluppo dell’osservazione del mondo che questa esperienza ha raffinato.
“In un momento così particolare come il nostro, in cui i bambini vivono sempre di più immersi nella crudezza e nel grigiore di un mondo violento e artificiale, di una realtà materialistica e consumistica , dove l’avere ha preso il posto dell’essere, dove i ritmi frenetici di lavoro hanno rubato i tempi di dell’affettività e della relazione, dove gli esigui spazi cittadini hanno privato i piccoli del contatto con gli elementi naturali, rendendoli schiavi degli schermi televisivi ed elettronici, è veramente urgente ed essenziale riproporre loro una visione “cosmica” della vita, in cui la dimensione “magica” abbia il posto che le compete. Educare alla bellezza, favorire il senso di meraviglia, che è già insito nello spirito del bambino, ecco ciò di cui c’è un pressante bisogno. In un’epoca in cui ci si preoccupa tanto di diete e alimentazione, ci si è dimenticati che occorre nutrire anche l’anima dei bambini, non solo il corpo.
Occorre dare al bambino una visione ampia dell’universo, fargliene sentire il respiro, gustarne la bellezza attraverso tutti i sensi: di qui nascerà in lui un senso di ammirazione per la vita e per l’umanità.
Per trasmettere ai bambini questo amore per la natura, per la vita in tutte le sue manifestazioni e forme non serve moltiplicare le materie di studio – educazione ecologica, educazione civica, educazione interculturale, educazione alla pace – ma offrire loro un ambiente che consenta di assorbire, vivendoli, tutti questi concetti. Non noiose lezioni teoriche quindi ma la possibilità di scoprire, esplorare, sperimentare in un ambiente adatto. Di “sentire” dentro di sè, di comprendere, nel senso etimologico di “fare proprio”, il senso dell’amore, che il bambino peraltro si porta dentro di sè fin dalla nascita” Elena Balsamo, “Libertà e amore”.
Vivere Montessori vi augura il giusto tempo per passeggiare la vita e scoprire le sue mille meraviglie accompagnati dai vostri Maestri D’Amore!
Educatrice Manuela Griso

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CONSIGLI MONTESSORI: COME SVILUPPARE LA FIDUCIA, L'AUTOSTIMA  E L'AUTONOMIA NEL BAMBINO
CONSIGLI MONTESSORI: COME SVILUPPARE LA FIDUCIA, L'AUTOSTIMA  E L'AUTONOMIA NEL BAMBINO

