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Federazione Assemblee
Rastafari in Italia

Newsletter Settembre 2018

Sommario

 





 


Salmo 128
 

Benedizione sul fedele

1Canto delle ascensioni.

Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.

2Vivrai del lavoro delle tue mani,
sarai felice e godrai d'ogni bene.
3La tua sposa come vite feconda
nell'intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua mensa.

4Così sarà benedetto l'uomo
che teme il Signore.
5Ti benedica il Signore da Sion!
Possa tu vedere la prosperità di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita.
6Possa tu vedere i figli dei tuoi figli.
Pace su Israele!

12 settembre 1974 -Ultime parole pubbliche di H.I.M. Haile Selassie I 

 

Studenti etiopi all'estero: Nord America

Sono molto felice di potervi inviare alcune parole di saluto in occasione di questa riunione degli studenti Etiopi che stanno studiando in America. È bene che sia stato possibile organizzare un tale incontro in modo che possiate rilassarvi e divertirvi insieme per un pò.

Speriamo che sarà anche un periodo per rinnovare le amicizie con i vostri connazionali e rafforzare così i legami che vi legano alla vostra patria, l'Etiopia. Dovrebbe anche essere un momento in cui potete fare il punto su voi stessi e prendere in considerazione il compenso dovuto per l'opportunità che ti è stata data.
Gli uomini grandi e saggi di tutti i paesi ci hanno detto attraverso i secoli che il tipo di vita più utile è quello del servizio: "Lavorare per il bene degli altri". Il Divino Maestro con parole ed esempi ci ha insegnato che l'unico modo degno di vivere è dare piuttosto che ricevere.
 
Nei giorni bui dell'occupazione i nostri patrioti non consideravano i vantaggi personali mentre si sforzavano di realizzare il loro ideale. Mentre vi preparate a tornare in Etiopia, vi raccomando una vita che dia agli altri meno privilegiati di noi e che non hanno avuto le nostre stesse opportunità.
               
Ognuno di voi è abbastanza grande e maturo da sapere che negli Stati Uniti e in Canada l'istruzione è stata raramente apprezzata solo per la sua utilità per gli individui, ma per la società. Raramente è vista come semplicemente un ornamento per la persona che la ottiene. Questa concezione dell'istruzione è ugualmente importante per noi in Etiopia, dove solo l'educazione può aprire la strada a standard di vita più elevati per tutte le persone. È in attesa di un ricco ritorno che il governo Etiope ha speso liberamente per inviarvi all'estero, sperando che al vostro ritorno darete un generoso contributo al miglioramento del vostro paese.
               
Non vogliamo che voi ritorniate in Etiopia, Americani o Canadesi; le tecniche Americane nella loro interezza possono essere buone solo in America e la formazione Canadese sarà particolarmente applicabile alle condizioni di quel paese. Speriamo che sarete saggi nella scelta di quegli elementi dell’educazione estera applicabili alle condizioni dell’Etiopia e che possa essere utilizzata nel nostro paese.

C'è un terzo pensiero che vorrei che voi teniate sempre presente. In un mondo che diventa sempre più piccolo man mano che la comunicazione migliora, le nazioni devono vivere come vicini di casa con altre nazioni. Proprio come le vostre impressioni su un Americano sono formate dai singoli Americani che incontrate, così le idee di uno straniero sull'Etiopia dipendono dagli Etiopi che incontra e conosce. Ognuno di voi è un ambasciatore del proprio paese. Se sarete gentili, tolleranti e cortesi, farete in modo che la gente pensi bene di noi - se sarete arroganti, orgogliosi e scortesi, ci screditerete agli occhi degli altri. Spero sinceramente che voi possiate essere in ogni momento meritevoli rappresentanti dell'Etiopia.
 

 2 settembre 1950
 


estratto da Selected Speeches of His Imperial Majesty Haile Selassie I, pp. 43-45  


a cura di Bro Manuel 


 

Anniversario della Ri-Unione

Sono molto felice di potervi inviare alcune parole di saluto in occasione di questa riunione degli studenti Etiopi che stanno studiando in America. È bene che sia stato possibile organizzare un tale incontro in modo che possiate rilassarvi e divertirvi insieme per un pò.

Speriamo che sarà anche un periodo per rinnovare le amicizie con i vostri connazionali e rafforzare così i legami che vi legano alla vostra patria, l'Etiopia. Dovrebbe anche essere un momento in cui potete fare il punto su voi stessi e prendere in considerazione il compenso dovuto per l'opportunità che ti è stata data.
Gli uomini grandi e saggi di tutti i paesi ci hanno detto attraverso i secoli che il tipo di vita più utile è quello del servizio: "Lavorare per il bene degli altri". Il Divino Maestro con parole ed esempi ci ha insegnato che l'unico modo degno di vivere è dare piuttosto che ricevere.
 
Nei giorni bui dell'occupazione i nostri patrioti non consideravano i vantaggi personali mentre si sforzavano di realizzare il loro ideale. Mentre vi preparate a tornare in Etiopia, vi raccomando una vita che dia agli altri meno privilegiati di noi e che non hanno avuto le nostre stesse opportunità.
               
Ognuno di voi è abbastanza grande e maturo da sapere che negli Stati Uniti e in Canada l'istruzione è stata raramente apprezzata solo per la sua utilità per gli individui, ma per la società. Raramente è vista come semplicemente un ornamento per la persona che la ottiene. Questa concezione dell'istruzione è ugualmente importante per noi in Etiopia, dove solo l'educazione può aprire la strada a standard di vita più elevati per tutte le persone. È in attesa di un ricco ritorno che il governo Etiope ha speso liberamente per inviarvi all'estero, sperando che al vostro ritorno darete un generoso contributo al miglioramento del vostro paese.
               
Non vogliamo che voi ritorniate in Etiopia, Americani o Canadesi; le tecniche Americane nella loro interezza possono essere buone solo in America e la formazione Canadese sarà particolarmente applicabile alle condizioni di quel paese. Speriamo che sarete saggi nella scelta di quegli elementi dell’educazione estera applicabili alle condizioni dell’Etiopia e che possono essere utilizzata nel nostro paese.

C'è un terzo pensiero che vorrei che voi teniate sempre presente. In un mondo che diventa sempre più piccolo man mano che la comunicazione migliora, le nazioni devono vivere come vicini di casa con altre nazioni. Proprio come le vostre impressioni su un Americano sono formate dai singoli Americani che incontrate, così le idee di uno straniero sull'Etiopia dipendono dagli Etiopi che incontra e conosce. Ognuno di voi è un ambasciatore del proprio paese. Se sarete gentili, tolleranti e cortesi, farete in modo che la gente pensi bene di noi - se sarete arroganti, orgogliosi e scortesi, ci screditerete agli occhi degli altri. Spero sinceramente che voi possiate essere in ogni momento meritevoli rappresentanti dell'Etiopia.
 

 13 settembre 1960
 


estratto da Selected Speeches of His Imperial Majesty Haile Selassie I, pp. 346-347  


a cura di Bro Manuel 

Haile Selassie Accepts Eritrea (1952)


 

La mia vita ed il progresso dell'Etiopia

CAPITOLO 22

A proposito della Convenzione per l'assistenza reciproca tra il governo Britannico, per quanto riguarda la diga sul lago Tana, e il governo Italiano, per quanto riguarda la costruzione di una ferrovia dal confine dell'Eritrea, che passa attraverso il centro dell'Etiopia, verso la Somalia Italiana1
 

 

Il Governo Britannico, nel 1895 (= 1902), inviò il Tenente Colonnello John Lane Harrington2 come inviato speciale e, in un accordo3 tra il governo Britannico del Sudan e l'Imperatore Menelik, fu concordato che il governo Etiopico non avrebbe permesso di ostacolare il flusso del fiume Sobat4 e di altri piccoli fiumi che entrano nell'Abbay, vale a dire il Nilo Azzurro5. Poiché l'Imperatore Menelik aveva approvato questo accordo, l'inviato aveva fornito assicurazioni scritte (solo per lettera) riguardo al fatto che il governo del Sudan Britannico avrebbe pagato annualmente al governo Etiope 10.000 ghinee. Ed in seguito dissero: "Che ci venga concesso il permesso di regolare il flusso delle acque costruendo una diga sul Lago Tana, perché le acque del Nilo sono basse in estate ed abbondanti in inverno6". Una volta concesso loro il permesso, essi promisero di inviare ingegneri, per timore che le acque, aumentate con la costruzione della diga sul lago Tana, potessero forse sommergere le isole e le Chiese situate nel lago stesso; avrebbero poi presentato un rapporto al governo Etiopico; e gli ingegneri furono effettivamente inviati nel 1899 (= 1906).

Successivamente, dopo la Grande Guerra del 1912 (= 1919), il Governo Italiano mandò inviati a Londra e presentò una proposta di mutua assistenza in connessione con la costruzione della diga del Lago Tana, da parte del Governo Britannico, e con la costruzione, da parte del Governo Italiano, di una ferrovia che, dal confine dell'Eritrea attraversasse il centro dell'Etiopia. Ma poiché il Governo Britannico aveva cominciato a negoziare direttamente con il governo Etiopico, le proposte che il Governo Italiano le aveva presentato restavano per il momento inaccettabili.

Più tardi, nel 1916 (= 1924), quando venimmo a Londra come ospiti di S.M. Re Giorgio V, discutemmo in un'intervista con il signor MacDonald, il Primo Ministro, per concludere negoziati su alcune questioni di interesse per entrambi i Governi. Quando il Primo Ministro ci presentò una richiesta in tal senso, avrebbe accolto le nostre richieste se avessimo autorizzato lo schema di lavoro per la diga del Lago Tana (che il Governo Britannico del Sudan aveva precedentemente avviato); gli spiegammo la Nostra proposta che, una volta fatto in modo che la diga del Lago Tana fosse costruita da noti ingegneri, ci sembrava una cosa buona se la avessimo concessa in leasing alla Gran Bretagna, incorporandola in un trattato in cui gli interessi di entrambi i Governi sarebbero stati fermamente salvaguardati.

Quando il signor MacDonald disse: "È nostro piacere accettare questa Vostra proposta, a patto che ci comunichiate in anticipo da quale Paese nominerete gli ingegneri e ci consentiate di fare la scelta", aggiungendo subito "non nominerete ingegneri dagli Stati Uniti d'America? "; accettammo con piacere e convenimmo oralmente sulle questioni principali; e qualche settimana dopo glielo confermammo per iscritto. Ma quando il Governo Italiano venne a conoscenza della decisione riguardante la diga del Lago Tana, dopo discussioni dirette tra il Governo Britannico e noi stessi, nel 1918 (= 1925) pressò nuovamente il Governo Britannico per non perdere di vista la proposta che il Governo Britannico avrebbe dovuto aiutare gli Italiani a costruire la ferrovia dal confine con l'Eritrea, tagliando attraverso il centro dell'Etiopia, fino alla Somalia Italiana; e di conseguenza il governo Italiano negoziò e concordò con il Governo Britannico, a Roma, l'attuazione della proposta che aveva avviato in precedenza nel 1912 (= 1919); ebbe luogo uno scambio di corrispondenza che sigillò il testo dell'accordo. I due Governi disposero che il testo dell'accordo, presumibilmente pur essendo meramente uno scambio di corrispondenza, venisse registrato presso la Società delle Nazioni a Ginevra. Mentre stavano attuando tutto ciò, non informarono, nemmeno con una sola parola, il Governo Sovrano Etiopico. Quello che segue è il testo delle lettere di accordo che furono scambiate.

Sir Ronald Graham7 a M. Mussolini.
Roma, 208 dicembre 1925.


Vostra Eccellenza non può non essere consapevole del grande beneficio per l'Egitto e per il Sudan nel prevenire un'interruzione nel flusso dell'acqua, e anzi nel determinare un aumento del flusso il più possibile, perché l'acqua del Nilo Bianco9 e Azzurro ed i loro flussi tributari sono necessari per l'irrigazione. Varie proposte che erano state precedentemente prese in considerazione a tal fine sono ora in corso di realizzazione; e altre vengono prese in considerazione.
        
Vostra Eccellenza è a conoscenza dei colloqui che il Governo Britannico ha avviato ad Addis Abeba, in considerazione della sua responsabilità fiduciaria per l'Egitto e per il Sudan e con attenzione, a tale riguardo, alla sua utilità per l'Egitto. La base delle discussioni è quella di raccogliere le acque costruendo una diga, sotto concessione del Governo Etiopico, sul Lago Tana e presso le sue rive e di fornire quest'acqua al Nilo Bianco. Fino ad ora questi colloqui sono rimasti senza alcun risultato.
        
Nel novembre 1919 (= Hedar 1912), quando gli inviati Italiani erano a Londra, avevano presentato un'offerta di aiuto, che il Governo Italiano avrebbe esteso, riguardo a questo argomento, nei termini seguenti:

"Quando il Governo Britannico, memore della grande importanza delle acque del lago Tana, richiederà una concessione da parte del Governo Etiopico per la costruzione di una diga nel lago Tana, nella parte dedicata agli interessi Italiani10, il Governo Italiano lo sosterrà. Questa concessione è in attesa di delimitazione della zona riservata agli interessi Britannici ed in attesa di un'indagine completa sulla riserva11 che l'Italia richiede nei termini dell'Accordo Tripartito12.

Quando il Governo Britannico chiederà al Governo Etiopico una concessione per costruire una strada automobilistica dal lago Tana al Sudan, potrà chiedere al Governo Italiano di sostenerlo13. Questa14 ferrovia, secondo l’Accordo Tripartito, passerà ad ovest (sic) di Addis Abeba15. Tutti i lavori necessari per la costruzione di questa ferrovia avranno un passaggio franco attraverso la suddetta strada automobilistica.

L'Italia chiede alla Gran Bretagna di sostenere con il Governo Etiopico tutte le richieste che può presentare per i diritti economici esclusivi nell'Etiopia occidentale e nel territorio attraverso il quale passerà la suddetta ferrovia e per ottenere concessioni economiche nella zona Italiana. Si riserva il diritto di presentare questa stessa identica richiesta alla Francia16."

La proposta di cui sopra non fu trovata accettabile a quel tempo. La ragione principale era che una forte obiezione sorse contro qualsiasi governo straniero che controllasse17 la fonte dei fiumi così vitale per la prosperità dell'Egitto e del Sudan e anzi per la loro stessa vita. Ma in virtù della fortunata esistenza di una fiducia reciproca tra i nostri due governi, il governo di S.M. desidera applicarla anche ad altre questioni. Pertanto, il governo di Sua Maestà Britannica esaminò ancora una volta la questione.

Il Governo Britannico è convinto che la proposta presentata dall'Italia non sia in contrasto con le disposizioni dell'accordo concluso a Londra il 13 dicembre del 1906 (= 4 Tahsas 1899), poiché il suo scopo era quello di mantenere lo status quo18 in Etiopia sulla base dei trattati internazionali indicati nell'articolo 119 dell'accordo, nonché di proteggere i rispettivi interessi dei governi firmatari, affinché non subissero danni da parte loro.

Di conseguenza, il governo di Sua Maestà Britannica avrebbe accolto con favore l'offerta di sostegno fatta dall'Italia, a patto che rimanessero inalterati (i flussi) delle acque per i quali Egitto e Sudan hanno un proprio interesse e che il Governo Etiopico20 ha da tempo riconosciuto.

Pertanto, ho l'onore di chiedere a Sua Eccellenza, da parte del Segretario di Stato per gli Affari Esteri di Sua Maestà, di sostenere e assistere la richiesta al Governo Etiopico ad Addis Abeba di elargire una concessione e di consentire al Governo Britannico di costruire e mantenere una strada automobilistica su cui trasportare attrezzature, personale e simili dal confine del Sudan fino alla diga.

In cambio di ciò, il governo Britannico è pronto a sostenere la richiesta che il Governo Italiano presenterà al Governo Etiopico per ottenere una concessione per costruire ed estendere una ferrovia dall'Eritrea alla frontiera della Somalia Italiana. Questa ferrovia, così come tutte le operazioni necessarie per costruirla ed estenderla, può attraversare liberamente la suddetta strada automobilistica.

