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Cesare Damiano

Anno IV, numero 129, mercoledì 1 luglio 2020

Riavviare la crescita nel modo giusto.

Su un punto siamo tutti d’accordo. Non possiamo vivere in eterno di assistenzialismo e bisogna, quindi, spingere nella direzione della crescita.
Va fatto, però, con gradualità, prudenza, lungimiranza. Il tema della Cassa Integrazione e dell’assistenzialismo, che andrà gradatamente superato, ce lo porteremo dietro ancora per parecchio tempo.
Non possiamo ignorare la realtà: la sintetizzo con un dato dell’analisi della situazione della Cassa Integrazione svolta dal Centro Studi Mercato del Lavoro e Contrattazione della nostra Associazione Lavoro&Welfare. Dall’inizio dell’anno, fino al mese di maggio, sono state autorizzate oltre un miliardo e 756 milioni di ore di Cassa Integrazione Guadagni nelle sua varie declinazioni, con una crescita del 1.441,22% sullo stesso periodo del 2019. Avevamo immaginato che il mese di maggio ci avrebbe dato un risultato di diminuzione dell’utilizzo della Cig e, invece, si è addirittura registrato un aumento.
Quando parliamo di ripartenza, sappiamo di trovarci di fronte a situazioni che variano da impresa e impresa. C’è l’azienda che decide di riaprire e richiamare tutti i propri dipendenti dalla Cig perché immagina di avere nuovamente mercato. Però, sappiamo che la maggior parte di coloro che hanno, fino a oggi, riaperto, ha utilizzato una strada intermedia: il richiamo di una parte dei dipendenti.
Osservando il volto attuale delle nostre città, soprattutto di quelle che vivono di turismo, ci accorgiamo che un numero purtroppo elevato di imprese - soprattutto medie, piccole e micro - non ha ancora riaperto. E, in questo caso, la tutela ci vuole. Io sono abbastanza contrario, ad esempio, all’idea di selezionare - come ipotizzato da alcuni - i settori ai quali dare la Cig escludendone altri. Penso che esista già una “autoselezione” tra chi ritiene di potercela fare a riaprire e chi, invece, è convinto del contrario e va, perciò, tutelato. C’è anche un altro problema: fino al 17 agosto vige il blocco dei licenziamenti; ma le 18 settimane di Cassa integrazione, se utilizzate continuativamente da marzo, scadono nella prima settimana di luglio. Cosa succede fino al 17 agosto? E da agosto fino alla fine dell’anno?

Voglio fare una proposta molto semplice. Con gradualità, garantiamo una copertura di Cig, come avvenuto in questi mesi, fino alla fine dell’anno. E, parallelamente, impediamo che ci sia la possibilità di licenziare, allo stesso modo, per tutto il 2020.
Per riuscire a far questo, la cifra ancora da stanziare dipende da molti fattori. Intanto, con i decreti “Cura Italia” e “Rilancio” il Governo ha già messo a disposizione 21 miliardi di euro solamente per la Cassa Integrazione. Da un calcolo approssimativo - non potrebbe essere altrimenti perché non sappiamo quale sarà l’andamento dell’utilizzo di questo strumento - avremmo bisogno, di qui a fine anno, di altri 5 miliardi di euro per la Cig. Non si tratta di una cifra insostenibile. Tutto dipenderà anche dal cosiddetto “tiraggio”, cioè il reale utilizzo delle ore “autorizzate” che sono state assicurate dal Governo con quei 21 miliardi. La necessità di un rifinanziamento è effettiva, ma per un importo non così straordinario. Non si devono, insomma, mettere in allarme le imprese e i lavoratori. La Cig va garantita perché questo è, inevitabilmente, un anno di passaggio: vedremo cosa accadrà in autunno.
Per la medesima ragione va mantenuto anche il blocco dei licenziamenti, spostandone la data di chiusura dal 17 agosto al 31 dicembre. Sono due misure che devono viaggiare parallelamente e contemporaneamente. Altrimenti si può creare una situazione pericolosa: non si può licenziare, non ci sono le condizioni per riaprire l’attività ed è finito il sostegno della Cig: alternative? Si chiude l’attività. Sarebbe un autentico disastro occupazionale e produttivo.
In questa fase di passaggio, assai delicata, le mosse non devono essere sbagliate: da evitare, ad esempio, il suggerimento di Renzi di dirottare i fondi dalla Cig agli incentivi per le assunzioni. Si tratta di un ragionamento privo di realismo, del tutto astratto e velleitario che può creare, non assunzioni, ma nuova disoccupazione. Si deve, invece, garantire una continuità degli ammortizzatori sociali e, contemporaneamente, mettere in cantiere una diminuzione della pressione fiscale. Personalmente, penso che soluzione migliore sarebbe quella di andare in direzione della diminuzione del cuneo fiscale. In che senso sarebbe la misura migliore? Perché esiste un doppio vantaggio: il lavoratore vede diminuire la pressione fiscale sulla sua busta paga e avrà più soldi freschi da spendere. Al tempo stesso, il datore di lavoro avrà il vantaggio di vedere la busta paga del suo dipendente diventare più consistente senza aver dovuto mettere un solo euro in più. Insomma, a costo zero per l’impresa. Il beneficio per l’azienda è indiretto, ma significativo. Da questa scelta l’economia, in generale, si può avvantaggiare di una maggiore disponibilità di risorse liquide.

