A quel tempo Waseda si stava preparando a celebrare il terzo anniversario del dojo, mi fu chiesto se avessi potuto considerare di scrivere il termine evocativo “Seikan”. Naturalmente acconsentii e fui anche contattato dalla
Tokyo Toudijutsu Kenkyusha[2] con la richiesta che fornissi loro il significato storico del termine.
Tuttavia, prima di rivelare il significato combinato di
Seikan, sarebbe più opportuno soffermarci sul senso dei singoli ideogrammi.
Il primo ideogramma,
sei, significa quiete come contrario di movimento e richiama il concetto di immobilità. “Quiete” è il contrario della parola “rumore” ma fa riferimento indiretto alla sensazione di silenzio. Credo che esplorando i componimenti di diversi autori famosi sia possibile comprendere meglio questo ideogramma. Un passaggio del poeta cinese
Du Fu riporta quanto segue: «Il rumore (disarmonia) e la calma (tranquillità) non sono mai la stessa cosa».
Zhuangzi scrisse: «La completa chiarezza è come l’acqua che scorre calma». Un componimento di
Hong Zi Cheng è ancor più rivelatore: «Essere calmo in mezzo nella pacatezza non comprende la sensazione di
“sei”. Mantenere la calma interiore in circostanze tumultuose o nel conflitto incarna realmente il significato di
“sei”.
Tutto nell’universo si espande oppure si contrae, il cambiamento è l’unica cosa costante. L’uomo è un microcosmo dell’universo. La sua natura e quella dell’universo coincidono. Il karate è una rappresentazione in miniatura di questa realtà. L’immobilità contiene il movimento ed il movimento contiene l’immobilità. Comprendere questi principi rafforza la determinazione così che anche in circostanze molto difficili non sia mai necessario ricorrere alla violenza fisica.
La compostezza in circostanze tumultuose consente azione e reazione spontanea e funziona anche a proprio favore per vincere l’opinione pubblica. Comprende inoltre la virtù della compassione nel caso l’avversario si arrendesse durante l’azione. Coltivando questa placidità indomita, il rischio di essere vittima di violenza fisica è ridotta al puro caso, da qui la necessità di combattere o proteggere se stessi diventa praticamente obsoleta. L’autodifesa, originariamente intesa per l’utilizzo in situazioni di emergenza, riguarda la protezione della propria vita e dei propri beni ed è legalmente giustificabile.
Ricomprendendo una pletora di definizioni, l’ideogramma
“kan” include più di undici differenti significati: può voler dire “vedere un po’” oppure “incontro” e può inoltre essere letto in modi diversi. Può significare “osservare attentamente” ma anche l’opposto di “ascoltare”. Altri significati comprendono “osservare più attentamente di prima”, “di lato”, “proteggere per un po’”, “vedere”, “consultare”. A volte troviamo questo uso nella poesia cinese. Kan significa anche “vedere sottosopra”. Simile a “vedere un po’” e “incontro” ma con un significato leggermente più pesante, significa “incontrare una persona ricca o di successo”. Nel libro cinese dal titolo Liji, l’ideogramma kan è utilizzato con il significato di “vedersi”. Indica anche “un pubblico”. Nel libro “Dialoghi” di Confucio kan significa “gettare uno sguardo”. Esplorando la gamma di idee contenute nei singoli ideogrammi cinesi, il significato del termine Seikan può ora essere più chiaro agli occhi del lettore. Con questa consapevolezza siamo ora maggiormente preparati a considerare il termine nel contesto del karatedo.
In caso di confronto fisico, seikan identifica la calma, il temperamento composto e basato sull’osservazione. Inoltre incarna una risposta spassionata a parole volgari, atteggiamenti maleducati e comportamenti violenti. Tale potere può scoraggiare atti di violenza ingiustificati e aiutare davvero un aggressore a riconoscere la vanità e l’inutilità dell’aggressione.
