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Ideaitalia 2018/09
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Notizie e comunicazioni dall’Alleanza Evangelica Italiana
Nuova serie, Anno II · n° 09 ·  2 marzo 2018


Un appello degli evangelici per una legge costituzionale per la libertà religiosa

L’Alleanza Evangelica Italiana aderisce all’iniziativa del CCERS
 
Roma (AEI), 1 marzo 2018 – L’Alleanza Evangelica Italiana aderisce con convinzione all’appello ai candidati alle elezioni politiche del 4 marzo per un impegno in vista dell’approvazione di una legge per la libertà religiosa.  L’iniziativa è stata promossa dalla Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo stato.
 
Gli evangelici italiani – impegnati da decenni nella promozione della libertà di culto per tutti - rimarcano come nella nostra società ormai multietnica gli strumenti giuridici in materia siano totalmente inadeguati. Ai candidati alle elezioni chiedono garanzie relative al “diritto a luoghi di culto riconosciuti pubblicamente e visibili come ambienti sani di aggregazione e di integrazione nelle realtà territoriali; l’assistenza spirituale da parte di ministri di culto formati e riconosciuti come tali dallo Stato nelle carceri e nei luoghi di cura; la libertà di manifestazione della propria appartenenza ad una comunità religiosa nei luoghi di lavoro”.
 
L’appello continua sostenendo che “tale assetto di diritti possa essere raggiunto solo attraverso l’abrogazione della legislazione del ’29 e ’30 e l’emanazione di una legge generale in tema di libertà religiosa e di coscienza valevole per tutte le espressioni di fede, anche quelle che non siano nella condizione di stipulare un’intesa con lo Stato ai sensi dell’art. 8, terzo comma della Costituzione”.
 
 
Le elezioni italiane viste dalla Spagna
Un articolo sulla tornata elettorale su Protestante Digital
 
Roma (protestantedigital.com; AEI) 28 febbraio 2018 – Protestante Digital, portale dell’Alleanza Evangelica Spagnola, guarda alle elezioni italiane del 4 marzo, e in un articolo dedicato all’argomento, riporta anche un’intervista fatta al vicepresidente dell’Alleanza Evangelica Italiana, Leonardo De Chirico.  L’articolo è stato poi tradotto in inglese da Evangelical Focus.
 
Le elezioni politiche in Italia sono un momento importante per tutta l’Europa, che da qualche anno conosce una stagione di dilagante populismo e di forti nazionalismi. Secondo De Chirico, nonostante la gestione dei flussi migratori sia un tema scottante nella campagna elettorale, nessuna delle parti in campo ha realmente la cultura per affrontare questo problema, né serie politiche da attuare in questo senso.
 
Più preoccupante è il dato di una politica immobile, sottolinea il vicepresidente, ricordando che già per le elezioni del 2008 l’Alleanza aveva redatto un documento Per il bene dell’Italia che continua ad essere, dieci anni dopo, attuale e che probabilmente continuerà ad esserlo anche dopo questa tornata elettorale dal momento che sui temi quali il pluralismo,  la libertà religiosa, ecc. nessuna delle parti in campo ha promesso di occuparsene seriamente. Secondo l’analisi di De Chirico, il problema non è solamente di natura politica ma soprattutto culturale e spirituale; in un Paese che non ha conosciuto la Riforma protestante né rivoluzioni, si sta ancora lottando contro la mancanza delle basi della democrazia: pluralismo e responsabilità. La mancanza di cultura e di influenza evangelica è uno dei fattori chiave che spiegano i toni al ribasso della politica italiana.
 
Il 4 marzo, gli evangelici non saranno sicuramente proiettati unanimemente su un solo schieramento e sentirsi rappresentati, in quanto evangelici, da un partito specifico è difficile data la totale mancanza di interesse per le minoranze religiose durante questa campagna elettorale. Nonostante ciò la chiesa non può esimersi dall’esercitare la sua responsabilità in questa situazione. Secondo il vicepresidente dell’AEI, la mancanza di cultura evangelica inizia proprio nelle chiese evangeliche: “Non abbiamo ancora assorbito il contenuto del Patto di Losanna che esorta i cristiani a unire la missione e la responsabilità sociale”. "È difficile per le chiese elaborare un pensiero cristiano e valori politici allo stesso tempo e, sebbene si rendano conto che abbiamo un problema, ci sono pochi strumenti per gestirlo", dice De Chirico. "Siamo ancora nella fase di alfabetizzazione per quanto riguarda il pensiero e la cultura evangelica. La nostra priorità deve essere coltivare una cultura evangelica dell’impegno pubblico che ci renda una minoranza creativa per il bene del Paese".
 
