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NEWSLETTER N. 54 - AGOSTO 2016
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Benvenuti al cinquantaquattresimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia!

Apriamo la newsletter con alcune informazioni sulla redazione del programma stages, sul calendario degli incontri del secondo modulo del percorso formativo per insegnanti e praticanti di altri stili di karate e sull'aggiornamento della pagina relativa ai dojo riconosciuti e ai gruppi di studio informale.

In chiusura potrete leggere la settima ed ultima parte di un articolo che illustra i valori non utilitaristici correlati alla pratica del Karate-do.

Buona lettura!!

Marco Forti

Programma stages

Procede la redazione del programma stages per il periodo ottobre 2016 - maggio 2017 che, come promesso, inizierà ad essere pubblicata a partire dalla prossima newsletter di settembre.

Chi fosse interessato ad organizzare un seminario introduttivo o tematico nella sua città è invitato a contattare la segreteria, all'indirizzo info@koryu-uchinadi.it quanto prima, le date disponibili si stanno rapidamente esaurendo.
 
 

Calendario percorso formativo

Sono già disponibili, alla pagina dedicata sul sito Koryu Uchinadi Italia, le informazioni ed il calendario del secondo modulo del percorso formativo per insegnanti e praticanti di altri stili di karate, riservato a chi ha completato il primo modulo lo scorso anno.
 
Le iscrizioni si chiuderanno il 30 settembre. 
 

Dojo riconosciuti e gruppi di studio

È stata aggiornata la pagina Dove praticare, con tutte le informazioni sui dojo ufficialmente riconosciuti e sui gruppi di studio informale attivi sul territorio nazionale e nel Canton Ticino.
 

 

Oltre l'allenamento fisico

di Patrick McCarthy

traduzione in italiano di Marco Forti

 
SETTIMA ED ULTIMA PARTE

Il valore del Karate-do nei tempi moderni
Essere il migliore, indipendentemente dal fatto che si parli di combattimento, sport, business o vita in generale, richiede incredibile determinazione e forza interiore. Tale indomita forza d’animo, necessaria per trascendere le barriere dell’ordinario, non è raggiungibile senza prima fare enormi sacrifici personali. Un prerequisito che ogni combattente veterano, campione sportivo o imprenditore di successo può attestare.
Attraverso le virtù del Karate-do ci si confronta con le proprie debolezze. È attraverso tali virtù che le debolezze si trasformano in punti di forza e la forza in forza ancora maggiore; in questo modo la tradizione raggiunge il suo scopo. La forza indomita ci isola dalle forze negative delle tentazioni immorali e dalle azioni irresponsabili, fornendoci la resilienza per superare i fallimenti personali.
 
Una mente temprata dalla tradizione del karate-do rimarrà impermeabile alle delusioni mondane ed illuminerà l’oscurità dell’egoismo e dell’ignoranza. Come per un guerriero samurai imperterrito davanti alla paura, la preparazione, la pazienza e l’umiltà rappresentano il 90% del combattimento, della vittoria e della vita. Con un maggior controllo sulla nostra mente e sul “mondo interiore” possiamo avere maggior controllo sul nostro corpo, sulla nostra vita e sul mondo esterno. È mettendo all’opera ogni giorno questo potere e la conoscenza che le nostre vite vengono arricchite e soddisfatte in modi che non pensavamo possibili.
 
