Koryu Uchinadi Italia - Newsletter
NEWSLETTER N. 70 - DICEMBRE 2017
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Benvenuti al settantesimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia che ho il piacere di aprire augurando a tutti voi e alle vostre famiglie un Natale sereno ed un fantastico 2018!

Buone Feste!!
 
In apertura troverete il calendario dei seminari già fissati e - in particolare - tutte le informazioni sull'incontro denominato «Koryu Uchinadi sotto l'albero», in programma domenica prossima, 10 dicembre 2017, a Malavicina di Roverbella (MN).
 
A seguire potrete leggere la prima parte di un interessante articolo di Hanshi Patrick McCarthy su sapposhi, pechin e samurai.

Buona lettura!

Marco Forti
 

Calendario seminari e incontri

data luogo docente organizzato da contatti
10/12/17 Malavicina (MN) yudanshakai
KU Italia
Koryukan Mantova koryukanmantova@gmail.com
04/02/18 Malavicina (MN) Marco Forti e
Paolo Franceschini
Koryukan Mantova koryukanmantova@gmail.com
18/02/18 Vinci (FI) Marco Forti GdS KU Vinci cmartorana@aruba.it
11/03/18 Lenno (CO) Marco Forti GdS KU Lenno info@hakuryukarate.com
06/05/18 Sesto S.Giovanni (MI) Marco Forti Koryukan Milano info@kenshinkan.club

Koryu Uchinadi sotto l'albero
Malavicina di Roverbella (MN), 10 dicembre 2017

Koryu Uchinadi sotto l'albero

Con il patrocinio di Koryu Uchinadi Italia, Koryukan Mantova organizza, per il secondo anno consecutivo, l'iniziativa "Koryu Uchinadi sotto l'albero", una giornata informale di pratica riservata esclusivamente ai dojo ufficiali, in costruzione o ai gruppi di studio in cui si pratichi effettivamente il Koryu Uchinadi.

Di seguito il programma.

Orario 10.00 - 12.30: la sessione sarà dedicata ai bambini, che divisi in gruppetti, seguiranno mini lezioni tematiche di 30/45 minuti. Saranno impegnati in percorsi motori, proiezioni/capriole, lotta a terra, armi bianche, percussioni. Le singole mini lezioni saranno tenute da Yudansha riconosciuti dall'IRKRS.

Ore 12.30 - 13.00: consegna del gadget della giornata e piacevole visita per i bambini

Ore 14.30 - 17.30: la sessione pomeridiana sarà dedicata ai ragazzi ed agli adulti, dove si provvederà al ripasso di una parte del programma Nyumon Mokuroku (curriculum di base) di Koryu Uchinadi ed all'applicazione libera della tecniche.

Informazioni e iscrizioni: 
Paolo Savoia
tel. 380 256 7711
e-mail: koryukanmantova@gmail.com


Sapposhi, Pechin e Samurai

di Patrick McCarthy

traduzione in italiano di Marco Forti


- PRIMA PARTE -

Amplificata attraverso i princìpi introdotti nel Regno delle Ryukyu dai sapposhi (talvolta chiamati sakuhoshi o sappushi) della Cina dei Ming, adottata come strumento ad uso delle forze dell’ordine dagli ufficiali della classe pechin dopo che il re Sho-Shin aveva posto termine al feudalesimo nel 1507, influenzata radicalmente dal soggiogamento politico e poi vigorosamente trasmessa seguendo un ferreo rituale di segretezza per poi essere gradualmente influenzata dal sistema combattivo dei samurai Satsuma, l’eredità dell’arte di Okinawa è un microcosmo che riflette un’evoluzione diversificata e misteriosa … almeno fino ad ora!
 
 
Mentre un’analisi maggiormente approfondita potrebbe meglio illuminare la miriade di fenomeni correlati alle forme storiche del budo, questa ricerca dovrebbe, se non altro, spingere il lettore a riconsiderare la sua conoscenza dell’eredità della tradizione del combattimento civile di Okinawa.
 
Molto prima che lo sport ed il fenomeno ricreativo rivoluzionassero le tradizioni del combattimento civile di Okinawa e le forze dello sfruttamento commerciale dessero origine alle miriadi di interpretazioni eclettiche che esistono oggi, la pratica delle discipline combattive del Regno delle Ryukyu era, per la maggior parte, ristretta alla classe degli ufficiali nota come pechin[1].
 