Negli anni di lavoro al nido e durante questi mesi ho avuto modo di osservare genitori e bambini di ogni genere. La difficoltà più grossa che noto nei genitori è quella di lasciar provare il bambino. Lasciarlo libero di sperimentare, di sbagliare e di autocorreggersi, nel rispetto dell’ambiente.Si vedono genitori che si sostituiscono ai bambini alla prima difficoltà, o che lasciano i bambini a loro stessi (giustamente loro mischiano tutto, fanno caos e buttano tutto a terra) per poi sgridarli dicendo che non ci si comporta così ecc ecc, ma poi non li aiutano nemmeno a riordinare. Alla luce di questi comportamenti, quando vedo invece genitori che collaborano con i figli, che giocano, che spiegano loro l’importanza del portare a termine un lavoro (e questo comporta anche il riordino) ma che li lasciano sperimentare (nel rispetto dell’ambiente quindi bloccando alcune azioni od utilizzi impropri del materiale spiegandone il motivo) sbagliare, in assoluto silenzio e rispetto, resto quasi esterrefatta. A tal proposito vi propongo un video che ho girato nella mia ludoteca ad un papà e alla sua bimba, che gentilmente mi hanno concesso di pubblicare e con l’occasione ringrazio dunque papà Giorgio e la piccola Olivia.Come potete osservare voi stessi, il papà non interviene mai sulla figlia, la lascia provare e riprovare, le dà fiducia quando la richiede, la invita a tentare. Questo atteggiamento permetterà ad Olivia di autocorreggersi e ciò svilupperà la sua capacità di giudizio e aumenterà la sua autonomia e autostima.
Non interrompere il bambino quando lavora anche se è in difficoltà, non sostituirsi a lui e non offrirgli una soluzione, ma permettergli di fare i suoi tentativi, di applicare le sue ipotesi e di verificarle, è fondamentale per passargli un messaggio di fiducia. Fiducia nelle sue capacità psichiche e manuali.
Il materiale presente nel video non si utilizzerebbe così, ma Giorgio ha trovato un uso diverso, pur sempre rispettoso, degli incastri, così da adattarlo alle capacità di sua figlia Olivia, 2 anni, ed io ho potuto solo ammirare in silenzio una tale delicatezza e la concentrazione con cui entrambi si sono dedicati al lavoro. Nella semplicità di questo gesto c’è un che di straordinario. Olivia è uscita di lì con un tassello in più nello sviluppo di un organo psichico.
Questo video dimostra come l’adulto può essere un aiuto invece che un ostacolo al lavoro del bambino nella costruzione dell’uomo o della donna che sarà.E non è la prima volta che assisto a scene di questo tipo con Giorgio e Olivia… È proprio un tipico approccio di papà Giorgio quello di lasciar tentare Olivia. Vedi quando lei provava ad aprire una molletta, o quando era concentrata in un travaso e nel riordino dello stesso una volta terminato il lavoro, o quel giorno in cui con coni, cerchi, bastoni e palle Giorgio chiese ad Olivia di catalogarli per colore: uno spettacolo straordinario.Questi esempi ci dimostrano le enormi capacità dei bambini che spesso vengono da noi sottovalutati, per fretta o per poca peculiarità nel vedere gli altri in difficoltà senza intervenire. Molto spesso sento dire dai genitori che non insistono con i bambini per farli riordinare perché loro ci mettono meno tempo e lo fanno meglio quindi tanto vale; oppure che non li lasciano allacciarsi le scarpe perché “vedo che non ci riesce e ci mette troppo, poi si innervosisce “.
È chiaramente vero che noi ci impiegheremmo la metà del tempo nel compiere queste attività al posto loro, ma facciamo perdere loro occasioni importanti… L’una per imparare che la fine di un lavoro arriva quando tutto è in ordine (condizione fondamentale per mantenere un ordine interno oltre che esterno e per avere la certezza di ritrovare ciò che si è lasciato sempre al suo posto, senza contare il fatto che tra qualche anno non saremo più così tolleranti quando lasceranno le loro cose sparse per casa), e nell’altra la possibilità di esercitare la manualità fine, di superare una loro difficoltà aumentando così autostima e fiducia nelle proprie capacità e non ultimo la capacità di concentrazione. Quindi quando siamo tentati di sostituirci a loro, dobbiamo chiederci se lo facciamo per noi o per loro. Dobbiamo interrogarci su ciò che si va a perdere… Che possibilità tolgo a mio figlio?La capacità di farsi da parte (ma non di abbandonare il campo), osservando ed essendo pronti ad infondere sicurezza e fiducia, non è un compito semplice, tuttavia è necessario. “Aiutami a fare da solo”, un concetto fondamentale non solo nel metodo Montessori, ma proprio nella vita di ognuno. Avere la certezza che qualcuno sia lì “per ” e “con ” noi ci permette di superare ostacoli e limiti che credevamo insormontabili.
Vivere Montessori vi augura di saper attendere i tempi dei bambini, di osservare le loro difficoltà essendo certi che le supereranno e di non confondere il non intervenire con il menefreghismo. Un lavoro di assistenza silenziosa e fiduciosa, di supporto incondizionato, di contenimento affettuoso e di spiegazioni comprensive è il compito di noi genitori, perciò… All’opera ragazzi! Buona avventura!
Manuela Griso Educatrice

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L'INCONTRO CON L'ALBERO
L’incontro con l’albero - L’avvicinarsi e lo stare con un albero può diventare un’esperienza, un’occasione per trasformare momenti della nostra vita?

