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Archeide Magazine #61/2016:
Referendum, Banche ed il Tabù del ritorno alla lira
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Dopo esser stati logorati da una campagna elettorale "senza esclusione di colpi" che è riuscita a creare più confusione che chiarezza, domenica 4 Dicembre gli italiani sono chiamati a votare su un importante Referendum costituzionale, che segnerà il trend politico ed economico del nostro paese almeno fino alla primavera del prossimo anno.

Il Paese è oggi spaccato a metà tra il "SI", che darebbe il via libera alla modifica definitiva di alcuni importanti articoli della Costituzione, ed il "NO", che non solo segnerebbe la bocciatura della legge, ma sarebbe a tutti gli effetti un voto di sfiducia sul governo Renzi. Attualmente i sondaggi danno in vantaggio il "NO" di circa 5 punti percentuali, ma ci si attende una gara serrata con gli indecisi (tendenzialmente moderati) che potrebbero riequilibrare all'ultimo momento le sorti del "SI". L'elevata incertezza rende quindi l'esito del voto altamente aleatorio e, dopo le incredibili sorprese della Brexit e di Trump, riteniamo sterile e controproducente anche solo cercare di indovinare il risultato finale.

Le conseguenze per un investitore accorto che si è preoccupato di strutturare il proprio portafoglio in ottica di pianificazione, che ha “mappato” correttamente i rischi ed individuato i propri obiettivi di lungo termine, non saranno certamente così importanti da scalfire la sua ricchezza, costruita per "resistere" ad entrambi gli eventi. Assicurati di questo dobbiamo porci delle domande per tutti quegli altri che hanno i loro investimenti impostati nell’ottica del breve periodo: cosa succederà in caso di vittoria del "SI" e cosa in caso di vittoria del "NO"? Manterranno il loro valore nel medio periodo in entrambi gli scenari?

Una vittoria del "SI" sarebbe senza dubbio una nuova ed importantissima investitura di Renzi come uomo di riferimento della politica italiana. La vittoria sarebbe ancor più significativa per il fatto che Renzi vincerebbe contro uno schieramento allargato, che praticamente comprende tutto il resto del mondo politico. Inoltre il "SI" porterebbe anche ad una nuova legge elettorale che permetterà al vincitore delle prossime elezioni di avere un "potere incontrastato" in parlamento; molti osservatori si attendono quindi in caso di vittoria di Renzi un'accelerazione del premier verso nuove elezioni, con il fine ultimo di incassare il credito derivante dalla vittoria referendaria, assicurandosi la piena governabilità per una nuova legislatura.

Questo scenario sarebbe estremamente positivo nel breve termine per il mercato finanziario italiano e permetterebbe ad alcune banche attualmente in difficoltà di ricapitalizzarsi senza intoppi. Questo darebbe sicuramente sostegno all'indice azionario italiano e, indirettamente, darebbe un forte segnale di stabilità politica, attraendo nuovi capitali dall'estero con ripercussioni positive per l'economia, lo spread tra BTP e Bund ed, in parte, per l'Euro. Infine questa stabilità finanziaria, economica e politica darebbe ulteriore consenso politico a Renzi, permettendogli di vincere con ampio margine le nuove elezioni.

Nel medio termine tuttavia una vittoria del "SI" (ed in realtà anche una vittoria del "NO") non risolverebbe i problemi strutturali dell'economia italiana; per questo ogni trend positivo, sia esso di borsa o economico, iniziato dal "SI" sarà sostenibile nel medio termine solamente se il governo Renzi-bis farà le riforme strutturali necessarie per il paese durante la prossima legislatura.

In caso di vittoria del "NO" invece si potrebbe aprire nel breve termine un periodo di elevata incertezza politica. Lo scenario più probabile è infatti quello che Renzi si defili temporaneamente per lasciare spazio ad un governo di transizione, che avrebbe il compito di approvare una nuova legge elettorale prima delle nuove elezioni da effettuare in primavera. Sebbene questa sia la teoria, nella pratica le cose potrebbero risultare più complicate del previsto: con l'attuale parlamento, con un Movimento 5 Stelle che non scende a patti con nessuno, con un PD Renziano che potrebbe fare ostruzionismo (così da poter dire: "ve l'avevo detto che senza di noi c'era il caos") e con un centrodestra senza maggioranza, vi è un grosso rischio di stallo prolungato.

