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Ciao, 
come stai? Ci risentiamo a distanza di quasi un anno. Il lavoro, lo svago e la pigrizia hanno avuto la meglio, ma adesso si riparte. È venerdì: pronti, via!

(Tempo di lettura stimato: 4 minuti circa).

L'idea che mi ha spinto a ricominciare a scrivere è quella di raccontare la campagne elettorale per le Politiche del 2018 con un focus sui leader e sui loro partiti.

Partiamo da un presupposto: come scrisse il giovane consulente Caddell nel memo Initial Working Paper on Political Strategy presentato a Jimmy Carter, "it is my thesis governing with public approval requires a continuing political campaign". Governare con il consenso pubblico richiede una campagna elettorale permanente, appunto. 

Come e quando si voterà?

Il sistema elettorale con cui voteremo (al momento le date più probabili sono il 4 o il 18 marzo, ma Berlusconi e Renzi, per motivi differenti, vorrebbero andare alle urne un po' più in là) è il Rosatellum, al quale dedicherò uno speciale nelle prossime settimane. Per il momento mi limiterò a fare una sintesi sul suo funzionamento.

Il 36% dei parlamentari sarà eletto nei collegi uninominali, il 64% in quelli proporzionali. Nel primo caso, vince il seggio chi prende un voto più degli altri nel collegio. Nel secondo, i seggi sono attribuiti più o meno proporzionalmente ai voti ottenuti. La (dis)proporzionalità dipende dall'impatto effettivo che i correttivi maggioritari presenti in legge avranno, come, ad esempio, le soglie di sbarramento. Attenzione: il Rosatellum non prevede l'indicazione del candidato premier. Elemento chiave per le scelte dei partiti, come vedremo tra poco.

Le alleanze.

Vista, soprattutto, la parte relativa ai collegi uninominali (vinco se prendo un voto in più), è obbligatorio far squadra. E infatti, con l'eccezione del Movimento 5 stelle che coerentemente alla propria linea si presenterà da solo alle prossime elezioni, le altre forze in campo stanno provando a trovare la quadra sul tema alleanze.

Partiamo dal centrosinistra. Il Partito democratico, che ad aprile ha visto la rielezione di Matteo Renzi alla segreteria, sta cercando di porsi come baricentro di una futura coalizione di stampo ulivista. Il ruolo, complicatissimo, di pontiere, è affidato a Piero Fassino. Il problema principale è alla sinistra del Pd, in cui ci sono ben 29 sigle partitiche (la maggior parte delle quali con percentuali da prefisso telefonico). 

   
 Foto del Post.

Venendo a quelle predominanti, almeno secondo i sondaggi, Campo Progressista di Pisapia è disponibile a un'alleanza. Mdp, Sinistra Italiana e Possibile, sembrano invece decisi ad andare per i fatti propri. Renzi, in vista del voto, punta in ogni caso a recuperare alcuni parlamentari, specialmente in Mdp. Per quanto riguarda i centristi, il dialogo con Casini e Alfano prosegue. Si sta infine cercando di allargare la coalizione alla lista +Europa, benedetta da Emma Bonino. 

Il centrodestra, fresco di vittoria alle Regionali in Sicilia, si presenterà con Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e altre forze sparse qua e là. Silvio is back, come ho scritto qualche mese fa, ed è il garante di questo rassemblement, in attesa della sentenza di Strasburgo. I leader del centrodestra (a partire da Salvini, Meloni e dallo stesso Berlusconi) marceranno divisi per provare a colpire uniti. Così come probabilmente deciderà di fare il centrosinistra, grazie al punto del Rosatellum di cui abbiamo parlato qualche riga fa: l'indicazione del candidato premier non è prevista.

MR Analytics: i leader in rete.

Concludo inaugurando una nuova rubrica. Alla MR & Associati, la società di cui sono partner e digital strategist, stiamo monitorando le conversazioni online sui principali leader politici (qui puoi trovare molti altri studi). Nello specifico, stiamo verificando quante volte vengano citati su Twitter.

Ed ecco l'analisi sull'ultimo mese (15 ottobre - 18 novembre): 




Le uscite complessive sui leader sono quasi un milione (929.300, per l'esattezza). Il più citato è Matteo Renzi, il cui nome è contenuto in 401.900 tweet. Ricordiamo che Renzi è stato ospite a Di Martedì dopo l'invito a confrontarsi da parte di Di Maio, poi ritiratosi. Il candidato del M5s si piazza al terzo posto con 161.400 uscite. Al secondo c'è Silvio Berlusconi (194.500), sempre più presente sui social. Ultimo posto per il premier Gentiloni, citato 57.900 volte. La scelta del low profile si vede anche in rete. 

Nelle prossime settimane vedremo se le cose cambieranno.

Spero, intanto, di non averti annoiato.

Buon weekend e alla prossima!

Pietro

p.s.
Ho un paio di domanda per te: quanti libri leggi (grossomodo) all'anno? Con l'avvento dei social network il tempo che dedichi alla lettura dei libri è diminuito o aumentato?

p.s./2
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Grazie ancora!

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