Gli alberi possiedono un’energia che possiamo percepire quando ci avviciniamo a loro e che addirittura possono donarci, se prendiamo contatto con loro. L’energia degli alberi è sempre  positiva e possiede la forza schiarirci la mente, di rilassarci e di infondere fiducia.
C’è una pratica antichissima di abbracciare un albero che è comune agli indiani, ai tibetani, agli africani, agli aborigeni, l’albero da sempre, nei popoli, ha avuto un posto d’onore e l’immagine di un grande albero simbolicamente rappresenta la forza, la saggezza, la fertilità.
Nella tribù degli indiani Creek del Nord America, c’era l’usanza di portare i giovani bendati a sedere di fronte ad un albero, dicendo loro di toccarlo e abbracciarlo, questo per un giorno e mezzo o più. Poi venivano riportati bendati nel villaggio e tolta la benda gli veniva chiesto di ritrovare il loro albero, per alcuni era necessario toccare molti alberi, ma altri puntavano dritto senza esitazione, verso il loro albero. Quasi a rispondere ad una chiamata, ad una corrente di energia. Questa pratica serviva per favorire il contatto con la natura dei giovani e per sviluppare il loro intuito.
Naturalmente fare un’esperienza d’incontro con un albero presuppone che vi sia una preparazione e una predisposizione a questo. A volte ci vergogniamo nello sperimentare situazioni pratiche che potrebbero risultare bizzarre. Don Juan nel preparare il suo allievo Castaneda alla pratica dello sciamanesimo, lo invita a parlare con gli alberi, a parlare a voce alta, chiedendo consigli e aiuto quando è assalito dall’irritazione. Credo che chiunque di noi si sentirebbe un po’ imbarazzato se fosse colto da qualcuno a parlare ad alta voce con un albero. Però comunque sia, nell’incontro con un albero è necessario mettere da parte un po’ della nostra serietà, uscire un po’ dai nostri pensieri abituali, lasciandoci andare a quello che sentiamo .
Tra alberi e gli uomini può nascere un rapporto empatico, Romano Battaglia nel libro “Foglie” dice: “Gli alberi non tradiscono, non odiano, irradiano solo felicità e amore. Ecco perché l’uomo stando vicino agli alberi, avverte una corrente positiva e rigeneratrice.”
E ancora: ”Gli alberi possono riconciliarci con noi stessi e con il mondo, ma bisogna lasciarsi andare e crederci fino in fondo: solo così si avvertirà questa forza magnetica che avvolge il nostro corpo. Una forza che gli indiani d’America conoscono da sempre e che accompagna la loro vita fin dall’inizio”.
Ecco per provare questo contatto empatico con l’albero, dobbiamo avvicinarci a lui con un sentimento di rispetto e di attenzione, possiamo dapprima girare attorno all’albero quasi a cercare una porta d’entrata. Individuato il lato giusto ci avviciniamo e ci sediamo, possiamo indifferentemente sederci guardando il tronco oppure voltando le spalle.  A questo punto non dobbiamo far altro che rilassarci e respirare, possiamo osservare il nostro respiro, e notare se vi sono cambiamenti e poi possiamo fare attenzione alle nostre sensazioni, a ciò che sentiamo e come ci sentiamo, siamo ansiosi, sereni, distesi nervosi, imbarazzati, ecc. Possiamo poi cambiare la posizione e sederci a contatto con la schiena. E nuovamente osserviamo il nostro respiro e le sensazioni che proviamo. Poi quando sentiamo che è il momento possiamo lasciare l’albero ringraziandolo.
POSSIAMO TROVARE DELLE ALTERNATIVE ALLA CRESCITA DELLA PRODUZIONE E DEI CONSUMI PER TROVARE SODDISFAZIONE, IN DEFINITIVA PER ESSERE FELICI?
 
