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Federazione Assemblee Rastafari in Italia

F.A.R.I.
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Newsletter F.A.R.I.
Giugno 2015
 

Saluti e benedizioni regali a voi tutti, fratelli e sorelle, lettrici e lettori della nostra newsletter; possano le benedizioni e la pace del Signore Onnipotente, Cristo Re, Principe della Pace Haile Selassie I, nostra unica ancora di salvezza, essere su di voi e sulle vostre famiglie.

Ci siete mancati, nell’ultimo mese non ci è stato possibile per vari motivi essere operativi a pieno regime e presenti con queste poche parole di introduzione che abbiamo l’onore e l’onere di scrivere mensilmente, e abbiamo sentito la mancanza di partecipare, di essere presenti in questo percorso che mese dopo mese ci accompagna, che umilmente diversi fratelli e sorelle a vario titolo contribuiscono a nutrire di articoli, percorso che allo stesso tempo ci nutre, percorso di cui facciamo parte tutti, dagli “scrittori” ai lettori, poiché come in ogni cosa, e come ci insegna il nostro Re e Mentore, c’è la necessità che tutte le parti siano in accordo ed equilibrio funzionale tra esse, e la partecipazione di tutte, in vari modi, è necessaria per la riuscita del proposito.
E qual è il nostro proposito, se non quello di organizzarci e centralizzarci, se non quello di attivarci ed operarci, ognuno nel proprio piccolo, ognuno con le sue proprie iniziative, ognuno mettendo a frutto le proprie qualità e tenendo a freno i proprio difetti, in vista e in nome di un obiettivo più alto, in vista della salvezza nostra e dei nostri simili e nel Nome del Signore Altissimo Qadamawi Haile Selassie? Di un obiettivo, appunto, non di un ideale, poiché InI RasTa sappiamo, per esperienza tramandata ed esperienza diretta, che la livity è il nostro fondamento, la fede la nostra forza, l’opera il nostro dovere, la speranza il nostro carburante, amore e carità i nostri strumenti; InI Rasta sappiamo che His Majesty non siede in giardino tutti i giorni, tutto il giorno, non può concedere spazio all’ozio inoperoso, e l’AllManActs che il Ras Gebre Selassie ci ha inviato questo e i mesi passati è lì a ricordarcelo sempre, testimoniandoci l’intensità e la densità delle giornate del Nostro Augusto Sovrano.
L’Antico dei Giorni è sempre vigoroso. “The Lion never sleeps”, come cantava il nostro fratello Dan I in una sua canzone di qualche anno fa.
La stessa cosa ci dicono e testimoniano i nostri anziani, a parole e con i fatti, come avremo ad esempio modo di leggere nel contributo di Ras Falko, Elder Niyabinghi che certamente conoscerete e che anche questo mese arricchisce queste pagine con un contributo riguardante la costruzione del Primo Tabernacolo Niyabinghi pubblico e permanente nel distretto di St. James, in Jamaica.
E’ questo, d’altronde, quello che ci insegnano le Scritture, poiché la Redenzione e la Salvezza giungeranno dalla riparazione della frattura tra l’Altissimo e il creato attraverso un’azione positiva e redentrice dell’uomo ad immagine e somiglianza del sacrificio positivo e dell’opera portentosa del Cristo, in quei giorni come nei nostri giorni, e sempre.
Sin dal principio Dio ci insegna in opere e parole che il lavoro è il nostro compito e dovere, e in esso troviamo la nostra contentezza; “Io ho dunque visto che non c'è nulla di meglio per l'uomo del rallegrarsi nel compiere il suo lavoro; tale è la sua parte; infatti, chi potrà farlo tornare per godere di ciò che verrà dopo di lui?”
Non dobbiamo lasciare che la soddisfazione di aver compiuto un passo faccia affievolire il desiderio e la volontà di compierne un altro; sin dal principio della Creazione JAH non si è accontentato, e non ha lasciato che la bellezza della sua opera impedisse il suo stesso compimento, per quanto difficile e impegnativo quel compito potesse essere.
“Tutto quello che la tua mano trova da fare, fallo con tutte le tue forze; poiché nel soggiorno dei morti dove vai, non c'è più né lavoro, né pensiero, né scienza, né saggezza!
Ed è così che il Cristo ci insegna, nella prima e nella seconda venuta, testimoniando ogni giorno in parole ed opere la grandezza del Padre e manifestando il Suo Regno, fino a quando non si siede sul Trono di Davide per guidare il Suo Gregge anche nella carne, nella realtà quotidiana, nello svolgimento dei compiti che tutti i membri di un corpo sociale, appunto come le membra di un corpo fisico, devono adempiere. His Majesty viaggia, parla con le persone e le nazioni, incontra capi del popolo e bambini, soldati e membri del clero, scolastici e scolari, combatte in prima linea, e in prima fila è genuflesso in preghiera, apre le fabbriche e pianta alberi, apre scuole e case editrici, ospedali, e progetta piani di sviluppo sociale, economico, educativo, agricolo, e promuove le arti e la musica.

E’ insomma, come in tutto, il compimento di quanto le Scritture insegnano e predicano.
Ogni goccia, ogni piccolo attimo della sua Rivelazione ci manifesta un’attività indefessa, controllata ed esaltata da una calma e un carisma regale.
Questa è la nostra ispirazione, quello che ci muove e ci ha permesso nel passato di incontrarci, di conoscerci, di confrontarci, di correggerci, di migliorarci, di equilibrarci, e ci ha condotto ad essere una presenza costante in diverse realtà, a partire dalle nostre, cittadine e locali, fino ad altre località di più ampio respiro internazionale. E’ grazie al lavoro e alla visione dei più grandi di noi, di certo condivisa da e con tutti, che siamo giunti ad essere una realtà funzionante, ed è con la stessa visione e con altrettanta laboriosità che dobbiamo proiettarci avanti, mai stanchi e mai appagati di ciò che si è fatto, considerato quanto ancora si possa fare per il benessere e la prosperità di InI tutti, che come singoli beneficiamo del benessere della totalità, e come comunità contiamo sul benessere dei singoli.
E’ a ciò che ci esorta anche il padre della Chiesa Y. Afeowrq, nel suo “Commento al Vangelo di San Giovanni” che pure questo mese è presente sulle nostre pagine con il Discorso settimo, inviatoci dal Ras Gebre Selassie.
“Non offriremo infatti al diavolo la possibilità di entrare in noi, né cadremo nell’accidia, né nella curiosità morbosa. Giacché proprio per mezzo di questi e di altri vizi, il diavolo ci trascina a partecipare a questioni sciocche e a dispute pericolose, vedendoci oziosi e inattivi e non preoccupati di tenere una condotta di vita onesta.”

E’ questo che continueremo a fare anche nei prossimi mesi, garantendo e confermando la presenza del progetto House of RasTafari al Rototom Sunsplash in Spagna e allo Zion Station Festival a Gambulaga, continuando ad organizzare la comunità Rasta italiana, provvedendo alla preparazione delle Celebrazioni per la nascita dell’Imperatore, il 23 Luglio prossimo, sostenendo, attraverso eventi di raccolta fondi e piccole attività artigianali, alcuni progetti in Etiopia come quello dell’Associazione Abisinios, Yawenta Children Center, Youths of the World, MamaAfreeka Repatriation Initiative.
E’ quello che hanno cercato di fare, con dignità, nel rispetto e per amore dell’Etiopia e del Suo Re dei re, per rendere onore ai suoi martiri e al suo popolo orgoglioso, i fratelli che a Feltre, più precisamente nel comune di Mugnai, hanno promosso l’evento dell’11 aprile scorso, di cui avremo modo di leggere nel report del fratello Bro Ciro, e che aveva come tema centrale “La strage di Zeret”, ennesimo crimine perpetrato dai fascisti in Etiopia.

E’ quello che hanno cercato di fare i fratelli e le sorelle che si sono occupati di realizzare le cene con raccolta fondi, appunto per due dei progetti suddetti, di cui potremo avere qualche notizia in più nel breve resoconto preparato per noi dalla sister Barbara.

E’ quello che abbiamo cercato di fare noi fratelli di Campobasso e dintorni il 9 maggio scorso, organizzando un incontro di ricordo e di approfondimento del Giorno della Vittoria e della Liberazione dell’Etiopia dal fascismo; non siamo una realtà metropolitana, il nostro non è un “pubblico” sempre culturalmente pronto e sensibile, come in tante province, e certamente numericamente si parte svantaggiati.

Ma come ha detto in quell’occasione dal nostro fratello e Presidente di FARI Ras Gebre, intervenuto insieme al fratello Ras Iyared, alla Sig.ra/Woizero Mulu, Presidente dell’Ass.ne della Comunità Etiopica in Italia, e all’Ass.re alla Cultura del comune di Ccampobasso, spesso gli eventi nella provincia si rivelano più soddisfacenti di altri, se non in termini numerici, almeno per la risposta di cuore delle persone, che, anche se non sempre a conoscenza dei temi trattati, dimostrano sensibilità, partecipazione e desiderio di conoscenza e confronto.
E così è stato: infatti le persone presenti sono state attente e hanno apprezzato tutte le riflessioni e gli interventi dei relatori, nella sala allestita con i pannelli della mostra che Exodus – ECS da anni porta in giro per la penisola, “Il Martirio e la Lotta del popolo etiope”. Al termine dell’incontro, avvenuto appunto in una sala del Centro Culturale Ex Onmi di Campobasso, i fratelli e le sorelle e tutti i presenti, giunti anche da province vicine, si sono trattenuti per consumare un piatto insieme, accompagnati da una selezione musicale del Collettivo Psalm.

“Il dinamismo, accoppiato con una preoccupazione coscienziosa per il benessere della nazione, è una qualità necessaria per la mente giovanile.”
Possa questa citazione essere un motto da tenere sempre bene a mente per noi oggi, e per le generazioni che ci seguiranno negli anni a venire.

Anche questo mese, per grazia di Dio, questa piccola opera dunque vede la luce: e anche questo mese le sue pagine si aprono con le parole dell’Imperatore, pronunciate in occasione della Quinta Cerimonia di Laurea dell’Università H.S.I., da cui la suddetta citazione.

