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Ideaitalia 2017/17
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Notizie e comunicazioni dall’Alleanza Evangelica Italiana
Nuova serie, Anno I · n° 17 · 27 novembre 2017


La Giornata di preghiera per la chiesa perseguitata

In molte città italiane si sono svolti incontri speciali
 
Roma (AEI), 11 novembre 2017 – Anche quest’anno la preghiera per la chiesa perseguitata ha visto decine di chiesa e in numerose città italiane partecipare a riunioni speciali di intercessione. L’appuntamento romano per la Giornata di preghiera per la chiesa perseguitata (International Day of Prayer for the Persecuted Church: www.idop.org), quest’anno si è tenuto presso la sede dell’associazione Guardare Oltre Onlus di Via del Berio 70, ed ha visto coinvolti membri di diverse chiese ed opere locali. Grazie al supporto dei dati diffusi dalla World Watch List 2017 di Porte Aperte, l’agenzia missionaria che si occupa specificamente della chiesa perseguitata nel mondo, i presenti hanno potuto pregare per i paesi in cui le condizioni sono più critiche e le vite dei credenti continuamente minacciate. La presenza tra gli ospiti di un profugo afgano, ex musulmano convertitosi al cristianesimo, ha attirato l’attenzione dei partecipanti sulle nuove forme di persecuzione e pericolo che i recenti flussi migratori hanno generato, non più in posti remoti, ma anche nelle nostre città. Coloro infatti che,arrivando nei nostri paesi, conoscono il Signore ma sono ancora obbligati a vivere in centri di accoglienza o in stretta vicinanza con loro connazionali a maggioranza musulmana, conoscono forme di persecuzione e minaccia che non di rado sfociano in atti violenti per gli stessi o i loro familiari. La chiesa ha quindi la responsabilità di continuare a pregare per chi soffre a motivo del Vangelo sia in contesti molto diversi dai nostri che nel nostro paese poiché, come parte di un unico corpo, se un membro soffre, tutte le membra soffrono (1Co 12,26).
 

«La scuola è aperta a tutti». Solidarietà al preside della scuola "Muleti" di Palermo
Un comunicato dell’Alleanza Evangelica Italiana
 
Roma (AEI), 27 novembre 2017 – Le abitudini non fanno scalpore. Tant’è che da molto tempo alcuni docenti in tutta tranquillità fanno pregare i bambini all’inizio delle lezioni e intonano canzoncine benedicenti prima della consumazione della merenda. Tutto questo accade a Palermo, preso la Direzione Didattica Ragusa Muleti, fino a quando dall’azione del dirigente scolastico (prof.  Nicolò La Rocca) scaturisce una forte e strumentale reazione mediatica.
 
Il turbamento è quasi naturale, anche perché il tentativo del preside è solo quello di far rispettare il principio costituzionale della laicità della scuola e delle Istituzioni pubbliche, ricordando l’inopportunità della “celebrazione di atti di culto, riti o celebrazioni religiose nella scuola durante l'orario scolastico o durante l'ora di religione cattolica, atteso il carattere culturale di tale insegnamento”.
 
L’AEI, manifestando la propria preoccupazione per il clamore suscitato dall’azione del dirigente piuttosto che dall’uso improprio di immagini sacre e atti religiosi a scuola, ricorda che:
·       la libertà di religione è fondamentale per ogni società civile ed essa va salvaguardata in tutti i modi e contesti possibili.
·       La scuola pubblica non può e non deve essere un luogo confessionale, dove si praticati atti di culto in orario scolastico, ostaggio di qualche forma di religiosità (anche se nominalmente maggioritaria).
·       La scuola è sempre un luogo di confronto, dove si può e si deve discutere anche di fede e religione, ma senza qualche forma di tutorato monopolista.
·       La scuola è anche un luogo di incontro di persone, visioni del mondo e religioni diverse e la priorità per il futuro dell’intera società civile è quello di educare alla pluralità e al rispetto, incoraggiando il dialogo da una parte e dall’altra riconoscendo la propria incompetenza in materia di educazione e formazione religiosa.
·       Solo la scuola laica è plurale, inclusiva, aperta a tutti e rispettosa dei suoi limiti.
·       Avallare con la scusa della tradizione e la forza dei sondaggi posizioni confessionali significa minacciare la libertà di tutti gli studenti e di tutti gli operatori della scuola. 
Per questi motivi l’AEI esprime la sua solidarietà al Dirigente Scolastico Nicolò La Rocca.
 


