I SOGNATORI / LA RUBRICA DI ROSY TEMPORALE E IRENE TOOLE/3

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La copertina qui sopra riprodotta funge da titolo, “I sognatori”, appunto. Per il resto non coltivate illusioni, l’autore, Sergio Maldini, è certamente un meraviglioso scrittore, tuttavia il libro non è in vendita e non si trova. Fatevene una ragione, altrimenti le libraie dello spazio B**K faticano a tenere a bada i vostri famelici appetiti e Rosy Temporale se la prende con me, eventualità che preferirei scongiurare visti i suoi trascorsi con gli sport violenti. Temporale mi coinvolge dicendo «Cerchiamo di migliorare», senza pensare che lei, Temporale intendo, brilla di energia, mentre io, tutt’al più, posso peggiorare visto che la materia dei miei sogni si è impastata coi detriti della realtà tanto saldamente da non lasciare spazio a nessun buon proposito.

E, forse, non è poi così buona l’intenzione di iniziare questa scorribanda onirica da “Le avventure di Guizzardi” di Gianni Celati. Intendiamoci, il libro è fenomenale, tuttavia è finito, anch’esso, fuori catalogo. Impossibile prevederlo. Una simile deprecabile assenza è un’altra legnata assestata sul sedere del Guizzardi che ci è avvezzo ma non bisogna approfittarne: «In accordo perfetto con gli auspici ricevuti io per tutta la vita fino dalla prima infanzia tramite insulti sognamenti e legnate. I quali sempre lasciano presagire il peggio futuro e mai il meglio».

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Starei qui a sragionare di Guizzardi in lungo e in largo se non incombessero praticità e concretezza. Riparto allora da un libretto che ho acquistato di recente: “Piccole storie di periferia” di Shaun Tan, edizioni Tunué. L’autore dedica il libro a Paul «che apprezza sempre una bella spedizione», la scritta a mano sovrasta una busta con strani francobolli. I risguardi sono popolati da disegni a matita di animali fantastici, palombari, extraterrestri, polipi incarcerati, dinosauri al guinzaglio. Seguono i racconti sognanti composti da parole e immagini: il bufalo d’acqua che dispensa consigli, lo studente straniero, il palombaro che ammansisce la terribile signora Katayama, il periglioso viaggio delle poesie che nessuno legge. Chiude il libro il disegno di un portentoso “gruppo di lettura del martedì pomeriggio” per il quale ho già avanzato domanda di ammissione.

In quel singolare gruppo si troverebbero a proprio agio anche Rosa, Vittorio e Anna, i protagonisti de “Il nocciolo della banana” di Alberto Rebori, racconto a fumetti pubblicato da La Vita Felice per la collana Nuvolari diretta di Giampaolo Mascheroni. Rosa, Vittorio e Anna abitano una grande casa in cima alla salita di Terrabruna; poco più sotto c’è il negozio di Antonio il “fotocopiatore-filosofo” e, sul cucuzzolo vicino, il paese di Delfina, “lungodegente” in ospedale. In un giorno di inverno alle soglie del 2000 Rosa e Vittorio hanno finito le stelline per fare la minestrina, si mettono alla ricerca della loro indispensabile pastina, riflettendo sul millennio passato. «La banana non ha il nocciolo», direte voi, «però è gialla» risponderebbe Alberto Rebori e di fronte a questa constatazione dovrete arrendervi, a meno che non siate nella giusta disposizione di spirito per rispondere: «I fiori sono blu».

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Qui si apre un capitolo amaro, amarissimo in ragione del fatto che questo libro non posso condensarlo in poche righe, bisognerebbe discorrerne per giorni interi e solo il parlarne donerebbe gioia e malinconia. “I Fiori blu” di Raymond Queneau, nella superba traduzione di Italo Calvino. “Il sogno in cambio del sogno": è Cidrolin che sogna d’essere il Duca D’Auge o il Duca D’Auge che sogna d’essere Cidrolin? All’inizio del romanzo mi sentivo molto dalla parte dei normanni a bere Calvados nel 1264, dopo poche pagine, però, sono stata irresistibilmente attratta dall’intruglio che, 700 anni dopo, Cidrolin offre al campeggiatore maschio e al campeggiatore femmina: «quella bevanda alcolica che si ottiene dalla fermentazione dell’essenza di finocchio, e viene versata nel bicchiere in piccola dose e poi diluita con acqua naturale»; bevanda che, come si scoprirà poi, è l’inseparabile compagna di Cidrolin e che ha da subito ingenerato in me fervente passione, finora sempre ricambiata. «Ma qua e là piccoli fiori blu stavano già sbocciando». E io li vedo.
Irene Toole

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Cara Irene, eccomi qui, sei migliorata, sì, anche se qualche dispetto ai nostri lettori l'hai fatto.
Mentre ti leggevo in tutto il tuo spietato realismo, mi sono venuti subito alla mente Pannocchia, Carestia e Millemosche che di fame, peste e pandemie son massimi esperti.
Fortunatamente la loro storia Bompiani ce l'ha da pochissimo rimessa in circolo.
Nell'anno mille, il nostro sognatore Pannocchia corre per i verdi prati all'inseguimento della bellissima Menegota e appena l'agguanta si trasforma in un prosciutto, desiderio succulento dei tre compagni di sventure.
Formaggi e Prosciutto: questo sì che è paradiso!

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E concludo subito questi miei pensieri sparsi ricordando una di quelle notti difficili così ben raccontate da Buzzati, quando l'ingegnere Roberto Paludi portò in consiglio comunale un'istanza per uccidere il Baubau, quel "deplorevole fattore di disturbo per la quiete notturna della città".
Perché insomma, dateci una tregua, dobbiamo pur riposarci ogni tanto!
Sappi che sono stata concisa, ma sto covando una risposta da veri sognatori per atterrarti in un sol colpo.
Rosy Temporale, con lo zampino di un'amica coi piedi per terra.

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