Questa incertezza politica spaventerebbe gli investitori e avrebbe probabilmente delle ripercussioni negative nel breve termine per le banche italiane in cerca del capitale necessario per uscire dall'attuale crisi. Lo stallo politico, porterebbe quindi allo stallo finanziario, allo stallo creditizio e probabilmente allo stallo economico. Tuttavia è importante comprendere che questo temporaneo limbo tra la vittoria del "NO" e l'approvazione di una nuova legge elettorale, non sarà certo la "fine del mondo" bensì un volatile periodo di passaggio verso le nuove elezioni.

Solo allora, a patto che il governo provvisorio riesca ad approvare una legge elettorale che garantisca la governabilità, si giocherà il futuro dell'Italia e a nostro avviso anche quello dell'Europa. Infatti, analizzando l'attuale panorama politico italiano, constatiamo che ormai i 2/3 delle forze politiche in campo sono Euroscettiche, con il PD di Renzi che rimane l'unica credibile corrente politica a favore del mantenimento dell'Euro e della Status-quo. La destra di Berlusconi e di Salvini, sostiene apertamente l'idea di introdurre una moneta alternativa all'Euro e quindi di un graduale ritorno alla Lira. Il Movimento 5 Stelle ha sempre criticato l'attuale struttura dell'Europa e non esiterà certo a cavalcare un possibile trend populista euroscettico qualora ve ne fosse l'occasione.

Ecco quindi che con la vittoria del "NO" al referendum e con la sconfitta del PD alle prossime elezioni, vi potrebbe essere per la prima volta una maggioranza politica in parlamento a favore dell'uscita dell'Italia dall'Euro. Eventualità questa che segnerebbe un inevitabile ritorno alla Lira e la definitiva implosione dell'Europa così come oggi la conosciamo.

Ovviamente nel breve termine l'Italia non vivrebbe un periodo di tranquillità e prosperità, ma alla fine in qualche modo le cose si sistemerebbero e forse nel medio periodo potremmo addirittura stare meglio di prima. E' vero infatti che abbiamo un elevato stock di debito pubblico, ma è anche vero che abbiamo un surplus di bilancio primario; è vero che le banche andrebbero in crisi, ma se escludiamo i Non Performing Loans iscritti oggi a bilancio, il sistema finanziario italiano è quello più solido e con minore leva finanziaria in Europa; è vero che i cittadini perderebbero circa il 15% della loro ricchezza in una singola notte per il ritorno della Lira, ma la valuta debole spingerebbe le esportazioni ed indirettamente l'occupazione dando finalmente una prospettiva di crescita stabile al paese; è vero che ci potrebbe essere un'elevata inflazione e dei tassi d'interesse in crescita, ma a ben vedere ciò potrebbe dare ulteriore spinta al PIL nominale e probabilmente ad una nuova primavera del mercato immobiliare.

Nel complesso quindi pensiamo che un'Italia fuori dall'Euro farebbe la sua "porca" figura, anzi come abbiamo più volte sostenuto, ci conviene stare in Europa solo se questa cambia marcia e diventa un'area federale integrata e coesa, in caso contrario è meglio uscirci quanto prima. Il tempo sta scadendo e con la vittoria del "NO" anche il Tabù di una possibile uscita dall'Euro di uno stato fondatore cadrà ed i sostenitori di un ritorno alla Lira inizieranno ad alzare sempre più la loro voce. Come dar loro torto: a mali estremi, estremi rimedi.

Certo è che stiamo vivendo in un periodo altamente volatile e caratterizzato da eventi estremi ed altamente aleatori: è stato così per la Brexit e per le elezioni Americane, lo sarà per il referendum Italiano e per le future elezioni Francesi. In questo contesto sarà sempre più complicato indovinare gli scenari futuri ed un investitore accorto dovrà gradualmente aumentare il proprio orizzonte temporale, disinteressarsi delle oscillazioni di breve periodo, evitare le bolle e qualche volta tapparsi il naso approfittando di comprare quando tutti gli altri sono negativi.

Ufficio Studi Finanziario
Archeide Srl

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