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NEWSLETTER N. 53 - LUGLIO 2016
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Benvenuti al cinquantatreesimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia!

Apriamo la newsletter con alcune informazioni sulla redazione del programma stages ed incontri formativi per il prossimo anno.

A seguire troverete un breve reportage sul Masterclass Seminar 2016 che Hanshi Patrick McCarthy ha diretto a Cesena il 25 e 26 giugno.

In chiusura potrete leggere la sesta parte di un articolo che illustra i valori non utilitaristici correlati alla pratica del Karate-do.

Buona lettura!!

Marco Forti

Stages ed incontri formativi

È in corso la redazione del programma stages per il periodo ottobre 2016 - maggio 2017.

Chi fosse interessato ad organizzare un seminario introduttivo o tematico nella sua città è invitato a contattare la segreteria, all'indirizzo info@koryu-uchinadi.it quanto prima.

Inoltre, a partire dal prossimo mese di ottobre, partirà il secondo modulo del percorso formativo per praticanti avanzati e insegnanti di altri stili di karate e altre arti marziali, riservato a chi ha frequentato il primo modulo lo scorso anno, le cui date definitive sono in corso di definizione e verranno rese note agli interessati entro metà agosto.
 

Reportage sul Masterclass Seminar 2016

CESENA (FC) - 25-26 giugno 2016   
 
 
E anche il Masterclass Seminar 2016 è andato in archivio…

Per prima cosa voglio ringraziare il mio maestro, Hanshi Patrick McCarthy, per la grande opportunità di pratica e studio che ha offerto a tutti i partecipanti e per tutto quello che ha fatto per il nostro gruppo in questi giorni.

Permettetemi di spendere qualche parola per ringraziare gli oltre novanta partecipanti, arrivati da molte regioni italiane e dall’estero (Estonia, Germania, Slovenia, Svizzera) per l’entusiasmo dimostrato e per aver contribuito – tutti – ad instaurare un ottimo clima di pratica nelle dodici ore di allenamento e formazione che abbiamo condiviso in quest’ultimo fine settimana.

Un grazie particolare a chi ha contribuito con dimostrazioni, brevi lezioni tematiche ed assistenza alla buona riuscita del seminario: Kyoshi Olaf Krey con la sua allieva Andrea Polzien, il maestro Lucio Maurino, Shihan Borut Kincl con il suo allievo Mitja Jukič Grm.

Grazie allo staff del Koryukan Cesena che ha saputo gestire brillantemente ogni fase dell’organizzazione del seminario, in particolare la non facile gestione dell’accettazione (Linda, Francesca, Jessica, Francesca e Gloria hanno fatto come sempre un ottimo lavoro).

Concludo questo post con le mie più vive congratulazioni a due neopromossi. Congratulazioni a Paolo Franceschini che, dopo aver brillantemente superato tutte le prove teoriche previste dal programma biennale di studio per l’acquisizione della qualifica di Shidoin, ha sostenuto mercoledì scorso una sessione di valutazione pratica decisamente impegnativa diretta da Hanshi Patrick McCarthy ed ha ricevuto una doppia promozione: qualifica di insegnamento Shidoin e secondo Dan in KU. Congratulazioni a Linda Giunchi promossa - prima donna in Italia - a Yudansha, cintura nera, in Koryu Uchinadi.
 
Marco Forti

Cliccando qui è possibile visionare l’album fotografico dell’evento sul sito Koryu Uchinadi Italia!
 

Oltre l'allenamento fisico

di Patrick McCarthy

traduzione in italiano di Marco Forti

 
SESTA PARTE

Storie di Samurai
Suzuki Daisetsu, scrisse nel 1938 (nel suo libro Buddismo Zen e la sua influenza sulla cultura giapponese, pagg 7,8) che i maestri giapponesi di scherma utilizzavano spesso il metodo di allenamento zen. Ho raccolto quattro brevi storie per meglio illustrare come i princìpi del bushido e la mentalità dei guerrieri samurai hanno influenzato lo sviluppo del karate-do.
 
Per creare il giusto stato mentale lasciatemi citare Shimada Toranosuke, maestro di spada della scuola Jikishin Kageryu del periodo Tokugawa: «La spada è la mente, se la mente non è corretta allora nemmeno la spada sarà corretta. Se si desidera studiare la spada è necessario prima studiare la mente».
 