POSSIAMO TROVARE DELLE ALTERNATIVE ALLA CRESCITA DELLA PRODUZIONE E DEI CONSUMI PER TROVARE SODDISFAZIONE, IN DEFINITIVA PER ESSERE FELICI?

Di seguito vi proponiamo l'intervento di Zygmunt Bauman al Festival dell’economia di Trento.
Da Doveri&Diritti

Vogliamo godere di una vita ricca, abbiente, il che ci ha orientati ad assumere come principale indicatore l’acquisto, lo shopping. Pare che tutte le strade che portano alla felicità portino ai negozi. Ciò sottopone il sistema economico, e più in generale il nostro pianeta, ad una pressione enorme. Ciò è disastroso per le nuove generazioni; è evidente che stiamo vivendo al di sopra dei nostri mezzi, sulle spalle dei nostri figli. Possiamo trovare delle alternative alla crescita della produzione e dei consumi per trovare soddisfazione, in definitiva per essere felici?
Ciò è necessario se non vogliamo distruggere il nostro habitat e generare fenomeni catastrofici come le guerre. I livelli attuali di consumo sono già insostenibili dal punto di vista ambientale ed anche economico. L’idea della prosperità al di fuori delle trappole del consumo infinito viene considerata un’idea per pazzi o per rivoluzionari. Jackson dice che ci sono delle alternative: le relazioni, le famiglie, i quartieri, le comunità, il significato della vita.  Ci sono enormi risorse di felicità umana che non vengono sfruttate.

La maggior parte delle politiche realizzate nel mondo dai governi va esattamente nella direzione opposta. Queste politiche raramente vanno al di là della prossima scadenza elettorale, raramente guardano a ciò che succederà fra 20 o 30 anni. Assistiamo ad un processo di mercificazione e commercializzazione della moralità. I mercati sono abituati ad orientare i bisogni umani, bisogni che in passato non erano soddisfatti dal mercato. Questo è ciò che io indico con l’espressione ‘commercializzazione della moralità’.
Il nostro reale bisogno dovrebbe essere prenderci cura dei nostri cari. Credo che tutti noi qui in sala ci sentiamo in colpa perché non riusciamo a trascorrere abbastanza tempo con i nostri cari. 20 anni fa il 60% delle famiglie americane si ritrovava attorno allo stesso tavolo per cenare. 20 anni dopo solo il 20%. Le persone sono più occupate con il loro cellulare, il loro ipad e così via. La nostra vita quotidiana è profondamente cambiata, a causa anche delle tecnologie, che hanno sicuramente prodotto delle cose positive, ma hanno anche creato dei danni collaterali. Se oggi usciamo senza cellulari ci sentiamo nudi.

Il confine fra il tempo dedicato al lavoro e quello dedicato alla famiglia è sfumato. Siamo sempre al lavoro, abbiamo l’ufficio sempre in tasca, non abbiamo scuse. Dobbiamo lavorare a tempo pieno. E più si sale nella scala gerarchica meno tempo per sé si ha. Si è sempre in servizio. Ovviamente i mercati e il consumismo non possono riparare questa situazione; possono però aiutarci a mitigare la nostra cattiva coscienza, e lo fanno spingendoci verso l’acquisto, lo shopping, il mercato. Al tempo stesso disimpariamo altre abilità ‘primarie’. Ad esempio a riconoscere il dolore, il dolore morale, che è molto importante, perché esso è un sintomo, ci aiuta a riconoscere la fragilità dei legami umani. Improvvisamente abbiamo persone che hanno migliaia di amici in internet; ma in passato dicevamo che gli amici si vedono nel momento del bisogno, e questo non è esattamente il caso degli amici che abbiamo in internet. Fino a quando il nostro senso morale verrà mercificato, l’economia crescerà perché messa in moto dai bisogni umani e dai desideri che è chiamata a soddisfare, bisogni e desideri apparentemente ‘buoni’, come dimostrare l’amore per gli altri. I grandi economisti del passato sostenevano che i bisogni sono stabili, e che una volta soddisfatti tali bisogni possiamo fermarci e godere del lavoro fatto.