“Kiai make” in giapponese è un’altra di queste abilità. Essa rende una persona praticamente indifesa contro di voi. In breve, vincerete senza combattere. Anche in caso di crisi nazionale il principio di seikan può essere utilizzato nello stesso modo: le intenzioni, la strategia, i punti di forza e di debolezza di un avversario possono essere attentamente determinati prima di agire. Prima o poi, giusto o sbagliato si arriverà alla determinazione. Il nemico, sia esso un avversario singolo o un’intera armata non può sconfiggere facilmente una forza che incarna il concetto di seikan. I conflitti umani sono sempre esistiti, sin dai tempi antichi e, a dispetto di circostanze inevitabili, è necessario rimanere sempre umili nell’azione e nell’atteggiamento.
È con questa forza indomita che, indipendentemente dalle circostanze, si acquisisce la capacità di valutare pazientemente ogni situazione con una calma disposizione di spirito, senza paura. Il cambiamento è l’unica cosa costante nella vita. Se stiamo per incontrarne il potenziale, dobbiamo cooperare con ciò che è infinito piuttosto che continuare a resistere all’inevitabile. Cheng Ming Dao scrisse: «
La profonda consapevolezza può scaturire dalla calma osservazione dell’universo e l’interesse comune dell’umanità consiste nell’adeguarsi ai cicli di cambiamento della natura».
Nel tentativo di chiarire la mia spiegazione di seikan e la sua apparentemente ambigua connessione con l’immobilità ed il movimento, lasciatemi citare le parole di un altro poeta cinese chiamato Cai Gen Gin. Cai scrisse: «
L’immobilità nel movimento che esiste in cielo ed in terra sembra infinito. Ciò può essere raffrontato con il ki/qi che scorre al nostro interno. Dagli inizi dei tempi, il sole sorge sempre ad est, la luna sempre ad ovest. Mentre continuiamo a muoverci, il sole e la luna sono perpetuamente immobili e tale splendore non è mai cessato».
I princìpi del nostro universo rappresentano l’apice dell’immobilità in movimento e viceversa. Il percorso dell’umanità, rappresentazione in miniatura del macrocosmo, è esattamente identico. Pertanto una persona virtuosa deve essere egualmente preparata ad affrontare una situazione di emergenza anche in circostanze pacifiche. Indipendentemente dal fatto che la mente sia preoccupata o meno, una tale persona rimarrà sempre calma e fiduciosa.
Seikan esemplifica l’obiettivo universale che il karatedo mira a raggiungere attraverso l’austerità, la filosofia e l’introspezione. Nel karatedo, se il movimento è considerato la causa inziale, l’effetto conseguente è rappresentato dall’immobilità. Se la causa iniziale è yang, l’effetto conseguente è yin. Se la causa iniziale è positiva, l’effetto conseguente è negativo. Se l’attacco iniziale rappresenta la parte davanti, la risposta rappresenta la parte dietro. Tali princìpi creano le basi sulle quali si affronta il confronto fisico nel karatedo. Senza tali conoscenze e abilità, la vittoria è relegata a puro caso. Prima che i suoi benefici fisici possano essere raggiunti, che i valori filosofici permeino il carattere o la libertà spirituale emancipi il sé interiore, il praticante deve diventare il prodotto dell’arte, così come l’arte diviene il prodotto del praticante stesso.
C’è un’antica massima che descrive l’illuminazione: «Yin e yang non conoscono inizio né fine; l’immobilità ed il movimento sono indivisibili. Solo chi conosce il vero percorso (Via) comprende queste cose».
Il kata (descritto come serie di posizioni che rappresentano risposte pratiche agli atti di violenza fisica abituale per la cui neutralizzazione sono stati sviluppati) presentano i criteri necessari per scoprire come aderire ai princìpi infiniti della natura. La conformità rappresenta la naturale transizione per chi è coerente con il karatedo; seikan permea ogni molecola dell’essere. Immobilità e movimento sono come yin e yang; esistono insieme, come un’onda nell’oceano.
Vorrei concludere la mia presentazione chiedendovi di ponderare le parole di un classico poema waka
[3] citato dai feroci spadaccini del Jigenryu: «
Boccioli di primavera. Luna d’autunno. Condizioni. Confronto. Arte della spada. Nessuna condizione.»
[4]