 
Ministri di culto, timido segnale positivo in un quadro da riformare
Una recente circolare del Ministero dell’Interno affronta il tema
 
Roma (AEI), 1 marzo 2018 – Una recente circolare del Ministero dell’Interno, a firma del Direttore Centrale degli Affari di Culto, Dott.ssa Giovanna Iurato, ha fornito alle Prefetture alcuni criteri timidamente distensivi per le istruttorie di riconoscimento di ministri di culto ai sensi dell’art. 3 della legge n. 1159/1929. Certamente non un taglio del nodo gordiano che aggroviglia la libertà religiosa in Italia, ma la sola volontà di dare un segnale in controtendenza rispetto all’immobilismo degli ultimi dieci anni.
 
Per comprendere la situazione italiana innanzitutto va ricordato che le leggi attualmente in vigore in materia di religione risalgono al periodo in cui Mussolini utilizzò il disgelo col Vaticano per massimizzare il consenso popolare del regime fascista. A pochi mesi dai Patti Lateranensi dell’11 febbraio del 1929, fu promulgata quella legge dei Culti Ammessi (appunto la N° 1159 del 24/06/1929) che costituì la griglia entro cui comprimere progressivamente gli inediti diritti religiosi che avevano contraddistinto il periodo post-unitario. Seguirono il Regio Decreto (N. 289 del 28/02/1931) e il Testo Unico di Pubblica Sicurezza (N.773, del 18/06/1931) si innestavano sempre con un intento restrittivo e vessatorio e il culmine fu raggiunto con l’emanazione della circolare Buffarini Guidi (9/4/1935).
 
Con l’ingresso in vigore della Costituzione Repubblicana, questo quadro normativo è rimasto indenne in virtù dell’anomalo Articolo 7, che pure a quegli scellerati Patti si riferisce. Vari pronunciamenti nei decenni successivi, abrogarono diversi commi di queste leggi ma senza riuscirne ad invalidarne lo schema generale: ne risulta una normativa a brandelli che come uno zombie è riuscita a procedere verso il terzo millennio con colpi di coda inaspettati.
 
Ad esempio, ad una richiesta del Ministero dell’Interno guidato da Roberto Maroni sul criterio oggettivo per il riconoscimento dei Ministri di culto di confessioni non regolati da intese con lo Stato, nel 2012 il Consiglio di Stato riuscì persino a peggiorare la situazione oltre la più fosca delle previsioni. Con una argomentazione azzeccagarbugli un diritto delle minoranze cominciava col richiedere come requisito un parametro mutuato dalla religione della maggioranza! Il parere suonò così: “La più piccola articolazione territoriale della Chiesa cattolica è la parrocchia” “il valore può essere orientativamente indicato in 500 persone, corrispondente […] con le più piccole parrocchie cattoliche” (Consiglio di Stato, parere n. 00561/2012). Tutto ciò anche in barba al fatto che una parrocchia cattolica consta di molti fedeli non praticanti, mentre una minoranza coinvolge tendenzialmente soprattutto fedeli praticanti.
 
Da allora le richieste di riconoscimento hanno cominciato ad accumularsi in risme sempre più cospicuee senza alcun intervento politico. Una nuova richiesta è pervenuta dal Ministero al Consiglio di Stato che con il recente parere n. 2325/2017 che non si è discostato dalla valutazione espressa nel 2012.
 
Arriviamo alla circolare del ministero dell’11 dicembre 2017. Essa insiste su tre elementi.
Innanzitutto afferma che il “modulo 500” va considerato come criterio indicativo e non come rigida soglia. In secondo luogo, individua il criterio alternativo della consistenza nazionale di 5000 unità, qualora la confessione non riesca a totalizzare il criterio locale. Pur tuttavia entrambi questi elementi erano già espliciti nel pronunciamento del 2012. Infine la circolare chiarisce che l’ambito territoriale “sufficientemente ristretto non debba necessariamente coincidere con la Provincia” e che “l’istruttoria potrà coinvolgere anche territori vicini e province contigue”.
 
In conclusione si tratta di piccoli elementi che potranno favorire lo sblocco di qualche pratica di riconoscimento, ma che non cambiano il paradigma limitante. La via di uscita, come già ribadito dall’Alleanza Evangelica Italiana e da altri organismi evangelici è quello di approvare una legge quadro sulla Libertà Religiosa che possa realmente attuare un sano pluralismo nel nostro paese.
 
