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NEWSLETTER N. 39 - MAGGIO 2015
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Benvenuti al trentanovesimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia.

Apriamo la newsletter ricordando a tutti i lettori che il 10 maggio scade il termine per usufruire della quota agevolata per l'iscrizione al Masterclass Seminar 2015, diretto da Hanshi Patrick McCarthy a Cesena il 20 e 21 giugno (informazioni più in basso).
Le iscrizioni resteranno aperte fino al 10 giugno (salvo esaurimento preventivo dei posti disponibili) ma, dopo il 10 maggio, le quote di iscrizione saranno quelle ordinarie.

Anticipo inoltre che a partire dal prossimo mese di ottobre ripartirà il primo modulo del percorso formativo per praticanti avanzati e insegnanti di altri stili di karate e altre arti marziali (numero chiuso, massimo 30 partecipanti). Presto sulla pagina e sul gruppo facebook Koryu Uchinadi Italia, sul sito e sui prossimi numeri di questa newsletter verranno pubblicate tutte le informazioni!

A seguire troverete la prima parte di un articolo di Hanshi Patrick McCarthy contenente un'interessante analisi sul Dai Nippon Butokukai.

Buona lettura!!

Marco Forti
 
 

Masterclass Seminar 2015

CESENA (FC) - 20-21 giugno 2015    

Masterclass Seminar 2015
Il seminario - diretto da Hanshi Patrick McCarthy (9° Dan - Direttore IRKRS) - è aperto ai praticanti di Karate con grado minimo di cintura marrone ed età minima di 16 anni (la limitazione del grado non si applica ai praticanti di Koryu Uchinadi).

Sono previste quattro sessioni di allenamento per un totale di dodici ore di pratica.

Il programma verterà principalmente sulla pratica legata alla tradizione trasmessa da Motobu Choki. Non mancherà l'approfondimento teorico che rende ogni appuntamento con Hanshi Patrick McCarthy, profondo conoscitore della storia del Karate, un'esperienza formativa entusiasmante ed indimenticabile.


Le iscrizioni dovranno pervenire entro e non oltre sabato 10 giugno 2015 (per le iscrizioni pervenute entro il 10 maggio 2015 è prevista una quota agevolata).

Per motivi organizzativi non saranno accettate iscrizioni sul posto!

Le informazioni dettagliate sono disponibili sul minisito informativo, raggiungibile cliccando qui. È inoltre disponibile il materiale informativo in formato pdf, scaricabile da questo link.
 

 

Dai Nippon Butokukai - 大日本武徳會

di Patrick McCarthy
traduzione di Marco Forti

 