Pertanto, affinché i Governi Britannico ed Italiano possano ottenere simultaneamente le concessioni che stanno cercando per quanto riguarda il lago Tana ed il collegamento ferroviario dall'Eritrea alla Somalia Italiana, è necessario che siano inviate istruzioni identiche ai rappresentanti Britannici ed Italiani in Etiopia, che dovrebbero collaborare e consultarsi congiuntamente. Se uno dei due governi ottiene la concessione che cerca e l'altro rimane infruttuoso, il governo che ha ottenuto i suoi obiettivi si sforzerà incessantemente con tutto il vigore in modo che anche l'altro possa ottenere lo stesso.

Se il Governo Britannico, con l'apprezzata assistenza del Governo Italiano, ottiene la concessione del Lago Tana tanto desiderata, allora sarà pronto a riconoscere che l'Italia sarà il beneficiario economico nell'Etiopia Occidentale e nella zona sopra menzionata21. Inoltre, poiché il Governo Britannico si impegna a sostenere tutte le richieste Italiane di ottenere concessioni economiche nella zona sopra citata, il Governo Italiano da parte sua, pur riconoscendo i diritti idrici che l'Egitto e il Sudan possiedono, assume l'obbligo di non costruire una diga sulle fonti del Nilo Azzurro o Bianco o sulle fonti dei loro affluenti, né di eseguire qualsiasi lavoro che impedirebbe o diminuirebbe il flusso delle acque nel fiume principale. Nonostante ciò, gli abitanti di quelle regioni possono utilizzare l'acqua, costruire cisterne per raccogliere l'acqua, ricevere acqua da bere o per l’agricoltura o cibo per gli abitanti locali, costruire dighe per l'energia idroelettrica o utilizzare le acque in piccoli affluenti.
        
Il Governo Britannico coglie questa occasione per assicurare al Governo Italiano che la diga del Lago Tana e i lavori idrici saranno effettuati, per quanto possibile, con manodopera reclutata a livello locale e che la raccolta di acqua della diga non supererà la quantità raccolta fino a quel momento [nel lago] durante la stagione delle piogge. Il governo Britannico è quindi convinto che la costruzione di questa diga, oltre a rappresentare un vantaggio per l'Egitto e per il Sudan, aumenterà anche la prosperità della regione e contribuirà progressivamente ad arricchire economicamente gli abitanti locali.

(firmato) R. Graham.
Roma, 20 dicembre 192522 (= 11 di Tahsas 1918)


A Sua Eminenza, l'Inviato Speciale, Signor R. Graham.
        
Ho ricevuto e studiato attentamente la lettera che Sua Eccellenza, sotto le direttive del suo governo, mi ha scritto il 5 Tahsas (= 14 dicembre 1925) riguardo l'irrigazione dell'Egitto e del Sudan, nonché riguardo la questione rimasta finora incompiuta a causa dell'inerzia da parte del Governo Etiopico, vale a dire generare un flusso più abbondante del Nilo Azzurro, con la costruzione di una diga sul lago Tana.

Vostra Eccellenza è a conoscenza delle proposte  che gli inviati Italiani hanno presentato a Londra nel novembre 1919 (= Hedar 1912) per una amichevole collaborazione anglo-italiana a riguardo; ma a quel tempo queste sono state considerate inaccettabili perché hanno sollevato preoccupazioni riguardo alle autorizzazioni, nei confronti di qualsiasi potere straniero, nell’esercitare qualsiasi controllo su fiumi e fonti, così essenziali per la prosperità dell'Egitto e del Sudan e persino per la loro stessa esistenza23.

Vostra Eccellenza mi informa inoltre che il Governo di Sua Maestà Britannica, dopo aver approfondito questa richiesta in modo più esteso, accetta che non vi sia nulla nelle proposte italiane che contraddica l'accordo concluso a Londra il 13 dicembre 1906 (= 4 di Tahsas 1899)24 in base al quale i governi firmatari sono d'accordo sul mantenimento dello status quo in Etiopia, senza abbandonare le basi del diritto internazionale come indicato nell'articolo 1 dell'accordo e per proteggere i rispettivi interessi. Per questo motivo il Governo Britannico, aderendo alle proposte Italiane, accetta con piacere il sostegno Italiano. Questo sostegno non influisce in alcun modo sui principali interessi idrici esistenti dell'Egitto e del Sudan che lo stesso Governo Italiano ha riconosciuto. Sua Eccellenza, su istruzioni del suo governo25, chiede al Governo Italiano di assistere e sostenere il Governo Britannico nella sua richiesta al Governo Etiopico di costruire una diga sul Lago Tana e una strada automobilistica che va dal confine con il Sudan alla diga, per il trasporto di cibo, attrezzature, operai ed altre cose simili. Vostra Eccellenza mi informa che, in cambio di questa azione da parte del Governo Italiano, il Governo Britannico a sua volta assisterà il Governo Italiano quando chiederà al Governo Etiopico un'estensione, a proprio vantaggio, della ferrovia dalla frontiera dell'Eritrea a quella della Somalia Italiana e un trattato che prevede il libero transito, attraverso la suddetta strada automobilistica26, per tutto il necessario per la costruzione della ferrovia e per il suo corretto uso. A tal fine, le istruzioni necessarie sono state trasmesse in modo identico ai rappresentanti Britannici ed Italiani in Etiopia.
        
Vostra Eccellenza mi informa che è essenziale che i governi Britannico ed Italiano si impegnino a chiedere al Governo Etiopico riguardo la questione sulla quale sono entrambi d'accordo, vale a dire il Lago Tana e la ferrovia che collega l'Eritrea e la Somalia Italiana.
        
Nel caso in cui un governo ottenga la concessione che cerca, mentre l'altro non riesce a farlo, il governo che avrà successo deve estendere tutto il possibile aiuto, senza allentare i suoi sforzi, affinché anche quello che non lo ha ottenuto possa raggiungere ugualmente il suo scopo.
        
Inoltre, Vostra Eccellenza mi informa che, se il Governo di Sua Maestà Britannica è in grado di ottenere, con l'assistenza del Governo Italiano, la concessione che chiede al Governo Etiopico per quanto riguarda il lago Tana, il Governo Britannico, da parte sua, riconoscerà l'influenza economica speciale27 dell'Italia nell'Etiopia occidentale e nell'intera area attraversata dalla ferrovia sopra menzionata. Inoltre, il Governo Britannico sosterrà ogni richiesta che il Governo Italiano compirà nella suddetta zona per quanto riguarda le concessioni economiche28. Tuttavia, questo accordo e negoziato entreranno in vigore solo se il Governo Italiano, pur riconoscendo la precedente assegnazione delle acque nel Sudan29, assumerà l'obbligo di non eseguire sulle fonti del Nilo Azzurro e Bianco, e sui loro affluenti, qualsiasi tipo di lavoro che potrebbe impedire il loro afflusso nel fiume principale. Vostra Eccellenza mi informa che, nonostante alcune delle condizioni sopra descritte, gli abitanti locali potranno utilizzare le acque in misura ragionevole per tutto ciò che è necessario per bere, per i bisogni domestici o per l'agricoltura e per immagazzinare le acque per sfruttare l'energia elettrica o per simili scopi.
        
Inoltre, Vostra Eccellenza, in base alle istruzioni ricevute dal vostro30 Governo, informa il Governo Italiano che per la costruzione della diga e della strada il lavoro impiegato sarà per quanto possibile reclutato localmente e che il livello del lago non potrà superare il massimo precedentemente raggiunto durante la stagione delle piogge. Infine, il Governo Britannico è convinto che la costruzione di questa diga sarà vantaggiosa non solo per l'Egitto e il Sudan, ma porterà prosperità e sviluppo economico alla popolazione della regione.

In risposta ai chiarimenti e alle richieste di cui sopra, che Vostra Eccellenza mi ha fatto, e poiché il Governo Britannico riconosce ora opportuno estendere alla domanda sopra menzionata il principio della cooperazione amichevole che è diventata così preziosa in tutte le altre aree, Vorrei informare Vostra Eccellenza che, mentre il Governo Reale è molto felice di accettare le proposte, ritengo che questo accordo sarà tanto più utile quanto più ampiamente applicato.
        
Il Governo Reale (Italiano) ritiene fermamente stabilito che il Governo di Sua Maestà Britannica è ora convinto che le proposte (Italiane) presentate nel novembre 1919 (= Hedar 1912) non contraddicono la formulazione dell'accordo raggiunto a Londra il 13 dicembre 1906 (= 4 di Tahsas 1899) - come del resto l'Italia ha sempre fermamente sostenuto - essendo lo scopo principale di queste proposte mantenere lo status quo in Etiopia, sulla base di strumenti internazionali incorporati nell'articolo 1 dell'accordo; mentre i governi firmatari stavano collaborando affinché niente potesse influire negativamente sui loro rispettivi interessi.
        
Stando così le cose, anche se le proposte presentate a Londra nel novembre 1919 e delineate sopra sono considerate parte di un più ampio accordo di natura coloniale derivante dai trattati firmati a Londra nel dicembre 1906 e sebbene vi fossero solo alcuni punti di questo accordo che sono stati effettivamente attuati, il Governo Reale Italiano è disposto a sollevare la questione ancora una volta, in particolare, dal momento che il Governo Britannico desidera applicare il principio della cooperazione amichevole, un desiderio che l'Italia condivide. Inoltre, speriamo che gli interessi della Gran Bretagna e dell'Italia in Etiopia siano adeguatamente sviluppati e protetti senza trasgredire il trattato concluso a Londra nel dicembre 190631, un trattato che costituisce la base di questo accordo. A tal fine il Governo Italiano assisterà il Governo Britannico quando quest’ultimo chiederà una concessione per costruire una diga sul Lago Tana e una strada automobilistica dalla frontiera del Sudan alla diga, per il trasporto di cibo e attrezzature.
        
Inoltre, il Governo Italiano prende atto dell'offerta di aiuto del Governo Britannico in merito alla richiesta del Governo Etiopico di estendere la ferrovia dalla frontiera dell'Eritrea alla Somalia Italiana e di costruire stazioni (?) ed inoltre, di ottenere transito gratuito per tutto ciò che è necessario per la costruzione di questa ferrovia attraverso la suddetta strada automobilistica.
        
A tal fine il Governo Italiano trasmetterà le istruzioni necessarie alla sua rappresentanza ad Addis Abeba, in coincidenza con le istruzioni date alla rappresentanza del Governo Britannico, in modo che le concessioni che i Governi Britannico ed Italiano stanno cercando di realizzare, per quanto riguarda il lago Tana ed il collegamento ferroviario tra l'Eritrea e la Somalia Italiana saranno concesse a tutti e due insieme. Nel caso in cui un governo ottenga la concessione che cerca, mentre l'altro non la ottiene, chi ha successo dovrà fornire assistenza incessantemente affinché anche l'altro venga soddisfatto, in modo che entrambi ottengano le loro concessioni insieme, se possibile.
        
Se il Governo di Sua Maestà Britannica riuscirà ad ottenere, con l'aiuto del Governo Italiano, la concessione relativa al lago Tana richiesta al Governo Etiopico, la Gran Bretagna riconoscerà allo stesso modo la preponderanza economica Italiana nell'Etiopia occidentale e nella suddetta area che la ferrovia attraversa; inoltre sosterrà il Governo Italiano in tutte le sue richieste del Governo Etiopico per quanto riguarda le concessioni nella zona summenzionata.
        
Il Governo Italiano, dal canto suo, riconoscendo i diritti idrici consolidati dell'Egitto e del Sudan, assume l'obbligo di non eseguire alcun lavoro sulle fonti del Nilo Azzurro e Bianco e dei loro affluenti che potrebbe impedire il loro afflusso verso il fiume principale.
        
Per quanto riguarda gli interessi idrici, sono fiducioso che il Governo Britannico abbia la ferma intenzione di rispettare la situazione, da lungo tempo stabilita, delle persone residenti nei territori adiacenti che si ritiene rientrino nell'ambito di una speciale influenza Italiana. Questo progetto, nella misura più ampia possibile e per quanto possibile conciliabile con i principali interessi dell'Egitto e del Sudan, sarà realizzato sulla base della massima soddisfazione possibile delle esigenze economiche di queste popolazioni locali 32.

Per favore accettate i miei saluti rispettosi.

(firmato) Mussolini.

        
Quando i Ministri Britannico ed Italiano ad Addis Abeba - secondo le istruzioni che avevano ricevuto dai loro rispettivi governi in merito a questa questione - ci presentarono congiuntamente il testo del patto su cui i due governi avevano raggiunto un accordo, ne rimanemmo molto stupiti e scrivemmo loro quanto segue:
        
Tafari Makonnen, Principe Ereditario d’Etiopia e Reggente Plenipotenziario, a S. E. Sig. Charles Bentinck 33, Ministro Britannico Plenipotenziario.
       
La pace sia con voi! La lettera che mi avete scritto il 2 Sane 1918 (= 9 giugno 1926) mi è giunta. Questa lettera è del tutto identica alla missiva che S. E. il Conte Colli 34, il Ministro Italiano, mi ha indirizzato. Questa mi informa riguardo l'accordo tra voi due sul fatto che il Governo Etiopico dovrebbe concedervi concessioni, vale a dire per la diga del Lago Tana da parte degli Inglesi e per la costruzione di una ferrovia in Etiopia da parte dell'Italia. Il fatto che entrambi abbiate raggiunto un accordo e che abbiate ritenuto opportuno informarci congiuntamente di questo accordo in note identiche, solleva alcuni pensieri inquietanti in Noi, e quindi dovremmo ora, prima di tutto, consultarci su ciò. A tal fine, è giusto porre la questione davanti alla Società delle Nazioni, in quanto richiede di essere in primo luogo attentamente esaminata.

         8 Sane 1918 (= 15 giugno 1926).

 
Una nota, con gli stessi toni35, è stata scritta al Ministro Italiano.
        
Successivamente scrivemmo il seguente appello e lo presentammo al Segretario Generale della Società delle Nazioni, M. Avenol 36:
        
Il Nostro Governo ha recentemente ricevuto note identiche scritte da entrambi i governi Britannico ed Italiano che ci informano del loro accordo, di costruzione di una diga sul Lago Tana da parte della Gran Bretagna e, da parte dell’Italia, di una ferrovia che attraversi l'Etiopia.
        
Siamo molto angosciati dal fatto che questo accordo venga concluso tra i due governi da soli, senza informarCi, e poi semplicemente inviandoCi notifiche congiunte.
        
Quando in origine ci è stata concessa l'ammissione alla Società delle Nazioni, ci è stato detto che tutti i governi del mondo erano giudicati uguali, che l'indipendenza di tutti sarebbe stata rispettata e che l'obiettivo ultimo della Lega era quello di estendere e rafforzare la pace tra gli uomini secondo la volontà di Dio.
        
Non ci sembrava opportuno consentire ad alcuni membri della Società delle Nazioni di concludere un accordo tra loro e di costringere un altro membro ad accettare il loro piano, anche se37 non pregiudicasse gli interessi nazionali di quel membro.
        
In secondo luogo, riguardo uno di questi argomenti, tra quelli su cui (la Gran Bretagna e l'Italia) hanno raggiunto un accordo, i Governi Etiopici e Britannici hanno precedentemente avuto discussioni. Non era stata data una risposta definitiva perché la questione in discussione era rimasta inconclusa e perché stavamo ancora continuando a deliberare in merito. Avendo concordato tra loro di discutere su questo argomento, ci hanno informato in note congiunte di questo loro accordo, ma la ragione per cui non ci affrettammo a portare a termine ciò che ci stavano chiedendo, senza accordargli un dovuto spazio di riflessione e senza sapere se ciò era in accordo con le esigenze della Nostra gente, è che non possiamo fare a meno di considerare le proposte come altamente inquietanti.
        
