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NEWSLETTER N. 74 - APRILE 2018
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Benvenuti al settantaquattresimo numero della Newsletter Koryu Uchinadi Italia che ho il piacere di aprire ricordando a tutti gli interessati che, come specificato in seguito, chi provvederà all'iscrizione al Masterclass Seminar 2018 diretto da Hanshi Patrick McCarthy entro il 15 aprile usufruirà delle previste quote agevolate.

In apertura trovate, come d'abitudine, il calendario dei seminari attualmente in programma in Italia, già approvati dall'IRKRS e confermati. Vi invito comunque a tenere sotto controllo la pagina dedicata sul sito, che riporta le informazioni aggiornate relative ai singoli appuntamenti.

A seguire potrete leggere la seconda parte di un interessante articolo di Hanshi Patrick McCarthy sugli standard di graduazione ed i criteri di valutazione nelle arti del budo.

Buona lettura!

Marco Forti

Calendario seminari e incontri

data luogo docente organizzato da contatti
06/05/18 Sesto S.Giovanni (MI) Marco Forti Koryukan Milano info@kenshinkan.club
19-20/05/18 Fidenza (PR) Hanshi Patrick McCarthy CSEN Karate Nazionale coordinatorenazionaledpiralli@gmail.com
10/06/18 Mendrisio (Svizzera) Marco Forti Koryukan Mendrisio shobukan@bluewin.ch


Terzo Seminario "Oltre lo Stile"
Sesto San Giovanni (MI), 6 maggio 2018

Terzo Seminario Oltre lo Stile Lo stage, organizzato da Koryukan Milano e diretto dal M° Marco Forti, si terrà domenica 6 maggio 2018 a Sesto San Giovanni (MI), presso la palestra dell’Oratorio “San Domenico Savio” – via Molino Tuono, 19.

Sono previste due sessioni di lavoro:
· la prima al mattino dalle 9,00 alle 12,00 e
· la seconda al pomeriggio dalle 14,00 alla 17,00.

Programma
Kata Matsumura Passai e relativo bunkai-jutsu (applicazioni).

Quota di partecipazione: € 20,00

Per informazioni e iscrizioni:
M° Vincenzo La Camera
tel. 338 398 7525
email: info@kenshinkan.club

 

 



MASTERCLASS SEMINAR 2018
Fidenza (PR), 19-20 maggio 2018

Masterclass Seminar 2018

Hanshi Patrick McCarthy – cintura nera 9° Dan e Direttore dell’International Ryukyu Karate Research Society – condurrà un seminario internazionale a Fidenza (PR) il 19 e 20 maggio 2018, organizzato dal Settore Karate Nazionale CSEN.

Il Seminario, già inserito nell’elenco ufficiale dei Seminari internazionali IRKRS per l’anno 2018, sarà aperto a tutti i praticanti di Koryu Uchinadi e alle cinture marroni e nere di altri stili di Karate, con età minima di 16 anni.

Sono previste quattro sessioni di allenamento per un totale di dodici ore di pratica.

Non mancherà l’approfondimento teorico che rende ogni appuntamento con Hanshi Patrick McCarthy, profondo conoscitore della storia del Karate, un’esperienza formativa entusiasmante ed indimenticabile.

ATTENZIONE: PER CHI PROVVEDE ALL'ISCRIZIONE
ENTRO IL 15 APRILE SONO PREVISTE QUOTE AGEVOLATE!!!

Tutte le informazioni sul seminario e le modalità di iscrizione sono riportate sulla circolare informativa in formato pdf che è possibile scaricare cliccando qui!

Per ulteriori informazioni:
Delia Piralli – Coordinatrice Nazionale Settore Karate CSEN
cell. 348 063 9936 oppure 338 377 5616
e-mail: coordinatorenazionaledpiralli@gmail.com

 


Standard di graduazione: risultati attesi e criteri di valutazione

di Patrick McCarthy

traduzione in italiano di Marco Forti


- SECONDA PARTE -
Storia moderna
Con il periodo Meiji (1868-1912) il Giappone usciva dall’epoca buia del feudalesimo e, per la prima volta nella sua lunga storia feudale, si trovava privo di forza miliare. Il governo Meiji, fortemente ambizioso e ansioso di prendere posto tra le potenze mondiali, promosse un progetto di militarizzazione e tenne a battesimo la nascita del budo moderno. Basandosi sulle regole di vita del guerriero samurai feudale, il budo moderno (in particolare judo e kendo in quel periodo) forniva il veicolo culturale perfetto attraverso il quale incanalare quella tipologia di conformismo tipicamente giapponese ed il crescente nazionalismo. Nel corso di quel periodo, caratterizzato dal militarismo in forte ascesa, la propaganda sciovinista descriveva il budo come «la via attraverso la quale uomini comuni acquisivano un coraggio straordinario» e con ciò attirò l’attenzione di un’intera generazione di futuri guerrieri.