Il rompicapo dello sfruttamento commerciale
Argomento affrontato raramente e quasi sempre considerato secondario al perseguimento di valori più pratici, quello dello sfruttamento commerciale ha a lungo reso le arti marziali un fenomeno affascinante. Descritto come male necessario, lo sfruttamento commerciale, mentre serviva a generare un’indicibile popolarità, ha tragicamente ridotto la reputazione di questa onorevole tradizione. Gli insegnanti veterani di Karate-do possono facilmente testimoniare di come l’arte sia oggi unilaterale e di come ci sia bisogno dei valori tradizionali, ora più necessari che mai.
Ego, ignoranza, avidità e animosità, insieme alle ricompense finanziarie dello sfruttamento commerciale, hanno reso necessarie miriadi di interpretazioni eclettiche di antiche tradizioni di combattimento del Giappone. Ancora da qualche parte, nella scia dello sfruttamento commerciale, i valori morali su cui si è sviluppato il karate-do perdurano, pur restando in ombra rispetto ad un insieme più aggressivo di norme.
Come tale il karate-do soffre di un terribile squilibrio tra i suoi principi fisici, mentali e spirituali.
Tanto è vero che, almeno nel mondo occidentale, una miriade di tradizioni radicali ed eclettiche si sono sviluppate con poco riguardo e nessuna comprensione per i valori tradizionali. In sostanza non ci sono nuove pratiche, solo fusioni di antiche idee in circostanze moderne.
Henri Poincaré (1854-1912) scrisse: “la scienza si basa sui fatti proprio come una casa è fatta di mattoni, ma la mera collezione di fatti non è scienza, come una pila di mattoni non è una casa”. La correlazione tra questa metafora e lo squilibrio che attualmente ingolfa le tradizioni combattive moderne è ironicamente comparabile.
Generalmente parlando, il karate-do nel mondo occidentale è stato considerato come mero sport e/o come mezzo brutale di autodifesa. Soggetto alle forze culturali della società occidentale, il karate-do e altri tipi di budo giapponese non godono della stessa reputazione che hanno in Giappone.
Come sport il karate-do è spesso percepito come metodo sofisticato di brutalità fisica e, come la sua controparte commerciale, è caratterizzato da animosità politica e sfruttamento commerciale.
Come metodo di autodifesa il karate-do è stato scelto da coloro il cui comportamento immorale e le azioni irresponsabili hanno fatto poco per migliorare le dottrine filosofiche o spirituali su cui si basa l’arte. Perseguito come veicolo introspettivo, il valore non utilitaristico del karate-do, come praticato in Giappone, deve essere ancora pienamente scoperto in occidente.
Tra le varie autorità con le quali sono venuto in contatto grazie a questa ricerca, sono rimasto maggiormente influenzato da coloro che parlano del trascendere le distrazioni dell’ego, scoprire cosa giace oltre gli immediati risultati dell’allenamento fisico. Il loro genuino sforzo per perpetuare i fondamenti morali, filosofici e spirituali sui quali si basa questa eredità unica ha profondamente influenzato il mio modo di concepire il karate-do. La cosa che mi offende maggiormente è l’atteggiamento di chi erroneamente si considera l’unica autorità, promuovendo il protezionismo, il dissenso e l’arroganza.
Il fenomeno competitivo ha rivoluzionato lo studio del karate delle Ryukyu e lo sfruttamento commerciale ha provocato la nascita di una miriade di interpretazioni ibride. Eppure, i valori centrali sono rimasti al di fuori di questo “progresso”, quei valori sui quali questo fenomeno culturale si è sviluppato e senza i quali il karate-do si ridurrebbe a nulla più di un sofisticato metodo di brutalità comune. È criticamente importante che lo scopo ultimo del karate-do non venga oscurato da chi ignora tali valori o da chi si dimostra arrogante di fronte ai suoi precetti.
In qualità di appassionati di questa antica confraternita siamo tutti, chi più chi meno, responsabili della crescita e della direzione del karate-do. Una responsabilità che si estende oltre il dojo, fino alla società nella sua interezza.
Come gli appassionati che ci hanno preceduto, anche noi abbiamo il bisogno di stabilire una simbiosi con il karate-do in modo che le nostre vite siano un prodotto dell’arte così come l’arte divenga il prodotto delle nostre vite. È triste che così tanti vengano e vadano senza nemmeno apprendere che c’è di più nel karate-do rispetto ai risultati immediati dell’allenamento fisico. Che si sia un nuovo allievo o un maestro veterano, presto o tardi, se ci si aspetta di raggiungere la vera maestria si deve per prima cosa comprendere come utilizzare il “mondo interiore”, non è mai troppo tardi per cominciare.
 