La Nostra gente è desiderosa di fare bene; è Nostro costante desiderio di guidarli sulla strada della civiltà e del miglioramento. Ma quello che sanno della loro storia è che tra gli stranieri ve ne sono stati pochi che non desideravano violare le loro frontiere e compromettere la loro libertà. Con la bontà di Dio ed il coraggio dei nostri soldati siamo sempre stati, qualunque siano state le circostanze, in grado di rimanere sulle nostre montagne orgogliosi della nostra indipendenza.
        
Pertanto, quando I forestieri che desiderano stabilirsi, presumibilmente per motivi economici, nel nostro Paese o nelle nostre aree di frontiera contigue ai loro possedimenti, richiedono il permesso di farlo, dobbiamo stare molto attenti che questi non abbiano obiettivi politici; ed il recente accordo, abbastanza inaspettato, raggiunto da loro e le proposte che hanno presentato, servono, forse, come migliore prova di quanto tale prudenza sia giustificata. Il tempo non ci ha ancora permesso di abituarci così rapidamente a condizioni completamente nuove e simili, perché, sebbene la nostra storia passata sia gloriosa, non è da dimenticare che è solo molto di recente che abbiamo iniziato a seguire la via della civiltà moderna. Anche la creazione stessa non è stata attuata tutta in una volta. E dov'è il Paese che ha cambiato tutte le sue abitudini entro un solo anno?
        
Se i Paesi la cui posizione geografica ha permesso loro di distanziarci Ci avessero dato consigli amichevoli ed il tempo necessario, allora - con il nostro sincero entusiasmo - l'Etiopia avrebbe continuato a migliorare ininterrottamente per raggiungere un livello di sviluppo superiore nel futuro, proprio come aveva sempre fatto in passato. Ma agire frettolosamente ed indebitamente può portare al pericolo di incidenti.
        
Desidereremmo sapere se i membri della Società delle Nazioni vogliono usare mezzi di coercizione contro di noi che, senza dubbio, non apprezzerebbero se applicati contro loro stessi.
        
Ho l'onore di informare tutti i governi onorevoli che sono membri della Società delle Nazioni di quelle notifiche che abbiamo ricevuto, in modo che siano a conoscenza del fatto che le proposte sono incompatibili con l'indipendenza del Nostro Paese, in particolare quando è dichiarato che una parte dei Nostri beni deve essere affidata all'influenza economica di una certa grande Potenza.
        
Poiché siamo consapevoli del fatto che i poteri economico e politico sono strettamente connessi, è Nostro dovere esprimere una forte protesta, perché a Nostro parere questo accordo è incompatibile con l'idea basilare della Società delle Nazioni.


Addis Abeba, 12 Sane 1918 (= 19 giugno 1926).


(fine della prima parte del cap. XXII)


1 vedi Luca dei Sabelli per il background di questo episodio, 2 rappresentante Britannico in Etiopia dal 1898 al 1908, 3 vedi Ullendorf in The Anglo-Ethiopian Treaty, 4 Guida, 510, 5 Articolo 3 del Trattato di Perham, 6 le acque del Nilo sono basse durante la stagione delle piogge, in estate, ed alte durante l’inverno e per questo al Nilo è richiesto molto tempo per raggiungere il massimo flusso, 7 Sir Ronald Graham fu Ambasciatore in Italia dal 1921 al 1933, 8 la data dovrebbe essere 14 dicembre, 9 l’originale inglese dice Nilo Azzurro, 10 questa frase non può riferirsi al Lago Tana, 11 tratto di terra riservato 12 l’accordo tra Inghilterra, Francia ed Italia del Dicembre del 1906, 13 nell’originale ci si riferisce al supporto offerto dall’Italia, 14 una intera frase era stata omessa nella traduzione Amarica, 15 dimostrazione della vasta sfera d’influenza Italiana, 16 tale zona non era stata definita, richiesta o garantita, 17 differenze di traduzione, 18 l’Etiopia doveva rimanere come era, 19 riaffermazione di mantenere l’integrità dell’Etiopia, 20 nell’originale vi è scritto Italiano, non Etiopico, 21 traduzioni diverse 22 la data si riferisce alla lettera di Mussolini, 23 omissione di una clausola, 24 vedi nota 12, 25 conforme all’originale Italiano, 26 il traduttore Amarico non è stato fedele al testo, 27 l’originale si riferisce ad esclusivo, 28 riferimento a località economiche vantaggiose, 29 Egitto, 30 vedi nota 25, 31 1915, 32 la straordinaria ripetitività di questo documento è ovvia, 33 ha occupato una varietà di ruoli diplomatici, 34 Giuseppe Colli di Felizzano che fu anche Ministro in Etiopia.



tratto da “My life and Ethiopia’s Progress” 1892-1937The Autobiography of Emperor Haile Selassie I. Tradotta ed annotata da Edward Ullendorff.


a cura di TsegheSelassie/GhebreSellassie


 

All Man Acts


Brevi Cronache Sommarie del Regno del Figlio dell’Uomo
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Agosto 1970, anno 1964 del calendario etiopico e 78° della Nascita di S. M. I. Hayle Selassie I.

 


1 Agosto – S. M. I. Haile Selassie I si porta a Dire Daua per una visita al Governatorato Generale dell’Hararghie. – La C.B.E. eleva il tasso d’interesse per i risparmi e i conti in deposito dal 5 al 6 per cento.

2 Agosto – S. A. il Ras Asrate Cassa, governatore generale dell’Eritrea, inaugura a Cheren un ospedale con 50 posti-letto, realizzato per iniziativa del signor Hugh Downey.

3 Agosto – S. M. l’Imperatore concede udienze ai dipendenti civili, leader ed anziani, a Dire Daua, delle diverse regioni della provincia dell’Hararghie. – Si inaugura ad Asella un nuovo albergo di 554.303 dollari.

4 Agosto – L’Imperatore visita ed ispeziona diverse istituzioni assistenziali e progetti ad Harar, diretti dalla fondazione Haile Selassie I – Lo Tzahafie Tesas Tafara Uorch Kidane Uold, ministro della Corte Imperiale, riceve nel suo ufficio l’Arcivescovo greco, dott. Methodios Fuyas, il quale a nome di S. B. Nicholas VI, Pope e Patriarca di Alessandria, conferisce al ministro la Santa Croce di San Marco. – Il Municipio di Asmara firma con la C.B.E. un contratto per un prestito di 2.500.000 dollari per completare la diga di Mai Nehfi.

6 Agosto – Il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen e S. A. I. la Principessa Medferiasc Uorch Abbebe, assieme alla loro più giovane figlia, visitano l’Expo-70 di Osaka. – È in azione un corso di 5 settimane per produzione televisiva. – Tre specialisti britannici educatori giungono per un corso pratico dal 10 al 29 agosto.

7 Agosto – L’Imperatore Hiroito e l’Imperatrice Nagako del Giappone offrono un pranzo in onore del Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen e di S. A. I. la Principessa Medferiasc Uorch Abbebe. – S. A. il Ras Asrate Cassa, governatore generale dell’Eritrea, inaugura ad Asmara i nuovi uffici dell’Ethiopian Airlines. – Il Ligg Endalkacciou Makonnen, Ministro delle Comunicazioni, Telecomunicazioni e Poste, visita la Civil Aviation Administration di Asmara.

8 Agosto – S. M. I. Haile Selassie I a Dire Daua concede udienza a membri della comunità Indiana, Araba, Greca, Italiana ed Armena, e successivamente visita una fattoria per l’avicoltura. – Il Ligg Endalkacciou Makonnen, Ministro delle Comunicazioni, Telecomunicazioni e Poste, visita ad Asmara il dipartimento delle Poste, l’I.B.T.E. ed il dipartimento delle telecomunicazioni.

9 AgostoS. M. l’Imperatore visita a Hurson un frutteto diretto dalla Fondazione Haile Selassie I.

10 Agosto – S. M. l’Imperatore visita l’ospedale Haile Selassie I. – il Sovrano invia al Presidente Egiziano Gamal Abdel Nasser ed al Premier Israeliano Golda Meir, due messaggi in occasione dell’accettazione da parte dei rispettivi governi della proposta americana di cessate il fuoco. – La C.B.E. apre la sua 70.esima filiale a Kirkos Kebele, ad Addis Abeba. – L’ufficio delle Nazioni Unite dell’Alto Commissariato per i Rifugiati dona 49.626 dollari quale contributo per aiutare i rifugiati di Gambela. – Il Governo britannico dona al DLCO-EA nel quadro dell’assistenza concessa all’ente, un bimotore “Norman Britten Islander”. – 14 Etiopici rientrano da Limuru, Kenya, dove hanno seguito un intenso seminario di 27 giorni sull’amministrazione.

11 Agosto – il Sovrano ispeziona il programma di addestramento sul campo impartito agli allievi del Collegio di Polizia ad Abba Dina.

12 AgostoS. M. I. Haile Selassie I visita la città di Scelenze; rientrato a Dire Daua, S. M. l’Imperatore visita il cotonificio. – Lo Tzahafie Tesas Aclilu Habteuold, Primo ministro, invia un messaggio di condoglianze al premier francese Jacques Chaban-Delmas per la scomparsa della sua seconda moglie.

14 Agosto – Il Sovrano dichiara in un’intervista al corrispondente della pubblicazione “Il Mondo Non Allineato dell’Umanità” edito dal quotidiano “Vecer” che contrariamente a tutte le difficoltà ed alle complessità, il gruppo delle nazioni non allineate ha mostrato di essere un fattore di moderazione ed un deciso difensore della pace, della giustizia e dell’equità nelle Nazioni Unite e negli altri consessi internazionali. – Il Consiglio dei ministri discute un disegno di legge che prevede la creazione di un ente che si interessi ai problemi idrici e della nettezza urbana. – L’ambasciatore di S. M. I. in Somalia, Ayaleu Mandefro, ha dei colloqui con il presidente del Consiglio rivoluzionario supremo somalo, il magg. gen, Mohamed Said Barre, sulle relazioni fra i due Paesi.

15 Agosto – Il Sovrano consegna a Bahr Dar i baccalaureati a 176 studenti del politecnico. – Yilma Deressa, ministro del Commercio, Industria e Turismo, si reca a Londra dove partecipa alla 17.ma sessione regolare del Consiglio esecutivo dell’O.I.C.

16 Agosto – Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I visita ad Harar l’ospedale dell’Esercito. Successivamente si porta ad Alemaya dove compie una visita al Collegio di agricoltura. – S. A. il Ras Asrate Cassa, governatore generale dell’Eritrea, premia allo stadio “Regina di Saba” di Asmara, le forze calcistiche della provincia.

17 Agosto – S. M. l’Imperatore Haile Selassie I concede udienza a Dire Daua all’Ambasciatore Diallo Telli, segretario generale dell’OUA. – L’Imperatore ordina la creazione di una commissione nazionale per studiare i modi di combattere l’inquinamento marino lungo le coste etiopiche del Mar Rosso. A capo di questa commissione pone il Ligg Endalkacciou Makonnen, Ministro delle Comunicazioni, Telecomunicazioni e Poste. – Lo Tzahafie Tesas Aclilu Habteuold, Primo ministro, visita i lavori di costruzione della diga di Legadadi.

18 Agosto – Il Sovrano inaugura a Dire Daua la filiale della Addis Abeba Bank e successivamente visita un’esposizione agro-industriale sui prodotti e la produzione della provincia dell’Hararghie. – Nella sessione di apertura della 17.ma riunione della Commissione di Liberazione di 11 nazioni dell’OUA si discute l’intenzione britannica di riprendere la vendita di armi al Sud Africa.

20 Agosto – S. M. I. Haile Selassie I visita il centro di addestramento della Polizia del Governatorato Generale dell’Hararghie, successivamente si reca a visitare l’azienda avicola di Ato Assefa Adrefis. – Yousouf Sylia, ambasciatore del Senegal e presidente della Commissione dei “sette” dell’OUA, dichiara che le raccomandazioni della sua Commissione contribuiranno a rendere più efficiente la Commissione di Liberazione dell’OUA.

21 Agosto – S. M. l’Imperatore ispeziona l’aeroporto internazionale di Dire Daua “Degiasmac Yilma”, ed i suoi servizi. – Malik Zorome, Ministro degli Esteri dell’Alto Volta, e Kamara, ministro degli Esteri del Gambia, giungono nella capitale per partecipare alla 15.ma riunione del Consiglio ministeriale dell’OUA. Zorome è l’attuale presidente del Consiglio ministeriale. – In una risoluzione la Commissione di Liberazione degli “undici” dell’OUA deplora la dichiarata intenzione britannica di riprendere la vendita di armi al Sud africa.

22 Agosto – Si apre con un discorso di Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I accusante il Sud Africa di violare con impunità i fondamentali diritti umani contro la decisione dell’ONU e deplorante l’intenzione della Gran Bretagna di riprendere la vendita di armi al Sud Africa, la 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA in un’atmosfera distesa senza alcuna crisi interna o tra gli Stati membri. – S. M. l’Imperatore offre in serata un ricevimento in onore dei delegati e degli osservatori alla 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA. – Ketema Yifru, ministro degli Esteri, guida la delegazione etiopica alla 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA. – Il ministro della Sanità Pubblica rende noto, in seguito all’insorgenza di casi di colera in Paesi africani e il Medio Oriente, che in Etiopia sono state prese adeguate misure per evitare un diffondersi della malattia.

25 Agosto – Il Sovrano visita un nuovo complesso annesso al Ghion Hotel del costo di 1.200.000 dollari. – S. M. I. Haile Selassie i visita la zona alluvionata di Tefki e dona tre gasha di terra (120 ettari) agli abitanti colpiti dall’inondazione. – S. M. l’Imperatore riceve in udienza i ministri degli Esteri della Nigeria e della Liberia, rispettivamente Rudolph Grimes  e Okoi Arikpo, i quali informano il Sovrano che i loro capi di Stato saranno presenti al vertice dei capi di Stato e di Governo dell’OUA. – S. A. I. la Principessa Tenagne Uorch Haile Selassie dona 60.000 metri quadrati di terreno per realizzare una scuola nel distretto di Deder. – L’assistente segretario generale dell’OUA, l’ambasciatore Mohamed Sahnoun, relaziona sulle attività amministrative, finanziarie e istituzionali dell’Organizzazione e quelle condotte nel settore della cooperazione inter-africana nei campi economico, sociale e tecnico, nonché lo sviluppo di quelle politiche nel settore della decolonizzazione negli ultimi sei mesi.

26 Agosto – Il Sovrano riceve un messaggio del presidente della RAU, Gamal Abdel Nasser, consegnato dal ministro egiziano, Mohamed Fayek. – La Commissione politica della 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA vota per una riorganizzazione più efficiente, alla luce degli ultimi avvenimenti nell’Africa meridionale, della Commissione di Difesa dell’OUA. – Malik Zerome, presidente della 14.ma riunione del Consiglio ministeriale dell’OUA, ha elogiato il ruolo di S. M. I. Haile Selassie I nel suo discorso alla seduta di apertura della 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA. Il ministro degli Esteri del Kenya, Njoge Mungai, richiede a tutti gli Stati membri dell’Organizzazione di adottare un’azione comune contro ogni vendita di armi al Sud Africa.

27 Agosto – L’Imperatore consegna certificati a 896 studenti di diverse scuole secondarie, tecniche e professionali della capitale. – Il Sovrano, accendendo una simbolica fiaccola, apre la conferenza del Congresso mondiale della gioventù. – Ketema Yifru, ministro degli Esteri, richiede a tutti gli Stati membri dell’OUA di adottare una posizione comune ed una stessa voce contro la minaccia all’Africa posta dalla continuata intenzione di vendita di armi al Sud Africa da parte di Paesi occidentali. – Il Kenya richiede al vertice dell’OUA, che si apre la prossima settimana, di nominare tre ministri degli Esteri per avvicinare quei Paesi che vendono armi o hanno intenzione di venderle al Sud Africa per convincerli a non farlo.