SPECIALE
Settimana mondiale di preghiera 2018
7 - 14 Gennaio 2018
 
A partire dal 1861, l’Alleanza promuove la Settimana Mondiale di Preghiera nella prima metà del mese di gennaio. All’inizio fu qualcosa di rivoluzionario, perché i suoi ideatori erano convinti che, senza dover rinunciare alla propria specifica identità, fosse possibile a credenti di diverse chiese, uniti dalla stessa fede nel Gesù presentato nelle Scritture, fraternizzare attraverso la preghiera. Si trattava, non di pregare per ritrovare un’unità perduta, ma di rallegrarsi piuttosto perché si era uniti in Cristo, nonostante diversità secondarie. L’Alleanza non nacque sotto la spinta di sollecitazioni burocratiche, o del bisogno di visibilità, o della possibilità di sentirsi più forti. Prese origine, invece, da un autentico fervore spirituale e dottrinale. Fin dal suo sorgere, l’Alleanza ha sostenuto la necessità del reciproco riconoscimento tra credenti sulla base di una comune piattaforma dottrinale. Essa non ha mai dato per acquisito il consenso né ha fatto conto che esista, ma ha piuttosto cercato di testimoniarlo.
 
La «Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani» patrocinata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese e dalla Chiesa cattolica romana è nata molto più tardi (1958) per iniziativa del «Centro ecumenico per l’unità cristiana» di Lione. Le due iniziative hanno visioni dell’unità cristiana profondamente diverse e non devono essere confuse. La Settimana dell’Alleanza Evangelica si basa sull’unità tra i nati di nuovi, quella ecumenica sull’unità tra i battezzati delle chiese.
 
In genere, ogni anno un’Alleanza Evangelica di un Paese diverso provvede a fornire i materiali per la preghiera. Sono incoraggiati incontri tra credenti di chiese diverse e momenti speciali di preghiera all’interno delle singole chiese. Per la SMP 2018 i testi sono stati redatti dall’Alleanza evangelica spagnola.
 
 
Pellegrini e forestieri
 
Introduzione
“Ognuno è uno straniero, quasi ovunque”. Questo motto, diventato molto popolare un paio di anni fa, riflette una profonda verità biblica: come cristiani siamo stranieri in questo mondo, ci viaggiamo, ma questo mondo non è la nostra casa. Siamo sulla strada per una destinazione ben definita: la casa Celeste che Cristo ha costruito per noi.
Questa semplice e basica verità ha molte implicazioni :

1. I cristiani sanno che non saranno qui per sempre.
Questo è il migliore antidoto contro il rampante materialismo dei nostri tempi. Come cristiani, non dobbiamo porre la nostra fiducia né sperare nei risparmi, riserve o in splendide carriere. In questo mondo siamo solo di passaggio. Sappiamo che solo quello che investiamo nel regno di Dio avrà un valore eterno. Nessuno arrederebbe la stanza di un hotel come se dovesse vivere lì per sempre!
 
2. Il cristiano guarda al futuro.
La vita cristiana è paragonabile all’attesa di una vacanza in cui è tutto compreso e tutto pagato nel miglior hotel dell'universo, l’hotel che supera ogni immaginazione! C’è però un breve tempo da percorrere su questa terra, con lotte sì, ma ne vale la pena. Purtroppo molti cristiani hanno perso di vista la destinazione della loro fede. Questa destinazione finale ci aiuta a sopportare le difficoltà e le sofferenze. Non vediamo l'ora di arrivare ad un domani eterno e gioioso.
 
3. Un cristiano è in grado di valutare le cose correttamente.
Questa prospettiva aiuta a saper valutare le cose alla luce del loro valore futuro. Sono le cose eterne quelle che contano. Dovremmo chiederci costantemente: “Cosa posso fare oggi per la mia famiglia, i miei amici, i miei vicini che abbia un impatto eterno per la gloria di Dio?”
 
4. I cristiani possono sopportare le persecuzioni a causa dei loro valori.
Non tutti saranno d'accordo con il nostro punto di vista. Il fatto è che per molte persone e governi la fede nel Signore Gesù Cristo è vista come una minaccia. Costoro, intuitivamente, si rendono conto che Gesù è il Signore e che non condividerà la sua gloria con nessun altro. A volte resistere per la nostra fede può portare alla persecuzione o anche alla morte.
 