Esercitare la mente
Sebbene un’intera dissertazione potrebbe meglio illuminare il potere del “pensare”, credo che la maggior parte delle persone abituata alla rigorosa disciplina fisica del karate-do possa facilmente comprendere la grandezza del controllo mentale. Infatti affermare che la fonte di tutto il potere inizia nella mente non è affatto un’esagerazione. È grazie all’attitudine, nell’applicazione dei nostri pensieri, che le condizioni conducono alla crescita e all’armonia.
È solo attraverso la coltivazione della nostra natura spirituale che la fede, il coraggio e l’entusiasmo portano alle ricompense della realizzazione. La nostra natura spirituale può essere coltivata solo attraverso il “fare”; “possiamo solo ottenere quello che offriamo”, “solo raccogliere quel che abbiamo seminato”, infatti la legge della crescita dipende interamente dalle azioni reciproche: riceviamo solo quel che diamo. Coltivare la nostra natura spirituale comincia con la padronanza di un rituale di introspezione, l’immobilità fisica, praticato a lungo prima che i benefici possano essere messi in pratica.
Con la nostra attenzione indirizzata all’interno, i pensieri sono focalizzati fino a che la mente attrae le condizioni necessarie alla realizzazione. La concentrazione deve diventare così intensa da indentificarci con l’oggetto dei nostri pensieri, fino a che non si giunge ad essere così attenti da non essere consci di null’altro. In ultima analisi il pensiero si trasforma nel carattere (siamo quel che pensiamo) ed il carattere è il magnete che crea l’ambiente dell’individuo. Attraverso lo sviluppo del nostro potere di percezione, saggezza, intuizione e sagacia, la nostra concentrazione si intensifica. Abbiamo solo bisogno di riconoscere l’onnipotenza della nostra natura spirituale ed il desiderio di diventare il destinatario dei suoi effetti benefici.
Tuttavia, per poter pianificare coraggiosamente ed eseguire senza paura, si deve comprendere la legge di causa ed effetto; la causalità dipende interamente dalla polarità: un circuito deve essere chiuso, l’universo è il polo positivo della batteria della vita, l’individuo è il negativo e i pensieri formano il circuito.
La conoscenza di questo potere fornisce il coraggio di osare e la fede per giungere a compimento. Il grado di successo dipende interamente dalla misura in cui ci si rende conto che l’infinito non può essere cambiato ma si deve cooperare con esso.
Un cambiamento di pensiero significa un cambiamento nelle condizioni. I risultati di un’attitudine mentale armoniosa (lo scopo finale del karate-do) porta a condizioni armoniose nella vita. I pensieri egoistici portano i germi della contaminazione.
La capacità di appropriarsi di quel che è necessario per la crescita in ogni esperienza determina il grado di armonia che se ne otterrà. Gli ostacoli sono necessari per la propria saggezza e la crescita spirituale.
Concentrarsi sui successi piuttosto che sui fallimenti, mantenere l’interesse per la corsa anziché solo per il risultato, focalizzarsi sul raggiungimento piuttosto che sul possesso. La nostra abilità nel pensare rappresenta l’abilità di agire e di portare quel che pensiamo a manifestarsi per il beneficio degli altri e di noi stessi. Quel che facciamo dipende da quello che siamo e quello che siamo dipende da quel che pensiamo.
Il successo o il fallimento è determinato in misura maggiore o minore dallo stile di vita.  Lo stile di vita è dominato dall’attitudine. L’attitudine dipende interamente dai propri pensieri; riassunto dall’espressione “non siamo niente più della somma totale dei nostri pensieri e decisioni quotidiane”. Come si parla e ci si comporta rappresenta, in essenza, quel che si pensa. Per questo motivo pensare è cruciale all’essere. Questo è vero perché si “deve essere” prima di “poter fare” e si “può fare” solo nella misura in cui “si è”, e quel che “si è” dipende interamente da quel che “si pensa”. Non si può esprimere potere se non lo si possiede. Uno deve scoprire il potere interiore e studiare come utilizzarlo per rafforzare e migliorare il mondo esterno.
Quante esperienze facciamo apprendendo in realtà molto poco. Comprendiamo molte cose ma non realizziamo praticamente nulla. Tratteniamo molti fatti ed opinioni ma in essenza conosciamo molto poco di noi stessi. Mentire non cambia nulla. Come si può pianificare una fuga senza prima realizzare che si è imprigionati? Bisogna battere e ripulire lo spirito fino a che diventa forte e vibrante come una spada da samurai. Non ci si deve focalizzare sulle pene dei fallimenti ma piuttosto sui frutti del successo. Il segreto del cambiamento non consiste nel combattere il vecchio ma piuttosto nel concentrarsi sulla costruzione del nuovo.
Anche se il processo si protrae esso è del tutto unico e può senza dubbio cambiare la vita se lo si desidera. C’è un intero sistema da apprendere che comporta una serie di esercizi mentali da eseguire con un ordine metodico. Lasciatemi introdurre le tecniche preliminari attraverso il seguente breve riassunto. Spero che vogliate abbracciarne con ottimismo il valore e continuare a cercarne la saggezza.
Ogni giorno prima, dopo o durante l’allenamento dei kata, trovate un posto dove potete sedervi in modo confortevole e indisturbato per circa trenta minuti ogni volta. Il punto cardinale consiste nell’essere a vostro agio e indisturbati … ricordate: non dovrete venir disturbati e avrete bisogno di circa trenta minuti solo per voi.
La preparazione iniziale consiste nel sedersi con la schiena perpendicolare a terra e ben dritta (su una sedia può andar bene) ma rilassati, con le mani sul grembo e gli occhi chiusi. Non ci si deve preoccupare sul cosa pensare o se ci sia qualche mantra esotico da ripetere. Lasciate semplicemente la mente libera.
Può sembrare piuttosto semplice ma molti avranno grosse difficoltà a trovare la pazienza per praticare anche solo questo esercizio fondamentale.
Tuttavia siate certi che i benefìci si manifesteranno indubbiamente entro poche settimane dall’inizio della pratica regolare. La cosa più importante è che l’esercizio regolare e l’allenamento mentale lavorino in armonia in preparazione al prossimo passo. La pazienza è una virtù e vi incoraggio ad equilibrare l’allenamento fisico e mentale con l’assimilazione filosofica, attraverso i documenti antichi precedentemente menzionati.
 