Le nostre non vogliono essere parole di denuncia, o un’invettiva contro qualcuno; ultimamente ci siamo spesso espressi su questo tema, senza timore di risultare ripetitivi, poiché crediamo che questo sia il passo da compiere in questo momento.

Questa è solo una piccola semplice meditazione che speriamo sia condivisa e possa toccare i cuori e le menti di tutti, stimolandoci a trovare il nostro spazio, in un periodo molto denso e attivo per la Federazione, in un momento storico e sociale in cui non ci si può permettere di essere inattivi, né tantomeno pensare di potersi ergere a teorici o indagatori mistici di qualsivoglia tesi, poiché la differenza la fanno e la faranno le azioni, mentre la curiosità fine a se stessa e l’arroganza della conoscenza affogheranno nel mare della solitudine e dell’inadempienza al ruolo di “uomini e donne di buona volontà”

E’ questo lo spirito con cui il Cappellano in carica di FARI, Ras Iyared, ha voluto inviarci una sua riflessione su come tradurre in opera un insegnamento del Re dei re, impartito a noi e al mondo nel 1963 nel Discorso alle Nazioni Unite.

Vi abbiamo trattenuto già tanto, e non vogliamo togliere altro tempo prezioso alla lettura delle seguenti righe; oltre infatti agli articoli già presentati, ci attendono i contributi del nostro fratello Ras Julio, che questo mese ci parla, nel suo Ital corner da sempre presente su questa newsletter, delle Albicocche, primo frutto annunciatore della calda estate che sta per giungere;
ci sono poi i contributi in materia artistica dei nostri fratelli Ras Gabriel - che nel suo angolo dedicato alle Onorificenze, alle Medaglie e alle Stampe di epoca imperiale ci presenta un approfondimento sulla serie di “Francobolli Definitivi Aerei“ del 1947 - e Ras Dedo, elder della family Rasta italiana, figura artistica di spicco nel panorama nazionale; in questo terzo capitolo della sua storia artistica personale la fase matura della sua opera, che si apre al mondo per comunicare con forza, personalità e originalità lo spirito e la cultura di InI anche a chi non conosce il nostro movimento ma ha sensibilità artistica.

In chiusura, come siamo soliti fare da qualche tempo, la sezione dedicata agli aggiornamenti: il report dei Battesimi avvenuti nelle scorse settimane ed inoltre questo mese ci giunge la felice notizia che i nostri fratelli Bro Lucio e Sis Barbara si sono sposati. Nel piccolo comunicato conclusivo possiamo avere notizia dei festeggiamenti, unendoci così ai fratelli e augurando loro prosperità, amore e benedizioni per il proseguo di questo cammino e per la crescita del loro amore reciproco.
Possa Egziabher benedire e custodire, sostenere e guidare tutte le nostre famiglie, concederci unità ed armonia, saggezza ed equilibrio nello svolgimento dei ruoli genitoriali, obbedienza e mansuetudine per i nostri figli, e condurci sulla strada verso il Santo Monte, nella Sua Luce e Pace.

Siamo finalmente arrivati al termine; un ringraziamento particolare ai fratelli e alle sorelle della redazione per il lavoro, la partecipazione e la dedizione con cui questo compito, semplice ma importante, viene portato avanti.
Per partecipare ai lavori della newsletter, chiedere e ricevere informazioni o semplicemente inviare feedback, l’indirizzo è sempre lo stesso.
Continuate a rimanere aggiornati sulle attività della Federazione dal sito https://ww.ras-tafari.com o dalla pagina Facebook Federazione Assemblee Rastafari Italia

Sia Lodato il nostro Sovrano, Dio e Re, Luce del Mondo Haile Selassie I, per averci fatto iniziare e averci fatto concludere, nella speranza di aver fatto lavoro degno.

Sebhat-le AB,
Sebhat-le WOLD,
Sebhat-le Manfas Qeddus.
Ahadu Amlak.
Amin

Viktor Tebebe

 

SALMO

Amlak abbia pietà di noi e ci benedica,
faccia egli risplendere il Suo Volto su di noi,
affinché la Tua Via sia conosciuta sulla terra
e la Tua salvezza fra tutte le genti.
Ti lodino i popoli, o JAH,
tutti quanti i popoli ti lodino!
Le nazioni gioiscano ed esultino,
perché Tu governi i popoli con giustizia,
sei la guida delle nazioni sulla terra.
Ti lodino i popoli, o JAH,
tutti quanti i popoli ti lodino!
La terra ha prodotto il suo frutto; Dio, il nostro Amlak, ci benedirà.

Amlak ci benedirà,
e tutte le estremità della terra lo temeranno.
 



Sommario:
 
 
Quinta cerimonia di laurea all'H.S.I.U.
(Haile Selassie I University)

Ci dà grande soddisfazione oggi, alla fine dell'anno accademico, osservare il numero di studenti che hanno superato con successo i requisiti Universitari e che sono riuniti qui oggi per partecipare a questa cerimonia di consegna delle lauree. Si tratta di una gratificante e tanto attesa occasione per ognuno di voi, così come lo è per Noi personalmente, e Ci congratuliamo con ognuno di voi che riceverà oggi il diploma dalle Nostre mani.


Anche se avete raggiunto questa elevata pietra miliare nella vostra formazione accademica, la vostra educazione non è completa; non c'è fine per l'apprendimento. Ci auguriamo che durante i vostri anni di studio siete riusciti a capire e ad apprezzare il significato e l'importanza dell'istruzione, delle istituzioni educative, e di questa Università in particolare. Speriamo che voi abbiate realizzato cosa sia questa Università oggi, quale sia il suo ruolo nella vita della nazione nel 1966, e quale sia il suo potenziale per il futuro.

Per noi, l'importanza di questa Università – ed in verità, di qualsiasi istituto di'istruzione superiore - è quadruplice. In primo luogo, essa fornisce la cornice istituzionale in cui il sapere antico, collaudato e dimostrato può essere trasmesso alle generazioni presenti e future. In mancanza di una tale cornice, né un paese né un sistema educativo sono in grado di lasciare in eredità e trasmettere conoscenza profonda ai posteri. In questo stesso modo, l’esistenza del Ge'ez e dell’Amarico ha permesso all'Etiopia di preservare e tramandare alle generazioni successive la civiltà e la cultura del suo popolo antico. In secondo luogo è la scoperta e lo sviluppo di nuove conoscenze attraverso la ricerca. Un'università che non amplia le frontiere del sapere attraverso la ricerca può essere solo di breve durata.

In terzo luogo è il corretto adempimento dell’obbligazione ad insegnare agli altri, che la stessa creazione di una tale istituzione implica e incarna. Questa è la sua suprema funzione. La creazione del quadro istituzionale, da solo non garantisce che l'insegnamento sarà efficace; né la crescita dell’apprendimento all'interno delle mura dell'università di per sé garantisce che la conoscenza verrà diffusa e propagata. La semplice esistenza di un fondo di conoscenza non è sufficiente; a meno che la conoscenza non venga nutrita ed alimentata da insegnanti devoti ed allo stesso tempo da studenti desiderosi, questa, come una pozza d'acqua formatasi in seguito alle piogge cambierà il suo colore e lentamente scomparirà.
 

Aspetti pratici enfatizzati

E dal momento che una università è stabilita e mantenuta attraverso la volontà e sostegno di un popolo e di un governo, potremmo considerare, infine, l'uso da fare della conoscenza acquisita o sviluppata che si sta trasmettendo ora ad altri. Chiaramente, questa conoscenza deve essere dedicata alla realizzazione finale dei bisogni e dei desideri di coloro ai quali l'università deve la sua esistenza. Un'università che è incurante degli effetti pratici del lavoro sulla gente e sulla nazione, che limita i propri orizzonti all’aspetto teorico ed astratto e svolge le proprie attività nelle biblioteche e nei laboratori, non può aspettarsi di godere a lungo del sostegno del popolo e della nazione.

E’ il Nostro desiderio più sincero che questa Università soddisfi tutti questi requisiti in modo che la piena forza della promessa che tende al futuro del Nostro amato paese potrà essere gloriosamente e ben realizzata. Voi laureati che avete avuto, attraverso gli anni di servizio alla nazione, l’opportunità di vedere in prima persona l'impatto della vostra formazione sul vostro Paese e di osservare in prima persona le esigenze della nazione, siete in una posizione migliore per comprendere e valutare fino a che punto tutto questo è ad oggi compiuto. Questo è lo scopo essenziale del Programma di Servizio Nazionale: lo sviluppo all'interno di ognuno di voi del senso interiore del servizio alla nazione. Solo attraverso la dedizione ed il sacrificio si può veramente aiutare e portare beneficio al proprio paese.

Sebbene la pressione imposta dalla necessità di formare più insegnanti è ancora sentita, notiamo con grande soddisfazione che il numero di insegnanti Etiopi è aumentato nei cinque anni di vita dell'Università. Per raggiungere l'autosufficienza, dobbiamo dare a questo la priorità per superare questa carenza. Non possiamo dipendere sempre dagli altri. "Il discepolo non è al di sopra del suo padrone". Vi esortiamo, insegnanti, che avete una conoscenza diretta delle condizioni del vostro paese,ad usare la vostra formazione per lo svolgimento di ricerca preziosa diretta verso la riduzione dei problemi del vostro
paese. Insegnate, imparate e con ciò estendete sempre più le frontiere della vostra conoscenza.

Alcuni di voi laureati della classe 1966 non sono stati in grado di perseguire una formazione universitaria a tempo pieno. Nonostante questo, avete dedicato il vostro tempo libero per i vostri studi, stabilito che ciò non avrebbe costituito un serio impedimento per il vostro lavoro. Siete stati trovati degni, e voi, in particolare, meritate congratulazioni.
 

I ranghi devono essere riempiti

Oggi, i Nostri occhi e le Nostre speranze sono su di voi laureati. Ci auguriamo che i semi di apprendimento che avete ricevuto, nel servizio che rendete, matureranno in un raccolto abbondante. Abbiamo assunto l'obbligo di favorire e ampliare l'istruzione nella nostra Nazione sia come dovere solenne, perché la nazione può fiorire e svilupparsi solo se le fila dei docenti e degli studenti saranno ampliate e riempite; sia come una questione di libero arbitrio, perché l'uomo preferisce parlare della sua nazione in termini di uomini e donne colti, piuttosto che raccontando le dimensioni della sua popolazione.