PRIMA PARTE

Introduzione
Quando il Giappone emerse dal feudalesimo, a metà del diciannovesimo secolo, venne fondato il Dai Nippon Butokukai  quale prima e principale organizzazione nazionale responsabile per le arti marziali classiche e moderne. Sebbene abbia avuto un incommensurabile impatto sulla crescita e l’orientamento del Karate-do, il Butokukai, rimane ancor oggi praticamente sconosciuto nel mondo occidentale delle arti marziali.
Il Butokukai, istituzione ultra tradizionale giapponese, aveva come compito ben più della semplice riunione, analisi e promozione delle arti marziali classiche e moderne. Tale organizzazione era, ed è tuttora, un microcosmo della cultura rigida da cui proviene. Il Butokukai, rappresentando la tradizione antica, promuoveva gli ideali del vero guerriero, combinando austerità fisica e assimilazione filosofica come prerequisiti per l’introspezione. Consapevole che la vera origine della debolezza umana è interna anziché esterna, il Butokukai enfatizzava l’importanza dell’introspezione: un viaggio senza distanza verso un obiettivo immutabile. L’anteporre la virtù ai vizi, i valori alla vanità ed i principi alle personalità descrive bene lo spirito del Dai Nippon Butokukai.
Nel corso di una generazione che aveva apparentemente rimpiazzato i valori tradizionali con il materialismo, il bisogno di direzione morale e guida spirituale nelle arti marziali era più grande che mai. Spero che questa presentazione serva a portare il lettore più vicino alla comprensione non solo del ruolo giocato dal Butokukai nello sviluppo del karate-do moderno, ma anche di quel che rappresentano ora e rappresentavano allora i suoi scopi generali ed i suoi ideali.
I samurai vissero seguendo una filosofia unica negli annali dell’umanità. Talvolta comparati allo splendore dei fiori di ciliegio, che cadono nel momento della loro massima bellezza, i guerrieri samurai dell’antico Giappone vivevano ogni giorno perseguendo gli ideali di bellezza e perfezione mentre si preparavano ad incontrare il loro destino [da Budo The Art of Killing].
Le lotte di potere su larga scala nel Giappone del decimo secolo diedero i natali alla classe dei samurai e posero le basi sulle quali si svilupparono le loro discipline da combattimento. Il loro codice di condotta spartano, non contaminato dall’avidità, divenne noto come bushido (via del guerriero).
Molti considerano il samurai, così strettamente vincolato da questo codice guerriero, la migliore espressione dello Yamato damashii (spirito giapponese). Il bushido richiedeva al samurai di dare in pegno la propria vita al proprio signore. Per il guerriero samurai il sacrificio della vita per il proprio signore rappresentava la morte più gloriosa. Questa filosofia, per la quale il samurai viveva allo scopo di morire gloriosamente, penetrava la vita degli uomini comuni e proprio attraverso di essa il bugei veniva perpetuato, coltivato e trasmesso ai posteri.
I vari tipi di budo (vie marziali moderne), basati sui bugei (sistema di credenze dei guerrieri samurai) vennero creati in Giappone tra la fine del periodo Edo e gli anni antecedenti l’inizio della Seconda Guerra Mondiale (in particolare dal 1868 al 1937). Il budo - che includeva kendo (scherma), judo (lotta), kyudo (tiro con l’arco), naginatado (combattimento con alabarda), jukendo (combattimento con baionetta) e karatedo - non era solo un microcosmo della società disciplinata dalla quale derivava ma serviva anche quale veicolo per perpetuare il bushido e forza strumentale per dare forma alla storia giapponese moderna.
Con l’abolizione del bakufu Tokugawa (governo militare che regnò in Giappone dal 1603 al 1868), la restaurazione Meiji (1868-1912) trasportò il Giappone dal feudalesimo alla “democrazia”. Come il guerriero samurai, la struttura a classi, il portare due spade, lo stipendio annuo dei samurai ed il chonmage (acconciatura tradizionale da uomo con i capelli raccolti, caratteristica dell’epoca Edo) sparirono negli annali della storia, così fecero anche gli altri fenomeni sociali che rappresentavano le forze autoritarie del feudalesimo.
Tuttavia, a causa dell’incapacità di sottrarsi bruscamente al maschilismo sul quale il Giappone si era evoluto e per paura di perdere l’identità omogenea a causa dell’influenza straniera, gran parte dei principi centrali sui quali si basa il Giappone moderno ne riflettono tuttora le ideologie feudali.  Tramandando tradizioni antiche e allo stesso tempo incoraggiando lo sviluppo di nuovi passatempi e metodi ricreativi culturale, il bugei, con il suo sistema gerarchico inflessibile, continuò ad essere forza strumentale alla canalizzazione del conformismo sociale.
Il moderno fenomeno del budo, basato su sport e ricreazione, promosse un profondo rispetto per le virtù, i valori ed i principi riveriti nel bushido che, insieme ad altre cose, promuovevano la volontà di combattere fino alla morte o fino a togliersi la vita, se necessario. Il budo incoraggiava lo shugyo (austerità) e si guadagnò ampia popolarità in Giappone, in un periodo di forte escalation militare.
Il Dai Nippon Butokukai (Associazione delle Virtù Marziali del Grande Giappone) fu fondato nel 1895 (nel periodo Meiji che aveva segnato l’uscita del Giappone dal feudalesimo) a Kyoto. Basato sul concetto antico di promuovere forza, spirito indomito e carattere virtuoso - le stesse qualità esaltate dal cinquantesimo imperatore del Giappone Kanmu (781-805) - il Butokukai tramandava l’austerità e i principi  morali sui quali si sviluppò il bugei, in ossequio allo spirito di Kanmu, suo patrono.
Sottolineando la grandezza del wa(1), il governo autorizzò il Butokukai a ricercare, preservare e promuovere il bugei giapponese, organizzare esibizioni e competizioni, raccogliere armi, attrezzature e informazioni storiche su tutte le tradizioni combattive classiche e a pubblicare materiale relativo alle arti marziali. Il Dai Nippon Butokukai divenne l’esempio da seguire.
Il 5 settembre 1896 l’Imperatore Meiji scelse Komatsumiya Akihito, membro della famiglia imperiale, quale primo sosai (direttore generale) del Butokukai. Nell’ottobre dello stesso anno, l’associazione tenne il suo primo Butokusai (festival delle arti marziali) in un tendone improvvisato dove vennero dimostrati kendo e judo). L’anno seguente il sosai e i suoi sostenitori riuscirono ad ottenere sufficiente assistenza finanziaria sia dal governo che dallo stesso Imperatore per fondare un istituto che potesse accogliere il crescente numero degli iscritti. Nacque così il Butokuden, sede ufficiale del Butokukai per gli allenamenti.
Il Butokuden adiacente allo storico tempio Heian, nelle vicinanze del Palazzo Imperiale di Kyoto, venne completato e aperto nel 1899. Esso, diventato honbu (quartier generale) del Butokukai, iniziò presto ad attrarre gli artisti marziali più rispettati.
Nel 1906 Funshinomiya, altro membto della casata imperiale, divenne secondo sosai del Butokukai. Fushinomiya annunciò l’intenzione dell’organizzazione di fondare un collegio di arti marziali. Con il benestare dell’Imperatore Meiji, il Butokukai diede il via al suo piano. Nel giugno dell’anno 40 dell’era Meiji (1907), il Dai Nippon Butokukai si trasformò in fondazione.
Con il budo a giocare un ruolo importante nella formazione del corpo, della mente e del carattere dei moderni giapponesi, il Butokukai, insieme al Ministro dell’Educazione, riuscirono nel 1911 a rendere obbligatori kendo e judo nelle scuole medie di tutta la nazione. Il budo moderno prosperava nel sistema scolastico giapponese e questo evidenziava il valore che il governo attribuiva all’allenamento nelle arti marziali.
Il budo moderno, fortemente caratterizzato da un’aggressiva campagna militaristica, era spesso pubblicizzato come via attraverso la quale “uomini comuni acquisiscono un coraggio straordinario(2)”. Così, nell’intervallo di tempo intercorso tra l’inizio del periodo post-Edo e gli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale, il kendo ed il judo servirono bene allo scopo di costruire corpi forti e spirito combattivo a supporto della macchina bellica giapponese.
Il 18 settembre 1911 il Butokukai aprì ufficialmente il collegio di arti marziali, situato vicino al Butokuden. Inizialmente venne chiamato Bujutsu Semmon Gakko (scuola di specializzazione nelle arti marziali) per poi cambiare nome in Budo Semmon Gakko (scuola di specializzazione nelle vie marziali) o, più brevemente, Busen.
Uno degli allievi più abili di Kano Jigoro, Isogai Hajime, fu il primo direttore del dipartimento di judo mentre Naito Takaharu, eminente spadaccino della scuola Hokushin Ittoryu, fu posto a capo del dipartimento di kendo.
In qualche modo il Busen era considerato l’Accademia West Point del Giappone. Il Butokuden era la Mecca delle arti marziali giapponesi, dove i budo juhappan (le diciotto vie marziali) venivano vigorosamente coltivate e profondamente riverite. Con programmi biennali e quadriennali e un insieme di brillanti istruttori, il Busen disciplinava i giovani nel kendo e nel judo mentre insegnava loro strategia militare, storia, filosofia e studi accademici associati. Questo portò alla creazione della “nuova mentalità militare” giapponese del guerriero samurai moderno. I diplomati di questa élite venivano riveriti come i più abili ed educati esperti del Giappone di quei tempi.
 Sotto gli auspici del Butokukai, le arti marziali incoraggiavano shushin, kokutai(3) e nihonjinron (la mentalità giapponese), elementi culturali fortemente enfatizzati dalla macchina bellica giapponese. Nell’era reazionaria dell’escalation militare, il Butokukai fondò succursali in ogni prefettura per sostenere la sua crescente popolarità.
 