28 Agosto – S. M. I. Haile Selassie I riceve durante due separate udienze, le lettere credenziali dell’ambasciatore del Ruanda, Leonida Munyshongore, e della Sierra Leone, Philips Palmer. – Giungono in Etiopia in visita ufficiale di quattro giorni, ospiti di S. M. l’Imperatore, il dr. Kenneth Kaunda, presidente dello Zambia, e la consorte Lady Kaunda. – La sessione plenaria del Consiglio ministeriale dell’OUA designa l’Etiopia, la Costa d’Avorio ed il Marocco a fornire esperti legali per redigere un documento legale sulla questione della Namibia, da presentarsi al vertice dei capi di Stato e di Governo dell’OUA.

29 Agosto – Il Sovrano offre in serata al presidente dello Zambia, dr. Kenneth Kaunda, ed alla consorte Lady Kaunda, un banchetto di Stato. – Nel pomeriggio il Presidente dello Zambia scopre una pittura murale all’ospedale dei poveri San Paolo, opera dell’artista Afeuorch Tecle, in precedenza aveva posto una corona di fiori ai piedi del monumento alla Vittoria. – Giungono nella capitale il Primo ministro del Gambia, Sir David Jawara, ed il vice presidente del Botswana, John Maseri, per prendere parte al vertice dei capi di Stato e di Governo africani. – Nella sessione plenaria della 15.ma riunione del Consiglio dei Ministri dell’OUA si adotta il preambolo del disegno di risoluzione sulla decolonizzazione fornendo una lista di Paesi occidentali colpevoli di estendere assistenza ai regimi coloniali e razzisti in Africa; diciassette Paesi africani, principalmente francofoni, esprimono la loro riserva.

30 Agosto – La 15.ma riunione del Consiglio ministeriale dell’OUA raccomanda alla conferenza al vertice dei capi di Sato e di Governo africani un numero di importanti risoluzioni sulla decolonizzazione e sulla questione della vendita di armi al Sud Africa. – Giungono per il VI vertice dell’OUA i presidenti: Ahidjo, del Ciad; Hubert Maga, del Dahomey; Dawda Jawara, del Gambia; Milton Obote, dell’Uganda; Julius Nyerere, della Tanzania; Macias Nguema, della Guinea equatoriale; il mag. Gen, Yakubu Gowon, della Nigeria; Michel Micombero, del Burundi; i vice presidenti: del Botswana, John Maseri; della Liberia, William Tolbert; i Primi ministri; dello Swaziland, il principe Masokini Diamini, del Lesotho; Chief L. Jonathan (del Batusoland, ndr.). – Rientrano in Etiopia da un viaggio in Europa ed in Asia, S. A. I. il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen e S. A. I. la Principessa Medferiasc Uorch Abbebe, sua consorte. – Il presidente Kaunda, nel banchetto offerto a S. M. l’Imperatore, al termine della sua visita in Etiopia, esprime i suoi ringraziamenti e il suo apprezzamento per l’appoggio offerto allo Zambia dal Governo e dal popolo Etiopici a causa della complessa e difficile situazione che si sta sviluppando nell’Africa meridionale


Settembre/ 1970, anno 1962/3 del calendario etiopico e 78° della Nascita di S. M. I. Hayle Selassie I.

1 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I invia un messaggio di congratulazioni al nuovo eletto presidente del Ghana, Edward Akufo- Addo. – Si apre la VII sessione ordinaria dell’Assemblea dei capi di Stato e di Governo dell’OUA, con un discorso di S. M. l’Imperatore, il quale annuncia la «totale riconciliazione» tra la Nigeria e quattro Paesi africani che avevano riconosciuto la provincia secessionista del Biafra. – Nella riunione dell’Assemblea generale dell’OUA viene eletto per acclamazione, su proposta del presidente della Mauritania, Ould Daddah, presidente del VII vertice africano, il capo dello Stato dello Zambia, dr. Kenneth Kaunda. – Il presidente Nixon, degli Stati Uniti, invia un messaggio augurale alla VII Assemblea generale dei capi di Stato e di Governo dell’OUA. – U Thant, segretario generale dell’ONU, presenzia all’apertura del vertice africano.

2 Settembre – L’Imperatore si intrattiene all’Hilton Hotel in mattinata, separatamente, con i capi delegazione dello Swaziland, della Somalia e del Ghana; successivamente scambia punti di vista sul problema dei rifugiati con l’Alto Commissario per i rifugiati dell’ONU, il Principe Sadruddin Aga Khan. – Nel pomeriggio, sempre all’Hilton Hotel, il Sovrano si intrattiene con i capi delegazione dell’Algeria, del Marocco e della Guinea equatoriale; separatamente. – I capi di Stato e di Governo africani adottano un’agenda di 10 punti, e successivamente ascoltano il rapporto del segretario generale. Diallo Telli. – Il segretario generale dell’ONU, U Thant, poco prima di partire per Nairobi, dichiara che le conquiste dell’OUA nel settore della riconciliazione nazionale tra gli Stati membri sono stati rimarchevoli non solo per il continente ma anche per la «comunità mondiale» in generale. – Alexei Kossighin, presidente del Consiglio dei ministri dell’URSS, invia un messaggio augurale al VII vertice dell’OUA.

3 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I saluta all’aeroporto internazionale della capitale i presidenti del Dahomei, Hubert Maga; e del Burundi, Michel Micombero; che rientrano nei rispettivi Paesi. – S. M. l’Imperatore riceve, separatamente, il presidente della Tanzania, Julius Nyerere; il vice presidente del Congo Brazzaville, il Primo ministro del Lesotho, Chief Jonathan, ed il capo delegazione del Congo Kinshasa, intrattenendoli sul VII vertice dell’OUA. – L’Assemblea generale dei capi di Stato e di Governo dell’OUA esprime solidarietà alla RAU per la crisi mediorientale e si appella agli Stati membri dell’Organizzazione di appoggiare gli sforzi del rappresentante speciale dell’ONU nell’attuazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU del novembre del 1967. – Si chiude in serata la VII Assemblea dei capi di Stato e di Governo dell’OUA con un discorso dell’Imperatore, il quale definisce il vertice come una sessione di riconciliazione e di solidarietà tra gli Stati membri dell’Organizzazione. – S. M. l’Imperatore offre un banchetto ai capi di Stato e di Governo africani che hanno preso parte al VII vertice dell’OUA. – U Thant, segretario generale dell’ONU, dichiara a Nairobi che, le Nazioni Unite, l’OUA e la conferenza dei Paesi non allineati di Lusaka, rappresentano una solida forza nella lotta per la pace ed il progresso mondiali. – Parte il Principe Sadruddin Aga Khan, Alto Commissario dell’ONU per i rifugiati.
 

4 Settembre – L’Imperatore saluta i capi di Stato e di Governo africani all’aeroporto internazionale di Bole, i quali hanno preso parte all’assemblea generale dell’OUA. – Il Sovrano riceve diversi messaggi dei capi di Stato e di Governo dell’Africa, tra cui quello del magg. gen. Yakubu Gowon, capo dello Stato federale nigeriano, il quale esprime i suoi ringraziamenti per gli sforzi prodotti dall’Imperatore per la riconciliazione della Nigeria con la Tanzania, lo Zambia, la Costa d’Avorio ed il Gabon. – il presidente dello Zambia e della VII riunione al vertice africana, dr. Kenneth Kaunda, dichiara che la VII Assemblea generale, e la 15.ma riunione del Consiglio dei ministri dell’OUA si sono accordati per incrementare l’assistenza materiale ai combattenti per la libertà affinché possano intensificare la loro lotta contro il razzismo ed il colonialismo.

5 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I riceve un messaggio di ringraziamento dal segretario generale dell’ONU, U Thant, per il caldo benvenuto accordatogli quando è giunto per prendere parte al vertice africano. – Yohannes Tseghie, rappresentante permanente alle Nazioni Unite, parte per New York, per assolvere al suo incarico. – Parte per una visita di due settimane in Gran Bretagna il ten. Gen. Assefa Ayene, capo di Stato Maggiore delle Forze Armate.

6 Settembre – Sua Maestà l’Imperatore dichiara che l’azione dell’Etiopia nell’ambito internazionale è sempre stata in linea, ed ha sempre consistito, nelle misure calcolate per un progresso degli obiettivi affidati alla politica del non allineamento. – S. M. l’Imperatore invia un telegramma al vice direttore generale dell’UNESCO, M. S. Adisenshaha, in occasione della celebrazione annuale della Giornata internazionale contro l’analfabetismo. – L’Imperatore riceve dei messaggi di ringraziamento dal magg. gen. Jaafar El Nimeiry, capo di Stato sudanese e dal presidente del Burundi, Michel Micombero. – Il Sovrano giunge a Lusaka, Zambia, per prendere parte alla conferenza al vertice dei Paesi non allineati, a capo della delegazione etiopica. – Parte per il suo Paese, chief Jonathan, Primo ministro del Lesotho.

8 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I effettua una proposta «concreta» in cinque punti, per porre fine al ruolo della minoranza bianca nell’Africa meridionale e per «assicurare la pace e l’armonia razziale» nel continente, nel discorso che pronuncia al III vertice dei Paesi non allineati, a Lusaka.

9 Settembre – S. M. l’Imperatore riceve separatamente, a Lusaka, il Re Mahendra del Nepal, e S. A. il Principe ereditario della Giordania, Hassen. – S. A. I. il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen presiede la riunione del Consiglio dell’Amministrazione delle Antichità nazionali.

11 Settembre – Yohannes Tseghie, rappresentante permanente dell’Etiopia alle Nazioni Unite, presenta le sue credenziali al segretario generale dell’ONU, U Thant.

12 Settembre – Rientra nella capitale S. M. I. Haile Selassie I da Lusaka, dove ha preso parte al vertice della III conferenza dei Paesi non allineati; assieme a S. M. l’Imperatore giunge in visita privata, il presidente della Repubblica centro-africana, Jean Bedel Bokassa. Prima di lasciare lo spazio aereo dello Zambia, l’Imperatore invia un messaggio al presidente Kaunda di profondo apprezzamento per la calda accoglienza ricevuta durante la sua permanenza a Lusaka. – Sulla strada per far rientro in patria, si ferma ad Addis Abeba il Primo ministro della Repubblica araba dello Yemen.Mohefi El-Aini.

14 Settembre – L’Imperatore ed il presidente Jean Bedel Bokassa hanno dei colloqui sui modi per alimentare più strette relazioni sui loro due Paesi.

15 Settembre – LìImperatore accetta l’invito del presidente della Repubblica centro-africana visitare il suo Paese. – Il presidente Bokassa parte per la Repubblica centro-africana al termine della sua visita privata di quattro giorni.

16 Settembre – Il Sovrano presenzia ai funerali del magg. Haile Sellassie Belay, deceduto per malattia. – Ketema Yifru, ministro degli Esteri, parte per il Burundi su incarico ufficiale; egli si recherà inoltre nel Gongo Kinshasa, nel Congo Brazzaville e nella Repubblica centro-africana.

17 Settembre – Mammo Taddese, ministro delle Finanze, parte per Copenaghen dove parteciperà alla riunione annuale della Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo.

18 Settembre – S. M. l’Imperatore riceve le lettere credenziali del nuovo ambasciatore giapponese, Matao U-riu. – L’Imperatore concede udienza all’ambasciatore del Ghana, Harry Amonoo, il quale consegna al Sovrano un messaggio speciale del suo Governo. – Il Consiglio dei ministri approva il proposto progetto di costruzione di abitazioni a basso costo nella zona di Bole.

19 Settembre – Rientra il ten. Gen Assefa Ayene, capo di Stato Maggiore delle Forze Armate da ua visita di due settimane in Gran Bretagna.

21 Settembre – S. A. I. la Principessa Tenagne Uorch Haile Sellassie apre un seminario di cinque giorni della EWWA sulla leadership. – Si aprono nella sede della IHA le offerte internazionali per la realizzazione della strada Dilla-Moyale.

23 Settembre – Uorcu Mekascia, vice ministro al Ministero dell’Agricoltura, parte per Algeri, dove parteciperà alla VI conferenza regionale africana della FAO.

24 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I inaugura il nuovo ombrellificio nella zona di Mekanissa. – S. M. l’Imperatore riceve un messaggio speciale del Governo sudanese, consegnato dall’ambasciatore del Sudan, Osman Abdalla Hamid. – Una delegazione parlamentare etiopica di tre uomini prenderà parte alla 58.ma riunione dell’Unione inter-parlamentare, all’Aja, che si aprirà il primo ottobre.

25 Settembre – L’Imperatore riceve le lettere credenziali del nuovo ambasciatore argentino, dr. Hugo Gobbi. – Il Ministero dell’Educazione introduce quest’anno nelle scuole secondarie dei corsi scolastici, sia la mattina che il pomeriggio, per risolvere l’acuta carenza di aule in diverse città del Paese. – Ghetacciou Mekascia, ministro di Stato alle Informazioni, dichiara che gli insegnanti stranieri che vengono in Etiopia per svolgere la loro attività devono apprendere ad adattare la loro conoscenza alle necessità del Paese, durante una sessione di orientamento per i nuovi membri delle facoltà dell’Università Haile Selassie I.

26 Settembre – Il Sovrano presenzia alle cerimonie che si tengono il giorno della vigilia del Mascal, ed accende il Demerà. – S. M. I. Haile Selassie I consente ad essere il patrono della Federazione Stradale etiopica di recente costituzione.

28 Settembre – Giunge in Etiopia per una visita privata di tre giorni, il Primo ministro della Guiana, I. Forbes s. Burnham. – S. M. l’Imperatore ha nel pomeriggio con il ministro della Guiana i primi colloqui sulla recente conferenza dei Paesi non allineati, sugli affari africani e sulle relazioni bilaterali. – Bulcia Demeksa, vice ministro del Bilancio, delle Finanze e della Contabilità al Ministero delle Finanze, è stato eletto, nella riunione annuale della Banca Mondiale, a ricoprire il posto di direttore esecutivo dell’ente internazionale, in rappresentanza dei 17 Paesi africani e di Trinidad e Tobago. – Rientra dal Burundi e dalla Repubblica centro-africana, Ketema Yifru, ministro degli Esteri.

29 Settembre – L’Imperatore invia un messaggio di condoglianze alla vedova del defunto presidente della RAU. Gamel Abdel Nasser, il cui decesso è avvenuto ieri, e al vice presidente egiziano, Anwar Sadat. – Viene reso noto che il Sovrano presenzierà ai funerali, al Cairo, del defunto presidente Nasser. – S. A. I. il Principe Merid Asmac Asfa Uossen ha dei colloqui col premier della Guiana, Forbes Burnham, su diversi argomenti. – Viene annunciato che il Sovrano presenzierà alle celebrazioni del 10.mo anniversario dell’indipendenza della Nigeria. – Il Consiglio dei ministri discute una proposta di proclama sulla conservazione della fauna e sulla campagna per l’eliminazione congiunta della «rinderpest» e della polmonite pleurica bovina.

30 Settembre – S. M. I. Haile Selassie I è a Lagos per assistere alle celebrazioni del 10.mo anniversario dell’indipendenza della Nigeria. – S. A. I. il Principe ereditario Merid Asmac Asfa Uossen riceve un assegno di 4.858 dollari dalla comunità austriaca a nome della Croce Rossa etiopica. – il Primo ministro della Guiana, F. Burnham, visita Aksum.
 


Estratto da: “Sestante – Documentario Semestrale Illustrato della Vita Politica Economica Sociale dell’Etiopia” vol. VI, No.2, Luglio- Dicembre 1970.


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Report Celebrazioni del 126° anniversario della nascita del Re dei re Qadamawi Haile Selassie. 

 

Bentrovati fratelli e sorelle, un augurio di pace e serenità a tutti per la nascita del Nostro Salvatore, Luce del Mondo, Leone Conquistatore della tribù di Giuda Ras Tafari Makonnen, Colui che in veste regale in accordo con il Libro della Rivelazione viene al mondo per aprire i sette sigilli quale Giudice retto ed incorruttibile. 

