Conferenza Italiana del Coordinamento WONCA Italia e preconference
Tanta carne al fuoco sul tema della sovramedicalizzazione
Giovani MMG e Movimento Giotto grandi protagonisti
(di Giulia Cusmano e Claudia Augurio)
Si è conclusa con successo la conferenza italiana del Coordinamento WONCA Italia svoltasi a Lecce il 29 e 30 settembre, dal titolo "Prevenire l’eccesso di cure con l’ascolto e la condivisione – sovra-medicalizzazione e prevenzione quaternaria" che ha visto la partecipazione di ospiti italiani e stranieri.
Tema principale è stata, appunto, la Prevenzione Quaternaria, definita dal suo stesso ideatore, Marc Jamoulle, che apre il convegno, come “l’azione intrapresa per proteggere i pazienti da atti medici che potrebbero causare danni, e non benefici, al paziente stesso”.
Ernesto Mola, Presidente del Coordinamento WONCA Italia, nella sua introduzione ha inquadrato il tema della conferenza: “Il progresso delle tecnologie e delle conoscenze mediche ha fortemente migliorato le cure ma ha prodotto anche sovra-diagnosi e sovra-medicalizzazione. Queste ultime sono dovute non soltanto ad inappropriatezza ma anche ad alcune pratiche diagnostiche o terapeutiche, per cui appare necessario favorire la consapevolezza del problema e informare correttamente i pazienti, cercando di prevenire il rischio della sovra-medicalizzazione che provoca nel paziente più danno che vantaggi.”
Dal canto suo il Direttore Generale della ASL di Lecce Silvana Melli nel suo saluto iniziale ha spiegato le ragioni della presenza come sponsor unico dell’autorità sanitaria locale: “Non è soltanto un problema di costi generati dalla sovradiagnosi, che potrebbero essere meglio impiegati per migliorare altri aspetti dell’assistenza, ma del danno che i pazienti possono subire da cure eccessive o non appropriate.”
Il concetto di sovramedicalizzazione è tanto ampio quanto pratico: in sintesi, a volte “fare meno è fare meglio”. Come MMG si devono operare delle scelte oculate e mirate al singolo paziente. Alla base di questo processo di valutazione ci sono sicuramente i protocolli e le linee guida delle patologie ma soprattutto la considerazione delle condizioni del paziente e del suo contesto.
Ma è possibile intervenire con questa modalità nel contesto attuale? In una medicina difensivista, con pazienti spaventati sempre in cerca di qualche “brutto male” da trattare il prima possibile, cosa vuol dire davvero “prevenzione”?
Secondo Marc Jamoulle, ospite d'eccellenza del Congresso ed istitutore della prevenzione quaternaria, la risposta è nella comunicazione tra medico e paziente, la scelta del trattamento deve essere consapevole per il paziente, discutendo insieme dei possibili rischi della mancata terapia quanto della terapia stessa. Un’azione positiva, insomma, che è il risultato dell’interazione tra il medico e l’individuo, in un rapporto comunicativo tra esperienze scientifiche e umane che possono portare alla condivisione consapevole delle scelte diagnostiche e terapeutiche.
Anna Stavdal, la Presidentessa europea del WONCA, dopo aver illustrato gli scopi dell’organizzazione internazionale dei medici di famiglia, che riunisce 131 Paesi e associa 500.000 medici di famiglia in tutto il mondo, ha annunciato che WONCA Europe ha in preparazione un position paper sul tema della sovradiagnosi, allo scopo di aiutare i medici a conoscere la problematica e ad affrontarla nel modo migliore nell’esclusivo vantaggio dei pazienti.
Johann Augustus Sigurdsson, professore di Medicina Generale in Norvegia e Islanda, ha presentato l’analoga iniziativa di una posizione pubblica sulla sovradiagnosi condivisa dalle società scientifiche dei Paesi scandinavi.
Roberto Satolli, medico e giornalista, ha invece presentato esempi ricorrenti di incremento dei consumi sanitari in relazione alle pressioni mediatiche dell’industria sanitaria. L’abbassamento continuo delle soglie di rischio, ad esempio, verificatosi negli ultimi anni ha avuto, almeno in parte, lo scopo di reclutare sempre più pazienti ai trattamenti farmacologici.
Segue la presentazione di Anna Maria Falasconi su Slow Medicine, associazione italiana, che aderisce a Choosing Wisely International e promuove la cultura di una medicina rispettosa dei tempi ma al contempo efficace. La prima giornata del congresso è densa di studi sull’argomento, come quello presentato da Rosario Falanga, condotto in via sperimentale sul territorio, sull’eccesso di cure nei pazienti anziani. Pazienti in politerapia per cui il vantaggio, in termini di riduzione del rischio di future patologie, non supera il danno imposto dalle interazioni farmacologiche. Dirimenti anche le relazioni sulla overdiagnosis (diagnosi di malattia in soggetti sani che non diventerà mai sintomatica nè sarà causa di mortalità) del carcinoma mammario, di Andrea Moser, e del melanoma, presentata da Giuseppe Febbo, seguite da una discussione che ha coinvolto Fernando Parente, responsabile dell’Unità operativa di Medicina Interna dell’Ospedale Vito Fazzi di Lecce e Claudia Felici medico di medicina generale rappresentante di ASSIMEFAC.
