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VETRO

Numero 6 del 02/05/2018

La Zona


Di "zone" a noi ce ne vengono in mente tante. La Zona Rossa di Genova nel 2001 (diamo per scontato che tutti vi ricordiate cosa fosse), la Zona Morta di King, la Zona X di Martin Mystère, la Zona del Silenzio in Messico, la Zona di Stalker di Tarkovskij e più recentemente l'Area X - che non è una zona ma quasi - del romanzo "Annientamento" di Jeff VanderMeer. 

Abbiamo scoperto però che esiste realmente una Zona Rossa, in Francia, dalla storia suggestiva e inquietante almeno quanto quelle elencate sopra, se non di più. In francese si chiama Zone Rouge ed è una catena di aree che il governo chiuse e isolò dopo la prima guerra mondiale. All'epoca era considerata un'area devastata, impossibile da recuperare e non adatta alla vita. Tutto questo non su Marte, ma in Francia. 

È una specie di allucinante Valhalla dell'abbandono. 

In passato l'area proibita era di 1200 chilometri quadrati, oggi circa 100, cioè più o meno quanto Parigi. Tra ordigni inesplosi, materiali chimici, migliaia di resti umani, suolo contaminato e detriti vari, la Zone Rouge è stata chiusa nella speranza che col tempo la natura risolvesse da sola il problema creato dall'uomo.

Villaggi e terreni agricoli vennero abbandonati e per un secolo la Zone Rouge divenne una zona proibita, anche se guardie forestali a cacciatori continuavano a entrare, almeno fino al 2004, quando si sono accorti che i livelli di arsenico nel suolo erano estremamente alti. 

È difficile dire se e quando l'intera Zona sarà di nuovo accessibile. Ogni anno vengono recuperati ordigni e bonificate alcune aree. Ma nei decenni precedenti la bonifica è stata fatta superficialmente, con il risultato di contaminare il terreno con piombo, mercurio e zinco. 

Nella Zona si è combattuto una delle più devastanti battaglie della prima guerra mondiale, quella di Verdun, in cui morirono centinaia di migliaia di persone colpite da arma da fuoco, bombe e gas (le stime parlano di 300mila vittime). Dunque parliamo di un enorme, atroce e surreale cimitero, centinaia di chilometri di resti umani, sostanze nocive e foresta selvaggia. 

Oggi, dove un tempo c'erano costruzioni umane, sono stati messi dei cartelli che indicano dove si trovavano i vari edifici, cosa che rende tutta la zona ancora più inquietante. 

La storia sarebbe molto lunga ma ora non abbiamo modo di approfondirla e ci limitiamo a segnalarla. Ci sono molti siti e libri che la raccontano come si deve. Noi vi consigliamo questa serie di tweet che fanno un bel riassunto e mostrano le immagini di questo luogo terribile e allo stesso tempo affascinante. È un buon punto di partenza per chi volesse approfondire. 

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San Leone. Beh, torniamo in zone comunque disabitate ma un po' più accessibili. Si tratta di uno dei siti di archeologia industriale più imponenti e noti della Sardegna, non lontano da Cagliari: l'area della miniera di San Leone. Ci siamo stati e ve la raccontiamo qui, nella nuova scheda

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Stairway to nothing. “Se i muri potessero parlare, chissà cosa racconterebbero”, si dice. Ma in quest’angolo sperduto nel cuore dell’Ogliastra di muri ne son rimasti ben pochi, per cui gli unici testimoni della memoria di una generazione sono gli alberi. E sopra indovinate cosa è stato inciso? Vi lasciamo il gusto della sorpresa, nella nostra nuova scheda sulla colonia abbandonata di Bau Muggeris (bel nome eh) dove alloggiavano i figli degli operai della diga. 

***


L'Albergo. Infine, una vecchia scheda dall'archivio, quella su uno storico albergo abbandonato che tra i suoi ospiti, durante i suoi novant'anni di attività, ha avuto anche Garibaldi, D'Annunzio e Mussolini. È l'Albergo delle Ferrovie di Macomer. Noi ne avevamo parlato riprendendo i ricordi di un altro suo illustre ospite, lo scrittore Elio Vittorini. La scheda la trovate qui


Per oggi è tutto! Alla prossima. 

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Vetro n.6 - 02/05/2018 - Sardegna Abbandonata

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