Con questo breve report vogliamo condividere la gioia della Nascita con i fratelli che non si sono potuti unire a noi per svariati motivi e con coloro i quali hanno celebrato l’evento in altre sedi. In questi tre giorni, che fortunatamente per qualcuno sono stati quattro vista la vicinanza al fine settimana, abbiamo potuto consolidare i rapporti tra i fratelli che già si conoscevano ed istaurare nuove connessioni con i nuovi fratelli che hanno voluto trascorrere questi giorni di festa con noi. Non sono mancate occasioni per ragionare sia sull’importanza della Nascita anche in relazione mantenimento della stabilità e del rinnovo della comunità, sia su altre tematiche che interessano I&I come per esempio l’attuale situazione di pace che si sta vivendo in Etiopia e la proposta ora felicemente approvata della fine dello scisma interno alla Chiesa Ortodossa Etiope. Abbiamo potuto confrontarci anche sui progetti che sosteniamo e su nuovi progetti da proporre all’assemblea. 

Il gathering si è svolto, come molti sanno, nella già collaudata località di Arina, paesino delle prealpi venete a ridosso del Trentino, dislocata a circa 900 metri sul livello del Mare, luogo tranquillo ed adatto alle celebrazioni soprattutto per la quiete che la montagna sa trasmettere. I fratelli e le sorelle da domenica 22 Luglio hanno cominciato i preparativi per il 23 Luglio, Anniversario della Nascita di Ras Tafari Makonnen,  allestendo per la cerimonia cucinando per tutti i presenti deliziose pietanze anche con prodotti locali. La collaborazione tra i presenti è stata come sempre esemplare, tutti si sono impegnati per la buona riuscita dell’evento, instaurando così un clima sereno ed ospitale per tutti. Il 23 Luglio solenne giornata delle Celebrazioni ci siamo riuniti e dopo pranzo all’incirca alle ore 16.00 organizzati i canti e le letture, abbiamo festeggiato la Nascita del Nostro sovrano Qadamawi Haile Selassie e come ogni volta la gioia di condividere le preghiere, le letture ed i canti con i fratelli è stata immensa ed ha colmato i nostri cuori allontanando le negatività, che il sistema di Babilonia e la nostra natura umana, talvolta ci rendono la vita difficile. Terminate le celebrazioni abbiamo cenato con ‘njera, sciro, lenticchie e verdure varie, il tutto preparato amorevolmente dalle sisters. Finita la cena e condivise le ultime “positive vibrations” della giornata ci siamo coricati in pace.

Nella giornata del 24 Luglio si è svolto, come di consueto, il congresso della federazione, che in accordo con la motivazione principale che ci ha fatto incontrare, cioè la nascita, ha visto rinnovarsi il consiglio esecutivo dell’associazione tramite elezioni, dei candidati che avevano precedentemente accettato i ruoli per i quali erano stati proposti o si erano proposti. Il congresso è iniziato con il resoconto delle attività svolte e del bilancio, sono stati chiariti dei punti fondamentali sulla mission della federazione, cercando di puntare il focus sull’obbiettivo comune per soprassedere, per quanto sia umanamente possibile, sulle varie vicissitudini ed asti personali, in quanto quesiti ultimi minano agli obiettivi ed alla normale organizzazione delle attività dell’associazione, fermo restando che devono essere la fratellanza ed il buon senso a guidare tutte le azioni e le decisioni di I&I. Al termine dei resoconti sono state svolte le votazioni con i risultati esposti qualche giorno fa ai membri, ci sono stati nuovi ingressi in consiglio, ed un ringraziamento particolare va ai membri uscenti per tutto il lavoro fatto e per ciò che faranno in futuro, con la certezza che tutto ciò che ognuno di noi ha fatto e farà, indipendentemente dal ruolo che ricopre, se fatto con purezza ed umiltà, sarà ben accetto agli occhi del nostro Signore.

Una cosa degna di nota, che ci riguarda tutti, è stata la presenza di brother Mathias, fratello austriaco, che è venuto oltre che per celebrare questo Santo Giorno, anche per prendere alcuni spunti di carattere associativo da applicare eventualmente ad una futura associazione rastafariana in Austria, e di certo non possiamo che fare i nostri più sentiti auguri perché questo possa realizzarsi al più presto.

Concludendo vogliamo ringraziare tutti i fratelli che hanno partecipato al gathering, sia con la propria presenza, sia chi per vari motivi, lo ha fatto con lo spirito. Approfittiamo delle vibes di rinascita e rinnovo che ogni anno ci vengono concesse in occasione del 23 Luglio, e facciamone tesoro per la nostra esistenza terrena, come ci ricorda Paolo nella “Lettera agli Efesini” Capitolo 2 versetti 11-22: “Unità nel Cristo.- Pertanto ricordate che un tempo voi, i gentili nella carne, chiamati incirconcisi da coloro che si dicono circoncisi per una operazione nella carne, eravate in quel tempo senza Cristo, esclusi dal diritto di cittadinanza d’Israele, stranieri all’alleanza promessa, senza speranza e senza Dio in questo mondo. 

Ora però in Cristo, voi, un tempo lontani, siete divenuti vicini grazie al sangue del Cristo Gesù.

Egli infatti è la nostra pace, che ha fatto di due popoli una sola unità abbattendo il muro divisorio, annullando nella sua carne l’inimicizia, questa legge dei comandamenti con le sue prescrizioni, per formare in se stesso, pacificandoli, dei due popoli un solo uomo nuovo, e per riconciliare entrambi con Dio in un solo corpo mediante la Croce, dopo aver ucciso in se stesso l’inimicizia. E venne per annunciare pace a voi, i lontani, e pace ai vicini, perché, per suo mezzo, entrambi abbiamo libero al Padre in un solo Spirito. Cosi dunque non siete più stranieri, ne pellegrini, ma concittadini dei Santi e familiari di Dio. Il vostro edificio ha per fondamento gli apostoli i profeti, mentre Cristo è la pietra angolare , sulla quale tutto l’edificio in armoniosa disposizione cresce come Tempio Santo del Signore, in cui anche voi siete incorporati nella costruzione come dimora di Dio nello Spirito.”

Amen!!!

Un Saluto nel Santo, Nuovo e Prezioso Nome di sua Maestà Qadamawi Haile Selassie che ci sostenga e guidi sempre.


                                                                                              I fratelli feltrini. 


 

Anqäzä Haymanot RasTafari

(La Porta della Fede RasTafari)
(Documento n. 9 - seconda parte)*

Meditazioni  sulla Nascita del Re Messia
            Ghermawi Qadamawi Hayle Selassie

Sulla Regalità di Ababa Janhoy
 

Dal Libro della Genesi 49, 10. (dalla versione della Vulgata latina di San Gerolamo).
“Lo scettro non sarà tolto da Judah e il principe dalla stirpe di lui, finché non venga Colui che deve essere mandato, Colui che sarà l’aspettazione delle genti”.
 
Dal  Kebra Negast cap. 3
Procederò da Adamo e dirò: «Dio è Re in verità, a Lui spetta la gloria; ed Egli nominò Adamo al di sotto di Lui per farne un Re al di sopra di tutto quanto aveva creato».

Dal  Kebra Negast cap. 18
E di nuovo il Concilio dei 318 Ortodossi (di Nicea) rispose e disse: «Amen, tale è la salvezza per i figli di Adamo. Poiché da quando il Tabernacolo è disceso, essi saranno chiamati “Uomini della casa di Dio”, come anche Davide aveva detto: “E la Sua Dimora è in Sion”. Ed ancora disse per bocca dello Spirito Santo: “E la mia dimora è qui, perché l’ho scelta. Benedirò i suoi preti e rallegrerò i suoi poveri. E in Essa darò un seme a Davide e sulla terra un Uomo che diverrà Re e nei Cieli Uno che regnerà dal suo seme nella Carne sul trono di Dio. E per quanto riguarda i suoi nemici, essi saranno chiamati quali sgabello per i Suoi Piedi e segnati con il Suo Sigillo”».
 
Sant’Ireneo, Contro le eresie (cap. III)
Quando il Figlio di Dio si incarnò e divenne Uomo, ricapitolò in Sé stesso la lunga storia degli uomini, procurandoci in compendio la salvezza, affinché recuperassimo in Iyasus Krestos ciò che avevamo perduto in Adamo, cioè l’essere a immagine e somiglianza di Dio. Infatti, non essendo possibile che l’uomo, una volta vinto e spezzato dalla disobbedienza fosse plasmato di nuovo e ottenesse il premio della vittoria, ed essendo ugualmente impossibile che ricevesse la salvezza colui che era caduto sotto il peccato, il Figlio ha operato l’una e l’altra cosa: Egli che era il Verbo di Dio, discese dal Padre e si incarnò, discese fino alla morte e portò a compimento l’economia della nostra salvezza. […] Ora, se appariva come carne senza essere divenuto carne, la Sua opera non era vera. Ma Egli era ciò che appariva: Dio che ricapitola in sé la Sua antica creatura, che è l’uomo, per uccidere il peccato, distruggere la morte e vivificare l’uomo. È per questo le Sue opere sono vere. […] Come il medico dà prova di sé in coloro che sono malati, così Dio si manifesta negli uomini. Perciò appunto Paolo dice: «Dio ha rinchiuso tutte le cose nell’incredulità per essere misericordioso con tutti» (Rom. 11, 32). Questo lo diceva […] dell’uomo che fu disobbediente a Dio e fu allontanato dall’immortalità ma poi ottenne misericordia mediante il Figlio di Dio ricevendo l’adozione filiale che viene da Lui. L’uomo, infatti, avendo senza orgoglio e iattanza, una giusta concezione delle cose che sono state create e di Colui che le ha create – che è il Dio più potente di tutte le cose e che a tutte le cose ha concesso di esistere – e rimanendo nel Suo amore nella sottomissione e nel ringraziamento, riceverà da Lui una gloria maggiore, progredendo sino a divenire simile a Colui che è morto per Lui. Infatti Egli stesso si è fatto a somiglianza della carne del peccato per condannare il peccato e, dopo averlo condannato, allontanarlo dalla carne e richiamare l’uomo alla Sua somiglianza, assegnandolo a Dio come suo imitatore e riconducendolo al Regno del Padre e augurandogli di vedere Dio e di comprendere il Padre: Egli, il Verbo di Dio che abitò nell’uomo e divenne Figlio dell’uomo per abituare l’uomo ad accogliere Dio e abituare Dio ad abitare nell’uomo secondo il beneplacito del Padre. […] Perciò Luca presenta una genealogia che va dalla nascita del Signore nostro fino ad Adamo e comprende settantadue generazioni; congiunge la fine al principio e dimostra che Egli stesso ha ricapitolato in Sé stesso tutte le genti disseminate fin dal tempo di Adamo e tutte le lingue e generazioni umane insieme ad Adamo stesso.
 
Discorso di Sua Maestà l’Imperatore d’Etiopia HAILE SELASSIE I, pronunciato il 17 luglio 1959
Noi, dunque, consideriamo necessario ed appropriato, in questa occasione in cui voi, classe laureata dell’anno, guardate indietro ai vostri anni di studio con un po’ di nostalgia, e guardate avanti alle vostre future carriere con un po’ di comprensibile apprensione, parlarvi dei leader e della leadership.

Come sapete la leadership è richiesta in ogni campo, e non ve n’è alcuno senza la sua utilità. Durante le Nostre visite alle istituzioni educative del Paese abbiamo notato, tuttavia, in risposta alle nostre indagini, che la percentuale degli studenti che seguono corsi di studio utili allo sviluppo tecnologico ed industriale era estremamente bassa. Vi abbiamo consigliato, dunque, di seguire questi corsi poiché vi avrebbero preparato ad un programma generale. La ragione per cui abbiamo introdotto adesso questo argomento. È che abbiamo trovato il numero di coloro che oggi ricevono lauree in materie tecnologiche è in verità molto piccolo, e vorremmo farvi comprendere che è Nostro desiderio vedere una maggiore quantità dei Nostri giovani trarre beneficio dalle risorse che possediamo per nostro conto e che abbiamo ricevuto come aiuto dall’estero, e laurearsi nel campo della tecnologia e dell’istruzione industriale.

Noi tutti sappiamo che l’esigenza di una buona leadership in ogni sentiero della vita è oggi più forte che mai. Ogni aspetto del vivere esige delle mani che lo guidino: il commercio, le professioni, le belle arti, le arti meccaniche, tutto. E tutti voi giovani che avete ricevuto l’opportunità di arricchirvi mediante un’istruzione avanzata, sarete chiamati in futuro, secondo le diverse lauree, a caricarvi della responsabilità di guidare e servire la nazione.

È importante ricordare, tuttavia, che leadership non vuol dire dominio. Il mondo è sempre ben fornito di persone che vogliono dominare e sopraffare gli altri. Il vero leader è di diverso genere: egli cerca un’attività efficace che abbia un fine realmente benefico. Egli ispira gli altri a rimanere vigili come lui e, tenendo alta la torcia della saggezza, indica alla società il cammino per realizzare genuinamente le sue grandi aspirazioni.
Avete appreso dai vostri studi storici che la storia delle nazioni è spesso narrata in relazione ai successi degli individui. In ogni significativo evento della storia troverete un leader coraggioso e determinato, un fine e un obiettivo ispiratore, un avversario che tenta di vanificare i suoi sforzi.

In qualsiasi società normale, ognuno ha delle opportunità di mostrarsi in qualità di leader. Perfino un operaio e un artigiano a cui è stato affidato un assistente, per non parlare di un dottore con tutti i suoi aiutanti, o di un ufficiale che ha il dovere di comandare le sue truppe, essi sono tutti dei leader. All’interno della propria sfera, ognuno ha le stesse opportunità di mostrare e le stesse potenziali soddisfazioni così come le ha il capo del governo. Il leader si distingue per la sua padronanza del mestiere, la sua sensibilità ed il suo intuito, la sua intraprendenza e la sua energia.

I leader sono persone che elevano i livelli in base ai quali essi giudicano se stessi, ed in base ai quali essi vengono volontariamente giudicati. La meta scelta, l’obiettivo selezionato, i requisiti richiesti, non valgono solo per i loro seguaci. Essi sviluppano con piena energia e devozione la propria abilità e conoscenza al fine di raggiungere i livelli che loro stessi hanno stabilito. Questa accorata accettazione delle esigenze sempre imposte dai livelli superiori è la base di tutto il progresso umano. Un amore d’elevata qualità, dobbiamo ricordarlo, è essenziale per un leader.

L’affidabilità è un altro suo requisito. Essere affidabile vuol dire accettare volenterosamente responsabilità ed adempierle fedelmente. Un leader sarà sempre volenteroso di ricevere consigli dalla sua gente, ma dovrà spesso agire come la propria mente gli dirà esser giusto. Ciò esige che egli abbia reso se stesso privo di qualsiasi sregolato timore di commettere errori.

L’intraprendere con successo una carriera che comprenda una leadership necessita di uno spirito determinato e coraggioso. Una volta che una persona abbia deciso riguardo al lavoro della sua vita, e sia certo che compiendo il lavoro per cui è più portato e dotato stia soddisfacendo una necessità vitale, ciò di cui ha dunque bisogno è fede ed integrità, accompagnate da uno spirito coraggioso, così che, non più preferendo se stesso all’adempimento del proprio compito, egli si possa volgere verso i problemi che deve risolvere per essere efficace. Una caratteristica del grande leader è che egli si sente sufficientemente sicuro di dedicare il proprio pensiero e la propria attenzione al benessere dei suoi subordinati ed al compimento della propria missione, piuttosto che essere costantemente preoccupato per l’approvazione e la disapprovazione degli altri.

Colui che vorrebbe essere un leader deve pagarne il prezzo in auto-disciplina e moderazione morale. Ciò implica la correzione e il miglioramento del carattere personale, il controllo delle proprie passioni e dei propri desideri, ed un’esemplare padronanza dei propri bisogni ed impulsi corporali.