I primi tentativi di sviluppare uno standard di riferimento per la graduazione nel kendo e nel judo rispondevano alla crescente preoccupazione di mettere a confronto atleti di diverso livello di esperienza nelle competizioni promosse dal Dai Nippon Butokukai. Fu Kano Jigoro, fondatore del judo, tra i più creativi innovatori del budo, che, dividendo gli allievi/combattenti in tre categorie: jokyu (gradi avanzati), chukyu (gradi intermedi) e gekyu (principianti) intravide la necessità non solo di stabilire uno standard equo per le competizioni ma anche per la trasmissione delle conoscenze e la valutazione delle prestazioni. In tal modo stabilì una base universalmente accettata per differenziare gli allievi avanzati dai principianti, che denominò sistema dan/kyu.

I gradi dan, basandosi su uno specifico sistema di graduazione, venivano conferiti a quei candidati che risultavano possedere tutti i requisiti richiesti per i gradi kyu. I candidati che superavano la prova venivano definiti yudansha (con gradi dan) mentre i gradi kyu, che rappresentavano i vari livelli di competenza inferiori a quelli previsti per i dan, venivano definiti mudansha (coloro che non hanno ricevuto dan). La pratica di rilasciare diplomi di graduazione risale all’agosto del 1883 quando, per la prima volta, Kano sensei conferì il menkyo (licenza) di primo dan ai suoi allievi Tomita Tsunejiro e Saigo Shiro. Fu però solo nel 1907 che il maestro Kano decise di sostituire la fascia con cui veniva tenuta chiusa la giacca del dogi con il kuro-obi (cintura nera) che rimane ancora oggi lo standard. Fu questo cambiamento a sancire l’uso, per la prima volta, di una distinzione visiva per indicare differenze di grado. Il sistema dan/kyu e l’uso della kuro-obi (cintura nera) vennero riconosciuti dal Dai Nippon Butokukai e divennero lo standard utilizzato in tutte le forme di budo.

Nel tentativo di sviluppare criteri aggiuntivi per il rilascio di qualifiche di insegnamento, il Butokukai istituì il primo programma per l’acquisizione del diploma di shihan (insegnante). I titoli che individuavano gli shihan con maggiore esperienza erano hanshi (insegnante esemplare) e tasshi, termine in seguito sostituito da kyoshi (insegnante esperto). Fu solo nel 1934, l’anno successivo a quello in cui karate-do divenne ufficialmente parte del budo giapponese, che venne introdotto un terzo titolo denominato renshi (abile esperto) per rispondere alle esigenze di differenziazione derivanti da una generazione di insegnanti di arti marziali in rapida crescita.

Criteri comuni
Oltre all’unità filosofica e spirituale condivisa dalle arti del budo, la trasmissione della conoscenza, delle abilità e la valutazione delle relative prestazioni richiede al budoka lo studio dei princìpi fisici comuni del confronto fisico e delle corrispondenti applicazioni strategiche.

Indipendentemente dalla disciplina del budo praticata, tutti i budoka devono studiare la teoria del combattimento ed allenarne le applicazioni pratiche. Per questo motivo, nei veri dojo, teoria e pratica sono sempre state insegnate di pari passo. Tale allenamento è valido e necessario oggi come lo era per i guerrieri samurai del Giappone feudale. Questi studi comprendono, per citare i più importanti: kokyu-ho (metodi di respirazione), ki (sviluppo e uso corretto dell’energia), kime (focalizzazione dell’energia), kiai (energia intensa), kakegoe (uso del suono della propria voce in combattimento), hyoshi (cadenza, ritmo), kamae (posizioni di guardia per il combattimento), tai/ashi sabaki (movimenti del corpo/dei piedi), sutemi (sacrificio), heiko (equilibrio), chushin (centratura), ma-ai/ma (distanza spaziale), igi (intento), ozuru (risposta), osae (controllo), sen (iniziativa), iru (entrare), ju (cedevolezza), wa (armonia), kan (percezione/intuizione), ugoki/hanno (azione/reazione), ukemi (ricezione), mushin (impegno disinteressato), fudoshin (attitudine inamovibile), zanshin (dominio continuo e completa attenzione), keikaku (pianificazione), hodokoshi (compassione) e heiho (princìpi di guerra/pace).

Il vero budoka - insieme alle fasi fondamentali dell’apprendimento dal principiante all’esperto (shuhari) bilanciando l’allenamento fisico e non fisico (bunburyodo), mantenendo l’austerità nel perseguire la virtù delle arti marziali (butoku) e coltivando la giusta attitudine mentale o giusto spirito (kokoro) - condivide un legame inseparabile che trascende stile, competizioni, sfruttamento commerciale o politico e si assicura che esista sempre armonia tra coloro che seguono la “Via”. Come per le altre forme del budo, così anche il karate-do utilizza strumenti specifici per raggiungere l’obiettivo di perfezionamento finale. In Giappone, in origine fu il Dai Nippon Butokukai, esattamente come per il kendo ed il judo, l’organismo deputato a definire come il karate-do avrebbe dovuto essere insegnato e valutato attraverso lo studio della sua teoria nei dojo e l’esecuzione delle sue applicazioni pratiche nelle competizioni.