Conclusione
Attraverso lo studio del passato ci si avvicina alla comprensione del presente. Analizzando sia il passato che il presente si è in grado di gettare uno sguardo ancor più profondo al karate-do, insieme a ciò che i suoi valori non utilitaristici rappresentano. Vivere nel passato è da folli esattamente come credere che si possa viaggiare nel futuro. La felicità può essere goduta solo nel presente. La ricerca di questa natura è criticamente importante se vogliamo andare oltre gli immediati risultati dell’allenamento fisico.
Duemila anni fa Sūnzǐ (Sun Tzu), il grande stratega militare scrisse nella sua opera - “L’Arte della Guerra” - che la vittoria senza contesa è il risultato più grande per un guerriero. Questo è riassunto nella massima giapponese “tatakawa zushite katsu”, vincere senza combattere sconfiggendo il nemico interiore.
Il monaco buddista Takuan Soho scrisse, rivolgendosi al maestro di spada Yagyu, che l’ignoranza significa assenza di illuminazione, delusione. Dobbiamo trascendere la delusione per comprendere l’essenza del karate-do.
Tokugawa Ieyasu scrisse: “un pavone si riconosce dal suo piumaggio, una tigre dai suoi artigli, un guerriero samurai dal suo carattere”. Un principio confuciano (dialoghi 7:8) descrive il maestro mentre afferma che non verranno illuminati coloro che non hanno entusiasmo per lo studio. Egli non si ripeterà a coloro che non solleveranno gli altri tre angoli dopo che egli ha sollevato il primo per loro. Dobbiamo mantenere l’entusiasmo e la volontà di ricercare il significato più profondo del karate-do.
Dimenticata ma non persa, la saggezza di Tei Junsoku Uekata, ufficiale di alto rango del Regno delle Ryukyu nel 17° secolo, di stanza al distretto di Nago: “non importa quanto tu possa eccellere nelle tradizioni del combattimento e nei risultati accademici, nulla ha più significato del tuo comportamento e della tua umanità nella vita quotidiana”.
Piuttosto che guadagnare o acquisire bagaglio in eccesso nella vita, il karate-do ci insegna come rimuovere le distrazioni inutili, legate all’ego. Invece di sforzarsi di acquisire di più, la felicità può arrivare dall’apprendere come apprezzare il meno.
Piuttosto che prendere solo dal karate-do, dobbiamo considerare il fatto di donare a ciò che ci ha dato forza e potere. Ricordiamo che tutto il potere ed il successo ha a che fare con il trasformare la conoscenza in azione attraverso la padronanza del mondo interiore.
 
Scoprendo quel che giace oltre gli immediati risultati dell’allenamento fisico abbiamo imparato come beneficiare realmente dal karate-do. Tuttavia una domanda provocatoria resta senza risposta, invita ciascuno di noi a considerare seriamente non solo ciò che si può prendere da questa umile tradizione, ma piuttosto, come responsabili appassionati preoccupati dalla sua direzione futura, cosa possiamo dare al karate-do … l’arte e la via del karate?
 
Grazie per l'attenzione.
 
Patrick McCarthy
 
 
FINE
 

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