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Ferrovia, murales e botteghe di quartiere

 

Una passeggiata per l'Ortica 


Un quartiere lungo 400 metri. È questa la distanza dalla fine del Cavalcavia Buccari al Ponte dell’Ortica, ovvero un semplice passaggio pedonale che scavalca i binari. Oltre alle piccolissime dimensioni, è proprio la ferrovia a caratterizzare l’urbanistica e la storia dell’Ortica, diventandone parte del paesaggio da qualunque veduta lo si guardi. Fino agli anni ’30 il quartiere ospitava la stazione di Lambrate, oltre a una serie di svincoli ferroviari e il deposito delle locomotive. Oggi la stazione di Lambrate si è spostata meno di un chilometro più a nord, ma chiunque arrivi in treno da sud est passa a pochi metri dal quartiere e può vederlo guardando fuori dal finestrino.
La Balera e il quartiere dell'Ortica 
Riconoscerne le sembianze non è semplice. Nessun grattacielo o progetto da archistar, ma un pugno di case basse e qualche sede di azienda. Gli unici due edifici del quartiere che spiccano sono il complesso palestra/wellness Virgin Active, con la sua torre in calcestruzzo e lamiera grigia, e l’edificio Liquigas, con vetrate verde e azzurre. Se dalla ferrovia sembra un quartiere privo di personalità, camminandoci si ha tutt’altra impressione, in particolare per due fattori: l’atmosfera da paesello, con botteghe e tutti gli abitanti che si conoscono, e le opere di street art.
Dall'alto Rafael Guzaman all'interno della sua attività e
Salvatore Cucinotta, parrucchiere del quartiere da oltre 35 anni 
Le opere d’arte sui muri sono state, e continuano ad essere, realizzate all’interno del progetto Or.Me – Ortica Memoria, che, nato nel 2017, sta trasformando l’intero quartiere in un vero e proprio museo a cielo aperto. I muri portano la firma del duo Orticanoodles, street artist di base a Milano che hanno raggiunto fama internazionale. Or.Me è un museo, e non solo un insieme di murales, in quanto ha una direzione artistica unica e una vocazione precisa: raccontare le storie del Novecento. E così passeggiando per l’Ortica si trova “Alle donne che hanno fatto grande il ‘900”, un murales con Camilla Cederna, Alda Merini, Ersilia Majno, Alessandra Ravizza, Anna Kuliscioff, Antonia Pozzi, Maria Maddalena Rossi, Liliana Segre, “Alla legalità”, che raffigura Giorgio Ambrosoli, Gen. Carlo Alberto dalla Chiesa, Emilio Alessandrini, Mauro Brutto, Walter Tobagi, Tina Anselmi, Lea Garofalo, ma anche il murale dello sport e quello che ricorda, con fiori e colori, il passato agricolo del piccolo borgo.
I murales del Museo a cielo aperto in varie strade del quartiere
Il nome Ortica non deriva infatti dalla pianta pungente, ma da “orto”, “ortaglia”, luogo adatto alle coltivazioni in quanto irrigabile dal fiume Lambro. Nei dintorni è rimasta ancora qualche vecchia cascina: la più importante e caratteristica è quella di San’Ambrogio. L’edificio si sviluppa da una vecchia chiesa, è infatti ancora possibile vedere l’abside che conserva un affresco del 1100,  ed è oggi gestita da un gruppo di giovani che ha introdotto orti condivisi, spazi di coworking e incontri culturali. In questo luogo una nuova “civiltà contadina” ha preso vita.
Il posto oggi più frequentato è però sicuramente dentro al piccolo borgo: la Balera dell’Ortica. Storico dopolavoro ferroviario, frequentato negli anni ’70 da over 60, oggi è diventata una metà anche dei  giovani milanesi in cerca di autenticità e sapore vintage. Tovaglie a quadroni, cucina sincera, ma soprattutto un atmosfera accogliente e allegra dopo cena attirano tanti giovani e meno giovani nelle lunghe sere d’estate. A due passi dalla Balera, sempre lungo la via dell’Ortica, si trovano vecchi parrucchieri e trattorie, tra cui Osteria del Generale”, che una volta si chiamava “Gatto Nero” ed era il ritrovo di molti artisti. Il quartiere a detta di molti è cambiato, ma non tutti sono d'accordo sulla direzione che ha preso. Parlando con Salvatore Cucinotta, da 35 anni parrucchiere all'Ortica, traspare un po' di nostalgia per le dinamiche da piccolo borgo che oggi l'agglomerato di case ha perso: "Non è più come una volta, quando c'era la salumeria, il fruttivendolo, la macelleria, ora non ci sono più quei piccoli negozietti tipici del quartiere." Di altra idea è Rafeal Guzman, boliviano che da 10 anni gestisce il negozio da calzolaio davanti alla chiesa: "Fino a cinque anni fa era un quartiere morto, ora si sta meglio, c'è più gente che passa e si ferma nei negozi." Di certo il fatto di essere tagliato fuori dal resto della città da diverse arterie ferroviarie non favorisce la sua espansione, ma forse questo è ciò che farà restare l'Ortica così com'è.
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