C’era la convinzione che alla fine del percorso avviato con l’inizio della modernizzazione si avrebbe avuto un’economia stabile, in perfetto equilibrio. Successivamente si è presa una strada diversa. Si è inventato il cliente. Si è capito che i beni non hanno solo un valore d’uso, ma anche un valore simbolico, sono degli status symbol. Non si acquistava più un bene perché se ne ha bisogno, ma perché si ‘desidera’. L’obiettivo quindi diventava sviluppare sempre nuovi desideri negli esseri umani. Ma anche i desideri ad un certo punto si scontrano con dei limiti. Così, il limite è stato superato mercificando la moralità: non ci sono limiti all’amore, non ci sono limiti all’affetto che vogliamo dimostrare agli altri. Responsabilità incondizionata, condita da incertezze e ansie: questo è il motore del consumismo odierno, questo l’impulso che ci spinge a fare sempre di più, a produrre sempre di più. Ma ciò non è possibile, le risorse sono sempre limitate. Forse il momento della verità è vicino. Ma possiamo fare qualcosa per rallentarlo: intraprendendo un cammino autenticamente umano, un cammino fatto di reciproca comprensione.


 
Da precari stressati a contadini felici, il grande passo di Marco e Laura
Da precari stressati a contadini felici, il grande passo di Marco e Laura