Quelli di voi che non hanno ancora completato gli studi aspettano con speranza ed impazienza il giorno in cui anche voi, potrete raggiungere questo onore. A voi indirizziamo il messaggio di San Paolo: "Chi guarda indietro, una volta che ha messo mano all'aratro? ".

Queste parole ci ricordano anche della necessità di più università, per più insegnanti, più scuole, più studenti e più lavoro. Ci fanno impegnare sempre di più pienamente verso la ricerca dei limiti esterni delle frontiere dell’apprendimento. Fino a quando questi non saranno raggiunti, nessuno potrà godere della pace della mente.

Il dinamismo, accoppiato con una preoccupazione coscienziosa per il benessere della nazione, è una qualità necessaria per la mente giovanile. Avete avuto migliore opportunità educative di molti. Valutate le vostre idee; separate il buono in loro dal male. Una volta messe le vostre mani all'aratro, non guardate indietro. L’Istruzione modella gli elementi umani nell'uomo. Lo sviluppa dall'adolescenza all'età adulta. Lasciate che l’utilità sia oggi il vostro segno distintivo, non l'adolescenza.

Ancora una volta, Ci congratuliamo con tutti voi, e ringraziamo Dio Onnipotente che vi siete dimostrati meritevoli di questa occasione.

30 giugno 1966

Selected Speeches of H.I.M. Haile Selassie I”, pp. 38-41

Sis TsegheSelassie

ALL MAN ACTS
Brevi Cronache Sommarie
del Regno del Figlio dell'Uomo

Giugno 1970, anno 1963 del calendario etiopico e 78° della Nascita di S.M.I. Hayle Selassie I.
 

 2 giugno – Il Consiglio dei ministri continua la discussione sul progetto di legge riguardante la riforma fondiaria.

4 giugno – S. M. I. Haile Selassie I compie una visita di cortesia in Francia e discute con il presidente della Repubblica, Georges Pompidou, le relazioni bilaterali e problemi internazionali; l’invito al Sovrano è stato esteso dal presidente francese.

5 giugno – S. M. l’Imperatore giunge al Cairo da Ginevra, per una visita ufficiale di due giorni su invito del presidente Gamal Abdel Nasser. – Il Ministero degli Affari Esteri rende noto che il Sovrano compirà una visita amichevole in Kenya il 7 giugno prossimo, su invito del presidente Jomo Kenyatta. – S. A. I. il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen riceve un assegno di 22.704 dollari da una comunità estera per la Croce Rossa etiopica.

6 giugno – S. M. I. Haile Selassie I ed il presidente Nasser discutono delle relazioni bilaterali, della crisi nel Medio oriente e di problemi africani ad un banchetto di Stato offerto dal Capo dello Stato della RAU in onore dell’Imperatore. – Viene prolungata la sessione 1969/70 del Parlamento per due settimane, per ordine di S. M. l’Imperatore.

7 giugno – S. M. I. Haile Selassie I giunge a Mombasa; nel suo discorso pronunciato all’arrivo dichiara che è sicuro che dallo scambio di punti di vista con il presidente Kenyatta beneficeranno non solo i due Paesi, ma anche “in piccola misura la comunità mondiale in generale”. – Johannes Tesfasghy, ambasciatore designato di S. M. I., giunge a Nuova Delhi per prendere parte alla commissione permanente per il prossimo vertice dei Paesi non allineati.

9 giugno – S. M. l’Imperatore ed il presidente del Kenya Jomo Kenyatta firmano un trattato di confine tra l’Etiopia ed il Kenya.

10 giugno – L’Imperatore rientra nella capitale dopo visite ufficiali in Giappone, nell’URSS, in Francia, nella RAU ed in Kenya. – Il Sovrano invia un messaggio al presidente keniota, Jomo Kenyatta, dichiarando che “la ratifica del trattato confinario è una pietra miliare nelle relazioni fra i due Paesi fratelli”. – L’Imperatore invia un messaggio di felicitazioni a Re Hussein di Giordania per essere scampato ad un attentato.

11 giugno – Rientra Yilma Deressa, ministro del Commercio, Industria e Turismo, da un viaggio per incarichi ufficiali, che lo hanno visto in Giappone, ad Hong Kong ed in India. – Giunge una delegazione sudcoreana per una visita di affari di cinque giorni.

12 giugno – Il Programma UNDP (United Nations Development Programme, ndt) rende noto che è stata approvata un’assistenza totale di 4.500.000 dollari per tre progetti in Etiopia riguardanti lo sviluppo della valle dello Auasc, il controllo sanitario della valle e dei dintorni, ed un ufficio postale bancario per risparmi. – Ghetahun Tesemma, ministro dello Sviluppo comunitario e Affari sociali, è eletto presidente della Commissione di studio delle strutture dell’O.I.L. (Organizzazione Internazionale del Lavoro, ndt).

13 giugno – S. M. I. Haile Selassie I presenzia alle cerimonie indette per il 25.mo anniversario della giornata sportiva della Polizia.

14 giugno – S. M. l’Imperatore inaugura un ponte bailey sul fiume Ketar che collega le provincie degli Arussi e dello Shoa.

15 giugno – L’Imperatore riceve i commissari di Polizia dei 14 Governatorati Generali dell’Impero che hanno preso parte ad un seminario di sei giorni. – La camera dei deputati approva una proposta di legge che incrementa il prestito governativo USA da 5.800.000 dollari a 8.800.000 dollari per l’attività di eliminazione della malaria. – Abbasciaul Uoldemaryam, amministratore generale della IHA (Integrated Healthcare Association, ndt), parte per la Germania occidentale per una settimana, in cui discuterà del progetto Dilla Moyale con gli enti interessati.

16 giugno – Il Sovrano riceve un documentario sulle attività assistenziali della Fondazioe Haile Selassie I, girato dalla “London Line”, una società televisiva londinese. – S. A. I. il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen parte per l’Europa. – Partono per Kinshasa il senatore E. D. Letete ed il signor Sixisae del Lesotho, dopo aver avuto colloqui con funzionari del Ministero degli Affari Esteri.

17 giugno – Prendono congedo dall’Imperatore quattro esploratori del caffè ed il segretario esecutivo del comitato nazionale del caffè che si recano in Giappone per una missione di promozione di vendite del prodotto. – La Camera dei deputati approva un prestito di 8.750.000 dollari del Governo USA per la IHA (Integrated Healthcare Association, ndt).

18 giugno- Rientra dopo un giro di quattro settimane in Olanda e negli USA il Ligg Endalkacciou Maconnen, ministro delle Comunicazioni, Telecomunicazioni e Poste.

19 giugno – Abebe Retta, ministro dell’Agricoltura, parte per l’Aia per partecipare al secondo congresso mondiale della FAO. – La Camera dei deputati approva un prestito governativo di 7.750.000 dollari della IDA (Informations for Development in Agricolture) per lo sviluppo agricolo della regione ndi Setit-Humera. – L’USAID (U.S. Agency for International Development, ndt) approva in linea di principio il proposto prestito per il progetto della ISHOPA (Imperial Savings and Home Ownership Public Association, ndt). – Il dipartimento della Marina riceve due rimorchiatori del valore di 132.000 dollari dal Governo britannico per le operazioni portuali di Massaua e di Assab.

20 giugno – S. M. l’Imperatore invia un messaggio di congratulazioni al nuovo Primo ministro inglese Edward Heat. – Un messaggio di congratulazioni è inviato dal Primo ministro, lo Tzahafie Tesas Aclilu Habteuold, al suo collega britannico, Edward Heat.

22 giugno – La sessione 1969/70 del Parlamento viene prolungata per due settimane per ordine dell’Imperatore. – Seifu Mahteme Sellassie, ministro dell’Educazione e belle Arti, apre la riunione di storici e studiosi per la stesura e la pubblicazione di una storia generale dell’Africa. – Il Ministero della Sanità pubblica riceve un assegno di 75.000 dollari dall’UNHCR per rafforzare i servizi sanitari in Gambela. – Ghetacciou Mekascia, ministro di Stato alle Informazioni, apre un seminario di cinque giorni per corrispondenti dell’ENA (Ethiopian News Agency). – Menassie Lemma, governatore della National Bank of Ethiopia, firma la licenza operativa di 2 milioni di dollari del Banco di Napoli (Ethiopia) Sh. Co. –

25 giugno – Il Sovrano riceve in udienza i partecipanti alla riunione della Commissione scientifica internazionale per la stesura e la pubblicazione di una storia generale dell’Africa. – Il Governo imperiale e l’UNHCR sottoscrivono un accordo che fornisce all’Etiopia oltre 1.600.000 dollari per l’ampliamento dei servizi educativi e di altre attività in aiuto ai rifugiati sudanesi di Gambela. – Si ricorda in Etiopia il 25.mo anniversario della firma della Carta dell’ONU.

27 giugno – S. M. I. Haile Selassie I visita le scuole comunitarie di Godimo e Kofu, ed ispeziona un nuovo ponte costruito sul fiume Belbela e che unisce le due zone.

30 giugno – S. M. l’Imperatore visita la scuola privata di Asere Hauariat nel distretto d i Gulele. – Il Consiglio dei ministri rinvia alla sua commissione legale per ulteriori studi un progetto di legge sulle responsabilità ed i doveri della Civil Aviation Administration. – L’Etiopia insieme ad altri Paesi è invitata dall’Accademia nazionale indiana d’arte a partecipare alla II Triennale d’arte contemporanea mondiale che si aprirà a Nuova Delhi il 23 gennaio 1971.

Bro Ghebre Selassie

Commento al Vangelo di San Giovanni

di Yohannes Afeworq

Discorso settimo

Era la vera luce, capace di illuminare ogni uomo, che veniva nel mondo 1.

1. – Figli dilettissimi, noi vi proponiamo come cibo spirituale, delle brevi riflessioni su passi delle Scritture, e non già uno dopo l’altra ininterrottamente, ma un po’ alla volta, affinché possiate ritenere più facilmente nella vostra memoria la parola udita.

