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VETRO

Numero 2 del 15/02/2018

Oggi parliamo di abissi, colori, buio e mucche.



“Sono tante e tali le sensazioni che provo in questo momento, che, se attendessi un solo istante a registrarle, certo mi sfuggirebbero dalla memoria. […] Quaggiù l’acqua non sembra più acqua, ma una vera massa di vetro trasparente, compatta ed immobile e bastantemente luminosa per potervi leggere e scrivere. […] Qui regna un silenzio che a taluno farebbe spavento; ma io mi trovo benissimo, e provo non so quale piacere a respirare in questo stato”.

Lo scrive nel 1871 un inventore italiano comodamente seduto negli abissi marini a 70 metri di profondità. La sua storia è passata anche per i mari della Sardegna e noi abbiamo cercato di ricostruirla qui: la meravigliosa storia della Talpa marina dell’ingegner Toselli.

Uno degli aspetti che ci ha colpito, ma che non abbiamo trattato nell’articolo, è che l’inventore sia riuscito a scrivere una lettera a quella profondità. 

Non aveva elettricità, dunque si è servito solo della fioca luce che proveniva dalla superficie. Ma è possibile?

La risposta a quanto pare è. Il Mediterraneo è un mare dalle acque limpide e sostanzialmente pulite, ed è probabile che lo fossero ancora di più nel 1871. A quella profondità, nelle condizioni giuste, si riesce ancora a vedere. 

C'è un fenomeno che si chiama assorbimento dei colori per cui certi colori non sono più visibili a certe profondità. Il primo a sparire è il rosso, ancor prima dei 10 metri. Poi l'arancio e il giallo, intorno ai 15/25 metri. Segue il verde, attorno ai 40 metri. Da qui in poi il mondo sottomarino è dominato da tonalità di blu e viola, almeno fino ai 50 metri. 

Oltre questa profondità anche il blu si attenua, fino a sparire del tutto. Oltre i 200 metri non c'è più luce, se non in casi eccezionali. 

Il nostro inventore dunque, trovandosi a quanto pare in acqua limpide e trasparenti, era circondato da un mondo bluastro, con un po' di luce, abbastanza da riuscire a scrivere.

Come facesse a restare così calmo, però, considerando che era il 1871 e si trovava negli abissi in un trabiccolo sperimentale simile a una caldaia, resta un mistero. Era coraggioso, incosciente, fiducioso. Forse queste tre cose insieme.

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A proposito di colori, di buio, e di abissi. 

Quando abbiamo presentato Badde Suelzu abbiamo scritto che era un puntino nero sulla mappa bianca, perché sulla cartina appariva così. Ma se guardiamo il negativo, ovvero la Sardegna vista di notte, è vero il contrario: è un puntino luminoso in un mare oscuro.

Se ad esempio guardiamo la foto satellitare qua sopra, scopriamo Il Paese Nero, ovvero tutto ciò che è interno, fuori dai grandi centri, e che di notte non è visibile, contrapposto al paese illuminato delle città. . 

“Le foto notturne dal satellite rivelano l’abbandono dell’Appennino e delle Prealpi: sono illuminate solo le aree urbane collegate da strade e ferrovie veloci, oltre questa unica città luminosa c’è un paese nero” così si dice nel sito di un progetto che continueremo a seguire. 

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E ora parliamo di mucche.

Non c’entrano niente con gli abissi, né con la notte e con il buio, lo sappiamo. Ma la nostra storia di animali preferita di questo mese è quella della mandria di bovini allo stato brado che, secondo i giornali, ha “seminato il panico” nella zona di Cagliari. Si tratta di mucche abbandonate, mettiamola così. 

Cento mucche, guidate da otto grossi tori considerati molto veloci, aggressivi e imprendibili, che si aggirano da diversi anni tra villette e agriturismi. 

I giornali hanno parlato di "far west", e per catturare il toro considerato più pericoloso - chiamato Maciste - è stata messa su una "task force", nientemeno. 

Per ora il capo della mandria, Maciste, è stato preso, ma restano un centinaio di bovini in libertà. Che fine faranno? Continueranno a seminare il panico?

Naturalmente è una storia che continueremo a seguire. 

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A proposito di animali: quando la baronessa Rossi voleva controllare i suoi possedimenti, si spostava a cavallo indossando vestiti attillati. Solo che all’epoca - prima metà del ‘900 - non erano così diffusi, e l’immagine di una donna giovane e bella a cavallo non era molto frequente nelle campagne isolate del Campidano. I contadini non restavano indifferenti. 

Ma chi era la baronessa? È una storia lunga, ma noi abbiamo trovato la sua bellissima vecchia villa, oggi completamente in rovina, al centro di una grande tenuta abbandonata dove, nel 1950, ci fu una storica rivolta dei contadini. 

Trovate il reportage completo qui: la tenuta della baronessa Rossi, Sa Zeppara.

***

Per oggi è tutto.

Vi ricordiamo che potete fare una di queste cose, a scelta:
A voi la scelta.

Alla prossima!
 
Vetro n.1 - 31/01/2018 - Sardegna Abbandonata

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