Marco Montanari e Laura Castellani, due trentenni dei giorni nostri con tanta volontà e una laurea in tasca... contratti precari, stipendi risicati, orari impossibili e una vita non in linea con le loro aspirazioni. Fino a due anni fa quando, dopo una serie infinita di lavori occasionali e di giornate stressate per tirare a fine mese, hanno deciso di dire addio alla città che li aveva adottati per trasferirsi in campagna e coltivare i loro sogni.
Quando avete deciso di cambiare vita?
Non c'è stato un momento preciso. La nostra scelta è stata frutto di un percorso determinato da incontri, esperienze, stati d'animo, fatiche e soddisfazioni che negli anni abbiamo vissuto. Siamo sempre stati attivi in movimenti studenteschi ed ecologisti o in comitati cittadini. In questi ambienti abbiamo iniziato a confrontarci con i temi del cibo, dell'agricoltura e dell'utilizzo delle risorse naturali. Abbiamo iniziato a frequentare i mercati contadini di Campi Aperti legati al circuito Genuino Clandestino e abbiamo deciso di chiedere l'assegnazione di un orto comunale. Queste esperienze si sono intrecciate però la precarietà lavorativa che vivevamo in quel periodo. Stress e orari indefiniti hanno reso tutto piuttosto complicato e dal punto di vista economico non eravamo messi molto bene. Siamo arrivati al paradosso per cui per lavorare avevamo bisogno dell’auto, ma con il lavoro non guadagnavamo abbastanza per poterla mantenere. Questo ci ha portati a ripensare alla nostra vita e a salutare nel novembre del 2013 Bologna, una città che ormai sentivamo come casa nostra. Non è stata una scelta semplice.
Cosa vi mancava?
Vivevamo un profondo malessere dovuto alle condizioni lavorative, ai ritmi, allo stress e all'instabilità economica. Sentivamo l'esigenza di trovare un rimedio, una via d'uscita a questa condizione. Poi avevamo bisogno di un progetto che potesse dare un senso alle nostre vite. Nei nostri trascorsi di attivisti eravamo abituati a parlare della necessità di cambiamenti radicali nella società e nell'economia, ma ad un certo punto abbiamo iniziato a renderci conto che non si cambia il mondo a suon di slogan.
Cos’è successo da lì in poi?
A fine 2013 siamo tornati nella nostra terra, in provincia di Rimini. Eravamo pieni di speranze: volevamo vivere coltivando la terra e producendo cibo biologico. Avevamo a disposizione un piccolissimo appezzamento di terra: 5000 metri quadrati che erano stati del nonno di Laura. Abbiamo iniziato a prendercene cura: abbiamo imparato a potare la vigna e gli olivi, abbiamo impostato l'orto e molto altro ancora. La necessità di svoltare rispetto all'ultimo periodo a Bologna non ci ha fatto vedere inizialmente che quel pezzo di terra non era sufficiente per produrre reddito per entrambi. Abbiamo così iniziato a muoverci per trovare altra terra in affitto per dare basi più solide al nostro progetto. Nel giro di qualche mese, in maniera del tutto inaspettata e casuale, siamo riusciti a trovare un altro pezzo di terra in affitto per ampliare la nostra produzione di ortaggi. A quel punto, il nostro, era diventato un lavoro a tempo pieno.
Come hanno reagito amici e parenti alla vostra decisione?
In generale molta diffidenza. Sembrava impossibile che due come noi, senza esperienze nel settore agricolo potessere davvero diventare contadini. Nonostante questo il sostegno non è mancato e da subito si è creata intorno a noi una piccola comunità di persone che ci ha sostenuto, incoraggiato e ha acquistato i nostri prodotti. Qualcuno, non rendendosi conto della fatica e dell'impegno che questa scelta richiede, ha avuto l'ardire di dirci che si trattava di una scelta di vita “chillout”. L'abbiamo presa con un sorriso.
Oggi cosa pensano delle vostre scelte?
In generale c'è apprezzamento per quello che stiamo facendo e in molti ci guardano con ammirazione. Perché nonostante la fatica e le difficoltà continuiamo a farlo. Abbiamo però la sensazione che non tutti riescano ad afferrare le motivazioni profonde di questo percorso. Per esempio la radicalità con cui portiamo avanti la scelta di produrre in modo biologico o di mettere sempre al primo posto la sostenibilità ambientale della nostra attività, anche quando questo comporta un surplus di lavoro e di fatica.


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IL FAGGIO
Conoscere le proprietà del faggio e sfruttarne i benefici per il nostro benessere naturale.
IL FAGGIO
Conoscere le proprietà del faggio e sfruttarne i benefici per il nostro benessere naturale.


Pianta maestosa, il Faggio, detto anche Custode della Conoscenza, possiede ottime virtù terapeutiche per chi ama curarsi con le piante. Scoprine i benefici!
Pianta spontanea dell’Europa occidentale, il Faggio domina le aree boschive a medie ed alte quote d’Italia. Albero maestoso, con la sua chioma fitta e la sua altezza domina lo spazio, spesso a sfavore di alte piante vicine.
Le sue radici cercano i terreni ricchi d’acqua, ma non si adatta male neppure in quelli calcarei. Nonostante l’altezza, le radici non vanno troppo in profondità, per cui risulta una pianta abbastanza fragile.

Questa debolezza si riscontra anche nel suo legno, pesante e corposo, quanto delicato. La corteccia è di colore grigio ed è liscia. Le foglie, semplici e ovali, sono elegantemente definite da un margine continuo.
Considerato per molto tempo il signore del bosco insieme alla quercia, si è guadagnato questa nomea non solo per le dimensioni, ma anche per l’incredibile quantità di semi che riesce a produrre. Gli animali nei boschi hanno sempre di che mangiare.

I fiori del faggio infatti sono unisessuali, per questo riesce a produrre tante faggine. Le puoi riconosce facilmente sotto forma di piccoli gusci protetti da morbidi aculei, che in autunno cadono a terra ricoprendo il terreno sottostante le fronde. La varietà più spettacolare è il faggio rosso, che colora con la sua intensità i nostri autunni.

