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Verso Le Politiche 2018 - Quinta puntata

(Tempo di lettura: 3 minuti circa)

In molti si chiedono cosa succederà dopo il 4 marzo e, in particolar modo, chi sarà il prossimo Presidente del Consiglio.

Oggi proverò a dare una risposta più tecnica che politica alla domanda, spiegando come avviene la formazione del Governo in Italia. 

Il ruolo chiave del Capo dello Stato.

Come abbiamo (abbondantemente) visto nelle precedenti puntate, la legge elettorale con cui voteremo è il Rosatellum. La mattina del 5 marzo ci sarà un Parlamento rinnovato sulla base del voto degli italiani e degli effetti generati dal nuovo sistema elettorale. 

A chi spetterà, di diritto, il ruolo di Presidente del Consiglio? Al segretario del gruppo parlamentare che otterrà più seggi (es. Renzi)? No. Al candidato premier del partito di maggioranza relativa (es. Di Maio)? No. Al capo della coalizione vincente (es. Berlusconi)? Neanche. Al capo del Governo "eletto dai cittadini"? Ma proprio per niente.

A chi spetta, allora? La risposta potrà sembrare strana, ma, nei fatti, è questa: a nessuno in particolare.

La formazione del Governo in Italia è disciplinata dall'articolo 92 della Costituzione:

Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

La Costituzione non dice altro. Tutto il resto è prassi, volendo parafrasare Califano. Distinguiamo, in questo senso, tre fasi: preparatoria, di incarico e di nomina.

Fase preparatoria.

Nella fase preparatoria, il Presidente della Repubblica svolge delle consultazioni con i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Questa fase serve a individuare il potenziale Presidente del Consiglio in grado di formare un Governo capace di ottenere la fiducia delle due Camere.

(qui Fratelli d’Italia, durante le consultazioni di febbraio 2014, protestava "contro il terzo Governo che passa sopra la testa degli italiani")


Venendo al 5 marzo, Mattarella incontrerebbe i rappresentanti di Pd, Lega, Forza Italia, M5s e via discorrendo per capire chi possa essere un potenziale Presidente del Consiglio in grado di far ottenere la fiducia al proprio Governo. Se il Capo dello Stato individua il nome, conferisce l'incarico (ne parliamo tra poco).

Qualora le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative, il conferimento dell'incarico può essere preceduto da un pre-incarico o da un mandato esplorativo. In questo modo la personalità “pre-incaricata” deve prima accertarsi di essere in grado di trovare una maggioranza, attraverso delle "consultazioni informali". In caso di esito positivo, può ricevere l'incarico pieno.

Tendenzialmente si parla di mandato esplorativo se viene affidato a uno dei Presidenti delle due Camere (è il caso del Presidente del Senato Marini nel 2008), mentre negli altri casi si parla di pre-incarico, ciò che avvenne con Bersani nel 2013.

Se, fatte tutte le verifiche, il nome non si trova, il Presidente della Repubblica scioglie le Camere.

Incarico.

In caso contrario, il Presidente conferisce l'incarico alla persona che, per indicazione dei gruppi di maggioranza, può costituire un Governo ed ottenere la fiducia dal Parlamento.

Torniamo al 5 marzo e voliamo con l'immaginazione: sentiti i gruppi parlamentari, Mattarella capisce che nessuno dei principali esponenti politici è in grado di formare un Governo in grado di ottenere la fiducia delle Camere. Trova però grande convergenza attorno a un nome esterno, per esempio Giuliano Amato. Il Presidente della Repubblica, in questo caso, gli conferirà l'incarico. 

Altro esempio: Mattarella sente i rappresentanti dei gruppi parlamentari e capisce che Salvini è l'unico in grado di formare un Governo in grado di ottenere la fiducia delle Camere, perché magari la sola maggioranza possibile è quella frutto di un'alleanza tra M5s e Lega. Ecco: in quel caso conferirà l'incarico a Salvini. 

La nomina.

L'incaricato di solito accetta con riserva e, fatto un breve giro di consultazioni con i gruppi parlamentari, torna dal Capo dello Stato per sciogliere, in positivo o in negativo, la riserva. In caso positivo, si procede con la firma e la controfirma di tre decreti: quello di nomina del Presidente del Consiglio, quello di nomina dei singoli Ministri, quello di accettazione delle dimissioni del Governo uscente.  

A questo punto, il Presidente del Consiglio e i Ministri del suo Governo prestano giuramento e, subito dopo, avviene il rito della campanella, passaggio di potere tra il Presidente del Consiglio uscente e quello entrante.

(Il "passaggio di consegne" tra Berlusconi e Monti, nel novembre 2011)


Entro dieci giorni dal decreto di nomina, il Governo deve presentarsi davanti a entrambe le Camere per ottenere la fiducia. 

Conclusioni.

Come abbiamo avuto modo di vedere, il Presidente della Repubblica è il principale protagonista di questa fase.

Tra le altre cose, nel Rosatellum, a differenza di quanto avveniva con il Porcellum, le coalizioni non hanno l'obbligo di indicare il proprio capo (lo abbiamo già visto qui). Detto ciò, per il Presidente della Repubblica l'obbligo di conferire l'incarico al capo della coalizione più votata non sussisteva neanche con il vecchio sistema elettorale. 

È facile immaginare che i mesi a venire saranno politicamente intensi, per via del quadro poco chiaro che potrebbe venire fuori dalle urne. E che i tempi per la nascita di un nuovo Governo possano diventare abbastanza lunghi*. Staremo a vedere.

Intanto ti ringrazio per la lettura. Qui sotto trovi tutti i tasti di condivisione sui social. Se preferisci, puoi inoltrare la mail a un amico. 

A presto!

Pietro

p.s.
*E nel frattempo, in mezzo a tutto questo caos?   
Tranquilli, c'è sempre lui.

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Inoltra
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