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O mare mio, 'o mare e ll'ate
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Istruzioni per l'uso della newsletter, Gdpr eccetera

1. Aggiugete la mia mail ciro@giornalisticamente.net alla vostra rubrica. Così non vi arriverà mai in più in spam o promozione.
2. Diffondete, giratela agli amici. O consigliatemi persone da aggiungere (col loro permesso ovviamente che il Gdpr ci giudica. Ah: i vostri dati non li uso per schifezze. Ok?).

 Più forte ti scriverò


Non scrivo qui da un mese circa. Nel frattempo sono successe cose, come sempre. E la cosa è rassicurante: succedono cose comunque. Meglio rilassarsi e pensare a cosa davvero vuoi dire anziché spararla per primo.
Però sempre il giornalista fai; quel mestiere che l'ultima cosa è sempre la più importante. Come il tiro a biliardo. Sponda, sponda, buca.
È successo il governo, qualche giorno prima ho incontrato Roberto Fico in un vicolo in città e mi sono divertito a dirgli: «Uà, ma hai capito che mo' ti riceve Mattarella e sei il presidente della Camera?». Uà. 
Mentre scrivo, stanotte 11 giugno - aspetto anche alcuni risultati elettorali locali - a 20/30 miglia da Lampedusa e da La Valletta c'è una nave con 629 esseri umani che Italia e Malta si rimpallano come un pacco non gradito.


Ognuno di noi ha dei sentimenti sull'argomento, altri hanno precise convinzioni politiche; su questo fatto nella mia testa - stanotte  - è scattato un corto circuito che faccio fatica a frenare; per questo scrivo, per dare pace ai pensieri che mi tormentano. 

Siamo immunodeficienti al populismo. Ci ha avvolto e infettato.
Lascia stare: non arriva solo da Lega e M5S. È successo piano piano: come la rana nel pentolone, ci hanno cucinati o ci siamo fatti cucinare con l'acqua a fuoco lento. Nel calderone c'è di tutto: i libri non letti, i social frequentati, la tv di merda, la scuola che non funziona più, la modernità, signora mia.  C'è tutto, i sapori ora sono indistinguibili. Qualche giorno fa ho raccontato come secondo me Salvini avrà vita facile pure a Napoli  a breve.

Pensavo: vire che strunz, potevo andare via dall'Italia a vent'anni e se non a venti a trenta, ora, a quarantuno anni mi trovo nel Paese peggiore, nel momento peggiore e devo pure cercarlo di raccontare a gente che nella maggior parte dei casi - da sinistra a destra, dai leghisti ai pentastellati, nessuno escluso - quando legge qualcosa che non gli va dice pure: vire che strunz questo giornalaio/pennivendolo/eccetera.

Al tempo stesso.
Al tempo stesso, caro lettore che ogni tanto sopporti queste mie newsletter, sai cosa? Non mi fa più niente. Esempio: empatizzo coi migranti, non con il contesto. E non riesco ad essere minimamente coinvolto nelle campagne che da sinistra sollecitano anche i giornalisti ad una 'nuova resistenza' contro bavagli, censure, fascismi. Mi interesso, gestisco con scioltezza la discussione. Ma niente passione.

Indigna e sdegna non fanno parte del mio vocabolario dei sentimenti, non più. Li ho spostati in quello del sarcasmo ricordando il "Don Raffaé" di Fabrizio De André; se chiudo gli occhi rivedo come in un film vent'anni di modestissima attività giornalistica e le facce di questi epifenomeni del consenso, questi mestieranti della poltrona: non hanno colore, sono ovunque, buoni a nulla e capaci di tutto, citando Longanesi. E la nuvola di personaggi che hanno intorno sono peggio di loro. 

Questa newsletter si chiama "Saluti da Napoli", è arrivata al suo anno e mezzo di vita e idealmente parla ai napoletani lontani dalla città o dall'Italia. Oggi un po' li invidio; per carità l'erba del vicino eccetera, ma vivere qui stanotte non è affatto bello. Magari scrivetemi e raccontatemi voi la vostra.


 

 
Di Pino Daniele, Massimo Troisi e altri concertini



Vi state vendendo Napoli pezzo pezzo
E non mi riferisco agli immobili, alle banche o a pezzi di città diventati brutti come quei paesini finiti in mano ai turisti, senza dignità né controllo. Vi state vendendo i pezzi di ricordi, di passioni e ragionamenti, di arte e cultura; vi state vendendo i riferimenti quei pochi che avevamo, degli anni Settanta-Ottanta-Novanta in un mirabolante progetto di marketing, di industria della nostalgia rimessa a nuovo e luccicosa per interessare anche i più giovani. Fate pure eh. Però sono sempre lieto di farlo notare.

Del concerto-ricordo per Pino Daniele ho già scritto molto su Facebook e in questo pezzo. Ognuno guardi ciò che vuole, il ragionamento sta sempre nella complessità contro l'idea di una vita profonda al massimo come una storia su Instagram. Dell'evento milanese di Liberato, il cantante che voleva cantare ed è finito a vendere giubbini e scarpette di multinazionali americane non parlo perché poco so (ho scritto di quello a Napoli).
Del ricordo che faranno a fine giugno dei 40 anni della Smorfia e di Massimo Troisi a Napoli non dico perché non so: andrò a vedere. Ho un legittimo timore, però.

 

 Solo pizza e vino non ci fregano (quasi) mai


Vuoi vedere che l'unica cosa replicabile senza tradimenti è il cibo? Gino Sorbillo apre una pizzeria a Roma. E quest'anno l'unico vino che potete comprare per fare una bella figura (se lo trovate) è il Biancolella ischitano di Mazzella, prodotto dell'anno al Vinitaly. Non ne comprate assai che devo berne molto io.
 

Un bel libro su Elena Ferrante

Elena Ferrante è un amore privato,  qui ne siamo anche un po' gelosi. Facciamo che se piace pure a voi, siamo tutti lettori che ammiccano uno all'altro come fosse un segno di riconoscimento. Lila e Lenù sono amiche nostre, punto.
Però, a proposito di ciò, ho letto un bel libro di Tiziana De Rogatis  "Elena Ferrante. Parole chiave", pubblicato proprio da E/O, la stessa casa editrice dell'autrice misteriosa (ahahha mi fa tanto ridere questa definizione). 
Se amate Lina Cerullo, Elena Greco, il Rione Vecchio e il loro mondo, dovete leggere questo libro. Tiziana è proprio brava, la sua scrittura è densa ma agile, ti porta per mano nelle pieghe del linguaggio ferrantiano; ho provato una soddisfazione simile solo leggendo un  testo di Marco Belpoliti sull'opera del mio amato Primo Levi (il titolo è  
"Primo Levi di fronte e di profilo")

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È una canzone di Enzo Avitabile con Raiz degli Almamegretta. Si chiama "Aizamme na mana", alziamo una mano. La trovo adatta a questa notte.
 
Songo n'ommo comme n'ato 
tagliame 'a faccia e sanghe jesce, 
lievame 'o core chist'ommo more. 
'A terra mia 'a 'nfonne 'o mare 
nu mare comme n'ato. 
'O mare mio 
e' 'o mare 'e ll'ate. 


Sono un uomo come un altro,
tagliami la faccia e sangue ne uscirà,
toglimi il cuore e quest'uomo muore.
La mia terra la bagna il mare,
un mare come tanti.
Il mio mare è il mare di altri.
Non vuoi riceverla più? Clicca qui . Ma perché? 

 






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ciropellegrino · Napoli, NA, Italia · Napoli, Campania 80100 · Italy

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