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Archeide Magazine #04/2017:
Schei fa schei.....
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Magazine n.4
del 17 marzo 2017

"Schei fa schei, peoci fa peoci"
Quante volte, noi Veneti, abbiamo sentito pronunciare questo detto popolare dai nostri nonni?
La traduzione semplicemente ci dice che i soldi producono altri soldi, mentre i pidocchi producono altri pidocchi. Perché ci piace farne menzione? Perché descrive molto bene l’aspetto dicotomico del mondo della finanza. Un mondo diviso in due parti. Un mondo non solo distinto tra ricchi e poveri, ma tra chi ha la conoscenza e chi non ce l’ha.
Se è vero che il denaro è quantità limitata e solo chi ha denaro riesce a farne dell’altro, è  altrettanto vero che solo chi ha conoscenza può salvarsi da un tracollo finanziario sicuro. Tuttavia, in un mondo “open source” e perfettamente concorrenziale, ogni individuo che ne abbia la volontà, può ottenere a un costo ragionevole, almeno un livello discreto di conoscenza. Purtroppo le statistiche ci dicono crudelmente che ci sono ancora troppi risparmiatori che vivono e si muovono in un ambiente insano, fatto di bassissima istruzione, cultura e progresso tecnologico, di conflitti di interesse dei loro interlocutori, affidando le loro speranze di crescita agli oroscopi finanziari che tanto piacciono, come le previsioni del tempo ma che diversamente da queste, non portano alcun valore aggiunto. 
Ma allora cosa si dovrebbe fare per iniziare a far parte di quelli che “schei fa schei”? Come faceva il garzone di bottega che imparava il mestiere guardando il suo capo, anche in questo ambiente, osservare e studiare i migliori, consente di arrivare ad obiettivi ambiziosi. Proviamo andare solo per un attimo a scuola dai migliori. Chi sono questi?

Sono i fondi di dotazione di alcune Università Americane (Endowment Fund). Da molti anni, molti di loro, stanno dimostrando al mondo intero come si può intendere la buona gestione delle proprie finanze. La cosa bella, che va sottolineata, è che lo scopo di queste istituzioni è molto simile a quello di ogni risparmiatore (anche se lui non lo sa perché è assillato dal breve termine senza alcun motivo). Essi devono provvedere alle future esigenze (stipendi e borse di studio) delle loro strutture, con un orizzonte temporale di lungo periodo.
Il fondo di dotazione di Harvard University gestisce oggi circa 35 miliardi di USD mentre quello di Yale University “solamente” 26. In tutto sono circa 800 istituzioni che gestiscono complessivamente 515 miliardi di USD. Non è impressionante? Circa 640 milioni in media pro capite.
Sempre guardando il più bravo, Yale in questo caso, vediamo che il rendimento medio degli ultimi 20 anni è stato del 12,6% annuo composto, maggiore di un 4% annuo rispetto ad un portafoglio standard 60%-40% azioni/obbligazioni. A 10 anni ha messo a segno un 8,1% annuo contro 6,5% sempre di un portafoglio 60%-40%. Harvard è leggermente sotto, ma sempre ad un livello migliore rispetto a quello di un portafoglio standard.
Ma qual’é il segreto di queste istituzioni? Hanno bravi gestori? Le dimensioni, le skill o altro?
Se non vi è alcun dubbio che abbiano competenze professionali di altissimo livello, la cosa sorprendente è che non adottano strategie fantasmagoriche ma puntano a costruire delle Asset Allocation molto stabili nel tempo adottando un orizzonte temporale di lungo periodo, il che consente loro di tollerare la volatilità dei mercati (aspetto cruciale per il risparmiatore comune che invece la volatilità non la tollera, ma la subisce e si arrabbia!). Questo significa che la rotazione del portafoglio (il numero di transazioni sulle varie asset in cui il fondo è investito) è molto, molto bassa. Il segreto di questi fondi sta nella selezione degli Asset sottostanti che sono strutturalmente diversi dal famoso e classico portafoglio bilanciato del Sig. Bianchi, fatto da sempre di sole azioni e obbligazioni.
Nel grafico allegato abbiamo lo sviluppo degli ultimi 30 anni di Asset Allocation dell' ENDOWMENT (dotazione) dell'università di YALE.
 
 
E’ incredibile come, negli ultimi anni, la quota di Azioni USA (quella evidenziata dalla freccia) si è progressivamente assottigliata, sino ad arrivare al solo 3,9%. Inoltre da una più attenta analisi ci accorgiamo che Obbligazioni ed Azioni tradizionali non rappresentano più del 25% del totale degli Attivi del Fondo, mentre solitamente costituiscono il 100% del classico portafoglio bilanciato del nostro Sig. Bianchi!
Ora, ci scommettiamo, ci sarà sicuramente chi pensa o chi dice “si ma questi sono dei professionisti di altissimo livello che io non riuscirò mai ad emulare”. In parte è giusto, è assolutamente vero che qui si parla delle eccellenze, tuttavia come dicevamo prima, osservando si impara. Possiamo vedere che per ottenere rendimenti reali interessanti, gli asset che entrano nel portafoglio del fondo sono immobili, risorse naturali, operazioni di Private Equity o Venture Capital (partecipazione nel capitale di società), operazioni di LBO (leverage by out). Asset impossibili da comprare per il nostro Sig. Bianchi? In parte si, in parte no. Oggi come oggi, sono infiniti i prodotti che investono su sottostanti di qualsiasi genere e sono accessibili ad un parterre molto allargato di investitori. Il problema però non è questo, ma l’educazione finanziaria inesistente del Sig. Bianchi, affidata e costruita da interlocutori imbottiti di conflitti di interesse che si preoccupano solamente del rendimento dei loro bilanci.  Affermazioni forti, ma che sfortunatamente rispecchiano una realtà dimostrata da dati concreti:
 