Se sugli edifici si sovrappongono sovrastrutture, prima che siano ben cementate tra loro le pietre della costruzione originaria, si elevano pareti non salde, ma soggette a crollare facilmente, chi invece attende che le prime pietre siano ben cementate, e poi, a poco a poco, aggiunge le soprelevazioni, erige un edificio stabile e durevole. Imitiamo anche noi questi costruttori di palazzi ed edifichiamo in maniera analoga le nostre anime. C’è da temere infatti che, avendo voi posto di recente le prime basi, gli insegnamenti che riceverete in un secondo tempo possano compromettere quelli che avete ricevuto prima, non essendo le vostre menti capaci di contenerle tutti insieme.

Che cosa dunque è stato letto oggi? Era la luce vera, capace di illuminare ogni uomo, che veniva nel mondo. Lo stesso evangelista, che prima, parlando di Giovanni diceva che era venuto “per testimoniare della luce”, dice ora che fu mandato; e per evitare che a qualcuno, udendo tali parole, a causa della recente venuta del testimone, sorgesse qualche sospetto contro Colui a favore del quale si rendeva testimonianza, conduce le menti ad altezze così sublimi, da metterle in contatto con un’esistenza che non ha mai avuto principio e non avrà mai fine. “Ma come può avere una tale esistenza” tu dirai “essendo il Figlio?”. Parliamo di Dio e tu vuoi sapere il come e il perché? Non ti rendi conto del rischio che corri, osando tanto? Se qualcuno ti chiedesse come avverrà che le anime e i corpi godranno della vita eterna, rideresti di tale domanda, perché l’indagare su ciò non rientra nelle possibilità della mente umana; essa deve soltanto credere, non indagare su quelle parole che sono sufficientemente dimostrate dall'autorità di chi le dice. Ebbene, se noi diciamo che chi ha creato le anime e i corpi ed è incomparabilmente superiore a tutte le creature, non ha principio, ci chiedi come può avvenire ciò? Ma può essere che un uomo sano di mente e che ha un po’ di buon senso, faccia tali discorsi? Hai udito le parole “Era la luce vera”, perché tenti inutilmente di comprendere, con la tua ragione, quella vita infinita che rimane assolutamente inaccessibile? Perché cerchi di sapere cose su cui non è consentito indagare? Perché vuoi scrutare il mistero? Perché esamini curiosamente ciò che non si presta ad essere analizzato? Prova ad indagare sull’origine dei raggi solari; tu non riuscirai a scoprirla; tuttavia non per questo ti angustierai, e dovrai rassegnarti alla tua incapacità. Perché, dunque, sei più audace e più temerario nel tentare d’indagare su cose ancor più elevate? Giovanni, il figlio del tuono, colui che fa echeggiare arcane note, quasi di tromba angelica, ha udito dallo Spirito la parola “era” e non ha chiesto altro; e tu, che non hai ricevuto altrettanta grazia, che parli fondandoti sulla tua meschina ragione, tenti di andare oltre i limiti a te concessi? Non per questo riuscirai a conoscere verità altrettanto grandi e profonde, come quelle cui egli è pervenuto.

Veramente l’astuzia del diavolo consiste proprio in questo, cioè nel trascinare chi gli va dietro oltre i limiti che Dio ha stabilito per noi, come se fosse possibile andare molto al di là di essi. Però,dopo averci adescato con questa speranza illusoria e dopo averci fatto perdere la grazia di Dio, non soltanto non aggiunge niente alle nostre cognizioni (e come potrebbe farlo, essendo il diavolo?), ma non ci lascia neppure ritornare nello stato in cui prima ci trovavamo in pace e al sicuro, anzi ci trascina di qua e di là. Errabondi, senza farci mai trovare un punto fermo dove sostare. È così che riuscì a far cacciare il nostro primo progenitore dal paradiso terrestre. Dopo averlo adescato con la speranza di una maggiore scienza e di maggiori onori, riuscì alla fine a fargli perdere il possesso di quei beni di cui godeva in pace e tranquillità. No solo non lo fece diventare uguale a Dio, come gli aveva promesso, ma lo sospinse sotto la tirannia della morte; e quello non solo non ottenne alcunché dall'aver mangiato il frutto dell’albero proibito, ma perdette anche, in gran parte, le cognizioni che già possedeva, nella vana speranza di accrescerle a dismisura. Allora, per la prima volta. cominciò a vergognarsi della sua nudità, mentre prima era superiore ad ogni pudore e ad ogni sentimento di vergogna. E non soltanto allora si accorse di essere nudo, e di aver bisogno di vesti, ma gli capitarono altri mali ancor più gravi.

Pertanto, affinché non accada altrettanto anche a noi, obbediamo a Dio, osserviamo i suoi comandamenti e non cerchiamo di sapere il perché e il come delle cose con eccessiva curiosità, se non vogliamo che anche a noi capiti di perdere i beni che ci sono stati concessi, come capitò ai nostri progenitori. Mentre, infatti, essi ricercavano la causa prima della vita che non ha principio, perdettero anche ciò che potevano avere. Non solo non trovarono quello che cercavano (e, d'altronde, non potevano trovarlo), ma caddero anche in errore sulla vera fede nei riguardi dell’Unigenito.

Non oltrepassiamo dunque gli antichi confini che i nostri padri hanno stabilito e, in ogni circostanza, obbediamo alle leggi dello Spirito Santo. Quando udiamo le parole era la vera luce, non indaghiamo oltre, perché non possiamo giungere più in là. Giacché, se Dio avesse generato alla maniera degli uomini, vi sarebbe necessariamente qualche differenza di età fra il genitore e il figlio; ma siccome generò nel modo ineffabile che a Dio si addice, considera come inesistenti, a tal riguardo, il “prima” e il “dopo”, che sono termini connessi col concetto di tempo, mentre il Figlio è il creatore anche di tutti i secoli.

 

2. – “Allora - tu obbietterai – egli non è padre, ma fratello”. Ma per quale ragione dovrebbe essere tale? Se dicessimo, infatti, che il Padre ed il Figlio sono nati da un’altra e diversa radice, potremmo anche ammettere quanto tu dici; ma se invece ci asteniamo dal pronunciare una tale empietà ed affermiamo che il Padre è senza principio e non è stato generato, e che il Figlio è parimenti senza principio, ma è stato generato dal Padre, che necessitavi è di dedurre da queste verità una conseguenza così empia? Certamente non ve n’è alcuna.

Il Figlio è veramente splendore; ma ogni splendore deve essere riferito ad una sostanza da cui viene irradiato. Paolo gli ha dato questo appellativo, proprio perché a nessuno sorgesse il dubbio che tra il Padre e il Figlio vi fosse qualche differenza di età: tale è il significato da dare alla sua espressione. Dopo aver usato questa similitudine, egli confuta le assurdità che potrebbero insinuarsi nelle menti degli sciocchi. Per il fatto – egli dice - che lo avete sentito chiamare con l’appellativo di “splendore”, non dovete crederlo privo di una propria personalità. Sarebbe questa un’idea empia; in ciò infatti consiste il folle errore dei Sabelliani e dei Marcelliani.

Noi però non la pensiamo così, anzi proclamiamo che Egli possiede una propria persona. Anche l’Apostolo delle genti, dopo averlo chiamato “splendore”, aggiunge: “Ed è impronta della sua sostanza” 2, per indicare che Egli possiede una propria “ipostasi” ed insieme la stessa unica sostanza, di cui è anche l’impronta. Giacché non basta certo una sola parola, come ho già detto, per illustrare agli uomini queste verità concernenti Dio: ma ci auguriamo di poter scegliere, tra le molte che vengono proposte, le parole che più gli si addicono. Potremo, in tal modo, celebrare degnamente la gloria di Dio, per quanto è consentito alle nostre forze limitate. Se qualcuno, infatti, credesse di poter parlare in maniera veramente degna di essa e sostenesse di conoscere Dio come se stesso, in realtà ignorerebbe Dio completamente.

Ben sapendo ciò, teniamo dunque presenti nella nostra mente tutte quelle cose che ci hanno tramandato coloro che, all’inizio, videro con i propri occhi il Verbo e ne divennero seguaci, e non indaghiamo oltre, con eccessiva curiosità. Quelli che indulgono al vizio della curiosità, fanno doppiamente il loro danno, perché si affaticano nel cercare invano le cose che non sono in grado di trovare e perché provocano l’ira di Dio, nel tentativo di varcare i confini che Egli stesso ha stabilito. e non occorre che vi dica che cosa significa suscitare l’ira di Dio, perché lo sapete bene.

Perciò, dopo aver rintuzzato la loro arroganza, ascoltiamo con riverenza la parola di Dio, invocando la sua perpetua protezione; giacché Egli stesso ci dice. “Chi guarderò se non l’umile e mansueto, e quieto, che teme i miei precetti?” 3. Messa dunque da parte ogni curiosità, diveniamo umili di cuore, piangiamo sui nostri peccati, come il Krestos ci ha comandato, pentiamoci delle nostre colpe, facciamo con diligenza l’esame di coscienza dei peccati che abbiamo commesso in passato e facciamo si che ci vengano cancellati interamente.

Molte vie Dio ci ha indicato per far questo. “Confessa tu per primo i tuoi peccati – dice il profeta – affinché tu venga giustificato” 4, e ancora: “Confesserò contro di me i miei peccati al Signore e tu cancellerai l’empietà dal mio cuore” 5. Il frequente ricordo dei peccati commessi e l’accusa che per essi rivolgiamo contro di noi, è un mezzo assai efficace per trattenerci dal commetterne degli altri. Vi è un mezzo ancora più efficace, che consiste nel non adirarsi contro nessuno di coloro che ci hanno fatto del male; nel perdonare a tutti quelli che ci hanno offeso. Vuoi conoscere anche una terza via? Ascolta Daniele che dice: “Perciò ripara ai tuoi peccati con le elemosine e alla tue ingiustizie con la misericordia verso i poveri” 6. Ve n’è poi ancora un’altra e cioè rivolgere preghiere a Dio con frequenza e perseveranza. Anche il digiuno ci procura non poca consolazione e la remissione dei peccati, quando è congiunto con la carità verso gli altri e placa la manifestazione dell’ira di Dio. Giacché “lacqua estingue il fuoco ardente e con le elemosine si cancellano i peccati” 7.