5. Il cristiano è misericordioso con lo straniero.
Essendo stranieri in questo mondo, possiamo simpatizzare con gli stranieri che Dio ha portato nei nostri paesi. Come cristiani siamo chiamati ad essere misericordiosi con gli stranieri mostrando loro la stessa misericordia che Gesù ci ha mostrato. È nostro privilegio invitarli e accoglierli nella nostra comunità di fede, affinché possano unirsi a noi sul nostro percorso verso la città eterna.
 

Domenica 7 gennaio
Abramo - L'esempio di un credente Pellegrino (Ebrei 11:8-10; 13:14)
 
Abramo è uno dei personaggi più conosciuti della Bibbia, specialmente come esempio di fede. Il suo viaggio comincia con la chiamata di Dio a lasciare Ur per andare verso un paese sconosciuto. La fede lo trasformò in un pellegrino. La sua fede significò per lui essere giustificato. Credette alla promessa di Dio che avrebbe avuto un figlio, una promessa che contraddiceva ogni possibilità data la sua età e quella di sua moglie e per giunta con la infertilità di lei. Egli credette a Dio e questo gli fu accreditato come giustizia. (Ga 3: 6). La fede che lo ha portato a lasciare Ur non è apparsa in modo casuale, ma, come direbbe Stefano, "il Dio della gloria apparve a nostro padre Abramo" (Atti 7: 2). Non era la gloria di Dio, ma il Dio della gloria! Questa rivelazione rafforzò la sua fede. Quello che gli aspettava non era più un posto terreno, ma uno celeste. Non c'era un territorio migliore di Ur, dove aveva vissuto, ma la fede lo portò ad attraversare la Terra della promessa come pellegrino perché egli “Anticipò la città il cui architetto e costruttore è Dio”.  Questa situazione è la stessa per ogni credente che allo stesso modo di Abramo ha creduto ed è stato giustificato. La salvezza è per grazia attraverso la fede. L’evidenza della fede è che gli esseri umani sono liberi di lasciare ogni cosa per accettare quello che Dio gli offre. Il mondo allora diventa un posto di transizione verso la città celeste promessa da Gesù. Come Abramo ha dovuto lasciare tutto quello che gli apparteneva per seguire Dio, noi lasciamo il nostro mondo per percorrere un sentiero tracciato dalle orme di Gesù. Non c'è niente di permanente per un cristiano in questo tempo. La nostra visione deve essere puntata verso il cielo, dove ci sono le cose eterne, in attesa della città permanente. La chiesa vittoriosa è quella che, seguendo Cristo, è diretta verso la casa celeste. In un mondo segnato dal relativismo, come pellegrini abbiamo la possibilità di avere valori assoluti.
 
Motivi di gratitudine:
- Ringraziamo Dio per essere figli di Abramo in fede.
- Ringraziamo Dio perché ci accompagna nel nostro viaggio.
- Ringraziamo Dio perché, per i credenti, in cielo, ha preparato qualcosa di molto meglio di quello che abbiamo ora.
 
Confessione:
-Signore perdonaci per la nostra mancanza di fede in tante occasioni. Sappiamo che spesso non viviamo come pellegrini col nostro sguardo puntato verso la città celeste.
 
Richieste:
 -
Che il Signore ci aiuti ad essere uomini e donne di fede e a camminare fidandoci degli obiettivi che Dio ha per la nostra vita.
- Che possiamo essere sempre più consapevoli del fatto che Il mondo è solo un luogo di transizione per i cristiani, e che siamo diretti verso il cielo, verso la città permanente dove Cristo ci attende.
 