 
Mentre i Top si caricano di asset reali, i nostri Sig.ri Bianchi fanno il pieno di prodotti assicurativi, di gestioni patrimoniali e di fondi comuni. Tutti prodotti di risparmio gestito che rappresentano quasi il 60% dell’intero portafoglio. Risparmio gestito tra l’altro “male”, perché appesantito da oneri e da carichi commissionali enormi, i quali non consentono nemmeno di avvicinare i risultati che i mercati restituiscono nel tempo, figuriamoci l’idea di sovraperformarli.
Asset che vengono venduti da reti e da banche sulla base di budget e premi produzione. Asset che hanno implicitamente rotazioni enormi di portafoglio al solo scopo di generare commissioni di negoziazione. Secondo una delle tante indagini che testimoniano l’inefficienza del settore, da Milano Finanza apprendiamo per esempio, che solamente il 21% della media totale dei fondi di diritto italiano è riuscito nel 2016 a battere il proprio benchmark.
Altro esempio…domandiamoci se è’ un Asset efficiente una polizza Unit Linked visto che è  presente in quantità nei portafogli di moltissimi investitori italiani?
 
Si tratta di contratti assicurativi, in cui i premi pagati confluiscono in un Fondo Interno che a sua volta può andare a comprare altri Fondi di investimento. I rendimenti dipendono quindi direttamente dalle performance degli strumenti acquistati dal fondo “finale”, decurtate dalla fila interminabile di costi diretti ed indiretti che gravano sul contratto che mediamente si attestano attorno al 3,5% annuo. Se osserviamo quelli bravi, ci accorgiamo che questi non comprano le scatole cinesi!
In queste recenti rilevazioni si nota solo una presenza insignificante di prodotti “low cost” come gli ETF o i Certificates (guarda caso invece molto utilizzati dagli investitori Istituzionali), non esistono impieghi nello sviluppo di idee imprenditoriali, non vi è alcuna attenzione a nuove fonti di impiego del capitale.
Insomma, caro Sig. Bianchi, spassionatamente le diamo un consiglio: non si lamenti delle briciole che ha raccolto negli ultimi anni o da quando ha dovuto mettere il naso in questo impervio territorio (questa è la realtà anche se molti sono convinti di aver avuto buoni risultati) perché se vuole provare ad ottenere un pochino di più, deve imparare ad osservare con attenzione i migliori; noi ci proviamo ogni santo giorno. Deve seguire con rigore poche ma chiare regole, come quelle della pianificazione dei suoi obiettivi di medio lungo periodo, deve dialogare e confrontarsi con esperti che parlino con Lei e condividano con Lei la loro esperienza e conoscenza, mentre deve iniziare ad ignorare i “finti esperti” che cercano al contrario di venderle prodotti ad alte commissioni solamente per fare il loro Budget. Magari un giorno, come capita nella bottega artigianale nella quale l’allievo a volte supera il maestro, potrà capire quanto poco ci voleva per diventare investitori informati e consapevoli.
Certo ci saranno momenti difficili, in cui il controvalore di smobilizzo del suo portafoglio scenderà sensibilmente, ma se investe in strumenti ad alte commissioni senza alcun valore aggiunto, le possibili perdite in questi periodi potrebbero essere notevolmente più elevate.
Diversifichi quindi con consapevolezza tra più asset class tra loro diversificate, pianifichi con cura le entrate e le uscite prospettiche del suo nucleo famigliare ed adatti a questi flussi futuri gli acquisti e le vendite di strumenti finanziari. Sposti la sua attenzione nel medio periodo e non si curi delle oscillazioni erratiche e imprevedibili dei mercati finanziari nel breve termine.
Agisca e lo faccia il prima possibile: le decisioni importanti cambiano la vita!
Concludiamo con un simpatico aneddoto che tocca proprio questo aspetto. Sapete chi è il signore della foto? E' Ron Wayne, terzo cofondatore di Apple insieme a Steve Jobs e Steve Wozniak. Il suo ruolo era quello di progettare la documentazione dell’Apple I e il primo logo che rappresentava Isaac Newton mentre scopre la legge di gravità. Egli vendette le sue azioni (il 10% della proprietà) 12 giorni dopo la fondazione della società. Guadagnò 800 dollari. Qualche anno dopo, quando Apple fu quotata in Borsa, nel suo portafoglio sarebbero finiti centinaia di milioni di dollari. E nel 2011 sarebbero stati 35 miliardi!
C’è da sperare vivamente che ne avesse veramente bisogno di quegli 800 dollari….!!!!. Potremo ancora chiederglielo visto che è ancora in vita….. 
La morale? Il breve termine può nuocere fortemente alla salute ergo, pianificate. 
Ufficio Studi Finanziari
Archeide SCF Srl

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