Procediamo dunque su tutte queste vie. Se ci atterremo sempre ad esse, facendo ogni sforzo che sarà in nostro potere, non solo andremo assolti dai peccati della vita passata, ma ne trarremo grandissimo profitto per il futuro. Non offriremo infatti al diavolo la possibilità di entrare in noi, né cadremo nell’accidia, né nella curiosità morbosa. Giacché proprio per mezzo di questi e di altri vizi, il diavolo ci trascina a partecipare a questioni sciocche e a dispute pericolose, vedendoci oziosi e inattivi e non preoccupati di tenere una condotta di vita onesta. Noi, invece, sbarriamogli la strada, siamo vigilanti e sobrii, affinché, dopo aver un poco faticato per breve tempo, possiamo godere, per infiniti secoli, dei beni immortali, per la grazia e la benignità del nostro Signore Iyasus Krestos, per mezzo del quale e con il quale sia gloria al Padre, insieme allo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. Così sia.

1 Gv. 1, 9;
2 Ebr. 1, 3;
3 Is. 66, 2;
4 Is. 43, 26;
5 Sal. 31, 5;
6 Dan 4, 24;
7 Eccl. 3, 30.

Bro Ghebre Selassie

Fondazione del Tabernacolo
PITFOUR NYAH BINGHI HOUSE

di Ras Flako Tafari, Nyah Bingi Incient
Wisemind Publications
www.wisemindpublications.com

 

Negli anni sessanta, i trenta ettari di terreno di Granville Pitfour erano una comunità agricola prima che una parte di essi venisse dichiarata territorio del Tabernacolo Nyah Binghi.

Il terreno fu donato dal People National Party (PNP) a quello che è ora registrato come Granville United Providence Society, che al tempo era coordinato da Ancient Bongo Muxie e un gruppo di Rastafari bredren.
Ancient Bongo Muxie insieme a Bongo Joe e Bongo Manie furono coloro che, nel corso degli anni, dedicarono la maggior parte del loro tempo e denaro allo sviluppo del Nyah Binghi Camp a Granville Pitfour.

Durante i primi anni la famiglia Rastafari era solita riunirsi in luoghi diversi, come la yard di Incient Bongo Isaac a Granville,quelle di Bongo Blackwood a Glendevon o Bongo Noel, Blood Lane in Glendevon, Fisherman Beach, anche a North Gully sotto il grande guinep tree e a Crusha man place.

I canti a scadenze regolari si svolgevano invece presso la yard di Brother Noel e i reasoning nella yard di un altro fratello a Blood Lane.

Agli inizi degli anni settanta alcuni bredren di spicco della famiglia Rastafari decisero di costruire un Tabernacolo Nyah Binghi permanente all'interno della comunità agricola ben popolata di Granville Pitfour. C’erano al tempo altri tabernacoli nel distretto di Saint James, ma questi erano solo temporanei e situati nelle yard di singoli fratelli.

La prima cosa che facemmo fu organizzarci e centralizzarci in un gruppo come da istruzioni di Haile Selassie. I membri del Granville United poi inviarono la loro prima lettera riguardante la terra all'assessore della nostra zona. Il membro del Parlamento quindi ci consigliò di formare una cooperativa per conto dell'organizzazione.

Ben presto così il gruppo fu ufficialmente registrato come il Granville United Providence Society con la responsabilità dei trenta ettari di terreno.
Fu allora nostra intenzione sviluppare il Binghi Center come un complesso multiplo che includesse una scuola, un supermercato, un centro di formazione professionale, una comunità di agricoltori e una chiesa.

Iniziò quindi il dialogo tra il fondatore principale del Granville United Providence Society, Bongo Muxie e i rappresentanti territoriali del governo: ben presto i trenta acri di terra furono sondati e una sezione fu identificata e chiamata “Binghi Ville”, designata come territorio Nyah Binghi.

Nei primi anni settanta alcuni fratelli, come Bongo Manie, Bongo Joe, Bongo Rock, Ras Ikrus Fat-I, Bongo Isaac, Ista J, Ras Blue, Incient Bongo Tony, e Bongo Hu-I, Jah Youth insieme altri fedeli lavoratori decisero di costruire un tabernacolo rotondo dopo aver esaminato i disegni dei tabernacoli ai tempi di Mosè.


 

La decisione collettiva fu che la struttura avrebbe dovuto avere tre porte di ingresso e di uscita che simboleggiano i tre spiriti di Dio e tredici posti, di cui dodici simboleggiano i dodici discepoli, mentre il tredicesimo al centro, rappresenta il Cristo.

Stando alle testimonianze storiche, il Pitfour Tabernacle fu il primo in tutta la Jamaica ad avere questa pianta e questo stile. Pochi anni dopo la Scott Pass Binghi House decise di utilizzare lo stesso disegno che è stato poi replicato anche da alcune case Binghi o proprietari di terreni Binghi in Jamaica e in giro il mondo.

Per la copertura fu utilizzata paglia al fine di mantenere un aspetto estetico ‘Ancient’, per il suolo del tabernacolo fu lasciata l’erba del prato per consentire una Groundation naturale di unità con la terra.
Le prime I-ses celebrate nel Pitfour Tabernacle furono un 2 novembre in commemorazione dell'Incoronazione di Haile Selassie e Imperatrice Menen.

Incient Bongo Time, il Priest dell'Ordine del Nyah Binghi era presente in quell'occasione.

Nel 1988, durante l’ uragano Gilbert, il tetto fu danneggiato a causa dei forti venti e di un albero vicino che fu sradicato e vi cadde sopra causandone il crollo.
Il tetto fu poi ricostruito e coperto con nuova paglia, le travi spezzate sostituite, per fortuna nessuno dei tredici posti venne danneggiato.

Dopo pochi anni la copertura del tabernacolo cominciò ad avere serie infiltrazioni d’acqua, specialmente nella stagione delle piogge, così un telone di plastica fu posto sopra la paglia per isolare dall’acqua, ma quando fu effettuato un controllo generale del tabernacolo, si scoprì che la maggior parte del legno che componeva la cassaforma del tetto era gravemente danneggiato, anche il bambù e legno rotondo che incorniciava il cerchio attorno al tabernacolo erano ormai rovinati.

A causa dell'età del Tabernacolo e di ciò che rappresenta per la famiglia Rastafari, la Pitfour Nyah Binghi House ha quindi deciso di costruire un nuovo tabernacolo, nello stesso posto di quello vecchio, ma più grande e con una struttura migliore.

Il tetto di paglia sarà sostituito con tegole per una maggiore durata nel tempo, tutto il legno sarà sostituito compresi i tredici posti, ma il disegno complessivo del tabernacolo rimarrà lo stesso, per mantenere la Inciency anche nei tempi moderni.

L’obiettivo del lavoro è quello di costruire un tabernacolo per i posteri e non per pochi anni quindi per la costruzione dovrà essere impiegata un’attenta pianificazione e il giusto tempo necessario.

Ci sono anche alcuni Rastafari Incients che sarebbero contenti di vedere il Tabernacolo con porte e finestre, ma una decisione in materia non è stata ancora presa.
Per portare avanti questo upfull e degno compito al fine di preservare la spazio sacro Rastafari saranno indispensabili un forte impegno, risorse finanziarie, capacità tecniche di edilizia e cooperazione.

Ora è intenzione della Pitfour House di fare appello alla collettività Rastafari per supportare la nostra decisione a ricostruire il tabernacolo.

A questo proposito, la House ha intrapreso la prima fase di attività di raccolta fondi, che consiste nel richiedere la somma di 1000 dollari Jamaicani (circa 8€ ndt) come contributo da parte di ogni Rastafari che appartenga o meno al Nyah Binghi Order. Saranno anche accettate ulteriori libere donazioni per far progredire il nostro progetto.
La scadenza per il completamento della costruzione del Tabernacolo è fissata prima delle celebrazioni del 2 novembre 2015.

Preghiamo che tutti i nostri sforzi saranno coronati da successo attraverso le divine misericordie di Q'damawi Haile Selassie e l'imperatrice Menen.
Possa Jah Rastafari sempre guidare gli sforzi di InI con saggio consiglio e upfulness.

Guidance

Ras Flako Tafari

Nota della redazione: è possibile inviare donazioni per la costruzione del nuovo Tabernacolo, chiunque sia interessato può contattare la nostra segreteria a questo indirizzo f.a.r.i@live.it

Ises

Everytime I chant Nyahbinghi 





 
 
 
InI wa go home a yard
Yes for everytime I chant Nyahbinghi InI wa go home a yard





The Rastaman tired fe live in a Babylon








There is pure victimisation






For through the power of the King of Kings






InI must go home a yard

 

Ogni volta che canto Nyahbinghi

Riferimenti Biblici: Numeri 21,17; 1Cronache 6,32; 15,16; 2Cronache 20,21; Salmi 28,7; 45,1; 68,25; 69,30; 92,1; 98,5; 108,1; in particolare Salmi 148, 149 e 150; Giacomo 5,13

 

sento il desiderio di tornare a casa

Riferimenti Biblici: Salmi 126,1; 147,2; Isaia 27,13; Sofonia 3,10; Ezechiele 11,17; 20,34; 20,41; 37,21; Geremia 40,12

 

Il Rastaman è stanco di vivere in Babilonia

Riferimenti Biblici: 2Re 20,17; 1Cronache 9,1; Salmi 137,1; Isaia 13,19; 21,9; 14,3; 14,22; 47,1; 48,20; Geremia 25,12; 51,55; 1Pietro 5,13; Rivelazione 14,8; 16,19; 17,5; 18,2; 18,10; 18,21

 

Qui subiamo una vera e propria vittimizzazione

Riferimenti Biblici: Rivelazione 16,6; 17,6; 18,24

 

Ma mediante il potere del Re dei Re

Riferimenti Biblici: 1Timoteo 6,15; Apocalisse 17,14; 19,16; Salmi 2,6; Daniele 7,13; Zaccaria 6,12-13; Ezechiele 43,4

 

InI dobbiamo far ritorno a casa

Riferimenti Biblici: vedi sopra

 

Bro Iyared Mihiret
Report: conferenza "La strage di Zeret"

Poiché oggi è un giorno di felicità per tutti Noi, dal momento che abbiamo battuto il nemico, Popolo Mio, rallegriamoci nello Spirito di Cristo, non ripagate dunque il male, non vi macchiate di atti di crudeltà, così come ha fatto fino all’ultimo istante il nostro avversario, state attenti a non macchiare il buon nome dell'Etiopia, prenderemo le armi al nemico e lo lasceremo andare via per la stessa via da cui è venuto.”
H.I.M. Haile Selassie I, 
5 maggio 1941

 

Con questa citazione il nostro amato presidente Ghebre Selassie ha introdotto la conferenza tenutasi l’undici aprile scorso presso l’ex scuola materna in Mugnai di Feltre dal titolo “ La strage di Zeret” presieduta dallo storico Matteo Dominioni.