Titoli e gradi
Il Butokukai, oltre a supervisionare l’intera comunità marziale, concepì e rilasciò i primi titoli per i budoka moderni che eccellevano nelle loro discipline. I primi titoli per gli shihan (maestri) furono: hanshi, “esperto modello” (o “insegnante esemplare”) e kyoshi (originariamente conosciuto come tasshi), “insegnante esperto”. Più tardi, nel 1934, venne introdotto un terzo titolo, renshi, “ben allenato o esperto qualificato”. Ancora oggi il Butokukai rilascia tali titoli.
Alcuni tra i nomi più noti del karate-do ad aver ricevuto i prestigiosi titoli dal Butokukai furono: Mabuni Kenwa (Shitoryu), Miyagi Chojun (Gojuryu), Funakoshi Gichin e Funakoshi Gigo (Shotokan), Konishi Yasuhiro (Shindo Jinenryu), Otsuka Hironori (Wadoryu), Yamaguchi Gogen (Gojukai), Nagamine Shoshin (Matsubayashiryu), Shinzato Jinan (Gojuryu), Higa Seiko (Gojuryu), Yagi Meitoku (Gojuryu), Ueshima Sannosuke (Kushinryu), Kinjo Hiroshi (Shurite), Richard Kim (Shorinjiryu) e Sakagami Ryusho (Itosukai) per nominarne alcuni.
Il defunto fondatore del judo, Kano Jigoro, fu il primo ad introdurre l’uso di fasce (usanza cinese) e cinture, ora diffuse in molte tradizioni del combattimento. Fu Kano, brillante innovatore, che per primo comprese la necessità di distinguere il praticante avanzato dai principianti, così sviluppò il sistema dan/kyu.
I dan indicavano un livello avanzato di abilità e chi li otteneva veniva definito yudansha (ricevente dan) mentre i gradi kyu identificavano i praticanti con livelli di competenza inferiori ai dan, conosciuti come mudansha (coloro che non hanno ancora ricevuto dan).
Per Kano sensei era particolarmente importante che gli allievi comprendessero che il loro allenamento non doveva essere considerato completo solo perché ottenevano un grado dan ma che, al contrario, fossero consapevoli che questo evento rappresentava il vero inizio del viaggio. Raggiungere un grado dan significa aver completato l’acquisizione dei requisiti necessari per continuare quel viaggio senza sosta e senza distanza che porta alla maestria del sé.
Dopo aver fondato il Kodokan dojo, Kano sensei distribuì fasce di colore nero a tutti gli yudansha perché le indossassero sopra i dogi (uniformi per la pratica) standard di quell’epoca. Intorno al 1907 la fascia nera venne sostituita dal kuro-obi (cintura nera) che divenne lo standard.
Allo scopo di regolamentare gli elementi competitivi del budo, il Butokukai fissò un sistema univoco di arbitraggio che ne rivoluzionò la pratica e favorì la diffusione delle arti marziali giapponesi.
Nel dicembre del 1941 il Butokukai istituì un comitato per riferire sui progressi dei diversi gruppi di budo e a Konishi Yasuhiro (1893-1983, Shindo Jinenryu) e Ueshima Sannosuke (1895-1986, Kushinryu) venne conferito il compito di riportare i progressi del karate-do). Tuttavia l’anno seguente, a causa dell’inasprirsi della Seconda Guerra Mondiale, il Butokukai venne riorganizzato sotto il controllo di cinque Ministeri nazionali: Benessere, Educazione, Guerra, Navale e degli Affari Nazionali.
Nel 1945, poco dopo la resa incondizionata del Giappone alle Forze Alleate, vennero proibite tutte le attività gestite dalle organizzazioni considerate fomentatrici del militarismo giapponese. Dato che a capo del Butokukai, negli anni della guerra, era stato posto il Primo Ministro Tojo Hideki, era inevitabile che si partisse proprio dalla chiusura del Busen e dallo scioglimento del Dai Nippon Butokukai e di tutte le sezioni affiliate.
Nel gennaio del 1946, il Ministero dell’Educazione giapponese venne incaricato della gestione del budo (vie marziali), inteso unicamente come metodo di educazione fisica, nel sistema scolastico. Più tardi, nello stesso anno, i funzionari dell’ex-Butokukai riuscirono ad ottenerne la riapertura, ma poco dopo gli ufficiali alleati lo chiusero nuovamente.
Nei sette anni successivi, con il Butokukai dormiente, diversi altri gruppi utilizzarono il Butokuden. Dal 1945 al 1950 le Forze Alleate utilizzarono il Butokuden come loro quartier generale. In seguito, i Ministeri degli Affari Legali e delle Finanze e più tardi il Dipartimento di Polizia di Kyoto lo utilizzarono quale sede ufficiale per gli allenamenti. L’Associazione Municipale Koto utilizzò la sede fino al momento in cui essa venne dichiarata tesoro nazionale, nel 1970. Il Butokuden, a lungo dilapidato, venne restituito al suo originale splendore nel 1987 e le costruzioni adiacenti vennero rase al suolo per far spazio ad un nuovo dojo per il budo.
 