Intanto, dal primo luglio, scatta proprio la riduzione del cuneo fiscale già programmata - in forma di bonus Irpef - con il conseguente aumento in busta paga: oltre quattro milioni di lavoratori, che erano esclusi dal “bonus Renzi” - gli 80 euro -, riceveranno tra 80 e 100 euro netti al mese. Mentre quelli che percepivano già gli 80 euro - si tratta di oltre undici milioni di lavoratori - raggiungeranno i 100 euro netti di bonus; inclusi quelli con un reddito annuo di oltre 24.400 euro cui andava, fino a oggi, un beneficio inferiore.
Il taglio dell’Iva, invece, si distribuirebbe in modo uniforme, senza distinzione tra ceti: ricchi, medi, poveri. Quindi, non andrebbe a beneficio di chi in questo momento ne ha più bisogno. È, dunque, da preferire l’adozione di interventi mirati verso coloro che si trovano nelle situazioni peggiori. C’è anche da considerare che, oggi, c’è difficoltà a rinnovare i contratti nei settori pubblici e privati a causa della situazione dell’emergenza straordinaria nella quale ci troviamo. L’ultima stima del Fondo Monetario Internazionale calcola un crollo del Pil italiano, nel 2020, del 12, 8%. Un quadro nel quale è molto difficile immaginare condizioni di normalità per il rinnovo dei contratti di lavoro. Perciò, ha senso agire per un’altra via: usare la leva fiscale per abbassare la differenza tra salario lordo e netto, scelta che può essere uno dei motori che rimettono in moto l’economia del Paese. Non farlo ci manterrebbe in una condizione di stallo e, con lo stallo, parte l’avvitamento verso il basso.
Per restare alle stime del Fmi, dobbiamo ricordare che, all’inizio della pandemia, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro aveva previsto una perdita di posti di lavoro tra i 5 e i 25 milioni. La stima attuale dell’Fmi è di 300 milioni di posti di lavoro a rischio.
Questa è la più straordinaria crisi economica, occupazionale e sociale mai vista nella storia. Dobbiamo rendercene conto una volta per tutte. Se si dà spazio alla propaganda, anziché governare questo passaggio con autentica lungimiranza, il rischio che si corre è anche quello di minare le fondamenta della nostra democrazia e di ogni rapporto sociale così come li conosciamo oggi.

Ha, dunque, avuto ragione il segretario del Partito Democratico, Nicola Zingaretti, a sollecitare il Governo e la maggioranza al realismo nel suo intervento sul Corriere della sera del 29 giugno. Siamo un Paese in un certo senso strano: per molti anni abbiamo accumulato debito pubblico dimenticando di investire il 100% dei Fondi europei disponibili. Oggi, ci sono forze che frenano sull’acquisizione dei Fondi europei che potremmo ricevere quasi senza condizioni, se non quella di rendere più efficiente la struttura pubblica ed economica del Pese, per riavviarci allo sviluppo. Non è più il tempo della “Troika”. L’Unione è consapevole di dover marciare unita per riavviare lo sviluppo. Abbiamo il Mes per ricostruire la Sanità martoriata da anni di tagli. Abbiamo lo Sure, il Fondo per la cassa integrazione. E in luglio si lavorerà a chiudere la vasta e decisiva partita del Recovery Fund. Essere capaci di indirizzare bene quei Fondi, senza ingannare i contribuenti con proposte incongrue di “tagli di tasse” che non possono essere fatti con quei fondi che sono a tempo e non strutturali, è essenziale per ricostruire il Paese. Far sì che il debito pubblico rientri in parametri accettabili prima di dover cominciare a pagare interessi su quei prestiti a lunga scadenza - al di là della parte che sarà a “fondo perduto” - è altrettanto essenziale.

Riavviare la crescita è possibile. Il modo gusto per farlo è evidente e a portata di mano. Ed è chiaro che non abbiamo altro tempo da perdere.

Dai media

L’attività di ricerca sulla Cassa Integrazione del Centro Studi Mercato del Lavoro e Contrattazione di Lavoro&Welfare ha avuto, nelle ultime settimane, ampia eco sulla stampa italiana.
Cig per tutto il 2020 e stop ai licenziamenti. Ecco l’intesa M5S-Pd
un articolo di Marco Patucchi con i dati del Centro Studi Lavoro&Welfare su La Repubblica del 29 giugno.

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Cassa integrazione, record frantumati. L’autunno sarà duro
Sul dorso Abruzzo de Il Messaggero del 27 giugno, l’intervista che ho rilasciato a Stefano Dascoli.

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Ricchezza delle famiglie, gap del 16% rispetto alla media
Sul dorso Umbria de Il Messaggero del 27 giugno, un articolo di Fabio Nucci cita i dati relativi alla Cassa Integrazione nella Regione nei primi 5 mesi dell’anno.

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Damiano: i lavoratori in cassa hanno perso in media 2.500 euro. Ora proroga degli ammortizzatori a fine anno e taglio del cuneo
L’intervista che ho rilasciato, il 24 giugno, a Raffaele Ricciardi su La Repubblica online.

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Coronavirus, la cassa integrazione ha "rubato" 58 milioni ai lavoratori calabresi
Su La Gazzetta del Sud online - il 24 giugno - un articolo di Francesco Ranieri basato sui dati sulla Cassa Integrazione in Calabria, nei primi 5 mesi dell’anno.

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In 5 mesi la Cig fa svanire 436 milioni di euro di stipendi
Sul dorso Torino-Piemonte del Corriere della Sera del 20 giugno, un articolo di Andrea Rinaldi basato sui dati sulla Cassa Integrazione nella Regione, nei primi 5 mesi dell’anno.

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