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Questa newsletter te l'ha scritta e letta Chiara, mentre William si mangiava
una bella pizza a Sorrento.


Ogni storia è la nostra storia


Spesso quando leggo un libro mi accorgo di sottolineare tutto quello che mi corrisponde. Mi cerco nelle pagine e quando mi trovo, dico toh, guarda come sono prevedibile, scrivo all’autore grazie per avermi dipinta così bene, oppure penso che mi abbia spiata nascondendosi dietro alla sedia della mia psicoterapeuta, sotto i cuscini del mio divano, dentro il mio computer.

Succede perché la nostra storia è la storia di tutti, e seppure agiamo e vediamo agire nell’imprevedibilità di ogni singolo atto umano, esiste la certezza di appartenere a una specie che sa riflettere, prova sentimenti e vive nel tempo in slot di azioni/situazioni che si ripetono e che hanno un inizio, uno svolgimento, una fine. Succede perché siamo fatti tutti della stessa materia: di storie. Di continui aggiustamenti tra dentro e fuori, di adeguamenti incessanti che passano alcune volte attraverso i gesti e altrettante volte attraverso le parole, urgenti e sincere come le lettere d’amore che una volta abbiamo scritto. E non c’è niente da fare, quando le cose le scrivi ti sembra ti appartengano di più e va a finire che se le legge qualcun altro riescono ad appartenere anche a quel qualcun altro.
 

Abbiamo scambiato Instagram per le Poste Italiane


Ho sempre amato ricevere lettere: prima nella cassetta della posta e poi via mail. Amici lontani, amori feriti, conoscenze fugaci e pensieri di un istante che diventavano eterni grazie al fatto che li stavamo fermando su carta. 

Un mese fa, io e William abbiamo iniziato a usare Instagram per scambiarci brevi lettere pubbliche: una foto e una didascalia che erano passeggiate a cuore aperto tra i nostri pensieri. Un modo per farci conoscere, per dare spazio alla nostra scrittura e a quello che c’è dietro alla nostra scrittura: la vita. Ci muove sempre la vita. Per un copywriter che vuole scrivere, vivere è la prima regola. Sentire, sentire più forte, interessarsi ai profumi, ai sapori, ai panorami, ai film, ai libri, al soffitto, alle persone. Il passo successivo è stato pensare di coinvolgere tutti e di proporre di inviare cartoline digitali. Ci siamo impegnati a scrivere baletter (così le abbiamo chiamate) alle persone che ce le hanno chieste e abbiamo invitato chi ci segue a scriverne: a se stessi, a noi, a chi si vuole, parenti, amici, gatti, città (ecco il post da cui è nato tutto).

Le baletter sono stralci di verità che sono nate per tre motivi: 

Per ritrovare l’umanità

Siamo noi a fare i contenuti, non i mezzi. Non sono Facebook, Twitter o Instagram, siamo noi. Quando scriviamo stiamo sempre scrivendo a qualcuno, è utile ricordarcelo: da umano a umano. E proprio in questo momento in cui dall'esterno ci arriva il nulla osta per manifestare rabbia, cattiveria e razzismo e molti si sentono spavaldi e forti e legittimati a odiare, ora più che mai ch'è bisogno di umanità.
Non dovremmo avere paura di ricercare parole che rivelino il timore di sporgersi, che diano voce al silenzio che c’è tra il voler bene a qualcuno e farglielo sapere, che rendano meno impossibile l’impossibilità di gestire un sentimento, una situazione, un problema.

Per assaporare l’attesa

Ci siamo disabituati all’attesa: non è un bene, non è un male, è così. 
Abbiamo tutto subito, la conoscenza a portata di Wikipedia, la risposta in tempo reale, la mamma a portata di cellulare, la borsa a portata di clic. Io ricordo quando l’attesa era emozionante e faceva parte di ciò che stavo aspettando, una preparazione lenta, una carica costante, la stimolazione dell’immaginazione.
Lo ricordo perché vivo da due anni una storia a distanza e sperimento ogni giorno l’attesa: la mia pelle lo sa cosa vuol dire riabbracciare, i miei occhi lo sanno cosa vuol dire rivedere, la mia pancia lo sa cosa vuol dire riavere. Io segretamente aspetto, aspetto senza aspettative.

Sarà arrivata la tua cartolina?
E giù la corsa verso la cassetta della posta.

Per esercitare la cura nella scrittura

L’hai mai scritta una lettera d’amore? Ti ricordi quella cura nello scegliere le parole, cancellare, scrivere, cancellare di nuovo? Quelle intenzioni forti e definite dietro ogni frase? Quell’urgenza di comunicare qualcosa di fondamentale o qualcosa di niente che però nel tuo mondo significava?

Le baletter vogliono rispolverare quella buona abitudine di prendersi cura delle parole, la stessa che avevamo quando abbiamo scritto a chi abbiamo amato, con la stessa intensità, con la stessa voglia di farci capire, di significare, di lasciare un segno in qualcun altro.
 

Come sta andando e tu


Sono passati quasi 10 giorni da quando abbiamo lanciato questa iniziativa e ogni giorno che passa sono commossa e stupita: sono le persone la vera ricchezza di questa idea e ho scoperto che basta davvero poco per mettere in moto creatività e consapevolezza e far uscire la bellezza.

La nostra storia è la storia di tutti. La scrittura con la sua potenza ci mette in contatto, unisce quella nonna alla mia, quella mamma che non c’è più con il mio dolore, quell’amica che le fa bene a questa gentilezza che decido di riservarmi. La scrittura ci fa bene e non è male dedicarle tempo e cura, facciamo del bene a noi con la precisione e facciamo del bene a qualcun altro a cui spalanchiamo una porta sul mistero della vita.
Puoi leggere tutte le #baletter che sono state scritte fino ad ora qui, seguire l’hashtag e cimentarti con una baletter anche tu, magari mentre sei in riva al mare o sul cucuzzolo della montagna, che si sa le vacanze sono luoghi di grande ispirazione.
 

Cosa ne sarà di noi?

 

Ad agosto lavoriamo ma con tempi dilatati: riprendiamo a pieno ritmo a settembre quando esce il mio libro con Zandegù, ricomincio a tenere i corsi, tipo questo di scrittura creativa e sono pronta per nuovi progetti.

Stiamo chiudendo la maggior parte dei lavori estivi e a settembre saremo felici di seguirti. 
Se vuoi prenotarti per lavorare con noi è questo un momento molto buono per farlo. Parlaci di te del tuo progetto, scrivi all’orso Will.

Buona estate!

C


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