Storia moderna
Il karate-do è l’arte di autodifesa giapponese moderna che promuove salute e forma fisica, sviluppo del carattere, pacifismo e armonia spirituale attraverso disciplina fisica, assimilazione filosofica e continua e metodica introspezione. Un tempo coltivata vigorosamente dall’aristocrazia feudale di Okinawa, il karate-do si è sviluppato dalle tradizioni del gongfu cinese(4)(5) che erano state introdotte nel regno della piccola isola nel corso di molte generazioni. Oggi esistono molti stili di karate-do, soprattutto a causa di reinterpretazioni, da parte di diversi maestri delle varie generazioni, dei principi universali di autodifesa e dei precetti morali sui quali essi si fondano.
Se comparato con le tradizioni del combattimento degli antichi guerrieri samurai giapponesi, il karate-do - ibrido eclettico - rappresentava per l’eredità guerriera di Okinawa quello che kendo e judo erano per le scuole classiche di scherma e lotta giapponese, kenjutsu e jujutsu. Ancora, per cercare di comprendere meglio l’avvento e l’evoluzione oscura del karate-do, dobbiamo portare la nostra attenzione a quelle discipline moderne evolute dalle tradizioni classiche del combattimento dei guerrieri samurai, al loro codice di condotta (bushido), e all’influenza del Dai Nippon Butokukai, l’Associazione delle Virtù Marziali del Grande Giappone. Così facendo diviene evidente la relazione tra bugei(6), bushido, Dai Nippon Butokukai e karate-do.