 
Preoccupazione per la libertà religiosa in Algeria
Un comunicato della Commissione per la libertà religiosa della WEA
 
Roma (WEA, AEI), 27 febbraio 2018 –  Negli ultimi mesi le autorità algerine hanno intensificato le restrizioni contro le chiese cristiane nel paese, portando avanti una vera e propria campagna coordinata di azioni contro le chiese. Questo ha portato ad un aumento degli arresti di cristiani nel paese. Secondo alcuni rapporti, nel novembre 2017 le autorità algerine hanno costituito un Comitato per ispezionare e controllare la loro conformità alle norme di sicurezza.  Tuttavia, nonostante il suo obiettivo principale siano i problemi di sicurezza, il Comitato ha anche cominciato a richiedere alle chiese dei permessi specifici per condurre attività religiose e con questa scusa, il Comitato ha cominciato a dare ordini di chiusura di diverse chiese, di due scuole bibliche e di una libreria cristiana.
 
Nel marzo 2006, il parlamento algerino aveva adottato l'ordinanza 06-03, che ha permesso di confinare i culti non-musulmani a pochi specifici edifici individuati da una Commissione nazionale che gestisce specificamente i gruppi di non-musulmani. Ciò ha causato gravi disagi alle chiese algerine che di prassi affittano locali per i culti e solo in seguito informano le autorità locali sulle loro attività e forniscono tutta la documentazione pertinente, comprese le dichiarazioni che confermano l'affiliazione a L'Église Protestante d'Algérie (l'EPA), l'unica denominazione protestante ufficialmente riconosciuta dal governo.
 
"Chiediamo al governo algerino di garantire che la libertà religiosa dei cristiani sia salvaguardata in conformità con la legge internazionale", ha detto Godfrey Yogarajah, vice segretario generale dell’Alleanza Evangelica Mondiale (WEA). "Chiediamo anche al governo, in linea con la costituzione del paese, di prendere tutte le misure necessarie per garantire la libertà di culto per tutti i gruppi religiosi nel paese", ha aggiunto.
 

Conosciamo le Dichiarazioni evangeliche II (6)
In questa rubrica presentiamo una scheda su ciascun documento contenuto nel volume Dichiarazioni evangeliche II. Il movimento evangelicale 1997-2017, a cura di Pietro Bolognesi, Bologna, EDB 2017.
 
Ciascuna scheda descrive i principali contenuti delle singole dichiarazioni, nella consapevolezza che esse esprimono una varietà di sensibilità evangeliche  su cui vi possono essere valutazioni diverse (ndr)
 
Un’agenda di Budapest (2002)
Speranza per l’Europa
 
Roma (AEI), 1 marzo 2018 – Nel fermento dell’inizio del nuovo millennio e nel contesto del dibattito europeo sul futuro del continente quale comunità culturale e politica in costruzione, il documento Speranza per l’Europa vuole risignificare la parola speranza per il nostro tempo. Le ideologie politiche hanno usato la parola speranza per parlare di un futuro migliore, ma hanno fallito nel loro intento. Il nostro tempo è caratterizzato da delusione e disillusione. Tuttavia, “Dio non ha finito con l’Europa”.
 
Il documento delinea le fondamenta della speranza per gli evangelici europei: una relazione personale con Gesù Cristo, la sottomissione al messaggio della Bibbia, la libertà personale. Queste fondamenta sono minacciate da tante distorsioni ideologiche e sociali, talvolta favorite dal disimpegno cristiano e dalla scarsa partecipazione alla cosa pubblica. In vista della ricostruzione della speranza, i mezzi per sperare sono individuati nei seguenti: il culto, l’evangelizzazione, l’attività delle chiese locali, la rilevanza culturale della testimonianza evangelica, l’alfabetizzazione biblica, la preghiera, l’unità cristiana, l’educazione, la pace e la giustizia, la riduzione delle ineguaglianze, stili di vita integri, l’eccellenza nelle professioni e nelle arti, le città redente, un’attenzione particolare per le aree svantaggiate, il pieno coinvolgimento delle donne, dei giovani e dei bambini, delle sane relazioni globali e, infine, la responsabilità etica e politica.   
 
L’Agenda di Budapest si conclude con i risultati sperati: non un ritorno al passato che confuse il potere temporale e spirituale, ma una “Europa rinnovata” con più credenti in Gesù Cristo, chiese evangeliche in ogni comunità, credenti attivi nelle diverse vocazioni ricevute, la diminuzione della criminalità, un nuovo slancio alle scoperte scientifiche, il rispetto dell’Europa da parte del mondo.

 
L’Assemblea federale dell’Alleanza Evangelica Italiana è fissata per
sabato 26 maggio 2018, ore 9.30 a Roma.
Luogo e programma saranno comunicati tra breve.
 
A cura dell’Ufficio stampa dell’Alleanza Evangelica Italiana
Tel. redazione: (+39) 333 8558174
e-mail: ufficio.stampa@alleanzaevangelica.org
www.alleanzaevangelica.org
Redazione: Lucia Stelluti, Chiara Lamberti, Leonardo De Chirico, Giovanni Marino, Stefano Bogliolo, Sergio De Blasi, Carine Francq.

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