I leader devono sottoporsi ad una rigida auto-disciplina e sviluppare un carattere morale più esemplare di quanto non ci si aspetti dagli altri. Per essere primi in posizione sociale, bisogna esserlo ugualmente in merito.
Non dovrebbe sorprenderci, dunque, trovare che il maggior numero dei leader per cui si mostra riconoscenza, sia composto da persone che si sono formate nell’arte della disciplina e dell’obbedienza. Colui che non ha imparato a rendere un adatto e volenteroso servizio agli altri troverà difficile conquistare e custodire la buona volontà e la cooperazione dei suoi subordinati.

Inoltre, un leader deve possedere intraprendenza, che è l’abilità creativa di pensare in nuove maniere e realizzare nuove cose. Il leader deve sempre stare avanti. Egli non può permettersi di istituire una procedura e poi congiungere le mani e pigramente rimanere a guardare il funzionamento. Egli non può essere soddisfatto esclusivamente di osservare nuovi orientamenti e di trarne vantaggio. Egli deve mantenere la sua immaginazione ferventemente viva, così da generare idee e dare inizio a tendenze.

Una parola di monito è qui dovuta. Aiutare i propri subordinati o dipendenti a costo del danno pubblico, è l’equivalente di un sacrilegio e di una bestemmia. È triste che molti in veste di leader, sia grandi che piccoli, siano trovati colpevoli di tali pratiche.

Un buon leader è votato al proprio lavoro e rinuncerà volenterosamente perfino all’esigenza del sonno per vederne il compimento. Ciò non significa che sia irruente. D’altronde egli mantiene un equilibrio tra l’impulso emotivo e il pensiero giudizioso.

Le sue fatiche, che a volte paiono eccessive, derivano dalla sua solida convinzione che a meno che l’uomo non si impegni a compiere più di quanto gli sia possibile, egli non sarà mai in grado di realizzare tutto quello che può. È il suo entusiasmo a stimolare la sua energia.

Qualunque sia il nostro punto di partenza, parlando della leadership, raggiungeremo l’inevitabile conclusione che quest’arte consiste nell’abilità di indurre le persone a voler lavorare per voi, nel momento in cui esse non hanno alcun obbligo a farlo.

Il vero leader è colui che, attraverso la fede, si rende conto d’essere uno strumento nelle mani di Dio, e si dedica ad essere una guida ed un ispiratore di nobili sentimenti ed aspirazioni della gente.  Egli infiammerà l’interesse, insegnerà, assisterà, correggerà e ispirerà. Coloro che egli guiderà coopereranno con lui mantenendo la disciplina per il bene del gruppo. Egli istruirà i suoi seguaci riguardo agli obiettivi per cui lottare, e creerà in loro un senso d’impegno reciproco per il raggiungimento della meta.

Per concludere, non vi è alcun potere sulla terra, in questa università o altrove, che sia in grado di prendere un impiegato dalla sua scrivania o un meccanico dal suo banco di lavoro e trasformarlo in un leader. Per sviluppare se stessi, ognuno deve innanzitutto sviluppare la propria intraprendenza e perseveranza – un uomo deve compiere degli sforzi per crescere.

In qualità di persone istruite, sarete ammirati, e molto ci si aspetterà da voi. Sarete ricompensati, e giustamente, come le persone che possiedono la conoscenza e l’abilità necessaria per ispirare, guidare e condurre. È per questa ragione che attendiamo da voi, a cui abbiamo dato l’opportunità di un’istruzione nelle materie che avete scelto, un grande e produttivo servizio al Nostro Paese.

Queste idee fondamentali, di cui vi abbiamo brevemente parlato, costituiscono, Noi presumiamo, parte del pensiero che avete assorbito durante il corso dei vostri studi in questa Università. Possano questi basilari concetti accompagnarvi per gli anni venturi, ed aiutarvi a compiere grandi cose per la Nostra amata Nazione, l’Etiopia.

In conclusione, Ci piacerebbe esprimere i Nostri ringraziamenti e la Nostra stima ai membri delle Facoltà ed al Consiglio di questo Istituto per i loro zelanti ed inesauribili sforzi per la crescita della conoscenza e lo sviluppo del carattere nella gioventù che qui apprende.

Vorremmo in particolar modo affidare al Nostro Vice-ministro dell’Educazione, sulla base delle dichiarazioni da lui fatte riguardanti l’espansione e la crescita dell’istruzione nel Paese, l’alta responsabilità d’impegnarsi assiduamente ed inesauribilmente per portare a compimento i progetti menzionati e le decisioni del Consiglio”.
 

Secondo Avvento del Messia (Mekwonnen)

Dal Libro dei Giubilei / Kufale 31, 18-20
(E a Yihuda disse): Possa Egziabhier darti Potenza (Hayl) e forza (…) sarai Mekwonnen sui figli di Ya’qob tu e Uno tra i tuoi discendenti (…)
In Te sarà l’aiuto di Ya’qob e in Te si troverà la salvezza di ‘Esrael. E quando siederai sul Trono di gloria della Tua rettitudine, vi sarà grande pace su tutto il seme dei figli dell’Amato.
 
Dal Libro del Mistero (Mezhafe Mestir) del Santo Ghiorghis di Sagla
(Cap. X Fol. 63 A – A)
A coloro che obiettano che il Banchetto del Monte Sion non avrà luogo, dico: costoro non prenderanno parte al Banchetto dei mille anni …
(cap. X Fol 63 A . Fol 63 B)
        
Parliamo delle ragioni dell’Avvento del Figlio di Dio. Esse sono tre. Il primo è quando assunse la Carne nel grembo della Santa Vergine; nel secondo, giustizierà il falso messia e coloro che ricevettero il suo marchio. Allora stabilirà il Banchetto per i Santi dell’Altissimo, in accordo alla Rivelazione di Giovanni: «E vidi, ed ecco un Agnello che stava in piedi sul Monte Sion …» (Riv. 14, 1) … Il terzo Avvento, che sarà per il giudizio degli empi e la ricompensa dei giusti.
(Fol. 64 A – Fol. 64 B)
        
L’Avvento dell’Incarnazione avvenne per la salvezza del mondo. Il secondo per la gioia dei Santi, il terzo per la punizione dei peccatori.
 
Poesia del Rev. Blaklett (International Chaplain dell’Ethiopian World Federation al tempo del Dott. Melaku Beyene, 1937)

THE EMPEROR BEFORE THE LEAGUE

         Jah and History will remember the day! The league of the Nations to forbear, Thus spoke the Emperor when He did pray. And his petition heed and bear.
Ethiopia’s cause He did present, And asked the nations to repent, Their knavish tricks He did expose, And warned them change before He close.
With calm deliberate poise and voice, He left the nations not a choice. They stood before the world at large, Guilty of his ringing charge.
Recounting history step by step, He proved the world owen Him a debt. For sign He did with them the pact, On which they know had turned their back.
Conscience in them Him proved was dead. Their honor too, from them had fled, they stood no longher for their right. So strong was their belief in mighty.
He argued that security, Impossible for them would be, If they that think they would restore. When Etiopia would be no more.
         Jah will remember this very day, And history record what He did say. The prophet’s voice He raised on high, Proclaiming that they doom is nigh.
“The West will perish!” warned the King, No sooner said, behold the thing! We ask what manner of man is He, Who brings things to pass so speedily?

 

Discorso di Sua Maestà Imperiale HAILE SELASSIE I, Luce del Mondo

“Per quanto possano esser lieti i propositi dell’odierna convocazione – la celebrazione del cinquantesimo anniversario di questa organizzazione – ci mostreremmo tuttavia negligenti se tacessimo le nostre profonde ansietà e preoccupazioni a riguardo dell’attuale condizione del pianeta. Entro il profilo politico, la lotta per la liberazione, i conflitti civili fratricidi e la più brutale attitudine alla guerra infuriano nel mondo, riscuotendo il proprio tributo di vite anche in questo stesso momento in cui siamo riuniti in questa sede. La corsa agli armamenti continua incessante, sperperando una quantità incalcolabile di risorse, mentre la grande maggioranza della popolazione di questo pianeta versa in una miseria degradante.

Economicamente parlando, come ho già espresso, la discrasia tra le nazioni avanzate e quelle in via di sviluppo continua ad ampliarsi in misura allarmante. La società benestante suole esaltarsi nella beatitudine mondana di una vita relativamente ricca, mentre il resto dell’umanità è relegato ad un tenore di vita ben al di sotto del livello di sussistenza.

Dal punto di vista sociale si osserva il sostegno agli arroganti propugnatori della supremazia etniche per la perpetuazione di folli e ripugnanti politiche razziali, nel vano tentativo di sovvertire l’inesorabile corso della storia e di costringere in umiliante soggezione la vasta maggioranza dei propri simili.

Tali contrasti, le disparità finanziarie, le diseguaglianze tra i membri della stessa famiglia umana e le aspre ingiustizie non possono generare altro che rancore e malevolenza che, se trascurate, potrebbero esplodere apertamente con conseguenze incalcolabili.

Quindi, la necessità di un impegno supremo, di un sacrificio comune verso la realizzazione di una struttura socio-economica globale più sensata e meno egoistica, nell’interesse generale dell’umanità, se inquadrata nella prospettiva adeguata, dovrebbe essere di per sé evidente.

Può il mondo permettersi ancora un’altra convulsione che, qualora giungesse, lo scuoterebbe di certo sin dalle fondamenta? Possiamo sedere oziosamente nel momento in cui la sopravvivenza stessa dell’umanità, l’esperienza da essa accumulata e la sua civiltà sono minacciate da una calamità incombente? Comprometteremo allora la causa della pace mondiale, la prosperità umana e i principi basilari della giustizia?
Queste sono alcune delle domande fondamentali che dovremmo porre a noi stessi: domande a cui tutti noi dobbiamo dare una risposta.

A questi e simili interrogativi, chiaramente, dovremmo rispondere fermamente in modo negativo. Allora, e soltanto allora, ci saremo coraggiosamente levati all’unisono per la sfida suprema e per affrontare le grandi opportunità dei nostri tempi. Soltanto allora le nostre azioni ed i nostri impegni saranno giustificati dinanzi alla storia e ed alla posterità per aver servito la causa prioritaria della pace mondiale e del benessere umano.
A questo fine, possa Dio concederci la forza e guidarci per servirlo al meglio nel servizio dell’umanità”.
 

Discorso del Padre dell’Africa, Sua Maestà Imperiale HAILE SELASSIE I al Parlamento Etiopico, 1960.


“Meno di due mesi fa, una sessione storica dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è tenuta a New York. Durante quell’incontro, diciassette Stati che avevano ottenuto la propria indipendenza durante lo scorso anno, sedici dei quali sono situati sul continente africano, sono stati ammessi a far parte della più importante tra le organizzazione internazionale. All’Assemblea Generale di quest’anno presenziavano i capi di parecchie fra le potenze mondiali di maggiore rilievo, il che attesta tanto l’importanza dei compiti che si affacciano alle Nazioni Unite, quando il ruolo sempre più cruciale che tale organizzazione sta assumendo negli affari mondiali.

Avendo Noi stessi lavorato senza riserve per il rafforzamento delle organizzazioni internazionali votate alla causa della pace e per il consolidamento della sicurezza collettiva, abbiamo inviato un messaggio personale alla sessione d’apertura dell’Assemblea Generale, nel quale ci appellavamo alle nazioni riunite in quella sede, affinché facessero tutto il possibile per giungere a decisioni sagge e solide, volte a risolvere i problemi che oggi il mondo fronteggia e a diminuire le tensioni che separano e dividono le nazioni. Abbiamo inviato presso tale Assemblea una delegazione capeggiata dal Nostro deputato Primo ministro ed abbiamo mantenuto un contatto costante con la Nostra delegazione, con lo scopo di dare ad essa le Nostre personali direttive. Le Nazioni Unite si stanno ora occupando, tramite i comitati che le compongono, delle questioni all’ordine del giorno e crediamo che i risultati di tali lavori confermeranno ampiamente la fiducia che Noi e altri leaders mondiali abbiamo riposto in questa organizzazione.

Abbiamo già fatto riferimento all’aumento, senza precedenti, del numero di Stai africani che godono oggi della propria libertà. Ci rallegriamo assieme ai nostri fratelli africani dell’ondata inarrestabile che li ha condotti sulle rive della libertà e ci uniamo a loro in un abbraccio nei risultati conseguiti in questi giorni. In particolare protendiamo una mano di felicitazioni e fratellanza al popolo della Somalia, la cui indipendenza fummo tra i primi ad abbracciare e supportare, e che possiede adesso questo, il più prezioso dei doni, per sé stesso e la propria posterità. Confidiamo che i legami che congiungono i popoli di Etiopia e Somalia possano, ogni anno che passa, crescere in maniera percettibilmente consistente e che ogni sorta di difficoltà che esiste o che potrebbe sorgere fra noi possa essere affrontata e risolta in uno spirito di fiducia, rispetto ed amicizia reciproci.

Durante questi ultimi mesi, il ruolo sempre più significativo che le nazioni africane stanno giocando nella lotta dell’uomo per la pace e la libertà è stato chiaramente messo in evidenza nella crisi del Congo che, sfortunatamente, rimane ancora irrisolta. In Congo, siamo stati testimoni dello scoraggiante spettacolo di uno Stato africano, appena ora emergente dallo status coloniale, fatto a pezzi da interessi mirati soltanto allo sfruttamento del popolo congolese per i propri scopi egoistici e che minacciano di trasformare questa nazione da poco indipendente in una mera pedina nella lotta che la guerra fredda comporta. L’Etiopia ha supportato l’indipendenza e l’unità territoriale del Congo, e Noi abbiamo deplorato quelle abitudini che hanno sino ad ora ostruito la sollecita risoluzione delle difficoltà che affliggevano il Congo. Nei Nostri messaggi rivolti ai leaders del Congo, abbiamo insistito perché essi mettessero da parte le differenze e le ambizioni personali e lavorassero assieme per l’unità e la stabilità della nazione della quale essi sono a capo. Se mancheranno di fare ciò, la sofferenza del popolo congolese sarà certo intensa.

È stato in gran parte grazie all’azione decisiva e risolutiva delle Nazioni Unite in Congo ed al supporto che tale Organizzazione ha ricevuto dalla grande maggioranza degli Stati africani, che una situazione potenzialmente esplosiva è stata sino ad ora contenuta e che la minaccia della crisi del Congo rappresenta per la stabilità e la sicurezza del continente africano, non sono sfuggite fuori controllo. L’Etiopia ha prontamente risposto alla chiamata delle Nazioni Unite per l’assistenza in Congo. Quattro battaglioni etiopici stanno prestando servizio in Congo sotto lo stendardo delle Nazioni Unite, ed esperti e tecnici etiopi stanno lavorando all’interno della struttura amministrativa che le Nazioni Unite hanno ivi creato. A coloro i quali vorrebbero, in Congo, ostacolare i legittimi e normali desideri del popolo congolese e sovvertire e dirottare le forze al lavoro in qual luogo per volgerle ai propri propositi, vorremmo dire soltanto questo: l’Africa ha lottato a lungo e con determinazione per liberarsi dal giogo dell’oppressione e dello sfruttamento. Gli africani adesso, con la fine di questa lotta in mente, con l’obiettivo a lungo agognato in vista, non volentieri vedranno la vittoria strappata dalla loro presa. Non cercate di perpetrare, in una qualche differente maniera le vecchie forme di sfruttamento ed oppressione economica e politica. Se, in verità, la lotta basilare nel mondo attuale concerne la mente degli uomini, allora quella nazione, o gruppo di nazioni, che tenta di imporre il suo volere su un qualsiasi popolo africano sarà ancora più certamente sconfitta nel suo sforzo.
L’Africa necessita, desidera ed accoglie l’altrui aiuto, sia fisico che morale, ma l’Africa deve nondimeno essere lasciata a sviluppare se stessa, la propria popolazione, le sue risorse nella maniera che l’Africa determina. Lasciate a noi, liberamente e senza apprensione, la scelta tra il bene e il male, tra la giustizia e l’ingiustizia, tra l’oppressione e la libertà. La nostra scelta sarà quella giusta, e la storia giudicherà noi, e voi, per il meglio.