Un tempo, nell’antico Giappone, un allievo impaziente chiese ad un maestro di essere istruito nella nobile arte della spada. Il maestro, che si era ritirato nella sua capanna in montagna, accettò di insegnargli.
All’inizio all’allievo venne chiesto di cercare legna per il fuoco, attingere acqua alla vicina sorgente, tagliare legna e accendere il fuoco, cuocere il riso, spazzare le stanze, mantenere il giardino e, in generale, prendersi cura delle faccende domestiche per il maestro. Non c’era mai una lezione regolare né istruzioni tecniche.
Dopo qualche tempo il giovane si sentiva profondamente insoddisfatto, in fondo non si era recato da quel vecchio signore per fare il servo ma per imparare l’arte della spada. Un giorno si rivolse al maestro e gli chiese di essere istruito. Il maestro accettò ma alla fine concluse che il giovane non era in grado di compiere alcun lavoro in sicurezza. Quando cominciava a cuocere il riso, al mattino, il maestro appariva da dietro e lo colpiva con un bastone. Mentre stava spazzando il pavimento ecco arrivare un altro colpo da una direzione diversa. Non aveva pace e doveva sempre stare in guardia contro attacchi improvvisi.
Passarono alcuni anni prima che fosse in grado di evitare con successo i colpi, indipendentemente da dove arrivavano. Ma il maestro non si dimostrava ancora del tutto soddisfatto.
Un giorno il maestro stava cucinando alcune verdure sul fuoco e l’allievo decise di sfruttare l’opportunità. Prese il lungo bastone e lo lasciò cadere sulla testa del maestro che era chinato a mescolare il contenuto della pentola. Il maestro parò rapidamente il colpo con il coperchio della pentola e in quell’esatto momento la mente dell’allievo si aprì ai segreti dell’arte che gli erano stati, fino a quel momento, celati. Per la prima volta apprezzò realmente le abilità della preparazione e della consapevolezza.
 
Altri raccontano la stessa storia in modo differente. La versione più popolare si riferisce a Yagyu Mutajuro nelle vesti del giovane samurai in cerca di istruzione ed al guerriero samurai in pensione chiamato Banzo. In quella versione era Yagyu che stava cucinando mentre il maestro cercò di colpirlo. Yagyu bloccò il colpo usando il coperchio della pentola e Banzo lo premiò con un menkyo senza avergli mai insegnato una sola tecnica di spada.
 
Entrambe le versioni illustrano chiaramente l’importanza data alla preparazione, consapevolezza (zanshin) e pazienza.
 
Determinazione, “il potere interiore”
C’è una vecchia storia, spesso raccontata da Otake Risuke sensei (maestro del Tenshin Shoden Katori Shinto-ryu, la più antica scuola verificata di arti marziali giapponesi), che illustra un punto interessante.
Molto tempo fa c’era un giovane samurai molto innamorato della sua fidanzata. Un giorno quest’ultima stava camminando nella foresta quando venne attaccata e dilaniata da una tigre. Non ci fu nulla che il giovane samurai potesse fare per salvarle la vita e la ragazza morì.
Dal profondo del suo dolore egli giurò di vendicare la sua amata ripromettendosi di cercare quella tigre per ucciderla. Vagando per la foresta il samurai vide a distanza una tigre addormentata e concluse che doveva essere quella che aveva ucciso la sua amata. Afferrò il suo arco, prese attentamente la mira e scoccò la freccia che si conficcò in profondità nel corpo della tigre. Prese subito un’altra freccia e la preparò sull’arco, si avvicinò quindi lentamente alla creatura immobile per verificarne la morte quando si rese conto che la sua freccia era penetrata all’interno di una roccia striata che da lontano sembrava una tigre addormentata.
Dopo questo fatto tutti iniziarono a parlare di quanto egli fosse forte essendo riuscito a perforare una roccia con la sua freccia e sempre più persone erano determinate a testarne le capacità. Tuttavia egli non riuscì, nonostante avesse provato molte volte, a ripetere l’impresa e la sua freccia continuava a rimbalzare sulla roccia. Nel passato la sua determinazione era stata così profonda da consentire alla freccia di perforare la roccia. Tuttavia ora, in circostanze così diverse, egli non riusciva a ottenere lo stesso risultato.
Questa storia forma le basi per la comprensione del detto «un forte volere può perforare la roccia» ma ancor più importante dimostra chiaramente quando la determinazione possa essere un veicolo potente.
 
