Copy


«Dove andrà a finire la nostra Inghilterra?», si chiedeva l'anziano nel film di Alberto Sordi. 
Fatti, analisi e racconti della settimana britannica.
4 gennaio 2017

Da due feudi passa il futuro del Labour

Tra Brexit, malcontento e populismo che avanza, il partito di Jeremy Corbyn rischia grosso nei suoi feudi di Copeland e Stoke-on-Trent al voto il 23 febbraio.

 

Il 23 febbraio prossimo gli elettori di Copeland, nel nord-ovest dell'Inghilterra, e di Stoke-on-Trent, nelle Midlands occidentali, saranno chiamati a sceglierei l loro rappresentante al parlamento di Westminster dopo le dimissioni di due laburisti: Jamie Reed che si occuperà di nucleare lascia il seggio di Copeland conquistato la prima volta nel 2005, mentre Tristram Hunt dice addio dopo 7 anni al suo scranno per la constituency di Stoke-on-Trent central per andare a dirigere il Victoria and Albert Museum di Londra. Entrambi hanno lasciato anche spinti dai dissapori interni al partito e dai contrasti con il leader Jeremy Corbyn. Entrambi hanno sostenuto le ragioni del Remain nel referendum dello scorso 23 giugno. Ed entrambi hanno fatto parte del coro di critiche che si è abbattuto sul leader (con un passato recente da euroscettico), accusato di non aver fatto abbastanza per schierare il Labour a difesa della causa europeista. Ma sia a Copeland che a Stoke-on-Trent central sette mesi fa vinse il Leave (rispettivamente con il 62% ed il 69.4%).
A ciò si aggiunge il periodo di crisi del partito, diviso sulla questione Brexit: in Parlamento 47 deputati laburisti (un quinto del totale), tra cui 15 ministri del governo ombra, hanno disobbedito alle direttive di partito e hanno detto votato contro la legge che autorizza il governo di Theresa May a procedere con la Brexit. L'ordine di scuderia era: rispettiamo la volontà popolare, diciamo sì ma chiedendo garanzie. E invece lo spirito europeista ha in molti avuto la meglio sulla disciplina di partito. Anche i sostenitori del Labour, il più grande partito del paese per numero di iscritti (oltre mezzo milione), non sembrano gradire la posizione sulla Brexit: come rivelato da PoliticsHome infatti, da quando Corbyn ha annunciato il via libera al governo il partito ha perso sette mila membri a fronte di tre mila nuove registrazioni.
Come scrive sul Financial Times l'analista Matt Singh, Stoke e Copeland sono vere e proprie »prove di leadership» per Jeremy Corbyn. «Il suo partito laburista è certamente in grado di mantenere entrambi i seggi e in circostanze normali sarebbe relativamente facilmente. Ma nel 2017 dipende dal tipo di messaggio che gli elettori nelle roccaforti post-industriali del Labour vogliono mandare a Westminster - e quanto forte lo vogliono inviare».

Che succede a Copeland?
Una delle due constituency al voto il prossimo 23 febbraio (saranno otto mesi esatti dal voto In/Out) pare, secondo le ricostruzioni del Telegraph, sia già data per persa dagli addetti ai lavori del Labour. Molti elettori lavorano nel nucleare che Corbyn ha tanto criticato, lì ha vinto la Brexit ed il partito soffre una crisi di consenso a livello nazionale: secondo alcuni insider questa by-election per Copeland potrebbe rivelarsi un disastro per il Labour, che candida il consigliere locale Gillian Troughton (che ha battuto la favorita del leader Corbyn, Rachel Holliday). A goderne sarebbe il Partito conservatore con la sua Trudy Harrison. Intervistato dal Telegraph, il professor Robert Ford, che insegna scienze politiche all'Università di Manchester, ha detto che per il Labour perdere Copeland a favore dei Tories sarebbe un evento notevole nella storia politica moderna. Tre i motivi:

  • la dinamica estremamente consolidata nelle by-election in cui è il partito al governo a perdere terreno;
  • il fatto che nessun governo in carica ha mai guadagnato un seggio negli ultimi 35 anni ed è successo solo due volte in 60 anni 
  • il fatto che Copeland sia Labour dagli anni Trenta.
E a Stoke-on-Trent central?
La constituency è stata creata nel 1950 e da quel momento è sempre stata un feudo del Labour che schiera Gareth Snell, un ex consigliere comunale, dopo l'addio di Tristram Hunt. Con i conservatori in grosse difficoltà in quella che viene definita la capitale della Brexit (schierano il 25enne consigliere locale Jack Brereton), lo sfidante più pericolo si chiama Paul Nuttall, europarlamentare dal novembre scorso leader del partito nazionalista ed euroscettico UKIP  che ha promesso di trasformare il partito dopo la vittoria della Brexit nella voce dei lavoratori delusi proprio dal Labour. Gli allibratori danno pari possibilità di vittoria a Snell e Nuttal ma i timori nel Partito laburista sono forti. A tal punto che la squadra di Jeremy Corbyn sta lavorando ad un'alleanza con i liberal-democratici ed i verdi, al fine di mantenere il leader dell'Ukip Paul Nuttall fuori da Westminster. Secondo le indiscrezioni del Guardian infatti, alcune figure di spicco del Labour stanno cercando di trovare un accordo con gli altri partiti affinché rallentino o addirittura ritirino i loro candidati. Gli interessanti negano a gran voce con Tim Farron, leader dei lib-dem, che ha più volte già escluso un patto con Jeremy Corbyn, etichettandolo come «elettoralmente tossico». Tuttavia, lo spauracchio Nuttall potrebbe convincere i rappresentanti locali dei partiti in ballo ad unire le forze. In quest'occasione è da ricordare la collaborazione tra i liberal-democratici ed i verdi nella recente by-election di Richmond Park, dove i secondo hanno appoggiato la candidata dei primi, Sarah Olney, che ha conquistato il seggio. L'ex parlamentare lib-dem Andrew George ha ammesso che Stoke pone grossi interrogativi al partito. Da una parte c'è la volontà di fermare quella che definisce la «Regressive Alliance», tra i conservatori e Ukip, dall'altra le difficoltà a cooperazione con un Partito laburista che manca di «credibilità e competenza».  
La partita si giocherà proprio sui punti programmatici con cui Nuttall si è insediato alla guida dell'Ukip. Ma Stephen Fisher, professore associato dell'Università di Oxford, ha detto al Guardian che l'insistenza di Corbyn sul rispetto del risultato del referendum potrebbe aiutare il Labour, così come le istanze anti-austerità ed in difesa della servizio sanitario nazionale che rappresentano le battaglie storiche del partito. 

Il futuro in gioco
In questo quadro che racconta le difficoltà del Labour di superare la questione-Brexit nel malcontento dei suoi elettori con la pancia titillata dai populismi si inserisce un sondaggio di Opinium assai preoccupante per il leader Jeremy Corbyn. Nonostante sia alla guida di un governo senza aver ricevuto un mandato popolare, nonostante debba traghettare il paese fuori dall'UE e oltre una delle fasi più importanti e delicate della sua storia recente, il primo ministro Theresa May è di gran lunga un leader politico più apprezzato rispetto al capo del primo partito d'opposizione. Su sei quesiti posti agli intervistati, il leader di conservatori ha un bilancio positivo in cinque casi, mentre l'omologo laburista in nessuno. Se a Copeland la protesta contro Corbyn pare già annunciata come la sconfitta, non rimane che aspettare e vedere i risultati delle by-election il prossimo 23 febbraio. Poi sarà il turno delle elezioni amministrative il 4 maggio dove il Labour potrebbe rischiare di nuovo grosso in alcuni suoi feudi. In caso di debacle la resa dei conti interna sarebbe vicina. La conferenza di partito è fissata per fine settembre ma le acque agitate attorno al leader Corbyn sono ormai una certezza sin dal giorno in cui prese mandato nel settembre 2015. Con lui c'è la base giovane del partito che è riuscito a coinvolgere attraverso diversi movimenti, contro di lui c'è l'establishment del partito che vorrebbe riportare il Labour su posizioni più centriste e meno radicali per dare vita ad un'opposizione più responsabile e credibile, con alcuni membri di spicco pronti alla scissione in caso di nuove crisi interne. E passerà anche da Copeland e da Stoke-on-Trent la storia ed il futuro del Labour e di Jeremy Corbyn.
LE NOTIZIE E LE CURIOSITÀ DELLA SETTIMANA