Lunedì 8 gennaio
Giuseppe - Straniero, ma sotto la cura di Dio e Signore della Storia (Gen 37-50)
 
Se uno straniero o un pellegrino è qualcuno che risiede temporaneamente al di fuori del luogo di origine, fatte salve le difficoltà che tale spostamento implica, Giuseppe soddisfa questa definizione in tutti i sensi. Dopo essere stato venduto come schiavo dai suoi fratelli gelosi, finì in Egitto. Come straniero vulnerabile non era quindi in grado di difendersi contro le accuse ingiuste della moglie di Potifar. Fu quindi mandato in prigione e lasciato lì affinché morisse. Però Giuseppe era anche oggetto della provvidenziale cura di Dio. Dopo un po’ Dio lo liberò e lo esaltò, usandolo per benedire gli altri. Giuseppe finì per essere l'uomo di cui Dio si servì per salvare gli egiziani ed anche la sua famiglia dalla carestia! Giuseppe si rese conto che fu Dio a dirigere il suo pellegrinaggio secondo i suoi obiettivi sovrani. Disse ai fratelli che lo avevano venduto “Voi avevate pensato del male contro a me; ma Dio ha pensato di convertirlo in bene, per compiere quello che oggi avviene: per conservare in vita un popolo numeroso.” (Genesi 50:20). Anche noi siamo stranieri e pellegrini in un mondo ostile (1 Pietro 2:11). Siamo vulnerabili soggetti alle ingiustizie e persecuzioni. Ma allo stesso tempo noi siamo l'oggetto speciale della Provvidenza divina, proprio come Giuseppe. Dio coordina ogni cosa per il nostro bene (Romani 8:28), ci libera (Galati 1: 4) e ci usa per benedire coloro che ci circondano (1 Pietro 2: 9). Nel bel mezzo delle nostre difficoltà, come possiamo essere sicuri che Dio si prenderà cura di noi? In parte, perché la sua fedeltà è stata rivelata nella vita anche di Giuseppe prima di noi, ma su soprattutto perché uno più grande di Giuseppe fu mandato come pellegrino in questo mondo (Giovanni3:17), fu soggetto alla vulnerabilità e all'ingiustizia maltrattato ed abbandonato alla morte dai suoi fratelli. Dio lo liberò, lo risuscitò e in lui tutte le nazioni del mondo sono benedette. E’ grazie a Gesù che noi possiamo sapere che Dio è al nostro fianco in ogni circostanza. “Colui che non ha risparmiato il suo proprio Figliuolo, ma l’ha dato per tutti noi, come non ci donerà egli anche tutte le cose con lui?” (Romani 8: 32). Che Dio ci dia di fidarci di lui come Giuseppe, per essere fedeli e per benedire gli altri nel nostro pellegrinaggio.

Motivi di gratitudine:
- Signore ti ringraziamo perché anche attraverso le circostanze difficili che sperimentiamo possiamo capire che la saggezza viene dall'alto. Ti ringraziamo perché sappiamo che tutte le cose cooperano al bene.
- Ti ringraziamo Perché preservi i nostri cuori nelle circostanze difficili
- Ti ringraziamo per la forza che ci doni in queste situazioni

Confessione:
- Perdonaci perché spesso non ci fidiamo della tua sovranità e del tuo piano perfetto

Richieste:
- Signore che tu possa guidarci nel nostro pellegrinaggio secondo i tuoi sovrani proponimenti come hai fatto con Giuseppe
- E possiamo confessare e capire che Dio agisce sempre per il bene che ci libera e si usa per benedire Coloro che sono intorno a noi
- Il Signore ci dia di fidarci di lui, essergli fedeli  e benedire gli altri nel nostro pellegrinaggio.


Martedì 9 gennaio
Rut - Guidata dalla fame incontra il suo Dio (Rut 1)
 