          

- FINE PRIMA PARTE -

________________________
NOTE
(1) Karel van Wolferen, "The Enigma of Japanese Power", MacMillan London Ltd., 1989, pag. 412: "Wa"  è un elemento della cultura giapponese, forse meglio descritto come prontezza al sacrificio degli interessi personali del singolo per il bene, l’unità e l’armonia della comunità
(2) Propaganda del Butokukai.
(3) Shushin e Kokutai rappresentano diligenza, conformismo e dedizione alla produttività di massa, aderenza alla gerarchia, venerazione dell’imperatore e lealtà ai suoi precetti.
(4) Gongfu è un termine generico del cinese mandarino che identifica le varie tradizioni di autodifesa che si svilupparono sia nel tempio di Shaolin (ad esempio stili del drago, del leopardo, della tigre, della gru, del serpente) che nel tempio taoista del Wudang (ad esempio Taijiquan, Baguaquan, Xingyiquan). Significa generalmente “lavoro compiuto”. Ci sono altri due termini del cinese mandarino utilizzati attualmente, per quanto intrisi di significati politici: wushu, arte della guerra, termine diffuso e accettato nella Repubblica Popolare Cinese mentre a Taiwan si usa preferibilmente il termine guoshu (kuoshu) o arte nazionale. Un terzo termine quanfa, metodo del pugno, è tradotto in giapponese come kenpo. In generale wushu individua gli stili moderni, molto acrobatici, del gongfu, mentre i termini quanfa e guoshu identificano le forme più tradizionali finalizzate alla difesa personale civile (i termini cinesi sono stati trascritti secondo il metodo di romanizzazione pinyin, in uso nella Repubblica Popolare Cinese).
(5) Principalmente stile del monaco del Fujian, stili della gru e della boxe del pugno di tigre.
(6) Termine il cui significato è arti marziali, spesso definite dal termine bujutsu, quelle discipline combattive classiche o koryu praticate dai guerrieri feudali samurai.

   
 

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Hojo Undo Karate di Okinawa Storia del Karate
 
 

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為さねば成らぬ何事も / nasaneba naranu nanigoto mo
成らぬは人の為さぬなりけり。 / naranu wa hito no nasanu nari keri
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