La settimana di Brexit, in breve
. Dopo ore ed ore di dibattito a Westminster (da ascoltare, al di là delle proprie convinzioni, l'intervento del conservatore pro-UE Ken Clarke), il Parlamento di Londra ha dato il suo primo via libera all'articolo 50 la cui attivazione verrà notificata al Consiglio europeo il prossimo 9 marzo prossimo dal premier Theresa May. Il Partito laburista si è spaccato, di nuovo: un quarto dei deputati hanno disobbedito al leader Jeremy Corbyn e hanno votato contro l'articolo 50, sono arrivate dimissioni dal governo ombra e 7000 iscritti hanno abbandonato il partito (Guardian e PoliticsHome). Ne ho parlato mercoledì sera a Zapping con Giancarlo Loquenzi su Rai Radio1 (qui il podcast). La prossima settimana il secondo voto ai Comuni. Atteso a marzo il passaggio alla Camera dei Lord. Incassato il voto favorevole, giovedì il governo May ha presentato il suo «Libro Bianco» con le linee guida per la Brexit: settantasette pagine, dodici priorità con la volontà riprendere il controllo del paese e riportare la Gran Bretagna al centro del mondo dopo l’addio all’Unione Europea (il mio pezzo su Libero). Ieri, infine, il governo ha vinto la sua prima battaglia nelle aule di giustizia britanniche: l'Alta Corte ha infatti respinto un ricorso che voleva imporre un voto parlamentare che autorizzasse Downing Street  a guidare la Gran Bretagna fuori dallo Spazio economico europeo. Secondo i ricorrenti, infatti, la vittoria del Leave non dava tale mandato in quanto il referendum non prevedeva una domanda apposita.

Brexit: sicurezza, difesa, energia. Politico racconta un particolare scenario della Brexit: l'energia nucleare. L'addio britannico all'UE implica, come confermato dal governo di Londra, l'addio alla Comunità europea dell'energia atomica. Non è una buona notizia per i sostenitori del nucleare su entrambi i lati della Manica, scrive Sara Stefanini che analizza l'importanza della Gran Bretagna come centro tecnologico ma soprattutto come leader forte dei paesi pro-nucleare in Europa. Intanto, Londra punta agli stati minori ed ex-sovietici dell'UE in vista dell'uscita dalla compagnia di Bruxelles alla ricerca di garanzie sulla sicurezza, racconta Bloomberg.

Fatta la Brexit. Perché dopo la Brexit ci sarà battaglia sugli aiuti internazionali. Ad accendere il dibattito è il Daily Mail, il tabloid più attivo nella campagna per il taglio alla spesa, con la pubblicazione della storia delle “Ethiopia’s Spice Girls”. Il mio pezzo sul Foglio, da leggere obbligatoriamente assieme a quello di Paola Peduzzi, «Il costo di non fare nulla», nel ricordo di Jo Cox e con un po' di nostalgia di Petraeus.

Oltre la Brexit. Che fa l'ex premier David Cameron? Da qualche giorno è presidente di un'organizzazione che si occupa di ricerche sull'Alzheimer (The Sun), è al centro del dibattito in quanto avrebbe fatto pressioni per far cacciare il direttore del Daily Mail (Guardian) ma soprattutto ha fatto un video su Snapchat con l'ex governatore della California Arnold Schwarzenegger in cui ha ripreso la famosa frase «I'll be back» pronunciata dall'attore in Terminator (Guardian). Tornerà?

basta Brexit...

Londra contro Trump. Fervono i preparativi per la visita del presidente statunitense Trump in terra britannica, come da accordi del bilaterale della scorsa settimana con il premier May, Ma lui non vuole incontrare il principe Carlo perché lo giudica troppo ambientalista mentre la regina Elisabetta sta cercando di far classare il viaggio da visita di Stato a semplice visita ufficiale per evitare l'obbligo dell'incontro con The Donald. Contro l'ordine esecutivo di Trump che prende il divieto di ingresso ai cittadini di 7 paesi a maggioranza musulmana si è espresso anche il sindaco di Londra Sadiq Khan, laburista di fede musulmana ma pro-gay. Ma come racconta Guido Fawkes, il Dagospia britannico, il sindaco ha attaccato il presidente statunitense in occasione di una cena con i rappresentati di 11 stati che vietano agli israeliani l'ingresso. Nigel Farage, ex leader dell'Ukip ed amico di Trump,  ha detto al sindaco: «Vuoi bandire Trump dal Regno Unito, ma sei felice con chi discrimina gli israeliani. Sei un ipocrita».

Timori a palazzo. Si teme un attacco terroristico sulla scia di quelli a Berlino e Nizza. Così dopo Buckingham Palace, anche il Castello di Windsor dice addio al tradizionale cambio della guardia il sabato. Verranno inoltre evitate le ore di punta della settimana:  di conseguenza, i soldati di Sua Maestà marceranno solo lunedì, mercoledì e venerdì. La decisione, in fase di sperimentazione per tre mesi, è stata attaccata da residenti locali e commercianti che temono di perdere clienti (Daily Mail).