Dobbiamo innalzare il Dio di ogni grazia. A lungo termine si può percepire il piano di redenzione anche attraverso il libro di Rut il quale si conclude proprio con Rut che dà vita alla genealogia di Davide (4.18-22) e più tardi la incontriamo come antenata di Gesù (Matteo1:5). Perciò possiamo vedere il Signore tessere gli eventi secondo il suo eterno consiglio per la salvezza. La benedizione di Dio fu rivelata in tempi di apostasia così come la storia di Ruth si sviluppò al tempo dei giudici. Per quanto possa sembrare improbabile il Signore agisce favorevolmente in circostanze difficili e possiamo sottolineare due cose: A) nella sua provvidenza, ribalta le situazioni (6,22): Colui che ha permesso la privazione, la morte, e che rese necessaria l'emigrazione di Naomi e delle sue nuore, crea ora le condizioni per il ritorno alla terra promessa.
B) Il Signore conduce le persone alla fede. Per farlo si serve delle testimonianze personali. Noemi fu oggetto di una dura critica per aver lasciato la terra promessa e in qualche modo, per aver lasciato la sua fede. Tuttavia  a) le parole di Ruth "il tuo Dio sarà il mio Dio" (16) rendono chiaro che non si è mai abbandonata alla religione dominante o alla cultura di Moab; b) sapeva intercedere per conto delle sue nuore(8) e senza dubbio si aspettava una risposta divina; c) ha visto la mano di Dio in tutto ciò che era accaduto, dato che  nomina il Signore quattro volte (20, 21); d)  non fa la parte della vittima che rivendica l'attenzione delle nuore e infatti le invita a rimanere a Moab (9-13).
Per quanto riguarda Ruth, ciò che si distingue è la sua solida risoluzione: "Permettici di non lasciarti ..." (16). Il fatto che sia vera fede si vede nel seguito: 1) crede in Yahweh, nonostante le circostanze pietose che avrebbero potuto innescare il suo risentimento verso di Lui; (2) il suo pieno impegno, una specie di discepolato, nel lasciare la sua famiglia e la sua terra per seguire Dio; (3) simpatia straordinaria per la suocera (2,11,12); (4) un'identificazione completa con il popolo di Dio, anche se come Moabita avrebbe potuto essere percepito male dalla società. È una vera figlia di Abramo (Genesi 12: 3).

Motivi di gratitudine:
- Ti ringraziamo per tutti i fratelli e le sorelle che con la loro testimonianza hanno avuto un impatto sulla nostra vita. Questi sono stati le tue mani, la tua voce, i tuoi piedi, vero refrigerio per l'anima di quelli che ti conoscono e anche di quelli che non ti conoscono.
- Perché tu fai tue tutte le mie battaglie.
- Perché tu ci ristori e ci permetti di ritornare al tuo piano originale

Richieste:
-Che possiamo condurre altri alla fede in Cristo attraverso la nostra testimonianza
-Che possiamo essere pronti a lasciare ogni cosa Per seguirti
- Che le influenze che ci circondano non tolgano via i nostri occhi da Cristo.


Mercoledì 10 gennaio
Daniele- La fermezza in persecuzione (Daniele 3)
 
Tre giovani uomini in un paese straniero. Chi li avrebbe protetti? Beh, c'è sempre qualcuno che guarda noi credenti. "Hai rilasciato un decreto, o re, che ognuno (...) deve inginocchiarsi e adorare l'immagine dell'oro e chiunque non si prostrerà e adorerà sarà gettato in una fornace ardente. Ma ci sono alcuni ebrei (...) "(Dan 3: 10-12). Possiamo pensare di essere insignificanti, che non conta quello che facciamo o che diciamo, che nessuno ne prenderà nota, ma la verità è che c'è sempre qualcuno che guarda. Ad un certo punto gli altri notarono che i tre ragazzi erano differenti e non smisero di osservarli da allora. I tre uomini lo sapevano. Furono gli stessi uomini che decisero di non contaminarsi con il cibo del re e adesso decidono di non contaminarsi con i loro dei. Chi è fedele nelle piccole cose impara ad essere fedele anche nelle grandi cose. Delle piccole luci in una terra straniera. Avrebbero potuto nascondersi e mescolarsi tra la moltitudine di persone. Avrebbero potuto fingere per qualche minuto e poi continuare a vivere la loro vita. Ma non si nascosero. Come Daniele, che pregava alla sua finestra tre volte al giorno, e quando l'imperatore del mondo, pieno di arroganza, sputò con tutto il disprezzo e con sarcasmo "... Allora quale dio potrà salvarti dalla mia mano?" (3:15), la loro voce non tremò: "il Dio che serviamo è in grado di salvarci da essa ... Ma anche se non lo volesse, sappiate, o re, che non serviremo i tuoi dei ..." (3,17-18). La Babilonia in cui viviamo oggi e anch’ essa convinta del suo potere assoluto. Pensa che noi e le nostre famiglie apparteniamo a questa cultura ma non sa che siamo cittadini di un altro paese; che siamo qui solo per un momento, e che la legge del nostro re arde nel nostro cuore. Perciò quando tutti applaudono all’ingiustizia, all'ignoranza, all'indecenza, noi non ci inginocchiamo. Quando il male viene chiamato bene, e quando il bene viene chiamato male non ci inginocchiamo. Quando ci maltratteranno o insulteranno, non adoreremo i loro dei perché il nostro re onora quelli che lo onorano e cammina con coloro che attraversano il fuoco. Presto ci riceverà presso la sua dimora.
 