Pur essendo una piccola nazione, l’Etiopia è anche intimamente coinvolta nell’allentamento delle tensioni che guastano oggi, così infelicemente, il regno delle relazioni internazionali. Durante il corso delle Nostra esistenza abbiamo sostenuto con enfasi la convinzione che nel principio della Sicurezza Collettiva giaccia la migliore speranza per assicurare la pace del mondo, ed abbiamo incondizionatamente fornito il Nostro supporto alle organizzazioni mondiali che sono state create per assicurare l’applicazione di questo principio. Nel breve periodo della loro esistenza, le Nazioni Unite non hanno deluso la fede che in esse avevamo riposto, e Noi continueremo ad essere costanti nel Nostro supporto all’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Vi è, tuttavia, un campo in cui le Nazioni Unite sono state fino ad ora incapaci di schierare effettivamente la forza morale che esse rappresentano e di intraprendere un’azione efficace diretta alla dissipazione di un problema che pone la più grave minaccia per il mondo. È una realtà evidente affermare che l’attuale corsa alle armi minaccia non soltanto la più distruttiva impresa bellica che il mondo abbia mai conosciuto, ma addirittura la stessa esistenza dell’uomo e le condizioni della sua vita su questo pianeta. Il fallimento delle grandi Potenze di raggiungere un accordo effettivo sul disarmo non può essere scusato o giustificato sulla base del fatto che il problema sia difficoltoso e complesso. Nessuna nazione, non importa quanto grande o potente, detiene oggi il diritto morale di insistere di poter seguire la politica dell’illimitato armamento nucleare, nel momento in cui una tale politica implica conseguenze di gran lunga superiori al suo potere di controllarle. Quelle Potenze che possiedono oggi la capacità di sostenere economicamente una guerra nucleare non possono rifiutare di prendere tutte le misure ragionevoli per diminuire la minaccia di un conflitto mondiale.

Sfortunatamente, osserviamo oggi le nazioni del mondo, sia grandi che piccole, invocare i propri diritti di Stati sovrani nel seguire una rotta che, a meno che non venga arrestata, sarà in grado di condurre irrevocabilmente al disastro .Le grandi Potenze aderiscono con ostinazione ad una politica sugli armamenti che minaccia le più disastrose conseguenze per tutti, ed i piccoli Stai, aspirando essi stessi alla grandezza, ma timorosi di incorrere nell’ira di coloro ai quali fanno riferimento per l’assistenza assentono in silenzio. Questo percorso può condurre soltanto verso il caos e la distruzione. Se l’uomo deve sopravvivere su questo pianeta, la corsa alle armi che costringe oggi l’umanità nella propria morsa irragionevole ed inesorabile deve essere arrestata, ed è alle Nazioni Unite che tutte le nazioni, sia grandi che piccole, devono guardare come mezzo per conseguire tale risultato. È questo il compito, o meglio, il dovere delle nazioni più piccole del mondo di esercitare i propri massimi sforzi per assicurare che tutte le possibili misure siano intraprese per questo scopo. Siamo compiaciuti di rilevare che i Paesi più piccoli stanno giocando oggi un ruolo più incisivo e prominente nella richiesta di una forma accettabile per il disarmo, e l’Etiopia promette il suo completo supporto a questo tentativo. Dio, l’Arbitro Supremo, ci giudicherà severamente se falliremo.

Gli Etiopi hanno ugualmente un impellente interesse nei confronti del problema della discriminazione razziale. Durante la Nostra esistenza, abbiamo abbracciato i principi dell’uguaglianza dell’uomo e degli eguali diritti di tutti gli uomini di godere dei privilegi della libertà politica ed economica, senza riguardo all’origine razziale, al credo e al colore. Nessun africano può accontentarsi dei risultati del passato o delle prospettive del futuro, a meno che e fino a che il fatto orribile della discriminazione razziale, che degrada l’umanità in generale, non sia stato cancellato dalla faccia di questo Globo.

Nel mondo moderno, nessuna nazione può rimanere compiaciuta di fronte alla sfida del futuro, né riposare acquiescente nell’auto-soddisfatta contemplazione dei risultati del passato. Il cambiamento è la prima legge della natura, ed il cambiamento è, nel mondo moderno, l’ordine del giorno. Ogni nazione che non progredisce, il cui sviluppo rimane statico, resta indietro. Abbiamo dedicato e votato la Nostra esistenza alla causa dell’illuminato avanzamento del Nostro popolo, che fummo chiamati a guidare trent’anni fa dalla Grazia di Dio Onnipotente. Voi, membri del Parlamento, non meno di Noi, dovete dedicarvi alla medesima causa. Il tempo che avete impiegato in questo Parlamento durante gli ultimi tre anni e le ore che trascorrerete qui durante l’anno a venire potrebbero, in retrospettiva, dimostrarsi essere state le più preziose della vostra vita. Fate in modo di utilizzarle in maniera saggia ed opportuna.

Possa Dio Onnipotente, il Nostro costante supporto e conforto, benedire le Nostre opere volte all’avanzamento del Nostro popolo e coronare i nostro sforzi con successo”.
 
Rendiamo grazie, lode ed onore al Signore nostro Qadamawi Haile Selassie, accetti il nostro Amato le parole di amore sincero che sono state scelte per Lui e che sono scaturite dal nostro cuore, sebbene indegni per la nostra pochezza, e mai sufficienti a ricambiare la misericordia che ci ha concesso con la conoscenza della sua rivelazione. Nella speranza che non abbiamo pronunciato invano il Suo Nome glorioso nel corso di questo giorno benedetto. Temiamolo sempre ricordandoci che molti sono stati chiamati a Lui, ma che pochi sono i suoi prescelti.

Mille anni ancora di Regno al Salvatore e Redentore nostro S. M. I. Haile Selassie I, il Creatore e il Padrone delle vite nostre e di quelle di tutto il genere umano. Amen.


a cura di ghebreSelassie


 

Commento al Vangelo di San Giovanni


Discorso quarantunesimo

            “Voi scrutate le Scritture, perché credete di avere in esse la vita eterna. Proprio esse testimoniano di Me. E voi non volete venire a Me, per avere la vita eterna” 1.
 

1. – Diletti, dobbiamo tenere in gran conto le cose spirituali; non dobbiamo però credere che esse siano sufficienti alla nostra salvezza se ce ne occupiamo superficialmente. Giacché, se nelle cose terrene nessuno riuscirà mai ad ottenere grande successo occupandosene con trascuratezza e saltuariamente, a maggior ragione ciò accadrà per le cose dello spirito, poiché queste esigono una diligenza ancor più grande. Perciò anche il Krestos, rimandando i Giudei alle Scritture, non li invitò alla semplice lettura, ma ad un esame accurato e meditato di esse. Non disse, infatti, «leggete le Scritture», ma «scrutate le Scritture». Siccome le cose che erano state dette di Lui esigevano attente ricerche (in quanto erano rimaste provvidenzialmente per questo nascoste agli antichi sotto un velo), ordina loro di scavare con diligenza per poter trovare quanto sta celato in profondità. Esse infatti non vennero alla superficie, non sono state messe in un luogo in vista, ma sono state nascoste in profondità come un tesoro. Chi dunque cerca ciò che è celato nel profondo, se non cerca con diligenza e con fatica, non troverà mai ciò che cerca. Per questo il Krestos, dopo aver detto: «Scrutate le Scritture», aggiunse: «perché credete di avere in esse la vita eterna». Non disse «avete», ma, «credete di avere», per dimostrare che essi non avrebbero ottenuto un buon risultato, se pensavano di ottenere la salvezza dalla sola lettura, senza la fede. È come se dicesse: «Non ammirate forse le Scritture? Non credete che esse siano la causa di ogni vita? Anch’io mi fondo su di esse. Anch’io, del resto, mi baso su di esse. Sono esse, infatti, che rendono testimonianza in mio favore; e voi non volete venire a me per avere la vita eterna». Giustamente dunque disse «credete», per il fatto che non volevano credere a Lui, ma erano pieni di presunzione, a motivo della semplice lettura. Poi, onde – per la grande preoccupazione che mostrava – non attirarsi addosso il sospetto di vanagloria e perché non si credesse che, attraverso il desiderio di essere da loro creduto, Egli mirava al proprio tornaconto (infatti aveva menzionato le parole di Giovanni, la testimonianza di Dio e le sue opere e aveva detto tutto ciò per attirarli e aveva promesso la vita eterna), siccome dunque era verosimile che molti sospettassero che Egli diceva queste cose per cercare la propria gloria, ascolta che cosa aggiunge: «Io non ricevo gloria dagli uomini» 2, cioè non ne ho bisogno. La mia natura non è tale da aver bisogno della gloria degli uomini. Come infatti il sole non riceverebbe aumento della sua luce da una lampada, a maggior ragione Io sarò ben lontano dall’aver bisogno della gloria umana. «Ma perché dici questo – obietterai – se non ne hai bisogno?». «Perché siate salvi». Questo era stato detto prima, ma lo accennò anche qui dicendo: «Perché abbiate la vita». Ora però aggiunge anche un’altra causa. Quale? «Ma Io vi ho conosciuto, che non avete in voi l’amore di Dio» 3. Siccome spesso, col pretesto di amare Dio, lo perseguitavano perché si facesse uguale a Dio, ma Egli sapeva che non gli avrebbero creduto, risponde, onde nessuno gli chieda a qual fine dica tali cose. «Per confondervi, dimostrando che non è per amore di Dio che mi perseguitate. Infatti a Me Dio rende testimonianza, sia con le opere, sia con le Scritture. Come prima, stimandomi un avversario di Dio, mi avete scacciato, così ora, dato che vi ho dimostrato tutto questo, dovreste accorrere a Me, se amate Dio: ma voi non lo amate. Perciò dissi tutte queste cose, per provare che voi siete pieni di vana presunzione, vi vantate senza motivo e cercate di nascondere la vostra invidia».
           
Spiega inoltre tale concetto, non solo con queste parole, bensì anche con quelle che seguono: «Io sono venuto – dice – nel Nome del Padre mio e non mi ricevete. Se un altro viene nel nome proprio, voi lo riceverete» 4.
           
Vedi dunque che, ora come prima, dice di essere stato mandato per questo e di aver ricevuto dal Padre il potere di giudicare e di non poter fare niente da sé, allo scopo di eliminare ogni pretesto per la loro empietà? Ma di chi dice che verrà in nome proprio? Allude qui all’anticristo e porta una prova incontrovertibile della loro empietà. Se infatti – Egli dice – perseguitate Me in nome del vostro amore per Dio, a maggior ragione ciò dovrebbe avvenire per l’anticristo. Giacché quello non dirà niente di simile, né di essere mandato dal Padre, né di essere venuto per sua volontà, ma, al contrario, si impossesserà con la violenza di ciò che non gli appartiene e proclamerà di essere lui stesso dio sopra ogni cosa, come dice anche Paolo: «al di sopra di tutto quanto è chiamato dio ed è adorato, mostrandosi come se fosse Dio» 5. Questo significa venire in nome proprio. «Io, invece – dice il Krestos – non sono venuto così, ma nel nome del Padre mio».
           
Anche questo, dunque, era sufficiente per dimostrare che essi non amavano Dio, perché non accoglievano colui che si dichiarava mandato da Lui; Egli dimostra invece la loro impudenza, per il fatto che si preparano ad accogliere l’anticristo. Dal momento che essi non accolgono Colui che si proclama mandato da Dio, mentre si preparano ad adorare uno che lo disconosce, ma si vanterà e dirà di essere il dio sopra tutte le cose, è evidente che la loro persecuzione deriva dall’invidia e dall’odio che nutrono per Dio. Con ciò Egli ha esposto due ragioni di quanto ha detto; in primo luogo la più consolante, dicendo: «perché voi siate salvi» e «perché abbiate la vita». Siccome, però, essi erano sul punto di prendersi gioco di Lui, ha esposto anche quella più spaventosa, dichiarando che, se anche gli ascoltatori non avessero creduto, Dio avrebbe realizzato ovunque egualmente i suoi disegni.
           
2. – Paolo, dunque, parlando dell’anticristo, fece questa profezia: «Dio manderà loro una macchinazione d’errore, affinché siano giudicati tutti quelli che non credettero alla verità, ma acconsentirono all’iniquità» 6. Il Krestos però non dice che verrà in ogni caso, ma dice «se verrà», per non essere troppo duro coi suoi ascoltatori. Siccome infatti la loro empietà non aveva ancora colmato la misura, Egli tacque la ragione della venuta dell’anticristo. Paolo invece la preannunziò con esattezza a quelli che potevano capirlo. Si tratta infatti di colui che toglierà loro ogni possibilità di giustificarsi. Poi il Krestos svela la causa della loro incredulità aggiungendo: «Come potete credere, voi che ricevete la gloria gli uni dagli altri e non cercate la gloria che viene dal solo Dio?» 7, dimostrando anche con questo argomento che essi non avevano di mira l’onore di Dio, ma, con questa scusa, volevano appagare la loro passione.
 
E da che cosa risulta evidente – diranno – che Mosè ci accuserà e che ciò che Tu dici non è vana millanteria? Che cosa hai Tu in comune con Mosè? Hai violato il sabato, che egli aveva ordinato di rispettare; e come potrà egli accusare noi? Come risulta evidente che noi seguiremo un altro che verrà nel suo proprio nome? Tu affermi infatti tutte queste cose senza provarle. Eppure tutte queste cose sono dimostrate da quanto è stato detto prima. Allorché dalle opere, dalla voce di Giovanni, dalla testimonianza del Padre, sarà dimostrato che Io vengo dal Padre, risulterà evidente che Mosè dovrà accusare costoro. Che disse Mosè infatti? Non ha forse detto che se verrà uno che compirà prodigi 9, che li condurrà a Dio e preannunzierà veramente il futuro, gli uomini dovranno credergli? E il Krestos non ha forse fatto tutto questo? Operò infatti prodigi in tutta verità, attirò tutti a Dio e portò a compimento le sue predizioni. E da che cosa viene provato che costoro avrebbero creduto a un altro? Dal fatto che odiavano il Krestos. Siccome avversavano Colui che veniva per volontà di Dio, senza dubbio avrebbero accolto l’avversario di Dio. E se ora il Krestos cita Mosè, nonostante abbia detto: «non accetto testimonianza da un uomo», non meravigliartene; ora invoca Mosè, di fatto non li rimanda agli scritti di Mosè, ma a quelli di Dio. Ma, poiché le Scritture li spaventavano meno, conduce il discorso sempre sulla stessa persona, presentando come loro accusatore lo stesso legislatore, accrescendo così il loro timore, e confuta una per una tutte le loro obiezioni.
           
Stai ben attento ora: essi dicevano che lo perseguitavano per amor di Dio, Egli mostra che fanno ciò perché odiano Dio. Dicevano che si opponeva a Mosè, ed Egli prova che essi agivano così perché non credevano a Mosè. Infatti, se davvero avessero avuto zelo per la legge, avrebbero dovuto accogliere Colui che la completava; se amavano Dio, avrebbero dovuto credere a Colui che li indirizzava verso di Lui; se avessero creduto a Mosè, avrebbero dovuto adorare chi era stato da lui preannunziato. Poiché, se a lui, prima che a Me, viene negata la fede, non c’è niente di strano che Io, che sono stato da lui preannunziato, venga ora scacciato da voi. Come, infatti, ha dimostrato per il modo con cui si comportavano verso di Lui, che quelli che ammiravano Giovanni, in realtà lo disprezzavano, così dimostra che essi, che si ritenevano fedeli a Mosè, in realtà non gli credevano affatto e ritorce sempre sul loro capo tutto quanto essi credevano offrire a sostegno delle loro affermazioni. «Sono tanto lontano – Egli dice – dal distogliervi dalla legge, che invoco addirittura, come vostro accusatore, lo stesso legislatore». Disse dunque che le Scritture attestavano tutto ciò, ma non precisò in quali passi si trovavano tali testimonianze, volendo incutere in essi maggior timore e incitarli alla ricerca e metterli nella necessità di rivolgergli dei quesiti, giacché, se avesse detto loro ciò di sua iniziativa, senza essere interrogato, costoro avrebbero rifiutato la sua testimonianza; se, invece, avessero prestato attenzione alle sue parole, avrebbero dovuto, prima di ogni altra cosa, chiedergli delle spiegazioni su ciò e imparare da Lui. Proprio per questo Egli abbonda più nei moniti e nelle minacce, che non nelle dimostrazioni, per ricondurli alla ragione almeno col timore prodotto dalle sue parole. Ma costoro tacciono anche quando sono così trattati. La malvagità è fatta così: qualunque cosa si faccia o si dica, non è suscettibile di ravvedimento, ma conserva in sé tutto il suo veleno.
           