 
I pechin
I pechin erano i subordinati di medio rango del re. Servirono durante il periodo del Regno delle Ryukyu (1509-1879 cioè da quando il re Sho-shin impose la struttura divisa in classi fino all’abolizione della dinastia). Alla classe dei pechin erano attribuite, tra le altre cose, le responsabilità dei vari gradi dell’amministrazione civile, delle forze dell’ordine e delle materie correlate.
 
Mettere a tacere un mito
Supposizioni non supportate da alcuna fonte hanno spinto i meno informati a credere che l’eredità della tradizione combattiva civile di Okinawa sarebbe derivata dai contadini soggiogati dell’epoca precedente al periodo Meiji. Descritti come tiranneggiati dai signori locali, i contadini, nel tentativo di rompere le catene dell’oppressione[2], avrebbero, secondo questo diffuso mito, concepito una tradizione combattiva onnipotente. Nonostante non avessero alcuna abilità in tale ambito è sempre stato ipotizzato che i princìpi del combattimento fossero stati “in qualche modo” applicati agli strumenti utilizzati nella vita quotidiana.
 
Inoltre, sempre secondo tale mito, durante quel periodo buio e per paura di rappresaglie nel caso fossero stati catturati, i contadini non solo avrebbero fondato tale fenomeno culturale ma sarebbero riusciti addirittura a tramandarlo di generazione in generazione senza che le autorità locali se ne avvedessero.
 
Supportata solo da discussioni su testimonianze storiche non accurate, la teoria che sta alla base dell’ipotesi della classe contadina del periodo pre-Meiji non è in grado di sopportare il peso di una seria analisi storica. Cionondimeno i contadini sono stati a lungo, seppur erroneamente, accreditati dello sviluppo delle tradizioni combattive okinawensi con e senza armi.
 
Uno studio più accurato della storia del Regno delle Ryukyu rivela scoperte che suggeriscono una spiegazione ben più plausibile.
 
Fenomeni storici
A seguito del suo viaggio del 1816 nella costa occidentale della Corea e nel “Gran Loo-Choo” (Okinawa) ma prima di pubblicarne il resoconto, Basil Hall Chamberlain, dopo essere approdato all’isola di Sant’Elena, descrisse Okinawa a Napoleone, allora imperatore in esilio, come un’isola priva di armi e difese. In realtà il Regno delle Ryukyu era da tempo avvezzo alle guerre.
 
I suoi soldati erano addestrati all’uso della spada, della lancia, dell’arco e abili nell’equitazione. Inoltre, l’uso di mani e piedi uniti all’acquisizione di fondamenti basilari nella lotta e nelle manovre di uscita avevano, ancor prima dell’avvento della storia scritta, preparato i guerrieri isolani a soggiogare gli avversari anche nel caso fossero stati privati delle loro armi.
 
Dominati militarmente[3] dai capitani guerrieri noti come Aji¸ gli uchinanchu (okinawensi) furono impegnati, dal settimo al quindicesimo secolo, in frequenti dispute territoriali fino a quando un potente Aji, Sho-Hashi (1372-1439), secondo regnante della prima dinastia Sho, riuscì ad unificare i tre principati allora esistenti per dare origine, nel 1429, al primo governo centralizzato.
 
Nel 1507 durante il trentesimo anno del suo regno, il re Sho-Shin-O (1464-1526), terzo re della seconda dinastia Sho, pose fine al feudalesimo nel Regno delle Ryukyu attraverso la ratifica del cosiddetto “Atto delle Undici Distinzioni”.  Questo evento è storicamente significativo perché fornisce una teoria plausibile in merito all’evoluzione e alla diffusione delle tradizioni combattive di Okinawa come metodo alternativo in uso alle forze dell’ordine.
 