Motivi di gratitudine:
-Grazie Signore perché non conta chi noi siamo, ma la tua presenza è con noi e ci aiuta

Confessione:
- Ci pentiamo per tutte le volte che non siamo stati abbastanza coraggiosi da rimanere puri e fermi senza cadere e dare buona testimonianza.

Richieste:
-Dacci di restare fedeli nelle piccole cose così da imparare ad esserlo nelle grandi cose.
-Signore Aiutaci a non conformarsi a questo secolo, dacci di poter vivere pensando e agendo sapendo che la nostra cittadinanza è nei cieli.
 

Giovedì 11 gennaio
Giona - Predicare ad una nazione straniera
Il libro di Giona ci sorprende per il contrasto tra il tratto peccaminoso del nazionalismo del popolo eletto e la manifestazione degli incredibili aspetti della sua grazia. Vediamo come il faro della nazione eletta resta inattivo e il tratto negativo del nazionalismo è veramente tenace "Agire a beneficio dei nemici crudeli del mio popolo scelto?" "Mai!". Ma non lasciamoci impietosire dell'anti-eroe Giona. Quanto tempo spendiamo nel pregare per le altre nazioni e per la nostra? Giona, con zero compassione, disse: “lascia che i nemici muoiono così che Israele si senta più sicuro. Non siamo lesti nel giudicare Giona, per esempio, i recenti massicci arrivi degli immigrati alle frontiere dell'Europa di sicuro comportano rischi. Ma questo può diventare un'opportunità per noi in Dio di pregare per loro e di aiutare così tante persone bisognose. Possiamo permettere loro di sperimentare il suo amore e la sua grazia! Amen per l'accoglienza offerta ad uno dei suoi figli! Giona prega e scappa via. I veri eroi del libro sono i niniviti e il loro modo di pregare, che grande lezione che ci danno! Infatti Dio li ascoltò. Giona sicuramente pregò ma, nel capitolo 2 e per ringraziare Dio per la sua Grazia su di lui e, nel capitolo 4, per lamentarsi per la grazia di Dio sui suoi nemici. Il grande mandato impiega tutti i seguaci di Gesù a pregare, evangelizzare e fare discepoli da tutte le nazioni. Non possiamo partire tutti ma tutti noi possiamo sicuramente pregare. “Pregare, evangelizzare, perché? Sicuramente non mi presteranno attenzione!” Ma Dio chiama le persone che hanno difficoltà a causa del loro contesto. Sarebbe stato difficile andare in Siria a predicare loro così ha mandato i siriani a casa nostra! Come il nostro Signore, lasciamo che ci trasformi in Anti- Giona e mostriamo l'amore di Dio attraverso le nostre azioni e le nostre preghiere.

Motivi di gratitudine:
- Ringraziamo Dio per la sua sovranità
- Ringraziamo Dio per il suo lavoro e perché conta su di noi nonostante ciò che siamo e ciò che pensiamo

Confessione:
- Signore ti chiediamo perdono per tutte le volte che abbiamo camminato nella direzione opposta a quella che tu ci assegni
- Vogliamo scusarci per la nostra idea e nozione sbagliata sui forestieri. Aiutaci ad amarli e a condividere con loro ogni cosa dalla maggiore cosa che abbiamo, fino alla più piccola e mondana cosa.

Richieste:
-Ti chiediamo salvezza per le nostre e loro Nazioni
- Ti chiediamo di renderci capaci di aiutarci ad intercedere per le nostre nazioni che hanno bisogno di assistenza e che questi segni di amore e grazia possano riflettere Cristo.
- Che possiamo compiere il grande mandato di pregare, evangelizzare e discepolare in ogni Nazione


Venerdì 12 gennaio
Paolo - cittadino internazionale e celeste (Filippesi 1: 21-26)