Yagyu Tajima no Kami
Il seguente aneddoto appare nell’Hagakure che risale al Giappone feudale della metà del diciassettesimo secolo. Yagyu Tajima no Kami fu un grande spadaccino e maestro dell’arte di Tokugawa Iemitsu, lo shogun di quel periodo. Un giorno una guardia personale di Iemitsu fece visita a Yagyu sensei per essere istruito nell’arte del maneggio della spada. Il maestro Yagyu disse: «da quel che vedo mi sembri già un maestro nell’arte della spada, ti prego dimmi a quale scuola appartieni prima che instauriamo una relazione maestro allievo». La guardia rispose: «mi vergogno a dire che non ho mai studiato davvero l’arte».
Il maestro Yagyu replicò dicendo: «mi stai prendendo in giro? Sono il maestro dell’onorevole Shogun e so che i miei occhi non mi ingannano». «Mi dispiace offenderti ma davvero non conosco nulla» rispose la guardia.
La risoluta negazione da parte del visitatore portò il maestro di spada a riflettere per un attimo e finalmente disse: «se lo dici deve essere così, ma sono ancora certo che tu sei un maestro in qualcosa, sebbene non sappia in cosa».
«Se insisti ti dirò questo. C’è una cosa di cui posso dire di essere un completo maestro. Quando ero un ragazzo ero convinto che un samurai non dovesse mai avere paura della morte, qualsiasi cosa gli fosse accaduta. Lottai contro questo ostacolo ma alla fine lo vinsi e la morte cessò di preoccuparmi, forse è questo che senti». «Esatto!» - esclamò Yagyu sensei - «è questo ciò che intendo. Sono felice che il mio giudizio sia stato confermato. L’ultimo segreto dell’arte della spada consiste proprio nel non essere più preoccupati della morte. Ho allenato centinaia di allievi lungo questo percorso ma nessuno di loro merita il diploma finale di maestria nell’arte della spada. Tu non hai bisogno di allenamento tecnico, sei già un maestro».
 
La più breve lezione di Chiba Shusaku
Chiba Shusaku fu un illustre maestro di spada vissuto nell’antico Giappone durante il periodo Edo. Un giorno, nel 1854 un giovane samurai gli fece visita. Il samurai lo implorò di rivelargli come poter morire con onore. Quando Chiba sensei gli chiese perché, in primo luogo, egli volesse morire, il giovane samurai gli raccontò la sua storia. Un giorno, mentre serviva il suo signore, gli venne ordinato di trasportare un dispaccio importante. Lungo la strada incontrò uno tsujigiri, un uomo che per profitto, per perfezionare la sua tecnica o semplicemente per testare una nuova spada uccideva uomini inermi.
Il giovane samurai capì immediatamente che lo tsujigiri era un formidabile esperto nel maneggio della spada e così gli disse: «dato che sto eseguendo un compito importante per il mio signore, non posso rischiare di venire ucciso da te qui ed ora. Tuttavia tornerò ed accetterò la sfida dopo aver concluso il mio compito», ciò detto si ritirò promettendo di tornare più tardi, nel pomeriggio.
Tuttavia, dopo aver portato a termine il suo incarico si rese conto di non aver fiducia e che non ci sarebbe stato un vero incontro lo tsujigiri, rammaricandosi di dover morire come un codardo. La sua preoccupazione maggiore non era quella di perdere la vita bensì di disonorare il suo signore, così decise di far visita al famoso maestro Chiba per chiedergli consiglio.
In risposta alla richiesta del giovane samurai il maestro disse che gli avrebbe insegnato la tecnica di spada definitiva. «Quando affronterai il tuo avversario per prima cosa porta la tua spada sopra la testa in jodan no kamae, chiudi gli occhi e aspetta. Quando starai per essere ucciso sentirai una corrente fredda percorrere il tuo corpo, in quel momento esegui un fendente verso il basso con la tua spada senza esitazione immaginando di essere già all’altro mondo e morirai con onore.»
Il giovane samurai ringraziò cortesemente il grande maestro e tornò velocemente all’incontro con lo tsujigiri. Quando l’incontro iniziò lo tsujigiri estrasse la spada e senza paura assunse la posizione chudan no kamae, puntando la punta della sua lama verso la gola del giovane samurai. Il giovane uomo seguì le istruzioni del grande maestro di spada e fiducioso alzò la sua spada sopra la testa e chiuse gli occhi.  In lui non c’erano pensieri di paura o sopravvivenza, la sua mente era già all’altro mondo.
Lo tsujigiri, spadaccino dall’esperienza eccezionale, sapeva che avrebbe potuto facilmente uccidere il giovane samurai. Tuttavia, in quel preciso istante, proprio per la sua grande esperienza, realizzò che avrebbe potuto a sua volta essere ucciso vista la posizione del giovane uomo. Dopo essere rimasti immobili nelle loro posizioni per circa trenta minuti lo tsujigiri balzò indietro ed urlò «ECCELLENTE!» lasciando quel luogo tanto velocemente quanto era arrivato.
Il maestro Chiba aveva segretamente inviato uno dei suoi allievi ad osservare l’incontro. Quando gli venne riportato il risultato affermò: «il giovane samurai aveva già fatto i conti con la vita e la morte e in un attimo fu in grado di raggiungere quello stato mentale che gli artisti marziali tentano di raggiungere per tutta la loro vita».
 
FINE SESTA PARTE
 

SCELTI PER TE

Bubishi. La bibbia del Karate Karate - La mia arte Karate di Okinawa
Hojo Undo Karate di Okinawa Storia del Karate

PILLOLE DI SAGGEZZA

必要は発明の母
(hitsuyō wa hatsumei no haha)
la necessità è la madre dell'invenzione
(quando si ha la necessità di qualcosa, si usa l'ingegno per inventarla)

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