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<<Informal Salutation>>
la settimana scorsa ho avuto l’opportunità di accompagnare le équipe mobili della Croce Rossa della Bosnia ed Erzegovina nelle loro attività. Ciò che ho visto mi ha sconvolta. Al confine con la Croazia sono bloccate migliaia di persone in condizioni atroci. Nel campo di Vucjak, alla periferia della città di Bihac, abbiamo incontrato 600 migranti stipati in tende che lasciano passare l’acqua, senza accesso ad elettricità, acqua corrente e servizi igienici. Questo campo profughi sta venendo progressivamente smantellato e i suoi residenti trasferiti in altri alloggi provvisori, ma la situazione rimane precaria per le migliaia di persone senza tetto.
La maggior parte di loro provengono dalla Siria, dall’Afghanistan e dal Pakistan e hanno già un lungo calvario alle spalle. Sono andate a rifugiarsi in edifici crollati, fabbriche abbandonate e container di metallo. Completamente esposte al vento e alle nevicate, fra di loro vi è chi non possiede nient’altro che un paio di infradito. L’unico barlume di speranza nella loro travagliata esistenza è l’équipe della Croce Rossa locale. I suoi membri sanno dove si trovano, vanno a distribuire loro pasti caldi e articoli igienici, prestano primo soccorso quando necessario e hanno sempre una parola gentile per tutti.
In Bosnia ed Erzegovina, ossia nel bel mezzo dell’Europa, sta avendo luogo una tragedia umanitaria che non può lasciarci indifferenti. La Croce Rossa Svizzera, che sostiene già da molti anni gli abitanti più poveri di questo Paese, presta soccorso ai profughi sofferenti e sostiene il lavoro di importanza vitale svolto dalle équipe mobili della Croce Rossa locale. |
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