In questo passaggio della lettera ai Filippesi, Paolo ci invita ad accompagnarlo. È come se pensasse ad alta voce alla la possibilità di restare in vita o di darsi alla morte. Questa scelta non è nelle sue mani dal momento che si trova in prigione aspettando la sentenza. Però questa riflessione che in un primo momento può risultare paradossale, si basa sulla supposizione che lui possa avere l'opportunità di scegliere il suo destino. Da un lato, Paolo parla della sua morte come Guadagno. Questa preferenza è accentuata dall'uso del termine "partire", il che significa "andare avanti". Essere nel mondo è per Paolo uno stato temporaneo la cui unica conseguenza logica è l'uscita, la morte, per essere con Cristo, che è molto meglio. Quindi assume che il suo rapporto con Cristo nella morte continuerà ad essere dinamico.
D'altra parte, non c'è dubbio che per Paolo, anche nella vita, Cristo è stata la sua esclusiva devozione. Ha vissuto e vive in unione intima con Cristo. Per questo motivo non sorprende che egli vuole continuare a vivere per seguire, glorificare e servire Cristo.
In questo dilemma, se fosse per lui possibile scegliere, Paolo sceglierebbe di rimanere, mantenendo la sua visione sul cielo, ma i suoi piedi sul terreno. È il suo rapporto con Cristo che lo motiva e lo spinge a rimanere per aiutare i Filippesi a sperimentare la stessa benedizione di lui. Il suo soggiorno nel mondo è esattamente ciò che consente ai Filippesi di avanzare nella loro fede in Cristo.
Queste parole di Paolo sono senza dubbio una sveglia per noi oggi. Morire e perdere la nostra vita potendo ancora affermare nella morte che: “per me vivere è Cristo”. Non perdiamo niente, piuttosto vinciamo. Come e per cosa viviamo? La sfida è nelle tue mani. Che possiamo esclamare come Paolo per me vivere è Cristo e morire e guadagno!!!!
 
Motivi di gratitudine:
-Ringraziamo per la speranza che abbiamo di essere con Cristo in un posto migliore
-La consapevolezza che vivere con Cristo è meglio di qualsiasi altra cosa

Confessione:
-Perdonaci Signore per quante volte non viviamo per te

Richieste:
- Che la nostra devozione nella vita possa essere Cristo e che questo possa manifestarsi in noi nella ricerca di un intima comunione con Cristo e nel vivere per seguirlo servirlo e glorificarli
-Possa il nostro stare nel mondo servire per l'avanzamento degli altri nella loro fede in Cristo
-Che possiamo vivere una vita in accordo col fatto che per noi vivere è Cristo e morire guadagno


Sabato 13 gennaio
Priscilla e Aquila - espulsi, ma con porte aperte (18: 1)
 
L'apostolo Paolo incontrò la coppia Priscilla e l'Aquila quando erano in esilio a Corinto. Luca ci dice che lavoravano nel commercio e che Paolo viveva con loro e lavorava nel loro laboratorio, evangelizzando il sabato (At 18,1-4). Questa coppia, che aveva dovuto lasciare Roma quando l'imperatore Claudio espulse gli ebrei dalla capitale, è diventato il nucleo iniziale della grande chiesa di Corinto. Dopo un anno e mezzo, questo trio missionario si trasferì a Efeso, dove Paolo continuò con il suo lavoro apostolico (At 18,18-19). Nel primo secolo, persecuzioni ed esilio erano circostanze che Dio impiegava per piantare chiese nel mondo dell'impero romano. Quando Paolo scrisse la sua lettera ai Romani, Priscilla e Aquila ritornarono a Roma e c'era una chiesa nella loro casa! Nell'elenco dei saluti che Paolo invia ai credenti a Roma, si riferisce con ogni affetto a questa coppia missionaria e li descrive come "i miei compagni di lavoro in Cristo Gesù, che per la mia vita hanno rischiato il loro proprio collo, cui non solo io ringrazio, ma anche tutte le chiese dei Gentili "(Romani 16: 4).
In Europa oggi, la migrazione, volontaria o forzata, continua ad essere un cammino che Dio usa per l'estensione della chiesa. Insieme ai missionari, dedicati totalmente al lavoro dell'annuncio del Vangelo e alla formazione di nuovi discepoli, ci sono milioni di missionari volontari che, come Priscilla e Aquila, dedicano le loro case, il loro tempo e il loro servizio e l'affetto fraterno, alla diffusione del Regno di Dio.
Preghiamo che il Signore continui a risvegliare le chiamate missionarie mobilitando anche i credenti comuni, come Priscilla e Aquila. Il Signore ha permesso che la loro storia apparisse nei libri di Atti e Romani in modo che oggi noi possiamo seguire il loro esempio.
 