Lo scenario in cui si svolge la vicenda è quello di un Etiopia pressata dal colonialismo fascista, spiega il nostro presidente, dove atrocità e barbarie, come ben sappiamo, non sono state risparmiate a nessuno, donne e bambini compresi. Ed è proprio questo aspetto cioè il coinvolgimento di civili durante le azioni di rastrellamento rivolte ai resistenti e l’incongruenza con la realtà nelle relazioni dell’esercito italiano, a portare lo storico a far luce su questo spiacevole episodio avvenuto l’ 11 Aprile 1939. Durante la presentazione il nostro presidente Ghebre Selassie ha toccato anche aspetti e risvolti sociali legati alla responsabilità dell’Italia ed al ruolo dell’Etiopia nelle vicende della Seconda Guerra Mondiale oltre che aver aggiornato i presenti dei risvolti positivi sulla questione “Mausoleo al Macellaio Graziani” .

“La strage di Zeret” è il titolo della conferenza tenuta dallo storico comasco Matteo Dominioni, tema trattato anche all’interno dei libri “Lo sfascio dell’impero”(Laterza 2008) e “Plotone chimico” (Mimesis 2010), un lavoro durato cinque anni, che lo ha portato ad esplorare gli altopiani della splendida Etiopia, dove ha potuto svelare un mistero rimasto sepolto per decenni negli archivi italiani, ed ormai tabù anche per le popolazioni etiopiche. Partendo da dei manoscritti ritrovati in Italia, nei quali non coincidevano numeri e fatti, Dominioni ha cercato di far chiarezza recandosi nell’impervia zona dell’alto Shoa. Per ricostruire con l’aiuto della popolazione locale, una tra le più atroci stragi di civili compiuta con l’utilizzo dell’iprite dall’esercito fascista. La presentazione è stata arricchita da delle splendide fotografie utilizzate dal relatore per far comprendere meglio agli ascoltatori le difficoltà sia per quanto riguarda le ricerche, che per quanto concerne la conduzione di una guerra d’occupazione in un territorio aspro qual è l’Etiopia. Il resoconto del massacro parla di più di 900 vittime quasi tutti vecchi, donne e bambini rifugiati in una grotta per scampare all’invasione demoniaca del regime fascista. Maggiori dettagli sulla vicenda sono esposti in modo approfondito sui file video e audio allegati.

Al termine della conferenza si è svolto un banchetto conviviale, , a base di ‘njera e contorni tipici della cucina etiopica, organizzato a favore dell’associazione Yawenta e preparato con la collaborazione delle sorelle della comunità etiope locale.

Nel corso della Storia, è stata l’inerzia di coloro che potevano aver agito, l’indifferenza di chi avrebbe dovuto essere più cosciente, il silenzio della voce della giustizia quando contava maggiormente, che hanno reso possibile il trionfo del male
(H.I.M. Haile Selassie I, Addis Abeba 1963).

Ringraziando il Nostro Signore Qedamawi Haile Selasie per la grazia concessaci, nell’essere stati parte illuminata ed illuminante, nel processo di salvaguardia della verità e dei diritti degli oppressi, possa il nostro umile lavoro sommarsi a quello dei fratelli di tutto il mondo quale testimonianza dell’eterna vittoria del bene sul male.
Amen!

Bro Ciro

Una semplice riflessione su un insegnamento del Re dei Re applicato alla Vita Comunitaria

Rivolgendosi alle Nazioni Unite nel Suo cruciale discorso del 1963, il nostro Re fece presente che la strada per la sopravvivenza dell’umanità sta nella subordinazione degli interessi personali a quelli collettivi. Anche se in quel caso Egli si riferiva alla creazione di una comunità di nazioni, dovremmo far tesoro di questo insegnamento anche in riferimento alla creazione di una comunità di persone, nel caso che cioè ci riguarda più direttamente.

Anche al momento attuale la Comunità in Italia è traviata da una serie di microfratture e conflitti latenti che ne ritardano la fioritura. Non si tratta certo di gravi abusi, e forse è anche naturale che in ogni famiglia vi siano dei momenti di confronto o periodi di alti e bassi. Eppure è utile riflettere sulle ragioni di questa condizione. Trovandomi da qualche anno a svolgere una specifica mansione all’interno della Comunità, ho potuto osservare da vicino tutti questi dissidi: in tutta modestia mi sento di poter affermare che alla radice di questi conflitti vi è quasi sempre la convinzione di essere legittimati ad agire indipendentemente dall’esistenza di un interesse collettivo, come se la propria dimensione personale fosse sempre e comunque la priorità.

Certo nessuno vuole affermare che una Comunità dovrebbe somigliare a un ente costrittivo e oppressivo che miri a uniformare gli individui entro comportamenti standardizzati, privandoli del loro spazio personale e della loro sacra individualità. Siamo ben lungi da inclinazioni del genere, e quando qualcuno ha provato a dirigerci su quel cammino è stato presto smascherato, come sa bene chi ha vissuto la storia della Comunità in Italia. Eppure, libertà non significa poter fare sempre e in ogni caso quel che ci passa per la testa. Ciascuno che entra a far parte di una Comunità dovrebbe ricordare sempre che è suo DOVERE portare nel gruppo il meglio di sé e lasciare il peggio fuori dalla porta.

Anche se tutti abbiamo difetti più o meno gravi e nocivi, con i quali combattiamo ogni giorno, continueremo a nuocere agli altri fino a quando non avremo la decenza di lasciare questi difetti FUORI dalla vita comunitaria. Abbiamo tutti dei pregi e dovremmo metterli a frutto con gli altri. Avere dei problemi nelle proprie menti, nelle proprie case, è talora triste, ma fino a un certo punto normale, mentre lasciare che questi problemi invadano lo spazio delle relazioni comunitarie è assenza di autocontrollo.

Attenzione: non sto dicendo che il sorgere di un dissidio implichi una grave colpa nelle parti coinvolte. Talora individui in buona fede possono generare o subire dinamiche di conflitto anche solo per zelo o a causa di incomprensioni, e quasi certamente è questo che avviene tra di noi, poiché tutti sappiamo che nessun membro della nostra Famiglia agisce per malvagità. Tuttavia, è il modo in cui gestiamo questi conflitti che fa la differenza e che manifesta la nostra maturità nel far parte di una Comunità. Se si fa parte di un progetto comune non si può pensare di risolvere un dissidio ignorando l’esistenza dell’altro individuo e del dissidio stesso, come se niente fosse accaduto; al contrario dovrebbe essere nostra premura ricorrere ad ogni mezzo possibile e manifestare interesse affinché questa parte del corpo caduta in disgrazia venga finalmente risanata. Vi sono comportamenti che sembrano dire all’altro “Per me potresti anche non esistere e io vivrei altrettanto bene”. Questo tipo di mentalità è molto comune come forma di deresponsabilizzazione morale all’interno della società in cui viviamo, ma non si addice alla nostra Comunità, e sfido chiunque a dimostrare il contrario.

vostro fratello Iyared Mihiret

Let food be your medicine...

ALBICOCCHE

Salutiamo la stagione estiva con l’arrivo di giugno che apre le porte al caldo e alle lunghe giornate.

Gli alberi da frutto hanno ormai finito la fioritura e i primi frutti compaiono sui rami. Ed è questo il caso delle albicocche che sono infatti tra i primi ‘doni’ dell’estate con il loro inconfondibile gusto dolce e zuccherino sono infatti pronte per essere colte a giugno ed in alcuni casi a luglio, a seconda delle specie.

La Prunus Armeniaca è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosacee (come prugne, pesche, ciliegie), è originaria della Cina dove era già conosciuta nel 3000 a.C. e venne diffusa in Europa dai Romani dopo la conquista dell’Armenia, da qui il suo nome scientifico. Il Nome comune proviene sembra dall’Arabo "Al-barquq" ed in precedenza da quello latino "Praecoquus" che significano in entrambi i casi ‘precoce’ proprio perché questa pianta è in grado di dare frutto già al secondo anno dopo essere stata piantata.

Oggigiorno se ne produce una vasta gamma di qualità e Stati Uniti, Spagna, Italia, Francia e Grecia sono i maggiori stati produttori. Questo frutto contiene, come tutta la frutta, una gran quantità d’acqua (85% circa), è un frutto ricco di vitamine, soprattutto carotenoidi, vitamina A e C, pensiamo che due etti di albicocche forniscono il fabbisogno giornaliero di vitamina A per una persona adulta. Queste vitamine hanno, tra le varie proprietà, anche una funzione antiossidante, quindi contrastano l’azione dei radicali liberi e proteggono l’organismo. Quest’alta presenza di beta-carotene, che il nostro corpo trasforma in vitamina A, rende l’albicocca un frutto altamente indicato per la prevenzione dei tumori. Infatti, anche alcuni studi dell’American Cancer Society dimostrano che questo frutto, così come carote e arance, può ridurre il rischio di cancro alla laringe, esofago e polmoni. Una manciata di albicocche contiene il 100% della dose giornaliera raccomandata di beta-carotene.
 

Non solo, ma le albicocche hanno un effetto assolutamente benefico sulla nostra pressione arteriosa; aiutano infatti a prevenire la formazione di placche sulla parete interna delle arterie, il bilanciamento della pressione sanguigna e della funzionalità cardiaca. Inoltre rafforzano il sistema immunitario e contribuiscono alla salute degli occhi, della pelle, dei capelli, delle gengive e delle ghiandole.