Calciatori e tifosi brutti. Andy Carroll, attaccante del West Ham, ha parlato di Liverpool, passione per il bere e compagni cercati su Google in un'intervista al Daily Mail. Wayne Shaw, il portiere XXL del Sutton United, tra due settimane si troverà a dover fermare in FA Cup l'Arsenal di Alexis Sanchez e di Mesut Özil è diventato un fenomeno del web. 120 chili e 45 anni compiuti da poco ma l'allenatore stravede per lui (SkySport). Lunedì scorso un gruppo di squatter ha occupato la proprietà di un oligarca russo a pochi passi da Buckingham Palace e inizia a ospitare i senzatetto del quartiere, proiettare film anarchici, giocare a pallone nella libreria (Dagospia). Intanto, Frankie Lampard si ritira dal calcio mentre Steven Gerrard studia da allenatore (Gazzetta) e trapelano alcune mail rese note dal Sun che svelano un David Beckham pronto a sfruttare il suo ruolo da ambasciatore UNICEF per tentare di ottenere cavalierato.

6 Nazioni. Parte oggi con Scozia-Irlanda e Inghilterra-Francia il torneo di rugby. Domenica alle 15 (diretta sul canale DMAX) all’Olimpico di Roma si sfideranno la nuova e giovane Italia dell'allenatore Conor O’Shea ed il Galles. Quindici cose da sapere prima che inizi il 6 Nazioni messe in fila dal Corriere.
I SETTIMANALI IN EDICOLA
Pst... Lo sapevate che un lettore di giornali nel Regno Unito dedica quasi il 90% del suo tempo alla lettura della carta stampata? Poco più del 10% alle versioni digitali (su Prima Comunicazione). 
The Economist. Un rivoltoso alla Casa Bianca; all'interno un'interessante analisi tra trumpismo ed euroscetticismo.
The Spectator. Una guida per salvarsi nel mondo di Trump. All'interno speciale sulla post-verità indiana su Churchill.
The NewStatesman. La banalità di Trump, la sua guerra alla democrazia e gli echi di Chavez in The Donald. Come per lo Spiegel copertina con la Statua della Libertà. Alla "tedesca" è finita peggio.
The New European. Il Libro Bianco del Remain: «rivogliamo indietro il nostro paese». Il settimanale che vuole rappresentare il 48% dei pro-UE racconta anche un po' dell'estro di David Bowie pittore.

Le migliori letture della settimana.

  • Donald Trump è un disastro per Brexit. La Gran Bretagna non può guardare agli Stati Uniti in vista del divorzio dall'UE, scrive, andando contro il sentimento generale, il commentatore del Financial Times Gideon Rachman.
  • È Il mondo di Putin. Da Duterte nelle Filippine a Farage in Gran Bretagna, passando per Fillon in Francia e ovviamente Trump negli Stati Uniti: in che modo Vladimir Putin è diventato l'eroe ideologico dei nazionalisti in tutto il mondo (via NightReview, la miglior newsletter italiana per chi ama le long-read dal mondo).
  • L'esercito britannico non trova abbastanza soldati. Chi combatterà le guerre del Regno Unito? Un'analisi di War Is Boring su uno degli eserciti più leggendari al mondo.
  • La Isaiah Berlin Lecture del 2017: Guy Verhofstadt sulla Brexit ed oltre. Il capo negoziatore dell'UE per la Brexit e leader dell'ALDE ha parlato lunedì a Londra ospite del think-tank Chantam House. Il racconto del blog lib-dem e qui il video.
  • Perché non riuscite a non odiare Mourinho. Sul decimo numero di «Futura», la newsletter della 27esimaora del Corriere della Sera, c'è un pezzo tutto da leggere firmato da Tommaso Pellizzari. Ci si iscrive qui.

Per chi se li fosse persi dal blog.

Condividi su Facebook
Condividi su Twitter
Inoltra agli amici
Seguimi
Seguimi
Like?
Like?
Sito
Sito
Il Segnale
Il Segnale
Copyright © 2017 Gabriele Carrer, All rights reserved.
newsletter@fumodilondra.com

Modifica le tue preferenze oppure cancella la tua iscrizione (ma non è il caso).

Email Marketing Powered by Mailchimp