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O ssaje m'hanno futtuto 'e viaggi, l'autostrade...
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Dove eravamo rimasti?


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Scrivo che è domenica mattina e al balcone arriva un profumo stranissimo: carne alla genovese con tanta cipolla mista all'ammorbidente 'General', un pezzotto del 'Coccolino' venduto dalle mie parti. A Napoli bisogna stare attenti pure quale detersivo compri, c'è un'altissima percentuale di prodotti taroccati. Alla fine è sempre detersivo ma di minor qualità (il perito chimico che è in me si risveglia): non sbianca come dovrebbe o è troppo aggressivo e fa troppa schiuma.
La genovese, invece, dall'odore pare buona. Ma la signora di fronte è una brutta persona.

Qualche giorno fa c'è stato un duplice omicidio di camorra a pochi metri da casa; qualche ora prima c'era stato un grosso litigio lungo la strada perpendicolare al mio vicolo, si vedeva che non tirava aria buona. L'agguato è avvenuto di pomeriggio, noi giornalisti scriviamo «in pieno giorno, in mezzo alla gente» ma la verità è che se ci abiti a volte lo 'fiuti' il morto che verrà. Un amico mi raccontava che a Ponticelli, periferia Orientale, prima di un agguato due sulla moto si avvicinarono e dissero a lui e agli altri ragazzi: «Guagliù, jatevenne, 'avimma sparà».
Non si è sempre così fortunati e dunque la paura di finire morto per un proiettile senza sapere né come né perché un po' ce l'abbiamo.
Due anni fa pure era così, spiegai.
E spiegai pure cosa succede dopo un omicidio.

Dovessi affermare che sono abituato al morto a terra per via del lavoro direi una bugia: sotto la casa in cui sono nato non ci sono stati molti agguati (forse un paio ma i ricordi sono confusi o rimossi) e da cronista avrò seguito una quindicina di morti, tra omicidi, incidenti e suicidi. E comunque ci sia abitua mai.

Non volevo diventasse il mio lavoro, parlare del morto a terra. Perché dai, che lavoro è, andare su un luogo sbarrato da auto col lampeggiante e nastri rossi e bianchi, farsi fermare dal carabiniere o dal poliziotto che presidia, smarcarsi in un modo, individuare l'ispettore amico (si spera) e farsi raccontare i fatti: chi è, precedenti penali, clan, dinamica; poi guardarsi intorno e rendersi conto che la gente ferma lì a guardare già ti ha 'classificato', o giornalista  o guardia e se sei giornalista meglio smammare in fretta. 
E tornare, raccontare usando la solita maniera: il contesto, ovvero il solito stradone di periferia o il solito vicolo del centro, il tabernacolo della madonna all'angolo, il silenzio dei testimoni che non vedono mai nulla, «l'agguato si inscrive nella lotta tra clan per il territorio», capire se è una faida interna o una incursione dall'esterno.  Trovare il particolare truce, magari catturarlo ex-post dalle foto che il tuo fotografo (più bravo di te) ha colto. Ma che racconto è? Agli aspiranti cronisti direi di non farsi ammaliare mai da quest'aspetto del mestiere.

I giornalisti non dovrebbero 'subire' il fascino del luogo del delitto (a volte è la cosa più facile da raccontare). Ma gli altri? La sera dopo l'agguato sono andato in pizzeria qui di fronte e c'erano 10 persone incollate al telegiornale regionale per guardare storie e luoghi che avevano visto dal vivo.
«No, scusate, vi faccio guardare le notizie, è importante...» ho detto sorridendo con un sarcasmo inutile e che ovviamente non ha colto nessuno. Loro però hanno annuito come per dire: «Bravo, hai capito che per noi è importante».  Ovviamente sapevano e sanno molto di più di quel duplice delitto e del contesto in cui è maturato. E cosa cercavano? La riconoscibilità del luogo? Vedere se c'era qualche faccia nota in tv? Qualche informazione utile per capire la mutata geografia criminale?

Poi è entrata una vecchia e ha detto: «Maronna, sto troppo nervosa me ne vaco 'a  casa, dopo chello ch'aggio visto...». Sguardi di conforto/approvazione alla vecchia, scocciata testimone di un doppio omicidio di camorra.


 


«Stive cu mme' / chella sera 'o bivio / 'e Miano»

 
Penso di aver sentito citare una sola volta Miano, quartiere della periferia Nord di Napoli tra Secondigliano e Scampia, in una canzone. È Accireme, dei 24 Grana. Non li conoscete? È stato un grande gruppo della scena napoletana negli anni Novanta, più sentimento e meno ideologia dei 99 Posse, più storie di vita e meno protagonismo nella voce degli Almamegretta.

Accireme è una canzone straziante e dolcissima. Sostanzialmente parla di una amicizia che sta per trasformarsi in amore o forse no e comunque c'è un sentimento forte, un particolare afflato tra i due protagonisti, entrambi tossicomani, che stanno andando in quello che era ed è il supermarket della droga. 

..Stive cu me chella sera o' bivio 'e Miano 
stive luntana e te guardavo, cammenavo e nun parlave 
diceve e nun dicive, je parlavo e nun capive.

Eri con me, quella era, sul bivio di Miano eccetera, tutto un discorso di parlarsi, dirsi le cose e non capirsi.

Ma non è per l'amore incompiuto (o forse no) di una canzone degli anni Novanta,  che ve  ne parlo.

A Miano, qualche giorno fa, il sindaco ha ordinato che in una ex caserma militare che ha una lunga storia (ne ho scritto, la memoria e l'età servono a questo) andrà temporaneamente un gruppo di rom sfollato da un campo (abusivo) andato a fuoco alla fine d'agosto. C'è stata ovviamente la solita manifestazione anti-zingaro. Mi ha colpito però che d'una zona enorme della città, l'area Secondigliano, Scampia, Miano, Piscinola, San Pietro (5 quartieri) si parli solo in relazione a degrado - un campo rom spontaneo, cioè una baraccopoli è degrado, lo è per chi ci vive, lo è per chi lo vive - e non a rigenerazione urbana.

«Le Vele saranno abbattute entro l'estate 2017». Le cose sono andate diversamente, ci vorrà più tempo, altroché. Su questa promessa perenne di abbattere le Vele ci ho scritto il capitolo di un libro, lo dico giusto per auto-citarmi.

Ma poi, se le abbattono, come ci fanno le serie tv? Io ci farei lì una grande Cinecittà del crimine da affittare alle produzioni straniere. Tanto ormai questo è, l'area Nord di Napoli.

 

Giornali, baba' e De Luca

 
Lo storico Paolo Macry ha scritto un bel pezzo per il Corriere del Mezzogiorno. Antefatto: Vincenzo De Luca aveva detto qualche giorno fa «I giornali? Meglio comprare pastiere e baba'» (l'ha detto ad un forum di malati di diabete, giuro che è vero). Macry commenta tirando in ballo il linguaggio sui social network. Vi consiglio la lettura.

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ciropellegrino · Napoli, NA, Italia · Napoli, Campania 80100 · Italy

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