Il faggio è una pianta che si adatta con facilità ad ogni terreno, per questo non è cosa rara averne in giardino. Se così fosse, sappi che è un albero da tenere molto caro. Ora ti spiegherò perché. Il faggio possiede molte virtù benefiche che influenzano positivamente sia la nostra psiche sia la nostra salute fisica. La sua sola presenza è infatti in grado di trasmettere vibrazioni positive, una carica energetica che dona pace e calma a chi gli sta intorno. Queste vibrazioni pare abbiano anche effetti vivacizzanti sulla nostra creatività.

Per quanto riguarda le influenze sul piano fisico, c’è da sapere che del faggio ogni parte è buona per ottenere benefici. La corteccia, il legno, le foglie e i semi hanno proprietà astringenti, antisettiche, depurative e disinfettanti. Sono ottimi infatti per impacchi depurativi per la pelle del viso o come astringenti per gli eccessi di sebo. Volendo preparare un infuso, troveremo molto gradita la sensazione rinfrescante, tonificante e calmante che è in grado di offrire. Ottima per le calde giornate estive.  Nella medicina popolare gli infusi di foglie di faggio venivano utilizzati per alleviare le scottature o le infiammazioni, così come per gli orzaioli o le infezioni alle vie respiratorie. Il decotto di corteccia serviva in caso di febbre mentre dal carbone e dalle ceneri del suo legno si ricavavano unguenti utili contro le infiammazioni, con particolari proprietà balsamiche ed espettoranti.
I frutti potevano essere tostati e utilizzati per ottenere una bevanda calda con un processo simile a quello del nostro caffè.  Ma non solo. Il faggio è ricco di ferro, calcio, potassio, tannini, flavonoidi, creosoli e fenoli, minerali e elementi essenziali al nostro organismo e come aiuto nella lotta ai radicali liberi. La moderna medicina segnala che per non incappare in effetti nocivi, del faggio sia meglio utilizzare le gemme. Tant’è vero che in erboristeria vendono dei derivati proprio di queste gemme con riconosciute proprietà stimolanti le cellule epatiche, come coadiuvanti nella riduzione del colesterolo, come diuretici e stimolanti renali.
Il faggio, custode della conoscenza e sostenitore del Sé.
Tra miti e leggende, il faggio è protagonista di racconti dove innamorati si promettono l’amore eterno intagliando i propri nomi sulle sue cortecce. Considerato di buon auspico, le coppe per i sacrifici erano intagliate utilizzando proprio il legno di faggio.

Ma quel che più colpisce di questa pianta è l’influenza e la corrispondenza con la psicologia umana. Proprio per la sua fisicità dominante, il faggio sarebbe il simbolo dello sviluppo del sé. Non in senso egoistico, ma nell’accezione positiva della creazione di uno spazio interiore definito e chiaro, con un proprio ritmo e armonicamente teso verso il suo centro. Collegato alla riflessione e all’attività meditabonda, il faggio affina le sue caratteristiche nella solitudine. I semi rappresentano i doni che fa di sé al mondo che lo circonda, in termini spirituali. Legato al pianeta Saturno, stimola la concentrazione e lo sviluppo interiore. La conoscenza che si dice custodisca avrebbe sede nella sua corteccia, luogo di segreti che il faggio parrebbe svelare solo a chi fosse meritevole di possedere le sue virtù.

Come avrai potuto notare le piante hanno molti segreti da raccontarci e benefici che possiamo scoprire. La loro influenza ha radici lontane, ma oggi più che mai l’uomo sente il bisogno di ritrovare il contatto con la natura e riscopre il piacere di imparare a curarsi con le piante. Il benessere che possiamo ottenere è inteso in senso olistico, cioè riguarda la sfera fisica, mentale e spirituale.

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