Le autorità del mondo marziale furono ad un tempo sorprese e compiaciute del fatto che il karate-do avesse raggiunto una tale enorme popolarità come sport nell’ambito dei bukatsu (club sportivi) delle scuole e delle università giapponesi. Concentrandosi sull’elemento competitivo il karate-do venne vigorosamente coltivato e raggiunse l’apice della popolarità come sport, oscurandone la pratica quale arte classica.

I criteri di insegnamento originari comprendevano sei categorie di tecniche basilari e relative applicazioni combattive. Tecniche: 1. metodi per colpire con i pugni; 2. metodi per colpire con i calci e manovre effettuate con le gambe; 3. posture difensive; 4. uso della mano aperta; 5. tecniche di percossa e 6. metodi di ricezione. Applicazioni: 1. torsione delle ossa; 2. separazione dei tendini; 3. blocchi articolari; 4. punti di pressione; 5. atterramenti; 6. proiezioni; 7. contrattacchi; 8. lotta corpo a corpo; 9. lotta a terra; 10. strangolamenti e soffocamenti; 11. impatto percussivo con pugni, percosse, calci, sfregamenti, schiacciamenti e qualsiasi altra forma utile a traumatizzare aree vulnerabili del corpo. Le applicazioni brutali del karate-do contenute nei kata ortodossi ricadevano in non meno di quattro categorie: 1. tecniche di restrizione/controllo; 2. arresto neurologico; 3. attacchi al sistema respiratorio; 4. controtecniche.

Il problema con applicazioni così brutali è che esse non erano certo adatte alle regole di stile ippon shobu utilizzate nelle competizioni di kendo e judo. Eppure, nello stesso modo in cui kenjutsu e jujutsu erano serviti quale nucleo dal quale sviluppare kendo e judo, così anche il Ryukyu Kenpo Toudi-jutsu (Uchinadi) avrebbe fornito le fondamenta su cui si sarebbe articolato il karate moderno e le sue pratiche.
Come kendo e judo, anche il karate si dovette limitare a strumenti di base (pugni e calci) per adeguarsi alle competizioni ippon-shobu. Fu con questi obiettivi competitivi in mente che la pratica e lo scopo dell’allenamento nei bukatsu prese definitivamente una nuova direzione, ignorando le applicazioni insegnate attraverso i kata.

Praticamente senza alcun precedente su cui basare la nuova pratica competitiva, gli insegnanti e gli atleti divennero veri e propri pionieri mentre sperimentavano metodi per prepararsi a vincere tornei. Biasimato dagli anziani e acclamato dai giovani, il karate-do, inteso come nuovo sport, adottò metodi di allenamento più adatti agli obiettivi competitivi.

A seguito della sconfitta da parte del Giappone nella Seconda Guerra Mondiale le arti marziali persero il supporto governativo e la loro pratica venne bandita dalle forze alleate. Quando il karate riemerse come forma di ricreazione culturale, negli anni cinquanta, fu propagandato come sport enfatizzandone il valore quale strumento per stringere amicizie tra il Giappone e le culture straniere.

A seguito dell’enorme successo ottenuto dal judo nei giochi olimpici del 1964 a Tokyo, le autorità giapponesi credettero che continuando a coltivare la crescente popolarità internazionale del karate-do, sarebbe stato ragionevole pensare che anche il karate sarebbe diventato parte della competizione atletica più prestigiosa al mondo. Per questo il Butokukai venne ancora una volta incaricato di stilare una serie di criteri comuni per unificare il karate-do sotto gli auspici di un nuovo corpo governativo. Nacque così la Federation of All Japanese Karate-do Organizations (FAJKO), con il solo scopo di unificare il karate giapponese in tutto il mondo, usando lo “Statuto dei criteri” stilato in bozza dal Butokukai come metro per misurare gli standard e valutare le prestazioni.

Tuttavia, dopo il primo campionato mondiale di karate del 1971 le autorità giapponesi ritennero necessario modificare lo “Statuto dei criteri” definito dal Butokukai nel 1964 a causa dei modi contrastanti con cui il karate veniva praticato nell’ambito delle culture straniere. Così vennero introdotti requisiti di età e tempi minimi per l’ottenimento dei gradi, in modo che l’avanzamento non avvenisse unicamente in base alla prestanza fisica ma fosse anche accompagnato da un adeguato processo di formazione del carattere.

 
- FINE SECONDA PARTE -
 

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