Motivi di gratitudine:
- Signore siamo grati per le persone, le situazioni, gli ostacoli di cui tu ti servi attraverso il tuo amore per diffondere il Vangelo
-Ti ringraziamo per le circostanze che sperimentiamo, semplici o difficili, perché sappiamo che tutte le cose cooperano al bene
- Grazie per i fratelli e le sorelle che hanno consacrato la loro vita a te
 
Confessione:
- Siamo spiacenti di non avere una visione più eterna della vita per percepire tutto ciò che accade come qualcosa che stai per usare per bene
-Ti chiediamo perdono per non fare delle più ricorrenti circostanze di migrazione in Europa un motivo di avanzamento del tuo regno
-Perdonaci per non mettere tutto quello che siamo e che abbiamo al tuo servizio

Richieste:
-Per ognuno dei missionari che sta usando la propria vita per il regno di Dio
- Ovunque tu ci abbia posti dacci di poter usare le nostre case, il nostro tempo, servizio e comunione fraterna, per l’avanzamento del tuo regno
- Risveglia una vocazione missionaria facendo mobilitare anche i credenti comuni come Aquila e Priscilla

Domenica 14 gennaio
Gesù - Il Dio incarnato tra un umanità ribelle (Giovanni 1:14)
 
L'aspetto centrale della rivelazione di Dio nell'Antico Testamento era la manifestazione della sua gloria: Esodo 33: 18-34: 7. Allo stesso modo, il cristianesimo è, in sostanza, una rivelazione della gloria di Dio attraverso Gesù Cristo. La gloria di Dio appare ora solo nella Parola di Dio fatta carne, figlio unico del Padre, pieno di grazia e verità. Questo è il grande messaggio della fede cristiana. Mosè ebbe un incontro trasformante con il Dio della gloria: Esodo 34: 8-10. Allo stesso modo, Giovanni e i primi discepoli del Signore Gesù sono stati trasformati dal loro incontro con il Signore della gloria: I Cor 2: 9. Il popolo d'Israele nel deserto sperimentò che la gloria di Dio risiede principalmente nell’aver mostrato loro la sua misericordia. Ora, la chiesa conosce la gloria di Dio attraverso la grazia salvifica che è nell’unigenito Figlio del Padre che è si è incarnato per salvarci morendo sulla croce. Gesù Cristo è pieno di grazia e di verità che offre all'uomo tendenzialmente ribelle e peccaminoso. Dio mostra la Sua gloria in quanto salva i peccatori nel Signore Gesù Cristo. La nostra speranza risiede nel proposito divino di giustificare gli infedeli: Romani 4: 5, nella sua grazia sovrabbondante che regna nel Signore Gesù Cristo: Romani 5: 20-21.
Questo incontro con la gloria di Dio è l'unica spiegazione per la diffusione della fede cristiana oggi. Il fatto che ci siano uomini e donne trasformati dalla gloria di Dio, che desiderano che gli altri abbiano la stessa esperienza. Ecco perché possiamo affrontare con speranza il futuro della chiesa, perché Dio ha deciso che la sua gloria sarà conosciuta tra tutte le nazioni, che il suo unico figlio incarnato sarà annunciato a tutti. Le nostre preghiere, tuttavia, spesso non si alzano i migliori motivi e cioè che Dio mostri la Sua gloria salvando i peccatori. Ma possiamo essere certi che le nostre richieste saranno ascoltate dal Signore Gesù Cristo.

Motivi di gratitudine:
-Per renderci partecipi della tua salvezza
-Perché ti serve di noi per la salvezza degli altri
-Per la tua iniziativa. Grazie perché, pur essendo il Dio della gloria, ti sei avvicinato all'umanità per primo.

Confessione:
-Perdonaci, come chiesa, per non essere buoni annunciatori della tua salvezza

Richieste:
-Possa la trasformazione, attraverso la gloria di Dio, che noi abbiamo sperimentato, essere sperimentata allo stesso modo anche dagli altri nelle loro vite, annunciando la buona notizia del Vangelo
-Che possiamo essere persone di preghiera che intercedono per coloro che non ti conoscono ancora
-Che possiamo con speranza sapendo che Dio ha deciso che la sua gloria debba essere conosciuta da ogni Nazione.


 

A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
e-mail: ufficio.stampa@alleanzaevangelica.org
www.alleanzaevangelica.org
Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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