Dateci del cibo avvelenato…finiteci qui e adesso. Va bene. Ma non ci sradicate da qua. La giungla esiste solo grazie a noi. Se noi ce ne andremo, vedrete… dopo qualche tempo non rimarrà più niente.
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Sukdev Dhurvey, Baiga, 2013. Oggi sfrattato dalla riserva delle tigri di Kanha.
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Caro amico,
come ricorderai, a ottobre abbiamo lanciato Parks Need Peoples, ovvero
"I parchi hanno bisogno dei popoli"; una campagna molto dura, perché denuncia le persecuzioni e gli sfratti illegali che i popoli indigeni subiscono nel nome della “conservazione”, e anche difficile perché chiama in causa ognuno di noi e alcune delle associazioni ambientaliste più amate al mondo, come il WWF. Per questo deve essere affrontata con la massima onestà intellettuale, senza abbandonarsi a sterili polemiche.
Da allora abbiamo ricevuto importanti incoraggiamenti ma, come previsto, abbiamo anche perso alcuni sostenitori. Ovviamente andremo avanti comunque, perché si tratta di una fondamentale questione di diritti umani, e perché sappiamo che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro.
Ma mai come in questo momento abbiamo bisogno di tutto il sostegno economico che puoi darci, di tutta l’energia e l’entusiasmo che puoi metterci a disposizione per sostenere il nostro lavoro.
Per favore, leggi con attenzione il dossier d’approfondimento Parks Need Peoples, ora disponibile in italiano, senza mai dimenticare che non stiamo ponendo un aut-aut tra uomini e animali. Tutt’altro! Quello a cui aspiriamo è solo garantire il rispetto dei popoli indigeni nella convinzione che, oltretutto, questo gioverà enormemente anche all’ambiente e agli animali che tutti amiamo e nel cui nome le violazioni vengono compiute.
Un tempo pensavo che il problema dei popoli indigeni fosse principalmente quello della comunicazione. Ero convinta che se fossimo riusciti a far arrivare al mondo le loro storie e i loro appelli – fino ad allora confinati nei luoghi più remoti del pianeta – le cose sarebbero cambiate rapidamente. Ma sbagliavo.
Negli anni ho imparato che la causa dei popoli indigeni è una delle emergenze umanitarie più raccapriccianti che esistano, ma probabilmente anche la più difficile da contrastare. Non si tratta infatti solo di svelare persecuzioni e ingiustizie sconosciute, di denunciare torture e violenze, di trascinare in tribunale assassini solitamente protetti dall’impunità. Una morale tutta nostra, storicamente plasmata dall’avidità e dal razzismo, ci impedisce di riconoscere le sofferenze che continuiamo a infliggere ai popoli indigeni come autentici crimini, e quindi di indignarci e fermarli.
Ed è così che gli sfratti forzati diventano “volontari”, il furto delle terre e dei mezzi di sussistenza, “sviluppo”, la perdita dell’identità e dell’autosufficienza, “integrazione”…
Ma i popoli indigeni non stanno scomparendo in modo naturale di fronte all’avanzata, dolorosa ma inesorabile, del progresso e della globalizzazione. Noi li stiamo uccidendo, ed è ora di dire “basta!”.
Per favore, leggi e dona quello che puoi: credo che sia una battaglia che vale davvero la pena di combattere.
Grazie.
Francesca Casella
Direttrice Survival International Italia
Parks Need Peoples: il volantino
Aiutaci a fare passaparola: dobbiamo far arrivare le informazioni a più persone possibili. Richiedi copie cartacee del volantino riassuntivo sulla campagna, da distribuire tra amici e conoscenti.
→ Richiedici i volantini cartacei (scrivi a info@survival.it o chiama il numero 02 8900671) e distribuiscili.
→ Scarica il PDF del volantino e diffondilo.
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“L’istituzione di aree protette nei territori indigeni, effettuata senza il nostro consenso né il nostro coinvolgimento, ha provocato la spoliazione e il reinsediamento dei nostri popoli, la violazione dei nostri diritti, lo sfratto delle nostre comunità, la perdita dei nostri luoghi sacri e il lento ma continuo sgretolarsi delle nostre culture, nonché l’impoverimento… Prima ci hanno espropriato nel nome di re e imperatori, poi nel nome dello sviluppo, e ora nel nome della conservazione.”
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Dichiarazione dei delegati indigeni al Congresso mondiale dei parchi del 2003.
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