In conclusione della prima giornata Alessandro Mereu e Nicola Pecora, del Movimento Giotto, hanno affrontato in modo aperto il tema dei bisogni formativi per i MMG in formazione. Si sono interrogati durante il workshop giovanile dei giorni precedenti il congresso ed hanno conseguentemente interrogato il pubblico in sala, sulla necessità per i medici all’interno delle scuole di formazione di conoscere la problematica ed acquisire competenze ed abilità per far fronte al rischio della sovra-diagnosi e sovra-medicalizzazione e agire per la prevenzione quaternaria. Ne è risultato un divertente lavoro di gruppo improvvisato in cui giovani e non più giovani si sono confrontati sui bisogni formativi di un tempo e di oggi.
La seconda giornata si è aperta con una relazione di Patrizia Elli, dell’Associazione Culturale Pediatri, che ha illustrato i concetti basilari della medicina narrativa, come metodologia di approccio al paziente a sostegno della prevenzione quaternaria. Successivamente l’ambiente congressuale si è trasformato in teatro vero e proprio con la rappresentazione basata sulla tecnica del paziente simulato magistralmente messa in scena e diretta da Norma Sartori e Fabrizio Valcanover della scuola di medicina generale di Trento. Di fronte ad un pubblico sorpreso e divertito sono state presentate situazioni ricorrenti nella pratica della medicina di famiglia con tanto di veri attori in qualità di tipici pazienti a rischio di sovradiagnosi e sovratrattamento. Il role playing, sfruttato in questo caso come strumento didattico, è una tecnica attuale e molto valida per osservare dall’esterno errori che commettiamo tutti i giorni, soprattutto nell’ambito della comunicazione con il paziente: le parole che scegliamo, il linguaggio non verbale non controllato che da segnali contrastanti al paziente, la richiesta verbale e qualle tacita che il paziente ci sta ponendo. Si è a fondo analizzato il problema della sovradiagnosi e della sovra-medicalizzazione, suggerendo percorsi per ridurne il rischio, a tutto vantaggio della salute dei pazienti.
L’intervento di Maria del Rosario Perez, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ha preceduto la tavola rotonda a cui hanno partecipato alcuni relatori della conferenza. “C’è molta preoccupazione in seno all’Organizzazione Mondiale della Sanità – ha detto la Perez - in merito all’utilizzazione indiscriminata delle radiazioni ionizzanti nella diagnostica medica, il cui uso deve essere giustificato da un chiaro sospetto diagnostico. Oggi invece si fa un sempre più largo uso di esami radiologici per la valutazione di salute nel paziente asintomatico, per una falsata idea di prevenzione o per difendersi da eventuali liti legali. L’OMS presta molta attenzione alla crescita esponenziale della sovradiagnosi, che sottopone il paziente ad esami e trattamenti non necessari e traumatici che non aumentano la sua aspettativa di vita.”
Alla tavola rotonda, presentata da Giorgio Visentin, del Centro Studi e Ricerche in Medicina Generale, è stata sottolineata l’importanza della conferenza non soltanto nel fare conoscere ai medici e ad un pubblico più ampio il rischio della sovradiagnosi e della sovra-medicalizzazione, ma anche come contributo alla stesura della position paper del WONCA, che orienti medici e pazienti.
Ma il congresso per i giovani e futuri medici di famiglia era iniziato già nei giorni precedenti. La Pre-Conference, infatti, ha visto la partecipazione, oltre ai colleghi italiani, anche di una ventina di colleghi europei giunti per il Conference Exchange (scambio interculturale di 2-3 giorni antecedente la conferenza). Questo è il momento più emozionante per un giovane MMG, la possibilità di interagire con un collega che lavora in un altro contesto eppure lamenta problematiche simili, permette di aprire la mente e trovare soluzioni a cui non si era pensato prima. La Pre-Conference è organizzata in workshop contemporanei, tematiche diverse, strutturati per interagire in piccoli gruppi. Questa modalità consente di creare un’intimità tale da superare le barriere linguistiche e culturali e tornare a casa sempre arricchiti!
Si è parlato di sovramedicalizzazione, imparando a deprescrivere (ridurre i farmaci in sicurezza a seconda dei cambiamenti intercorsi nella vita del paziente), di come riuscire a interagire con il paziente aggressivo, di come affrontare le diversità culturali, di quali sono le nuove sfide che come giovani MMG ci troveremo ad affrontare. Ed è proprio in quest’ottica, che sono nati i progetti di cui si occuperà il Movimento Giotto nei prossimi mesi.
Vogliamo creare una rete di giovani medici che hanno voglia di collaborare per cambiare le cose, di partecipare a progetti di ricerca, di organizzare nuovi eventi per trovarci e unirci, come il VdGM (Vasco de Gama Movement) Forum a Torino nel 2019!
E tu? Sarai dei nostri in quest’onda di cambiamento?
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