Ci sono sempre tante cose che non so.
Non so dire, per esempio, quanto è lontano il futuro in cui Segui le briciole avrà terminato la sua evoluzione, rivelandosi per ciò che dovrà essere in tutto il suo splendore.
...Né so, del resto, in cosa consisterà questa ultima, potentissima trasformazione.
Non ho ancora ben capito come fare a parlare agli altri del mio lavoro , come raccontare cosa faccio e per chi, perché in fondo alla praticità delle informazioni preferisco la poesia delle cose sussurrate sotto voce al chiaro di luna (ma naturalmente questa cosa ha più svantaggi che vantaggi).
Non so fare i lanci fatti bene. Ormai avanzo inseguendo vibrazioni e richiami che “sento” prima di capire e, del resto, troppe volte è capitato che ciò che pensavo davvero di voler fare poi non lo volevo così tanto da farlo davvero.
Non so, nemmeno, come fare a mantenere viva l'attenzione con sfide, proposte o discussioni sui social, perché detesto dover dire qualcosa a tutti i costi e comunque mi annoio facilmente.
Infine, non so com'è che ancora non mi è riuscito di stabilizzare la cadenza di questa newsletter che se ne oscilla tra una volta alla settimana e una volta ogni due mesi, ostinatamente suscettibile ai cambi di stagione, al meteo e alle circostanze, né so se la forma che ha ora sia davvero funzionale, utile o interessante, perché la triste verità è che gli schemi con me non funzionano e che scrivo soprattutto per fare chiarezza tra le cose che mi accadono.
Però, anche se possono essere racchiuse nello spazio del palmo di una mano, ci sono delle cose che so.
So, ad esempio, di quella volta in cui, mentre rincorrevo il sogno di un luogo dedicato alla creatività a Milano, ho dato credito a un pensiero timidissimo (che però mi sembrava molto buono) e che abbia deciso di aprire un blog chiamato "Segui le briciole".
So di quella volta in cui, mentre mi domandavo se la strada mi stesse portando altrove rispetto all'illustrazione, mi sono imbattuta in una vecchia porta vetrata in legno azzurro tanto bella quanto spoglia, e che abbia deciso di celebrarla con piante e fiori disegnati.
So anche di quella volta in cui, mentre la bellezza dei progetti in cui ero immersa non si stava rivelando "bastante" come avevo sempre pensato, ho sentito il bisogno di ritagliarmi uno spazio diverso e che, complice il periodo dell'Avvento, abbia semplicemente stabilito che sarebbe stato divertente disegnare dei topini intenti a preparare il Natale.
O ancora, più di recente, so di quella volta in cui, mentre ero intenta a inseguire il miraggio delle millemila cose che sono sempre in attesa di diventare, è accaduto che io abbia illustrato il mio primo libro per bambini.
La magia deve essere quella cosa che accade mentre siamo girati a guardare da un'altra parte, distratti da piani, riflessi, ambizioni o mancanze, e forse Agosto -con quel suo sapore rotondo come la luna piena- arriva proprio quando il tempo è maturo per fare pace con l'idea che se sapessimo, facessimo, fossimo più cose (o anche qualcuna di meno), sarebbe meglio.
Non lo sarebbe, perché la nostra magia non potrebbe sgattaiolarci alle spalle, armeggiare col destino, compiersi e poi sorprenderci (il che, va detto, è ciò che la rende tale).
In fondo, se si cammina, da qualche parte si arriva sempre.
E il bello è che succede proprio quando meno ce lo si aspetta.
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