L’alta presenza di minerali come potassio, fosforo, sodio, ferro, rame e calcio ne fa un valido supporto in casi di anemia, spossatezza, convalescenza; il potassio in particolare è molto utile anche nell’attività fisica, durante i mesi estivi. Grazie all’alta presenza di potassio è una valida alternativa ai diuretici chimici, oltre che ad essere di grande aiuto per prevenire disturbi al sistema nervoso e a quello muscolare.

Un tempo le donne cinesi mangiavano albicocche per favorire la fertilità. L’intuito femminile ha preceduto ciò che la scienza avrebbe successivamente confermato: le albicocche sono ricche di minerali indispensabili per la produzione degli ormoni sessuali.

Un frutto perfetto, buono per il gusto e per la salute, l’albicocca però può avere effetti lassativi se mangiato in grandi quantità, a causa della presenza dello zucchero sorbitolo.

Negli ultimi anni la medicina alimentare si trova in un acceso dibattito riguardo al consumo dei semi di albicocca. Rompendone il nocciolo, infatti, al suo interno troviamo il seme vero e proprio, che può essere mangiato. Questi semi sembrano infatti essere potenti integratori contro le malattie tumorali, grazie all’alta presenza di vitamina B17 che, in presenza di cellule tumorali, è in grado di produrre cianuro. Le cellule tumorali contengono un particolare enzima, assente nelle cellule sane, che permette l'attivazione dell'azione anticancro della vitamina B17.

Il cancro sarebbe una malattia quasi sconosciuta alle popolazioni che seguono un'alimentazione ricca di vitamina B17. Ad esempio gli Hunza, una popolazione del Pakistan che vanta il più antico uso di semi di albicocca nell'alimentazione, sembrerebbero aver evitato queste malattie grazie al costante consumo di questi semi. Oltre che nelle albicocche, accompagnate dall'assunzione dei loro semi, la vitamina B17 è contenuta in legumi come le fave o i piselli, nei germogli di legumi e cereali, nell'erba medica, nella lattuga, nelle rape ed in altri ortaggi e bacche. Questi studi sono stati messi in questione dal altri scienziati, che invece sconsigliano l’uso di questi semi in quanto non è una cosa buona assumere alimenti che producono cianuro, che a lungo andare potrebbe intossicare l’organismo. E’ vero però che è stata quantificata la dose giornaliera che potrebbe produrre tossicità nel corpo e sarebbe pari a 80/560 semi di albicocca al giorno! Ernst T. Krebs, uno dei primi autori degli studi a favore dell'uso di questi semi come anti-cancro, sostiene che 7 semi di albicocca assunti quotidianamente sarebbero la quantità ideale durante tutto il corso della vita. In generale 1-2 semi al giorno sembrano essere sufficienti come integratori. C‘è una forte disputa scientifica in atto, ma è giusto ricordare che già nell’antica Cina si consigliavano questi semi come cura delle malattie cancerogene, gli esperimenti a partire dalla fine dell’ottocento sono stati numerosi e assolutamente sorprendenti e hanno portato a numerose evidenza scientifiche, che non sto qui a menzionare perché richiederebbe un intervento molto specifico nella materia. E’ sicuramente vero che i semi in generale contengono molte proprietà diverse e che da sempre sono consigliati come parte di una corretta alimentazione. Sappiamo anche che il cibo è la nostra medicina e che la Creazione contiene le condizioni essenziali per una vita sana, l’umanità sta compiendo passi importanti nella scoperta dei benefici che i prodotti naturali possono apportare, spesso confermando terapie in uso nel passato. Come InI Rasta dice ormai da tempo, è tempo di raggiungere il nostro ‘futuro originario’.

Buon mese di giugno a tutti voi nelle benedizioni della vita.

Bro Julio

Definitivi Aerei del 1947

Il 23 Agosto del 1947 viene pubblicata la serie denominata Definitivi Aerei del 1947 per sostituire i definitivi del 1942/43. Vennero pubblicati 8 francobolli ad eccezione dei tagli da 25 cent, 35 cent e 65 cent che vennero inseriti rispettivamente l'11 Aprile 1952, il 5 Marzo 1955 e il 2 Aprile 1955. La serie è composta da un totale di 11 francobolli ed illustra 8 scene in cui è presente l'aeroplano DC-3 in luoghi caratteristici dell'Etiopia.
 

8 cent: Uomo che ara con un bue.

10 e 25 cent: Monte Zoquala ( o Zuqualla).

30 e 35 cent: Cascate Tessisat ( o Tis Issat).

65 e 70 cent: Veduta delle montagne Amba Alagi.

1 dollaro: Sua Maestà Imperiale a Sacala, sorgente del Nilo Azzurro.

3 dollari: Veduta di Gorgora e Dembia sul Lago Tana.

5 dollari: Veduta di Magdala.

10 dollari: Veduta delle montagne Ras Dashan.

Una foto d'epoca di un modello di DC-3 ET-ABY.
 

Bro Gabriel

Ras Dedo - Pt. 3: From Rasta to the World

"cause, l'm man of the past and I'm living in the present
and I'm walking in the future, stepping in the future.
.."
(Mystic Man - Peter Tosh)

Eccoci come promesso alla terza ed ultima parte del nostro contributo alla figura artistica di Ras Dedo, nostro anziano nella fede e eccellente artista di questo tempo.

Egli infatti, insieme a nostro attuale presidente Ras Gebre Desta, è ancora attivo e presente nel movimento sin dai primi giorni della fede qui in Italia e negli anni ha saputo dare immagine alla nostra Livity offrendo contributi importanti come quadri, icone, scenografie e quant’altro.

Abbiamo analizzato nelle precedenti sezioni i lavori giovanili così carichi di espressione, freschezza e genuina forza spirituale le radici del percorso artistico che combaciano con le radici del movimento Rastafari qui in Italia.

Abbiamo poi visto i lavori degli anni novanta fino ai primi anni duemila, lo stile maturo e cresciuto che ha abbracciato l’iconografia etiopica, anche questo passaggio combacia con l’esperienza diretta dei fratelli in Italia che incominciarono a frequentare la Chiesa Tawahedo di Roma diventando così a tutti gli effetti figli spirituali dell’Etiopia.

In questa terza sezione possiamo ammirare l’evoluzione che Ras Dedo ha portato avanti fino a toccare stili e linguaggi artistici sempre nuovi.

La bravura tecnica di eccezionale poliedricità, combinata ad uno spirito creativo e visionario che unisce la forma ad un significato concettuale profondo e profetico, danno vita ad una serie di opere in cui anche se l’iconografia non è sempre strettamente Rastafari, la carica espressiva e la profondità comunicano un’energia originaria che esprime la cultura e lo spirito di I n I in stili diversi e multiformi.

Per questo motivo abbiamo pensato di chiamare questa sezione ‘From Rasta to the World’, perché il linguaggio di Ras Dedo diventa universale e di conseguenza fruibile anche per chi ignora le radici e l’estetica artistica del nostro movimento ma che ha una sensibilità verso l’arte carica di personalità.

Ras Dedo è capace di espandere la sua gamma di soggetti, tecniche e direzioni artistiche. Come uno stesso fiume che si divide in diversi corsi d’acqua che sfociano nello stesso mare dopo aver irrigato diversi terreni, egli così trasforma il suo tocco.

La sua visione prende molteplici vie espressive, la materia diventa compagna di gioco e si presta a seguire l’ispirazione di questo grande artista. Ecco allora che, dopo la prima opera che funge da ‘ponte’ con la sezione precedente in cui vediamo un San Giorgio con il Volto del Cristo Haile Selassie, i restanti lavori ci stupiscono per la loro universalità e diversità.

La creatività di Ras Dedo lo porta a percorrere, come abbiamo visto, sempre nuove strade. La ricerca continua e tocca l'iconografia etiopica che viene interpretata personalmente e i personaggi escono dalle icone per prendere figura propria in un linguaggio meno canonico ma carico di identità delle radici africane.

Ecco la mini serie "Keddus", un percorso che vuole osservare e investigare la spiritualità e il misticismo attraverso nuove chiavi di lettura visiva che si riconducono alla tradizione etiopica.

Eccellente è la produzione di ‘moderne icone’ raffiguranti Sua Maestà adornato dei Suoi titoli regali scritti in un corsivo fuggente ma deciso. A volte le immagini di fondo sono fotocopie elaborate per rispettare il principio che l’immagine del Cristo non viene prodotta da mano umana ma è la stessa realtà che la dipinge. La scelta dell’oro corona queste opere di esemplare regalità.

Alla base dello stile e del concetto rimane sempre la ricerca delle radici che vengono rivisitate ed interpretate in chiave nuova. Nasce quindi lo stimolo di voler scavare più a fondo e a ritroso dell'iconografia quasi a volerne trovare la sua proto-forma: il segno che accomuna le radici di tutta l'umanità,(una sorta di New Creation ) non attraverso una visione di nuovo primitivismo, ma piuttosto, una sorta di chiave universalmente riconosciuta per esprimere nuovi concetti  attraverso un comune "linguaggio".

E’ il caso dello stile preistorico-graffito che fornisce movimento nuovo ad uno stile che si ispira alle primissime forme d’arte dell’umanità. Volutamente dal tratto semplificato immediato, è l'ideale per esprimere cose vecchie e nuove allo stesso tempo, semplice da comprendere e eseguire ma arricchito da segni derivati da nuove esperienze artistiche più o meno contemporanee (vedi l'astrattismo, Pollock etc...).

A volte il graffito è inteso nel senso vero della parola e allora Ras Dedo graffia ed incide il muro invece di usare il pennello, è questo il caso dell’opera all'Agorà hostel di Catania.

Il tema dell’Africa è chiaramente al centro di buona parte di questa produzione.

Il tratto è incisivo così come il messaggio è tagliente: l’umanità che nell’epoca della tecnologia e delle contraddizioni economiche e sociali deve riscoprire le sue origini comuni che ci rendono tutti figli della stessa antichità. Omini graffitici si associano a macchie astratte su foglia dorata. Nascono così serie come "l'era dell'oro" (golden age) dove personaggi di ambo i sessi si affannano e sono attratti da campiture d'oro (falso oro) con marcata critica sociale. Ras Dedo esprime il ritorno ad una sorgente primordiale che rappresenta le radici dell’umanità tutta.

