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Archeide Magazine #10/2018:
Team Europe: l'Unione fa la Forza
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Nel 1927 un mercante di spezie britannico di nome Samuel Ryder organizzò per la prima volta un torneo di golf a squadre tra i più forti giocatori professionisti dell’epoca. La sfida era originariamente concepita come scontro tra americani ed inglesi e veniva svolta ogni due anni, una volta in territorio americano ed una in suolo inglese.
Dopo le prime 4 edizioni dove vinsero le squadre ospitanti, dal 1935 al 1977 il dominio degli americani divenne disarmante, con 18 vittorie su 19 edizioni disputate. Nel 1977 la Ryder Cup era quindi un evento seguito ed amato, ma dall’esito scontato, un po' come l’attuale campionato di calcio di serie A. Si decise quindi che era necessaria una modifica alla formula per rendere la competizione più appassionante e combattuta: su suggerimento dell’americano Jack Nicklaus, il più forte giocatore di golf di tutti i tempi, si decise di aprire le porte della squadra inglese ai giocatori Europei.
La decisione fu geniale e precursore dei tempi: quindici anni prima dell’istituzione della Comunità Europea con il trattato di Maastricht del 1992, la Ryder Cup divenne l’unico evento sportivo dove i più forti giocatori continentali gareggiavano sotto un’unica bandiera ed un’unica squadra, il Team Europe.
L’inizio non fu facile. Gli USA vinsero per altre tre volte, di cui due in casa ed una in Inghilterra, ma finalmente nel 1985 al “The Belfry”, un campo diventato leggenda a Nord di Birmingham, l’Europa stravinse la sua prima Ryder Cup e stravolse per sempre gli equilibri della competizione. Da allora, l’Europa ha vinto 12 edizioni su 17, compresa l’ultima entusiasmante vittoria di domenica nello Stadium Course del “Le Golf National” di Parigi.
La forza del Team Europeo non è la classe e la tecnica, ma la compattezza dello spogliatoio e della squadra. Spagnoli, inglesi, italiani, francesi, tedeschi, svedesi, hanno la capacità di compattarsi sotto una stessa bandiera più degli americani, anche se quegli stessi americani sono nati e cresciuti con uno inno ed una bandiera. Certo nessuno vuole rinunciare alla propria caratteristica nazionalità, ma per il bene comune si scende a compromessi e si riga dritto verso un unico obiettivo. D’esempio è stata la cerimonia di premiazione di Domenica, il Team Europeo era vestito di blu e giallo, ma tutti i giocatori avevano al collo la propria bandiera nazionale.
I pessimisti vedono questa eterogeneità come negativa: dicono che l’Europa non potrà mai essere unita se al proprio interno ci sono così tante differenti culture. Invece gli ottimisti vedono nella squadra Europea di Ryder una speranza, la possibilità di creare un’Europa che combatta per primeggiare nel mondo sotto una stessa bandiera, sfruttando le diverse caratteristiche dei singoli che preservano le loro identità nazionali.
 
Molti diranno che il Golf è uno sport di nicchia e la volontà popolare è ben più estremizzata in correnti nazionaliste. Noi invece crediamo che la Ryder Cup sia l’esempio concreto che la classe media Europea è ancora unita nel progetto comunitario. L’esempio è la partecipazione all’evento stesso e la copertura mediatica che ogni due anni ricopre. Domenica 60.000 persone hanno inneggiato all’Europa dimenticandosi per un momento di esser Francesi, Italiani o Spagnoli, molti l’avranno fatto da casa.
 
Questo non vuol dire che si deve tifare per l’Europa, sia sportivamente che politicamente e finanziariamente, ad occhi chiusi. Il progetto Ryder Cup ha avuto in questi anni così tanto successo perché è ben studiato e funziona, tende a esaltare i singoli nell’interesse comune. Non sempre si può dire che il progetto economico e politico europeo sia ben concepito e pienamente funzionante. Pensiamo tuttavia che più la politica e l’economia riusciranno a trovare la formula giusta, più la classe media che adora la Ryder si ri-innamorerà anche dell’Euro.
 
Queste considerazioni hanno una triste attualità ed attinenza con i mercati finanziari d’oggi. La manovra economica italiana annunciata alla fine della settimana scorsa, l’atteggiamento distruttivo nei confronti dell’Europa del nostro governo, ma anche la scarsa flessibilità della Germania e l’arroganza dialettica del governo francese contro esponenti eletti della nostra politica, non sono certo un atteggiamento da compagni di squadra. Ogni “giocatore” sta massimizzando il suo ritorno, senza curarsi delle ripercussioni e mettendo a rischio l’obiettivo finale.
 
Non è un caso che i mercati stiano scommettendo sulla sconfitta dell’Europa, sull’aumentato rischio di fallimento dell’Italia e sul ritorno alle monete nazionali. I mercati osservano il Team Europe e notano le divergenze al loro interno, lo spogliatoio spaccato e l’amalgama di squadra inesistente.
La nostra speranza è che i politici italiani ed europei riescano a mediare, a ricompattarsi. Certo avranno sempre delle divergenze, ma come le buone squadre dovrebbero gestirle con toni più pacati e più pragmaticamente. L’alternativa, come abbiamo evidenziato anche nelle ultime due newsletter, non è buona. Nessuno di questi stati da solo starà meglio che in gruppo, nel mondo competitivo e globalizzato d’oggi. Ricordiamoci infatti che l’Inghilterra da sola ha vinto solo 1 Ryder Cup in 42 anni, mentre facendo gruppo e compattandosi con i propri partner europei ne ha vinte 12 in 33 anni; lo stesso sarà per l’economia italiana, tedesca, spagnola o inglese che da sole tenderanno ad essere succubi dello strapotere Americano ad Ovest e Cinese ad Est, perdendo ogni sfida economica, politica e finanziaria per i prossimi 42 anni.
Ufficio Studi Finanziari
Archeide SCF Srl

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