Nel 1509 Sho-Shin-O promulgò l’adozione di una struttura in classi per la popolazione. Tale struttura era evidenziata dai kanzashi (spilloni per capelli) utilizzati per fermare il katakashira (acconciatura) e dal vestiario adottato (di stile cinese). Attribuendo la responsabilità della gestione dell’ordine nelle capaci mani degli ufficiali della classe pechin, gli oggetti utilizzabili come armi vennero utilizzati come deterrenti contro gli episodi di violenza civile. Poiché richiedevano abilità particolari, questi oggetti, che peraltro sarebbero risultati altrimenti non pericolosi, fecero guadagnare al Regno delle Ryukyu la denominazione di “paese privo di armi”.
 
Gli ufficiali pechin - incaricati[4] tra le altre cose della guardia del re, del mantenimento della pace e delle materie legate alla sicurezza del distretto - sfruttarono abbondantemente il loro legame con il Regno di Mezzo. Analizzando i princìpi delle discipline cinesi incentrate sul combattimento civile, i pechin cercarono di migliorare le loro conoscenze e le applicazioni relative al fenomeno dell’autodifesa civile.
 
Esistevano due distinte divisioni di ufficiali pechin, i satunushi ed i chikudoun. I satunushi provenivano dalla borghesia mentre i chikudoun dai cittadini comuni. Queste due divisioni erano ulteriormente suddivise in dieci sottocategorie basate sull’anzianità di servizio, secondo quanto riportato dal Centro di Ricerca sulla Cultura di Okinawa della Hosei University.
 
Gli aspetti amministrativi della gestione dell’ordine pubblico erano governati dagli ufficiali anziani negli uffici dell’Okumiza. Il sistema giudiziario, chiamato Hirajo faceva ricorso ai servizi degli ufficiali giudiziari la cui responsabilità era quella di far valere decreti e convocazioni, effettuare arresti, prendere in custodia i prigionieri ed assicurarsi che le sentenze della corte venissero applicate.
I chiku-saji pechin (poliziotti di strada) facevano rispettare le leggi mentre gli shiki (guarnigione reale) fornivano difesa militare, facevano la guardia al castello e proteggevano il re.
 
Quei pechin impegnati nella difesa dell’ordine pubblico e negli ambiti legati alla sicurezza avevano l’obbligo civile di essere ragionevolmente esperti, per una ragione evidente, nell’uso di deterrenti e negli arresti fisici.
 
I compiti dei pechin del Regno delle Ryukyu non si esaurivano però con i doveri legati al mantenimento dell’ordine pubblico. Tra le altre occupazioni di tale classe vi erano la calligrafia, la musica, la politica e l’istruzione.
 
La descrizione di personaggi quali Shiohira pechin e Sakugawa chikudoun pechin Kanga è di speciale interesse nella storia delle tradizioni del combattimento civile.
 
- FINE PRIMA PARTE -

NOTE
[1] Il termine pechin (pronunciato anche pekumi) trova la sua origine nella lettura errata della calligrafia corsiva del termine che si sarebbe dovuto leggere uyakumui (pronounciato: uyakumii).
[2] Yazaki Takeo, nel libro `Social Changes and the City of Japan' (Tokyo, Japan Publications, 1968) a pagina 251 elenca ben 1.240 rivolte contadine in Giappone durante i 268 anni che separano il 1599 dalla fine del periodo Edo, avvenuta nel 1867. Non stupisce quindi che persone poco informate possano credere che un fenomeno simile si sia verificato anche nella storia di Okinawa. Tuttavia ad Okinawa, che pur ha avuto i suoi problemi, non si sono verificate rivolte di questo tipo. Tale affermazione è stata corroborata da Takara Kurayoshi, curatore della Biblioteca Municipale di Urazoe, considerato un’autorità indiscussa tra gli storici delle Ryukyu.
 
[3] Ryukyu O-Choshi [Ryukyu Kingdom History] publicata da Soko Publishing Company, Okinawa, 1992.  A cura del Professor Inoue Hideo, della Okinawa Prefectural Art University.
[4] Quasi un secolo prima che gli Edo-Kasatsu (poliziotti del periodo Tokugawa) facessero ricorso a tattiche di controllo usando il rokushaku bo (bastone lungo sei piedi) ed il jutte (una sorta di manganello in ferro), gli ufficiali della classe pechin ad Okinawa avevano già una consolidata tradizione di difesa civile che faceva uso degli strumenti della vita quotidiana.
 

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