3. – Perciò noi dobbiamo scacciare dall’animo ogni malizia e non tramare mai alcun inganno. «Dio renderà tortuose le vie dei perversi», dice la Scrittura 10; e ancora: «Il Santo Spirito di sapienza rifuggirà dall’inganno e si allontanerà dai pensieri insensati» 11. Niente infatti ci rende insensati come la malvagità. Quando si è empi, subdoli, ingrati (sono queste le varie specie della malvagità), quando si offende senza essere stati provocati, quando si tramano inganni, non si dà forse prova di non capire assolutamente nulla? Niente invece ci rende tanto saggi quanto la virtù, giacché essa ci rende riconoscenti, più misericordiosi, pieni di dolcezza, mansueti; ingenera insomma nelle nostre anime tutte le altre buone qualità. Che c’è di più saggio di chi possiede tali disposizioni d’animo? La virtù è veramente la fonte e la radice della prudenza, come ogni specie di malvagità ha la sua origine nella dissennatezza. L’arrogante e l’iracondo, proprio per difetto di prudenza, cadono in preda alle passioni. Per questo il profeta diceva: «Non c’è sanità nella mia carne. Si sono imputridite e incancrenite le mie piaghe, a causa della mia dissennatezza» 12, per dimostrare che qualsiasi peccato ha origine dalla mancanza di senno, mentre chi è virtuoso e timorato di Dio è il più sapiente di tutti.
           
Per questo un saggio dice: «L’inizio della sapienza è il timore di Dio» 13. Se dunque temete Dio equivale a possedere la sapienza, il malvagio che non ha queste disposizioni d’animo si priva veramente della sapienza e chi resta privo della vera sapienza è il più stolto di tutti.
           
Eppure moltissimi ammirano gli uomini perversi perché riescono ad offendere e danneggiare i loro simili, non comprendendo che costoro debbono invece essere considerati i più miserabili di tutti, perché, mentre credono di danneggiare altri, volgono la spada contro sé medesimi. Inoltre, cosa che è segno di pazzia furiosa, mentre colpiscono sé stessi, non se ne avvedono, ma credono di nuocere ad altri, nell’atto stesso di trafiggersi con le proprie mani. Per questo anche Paolo, ben sapendo che, quando colpiamo gli altri uccidiamo noi stessi, diceva: «Perché non soffrite piuttosto qualche ingiustizia? Perché piuttosto non sopportate qualche torto» 14.
Non riceve infatti offesa chi non l’arreca ad altri e non soffre il male chi non lo compie, sebbene ciò sembra un enigma a quelli che non vogliono ragionare da filosofi.  Ma noi, sapendo tutto ciò, chiamiamo miseri e compiangiamo non quelli che vengono danneggiati e offesi, ma quelli che offendono. Costoro infatti vengono soprattutto danneggiati, perché muovono guerra a Dio e suscitano contro se medesimi mille accusatori, procurandosi in questa vita una cattiva fama e attirandosi addosso un gran castigo nel secolo venturo, mentre quelli che, avendo ricevuto dei torti, sopportano tutto coraggiosamente, godono del favore di Dio e tutti condividono le loro pene e li lodano e li approvano.
           
Uomini siffatti saranno famosi anche in questa vita, perché offrono un grande esempio di filosofia e nell’altra vita godranno dei beni eterni, che noi tutti ci auguriamo di conseguire, per la grazia e la bontà del Signore nostro Iyasus Krestos, cui sia gloria con il Padre e con lo Spirito Santo, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Così sia.


Note: 1 Gv. 5, 39-40; 2 Gv. 5, 41; 3 Gv. 5, 42; 4 Gv. 5, 43; 5 2 Tess. 2, 4; 6 2 Tess. 2, 11-12; 7 Gv. 5, 44; 8 Gv. 5, 45-47; 9 Cf. Deut. 13, 2 ss.;10 Prov. 21, 8; 11 Sap. 1, 5; 12 Sal. 37, 4-6; 13 Prov. 1, 7; 14 1 Cor. 6, 7.

a cura di ghebreSellassie


 

Celebrazione del “Meskel” 
ossia del ritrovamento della vera Croce di nostro Signore Iyasus e dell’arrivo di un frammento della Sacra reliquia in Etiopia.

 

(Prima parte)
Vangelo secondo Giovanni (19, 31-42)

I Giudei, siccome era giorno di preparazione, perché i corpi non rimanessero sulla croce di Sabato, quel giorno di Sabato era infatti solenne, chiesero a Pilato che spezzassero loro le gambe e venissero rimossi. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe del primo e dell’altro che erano stati crocifissi con Lui.

Venuti da Iyasus, siccome lo videro già morto, non gli spezzarono le gambe ma uno dei soldati con un colpo di lancia gli trafisse il fianco e ne uscì subito sangue ed acqua.
        
Colui che ha visto ha testimoniato e la sua testimonianza è verace ed egli sa che dice il vero, affinché anche voi crediate. Questo avvenne, infatti, affinché si adempisse la scrittura: non gli sarà spezzato alcun osso; e ancora un’altra scrittura dice: guarderanno a Colui che hanno trafitto. Dopo di questo, Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Iyasus, ma in segreto per paura dei Giudei, chiese a Pilato di togliere il corpo di Iyasus e Pilato lo concesse. Venne dunque e tolse il suo corpo, venne anche Nicodemo, il quale già prima era andato da Lui di notte, portando una misura di mirra e d’aloe di circa cento libre. Presero dunque il corpo di Iyasus e lo avvolsero con bende insieme agli aromi, secondo l’usanza di seppellire dei Giudei. Nel luogo in cui fu crocifisso c’era un orto e nell’orto un sepolcro nuovo, in cui non era stato ancora posto nessuno. Là, a causa della preparazione dei Giudei, dato che il sepolcro era vicino, deposero Iyasus.
         + + + +                                                                                            + + + +
 

Il Ritrovamento della Vera Croce

Morto Iyasus e seppellito la sera del 15 di Nisan, gli strumenti della Crocifissione, cioè la Croce e i chiodi, vennero sotterrati in una fossa o in una grotta vicina al sepolcro che Giuseppe di Arimatea aveva donato per ricevere le spoglie del Messia. Presso i Giudei era vietato seppellire i giustiziati nel cimitero comune: ciò era considerato profanazione. Dovevano seppellirsi in luogo separato anche gli strumenti del supplizio: croci, chiodi, spade, sassi, ecc., dovevano sotterrarsi in luogo appartato perché disonorati dall’uso che ne era stato fatto.
        
Risorto Iyasus e salito al cielo, il luogo del suo martirio divenne presto per i Cristiani un luogo sacro. Vi affluivano spesso, isolati o in numero, per pregare su quella terra bagnata dal sangue del Redentore, per inginocchiarsi sopra la fossa che rinserrava il trofeo glorioso della Croce, per baciare la roccia su cui era stata adagiata la salma di Iyasus. Il Golgotha, punto di attrazione per i seguaci di Iyasus, dovette destare le attenzioni e le preoccupazioni dei Giudei e dei pagani che videro di malocchio quel santuario. L’Imperatore Adriano (anno 117-138), divenuto negli ultimi anni della sua vita tiranno geloso e sospettoso, decretò la profanazione del Golgotha e del Santo Sepolcro per tenere lontani i Cristiani. Per ordine di Adriano tutta la depressione che separava il Golgotha dal sepolcro di Iyasus fu riempita di terra in modo da chiudere l’ingresso al sepolcro e da far sparire il Golgotha. Il luogo della Crocifissione e della sepoltura di Iyasus fu cinto da un argine e livellato con materiale di riporto. Su questa piattaforma Adriano fece uno o forse due templi a Giove e a Venere. I Cristiani, anche se non potevano più affluire al Calvario, non dimenticarono mai che la costruzione di Adriano nascondeva il luogo della Redenzione.

1. La conversione di Costantino
           
Nell’anno 306 Costantino il Grande successe al padre Costanzo nel governo della Gallia e della Britannia. Dopo aver sventato diversi complotti fu designato Cesare da Costanzo. Il nuovo Cesare dovette subito lottare contro un numeroso esercito di Germani e lo sconfisse. Costantino però si vide subito obbligato a impugnare di nuovo la spada e, questa volta, per difendere il suo trono. Massenzio, figlio di Massimiano Erculeo, con il sostegno di alcuni tribuni, si era fatto acclamare imperatore d’occidente, era il 307.
        
Ciò consisteva in una dichiarazione di guerra e Costantino accettò la sfida e presto si accorse di aver di fronte un esercito numeroso ed un rivale scaltro e potente. Costantino cominciava a temere per le sue forze che erano nettamente inferiori, allora ricorse alla preghiera sebbene non sapesse a quale divinità rivolgersi, nonostante già nutrisse simpatia per i Cristiani, numerosi alla sua corte e fra le sue legioni, era tuttavia idolatra.
         
Ciononostante pregava perché il cielo venisse in suo aiuto. Un giorno mentre era ancora in Gallia si svolse un fatto miracoloso davanti a lui e al suo esercito. Un pomeriggio, mentre il sole volgeva al tramonto, comparve sopra il disco solare una Croce formata da raggi luminosi. Nella croce era incorporata la seguente iscrizione in lingua greca: - vincerai con questo -.
        
Durante la notte gli comparve Iyasus con in mano il medesimo segno che era apparso in cielo e gli comandò di costruirsi un vessillo con quel segno e di servirsene in battaglia.
        
Preceduto dal vessillo con il simbolo della croce, l’esercito di Costantino avanzò sconfiggendo l’esercito nemico numerose volte fino a giungere nei dintorni di Roma, dove avvenne la battaglia decisiva il 28 ottobre del 312, in cui Massenzio morì e il suo esercito fu distrutto.
        
La conversione di Costantino fu sincera ed egli proclamò molte leggi a favore dei Cristiani e contro i bestemmiatori, abolì il supplizio della croce e fece costruire molte chiese.
 
2. Sant’Elena e il ritrovamento della Croce
        
Per dimostrare il suo amore verso Krestos e la sua religione, Costantino decise di costruire una grande basilica sul Golgotha e sul sepolcro di Iyasus.
        
La basilica fu consacrata il 14 settembre del 335, comprendeva vari portici e due grandi chiese: il Martyrion, sul luogo della crocifissione e l’Anastis, che racchiudeva la grotta del sepolcro.
        
Durante i lavori per la demolizione dei templi di Adriano e per riportare alla luce il Golgotha e la grotta del Santo Sepolcro giunse a Gerusalemme la madre dell’Imperatore Costantino, la Regina Elena che aveva circa ottant’anni. Ella viveva a corte e quando suo figlio Costantino nel 312, dietro l’apparizione della Croce, si convertì alla Cristianità, Elena, con l’esempio e l’incitamento di suo figlio, abbracciò la religione Cristiana all’età di 64 o 65 anni, compiendo ogni sorta di carità e di pietà in favore dei poveri e dei sofferenti. Sebbene augusta e madre dell’Imperatore, fu tanta la sua semplicità e umiltà da servire a tavola alle vergini di Gerusalemme e di gloriarsi del titolo «serva delle serve di Krestos».
        
In qualunque città andasse, la sua prima visita era alla Chiesa. Anche la popolazione l’amava e la onorava molto. L’affetto religioso e di riconoscenza che la legava alla Croce, fece nascere in Elena il desiderio di cercarla e di glorificarla.
        
Innalzare una grandiosa e sontuosa basilica sul luogo che vide la morte e la risurrezione del Salvatore – disse Elena a se stessa – è cosa santa e doverosa; ma … e la Croce? Dovrà giacere senza onore nella polvere il vessillo della salute? No! Voglio cercarlo il sacro Legno, disse Elena, e, con una santa audacia esclamò: «Se Maryam ha fatto nascere in terra Dio, io alzerò alto il segno della redenzione!».
        
Con questo santo e generoso proposito si imbarcò per Gerusalemme.
        
La ricerca era difficile ed Elena era molto rattristata, ma il Signore la ricompensò delle sue premure ed un giorno quelli che erano con lei videro illuminarsi il suo volto e dare un grido di gioia. Fece un segno, indicò un luogo e gli operai si misero a scavare il terreno. Elena, là vicino inginocchiata, pregava Iyasus di esaudire i voti ardenti del suo cuore. Giunti a una certa profondità, comparve una tavola coperta di terra con quattro parole scritte in Ebraico, Greco e Latino. Era l’elogium che Pilato aveva fatto appendere sulla Croce di Iyasus:  Iyasus Nazareno Re dei Giudei.
        
Mentre Elena baciava la tavola gloriosa e piangeva, gli operai estrassero le tre Croci e, a parte, le iscrizioni dei due ladroni.
        
La gioia che riempì l’animo di Elena e degli astanti per il ritrovamento venne  amareggiata dal fatto che non si poteva discernere quale delle tre fosse la Croce del Signore.
        
Macario, santo vescovo di Gerusalemme, ebbe un’idea felice. Fece portare le tre croci nella casa di una moribonda e lo storico Rufino ci ha conservato la preghiera che pronunciò il vescovo in quel momento emozionante.
        
«Signore, Tu che concedesti la salute al genere umano per la morte in Croce del Figlio Tuo Unigenito e che ora hai ispirato alla tua serva di cercare il Legno beato dove fu sospesa la nostra Salvezza, mostraci con evidenza quale delle Croci servì per la gloria divina e quali furono di supplizio ai malfattori. Fa che questa donna che giace sul letto moribonda, al tocco del Legno salutare sorga subito dalla morte imminente alla vita».
        
Ciò detto, il vescovo si alzò e con una croce toccò il Corpo della morente. Questa seguitò a dibattersi negli spasimi dell’agonia. La toccò allora con la seconda e il risultato fu lo stesso. Ma appena fu toccata dalla terza Croce, l’inferma, come scossa da un’energia, improvvisamente aprì gli occhi, salto giù dal letto e cominciò a camminare per la casa glorificando Dio per la guarigione.
        
Un’altra testimonianza a riguardo è riportata in una lettera di san Cirillo di Gerusalemme, morto nel 386, al figlio di Costantino, Costanzo: «Al tempo di Costantino, tuo padre, il Legno salutare della croce fu trovato a Gerusalemme».
        
Sant’Elena spedì al figlio una parte della preziosa reliquia che questi fece mettere all’interno del foro di Costantinopoli; una parte la portò con sé a Roma e il resto rimase a Gerusalemme.
 
3. L’arrivo di un frammento della Santa Croce in Etiopia
        
Le cronache abbreviate, insieme ad altri documenti Etiopici, affermano che durante il regno di Dawit I (1382-1413), giunse in Etiopia un frammento del legno della Croce di Krestos, in onore del quale il Re istituì la festa, che prese il nome di Yate Masqal o “Croce del Re”, da celebrarsi per otto giorni, dal 10 al 17 di Maskaram.


(segue nel numero di ottobre della newsletter)


                                                                                     a cura di ghebreSellassie
Il contenuto di questa newsletter è a cura della Federazione Assemblee Rastafari in Italia, 2018
Una parziale riproduzione dei contenuti è possibile, citandone la fonte



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