E’ il ‘futuro originario’ di cui InI Rasta parla ormai da tempo. Ras Dedo lo esprime in arte e figure in maniera unica.

Un’attenzione particolare è data alla materia.

Alcune opere sono composte infatti da tela di iuta, carta molto semplice e povera, i colori rievocano la terra bruciata della madre Africa . E’ una scelta non casuale quella di unire un messaggio profondo e meditato a materiali semplici e poveri. E’ l’arte che eleva la materia, così come lo Spirito divino soffia in Adamo dando vita alla terra.

Questa scelta materica sarà un principio presente anche nella produzione che Ras Dedo compie con l’Ital Collective, che nasce proprio da una sua idea e oltre a lui comprende il sottoscritto Bro Julio e bro Pablo.

Gruppo artistico aperto che si basa sul concetto di produrre arte Rastafari insieme, sia nella concettualizzazione dell’opera che nella sua esecuzione che vede le diverse mani lavorare insieme così da non poter riconoscere alla fine lo stile individuale raggiungendo piuttosto una fusione perfetta che rappresenta l’ideale Rastafari di Perfect Unity davanti all’Altissimo. Le energie e la conoscenza sono perfettamente condivise, ci si muove guidati da uno Spirito unico che si segue insieme. Le sessioni sono aperte da Salmi e preghiere e l’esecuzione è un esercizio spirituale così come artistico.

I personaggi sono evocazioni delle profezie bibliche o interpretazioni di passaggi della Rivelazione strettamente legati alla presenza del Re dei re. I materiali sono rigorosamente umili come cartone o teli di cotone. Particolare attenzione è data alla simbologia numerica, tre le persone componenti (che operano come uno solo), le misure delle opere sono spesso multipli dei numeri tre o sette, altre volte invece corrispondono a numeri della vita di Sua Maestà come la Sua età terrena, o qualche data particolarmente importante del Suo Regno. Il collettivo è attivo per tre anni tra il 2008 ed il 2010 e produce in sessioni di tre giorni alla volta. Di questo periodo è la Trinità in cui le tre età di Sua Maestà rappresentano tre diverse forze cosmiche e sono accompagnate dai tre diversi tamburi Nyabinghi.

Altre opere caratterizzano questo periodo, come la serie di ritratti di personaggi del mondo del Reggae come Peter Tosh, Marley che vengono ritratti accanto alle loro liriche per esprimere l’importanza dell’unione tra parola, suono e potenza.

Sempre nell’ambito del Reggae, Ras Dedo produce ormai da più di tre anni delle grandi tele di circa due metri che vengono poi regolarmente esposte nella Reggae University del Rototom Sunsplash Festival di Benicassim davanti agli occhi di 250.000 persone. Queste opere sono ormai parte del corredo artistico della manifestazione e gli organizzatori stessi sono i diretti committenti lasciando all’artista la scelte interpretativa del tema concettuale dell’edizione corrente.

Il nostro fratello negli anni lavora per numerosi committenti che lo portano a sperimentare sempre diversi stili.

Brillante ed innovativa è una serie di quadri a tema siciliano ma con richiami al naif, dove stimoli africani si fondono con soggetti prettamente siculi.

Attualmente sta intraprendendo una serie di opere astratte...ma questo sarà lavoro futuro...questa è un'altra storia ... a luta continua, Selassie guide!

 

Bro Julio

Report: Comitato Raccolta Fondi

Benedizioni Altissime cari Fratelli e Sorelle
Vi scrivo per aggiornarvi sulle ultime attività di raccolta fondi organizzate nel feltrino:
- Una prima cena è stata organizzata per la raccolta fondi a favore del progetto Abysinios il 7 di Marzo. Oltre alla cena è stata fatta una lotteria solidale, con diversi premi donati dal banco Fari e alcuni offerti dai fratelli. Il costo di partecipazione alla cena è stato di 20,00 euro a persona, un contributo più alto delle precedenti cene per un menù più ricco e variegato, mentre per il singolo biglietto della lotteria si chiedeva 1 euro. L'iniziativa ha avuto un ottimo successo, riunendo più di una ventina di persone che hanno partecipato volentieri anche alla lotteria, permettendoci di raccogliere l'importante cifra di 492,00 euro da destinare al progetto. Un nuovo successo!
- La seconda cena è stata organizzata a Mugnai l'11 di aprile, a favore del progetto Yawenta Children.  La cena è giunta a conclusione della conferenza sui crimini fascisti in Etiopia diretta dal prof. Matteo Dominioni, alla quale hanno partecipato il nostro presidente Carmelo - Ghebre Selassie, il Sindaco e alcuni membri della sezione locale dell'A.N.P.I. L'evento ha visto il coinvolgimento di una trentina di persone, che hanno partecipato anche alla lotteria allestita. Come quota di partecipazione alla cena veniva richiesto un contributo di 12,00 euro a testa, e sempre 1,00 euro per il singolo biglietto della lotteria. In totale siamo riuscito a raccogliere 400,00 € per il progetto Yawenta!
Un trino abbraccio nel Santo Nome del nostro Padre Qadamawi Haile Selassie, che le nostre azioni, i nostri pensieri e le nostre mani costruiscano un domani nella Sua volontà!
JAH LIVE!!

Comitato Raccolta Fondi
Sis Barbara

Report: Battesimi

 Benedizioni in H.I.M. Haile Selassie, Cristo nel suo carattere Regale; ogni lode, preghiera ed opera sono rivolte a Lui.

Comunichiamo con gioia a tutti e fratelli e sorelle che il giorno 26 aprile il nostro amato fratello Tino ed il giorno 3 maggio i figli dei nostri fratelli Davide ed Elisabetta e Michele e Anna hanno ricevuto il Sacramento del Battesimo nella Chiesa Etiopica di Parma, entrando nel Corpo mistico della Santa Chiesa Tewahedo d’Etiopia. Rendiamo grazie per la Sua Infinita Misericordia nell’aver concesso la rinascita nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ai nostri fratelli, permettendo loro di beneficiare della grazia del Regno. Il Battesimo è considerato come primo Sacramento in quanto, come Iyasus Krestos stesso ci ricorda:

5 Gli rispose Gesù: «In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio.
6 Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito.
7 Non ti meravigliare se t'ho detto: dovete rinascere dall'alto.
8 Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va:
così è di chiunque è nato dallo Spirito"
(Giovanni 3:5-8).

E’ infatti Iyasus Krestos stesso ad istituire questo Sacramento dopo la Sua Risurrezione quando disse:

"18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro:
«Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra.
19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni,
battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo,
20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"
(Matteo 28:18-20). 
 

A Tino, Neemia, Eleni, Alma e Lea è stato concesso un nuovo nome, dopo che la Santa Acqua di Rinascita, posandosi sui loro corpi e penetrando nelle loro anime, li ha affrancati dal peccato originale, aprendo loro le porte del Regno dei Cieli e facendoli adottare da Krestos stesso come infanti. Non essendo nostra intenzione entrare troppo nei dettagli di quello che è un Mistero non comprensibile all'uomo se non per Grazia Divina vi lasciamo con qualche immagine per condividere con tutti quello che spesso le parole non riescono pienamente ad esprimere.

Ringraziamo il Signore, Plasmatore Supremo di ogni destino, tutti i fedeli della Chiesa di Parma per l’affetto e per averci onorato con un’ospitalità ineguagliabile, Abba Wolde Senbet per aver amministrato i Sacramenti, il padrino di Tino, Worqu, per la sua continua cura nei nostri confronti, tutti i fratelli e le sorelle che hanno partecipato spiritualmente ed hanno dedicato le loro preghiere ai fratelli battezzandi.

Egziabher yimesgan hulu ghize

Sis TsegheSelassie
Comunicato: Matrimonio di Lucio e Barbara
Showers of Love and blessing to each and everyone bredrens and sistrens,
che la Luce del Signore splenda luminosa nei nostri cuori!
vi scrivo per rendervi partecipi del matrimonio avvenuto tra di me e la mia queen Barbara. Such a great blessing!
Il 23 di maggio, alle ore 11.00, presso l'atrio del comune di Bertiolo, ha avuto luogo la nostra unione civile, alla quale hanno fatto da testimoni il nostro fratello Gigi e la nostra sorella Marida. La giornata si è svolta nell'armonia e nell'amore del Padre, non venendo intaccata dalla poca pioggia che cadeva: tutto si è svolto nei tempi previsti, inclusi i dieci minuti di ritardo della sposa, e ha visto il suo culmine nel pranzo organizzato al Ristorante etiope "Asmara" di Udine. Tutti gli amici e i parenti hanno apprezzato molto la cucina tradizionale etiope e l' ospitalità dimostrata dal personale del ristorante. Per l' occasione abbiamo invitato alcuni fratelli e sorelle a unirsi a noi nel celebrare il matrimonio e così, tornati a casa dal ristorante, abbiamo preso i tamburi per cantare e pregare il Santo Nome del nostro Padre, JAH RASTAFARI,  ringraziandolo per la splendida giornata appena trascorsa.
E' stata un'esperienza che ha riportato nei nostri cuori e nelle nostre menti le vibrazioni che si percepiscono ai gathering, quando si vive a stretto contatto, sotto lo stesso tetto, nella Sua unità e nel Suo amore. Questa forza ha portato tutti noi a sperare in un futuro con più matrimoni, o semplici pretesti, che ci permettano più spesso di riunirci assieme, per condividere le nostre vite e le nostre esperienze, le nostre gioie e le nostre sofferenze, per conoscerci e crescere insieme.
Un ulteriore grazie di cuore a tutti i fratelli e le sorelle che hanno partecipato, che con i loro sforzi e il loro impegno hanno reso possibile questa bellissima giornata. Give thanks!
Egziabher conduce la via dei giusti, mentre la via dei malvagi conduce in rovina.
Un trino abbraccio nell'amato Nome di Qadamawi Haile Selassie
Berhanena Selam

vostro fratello
Lucio
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