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Federazione Assemblee
Rastafari in Italia

MELKAM GHENNA

gennaio 2020

Care lettrici e cari lettori siamo quasi a metà dell'anno etiopico e all'inizio di un nuovo anno secondo il calendario gregoriano e siamo felici anche questo mese di poter presentare la newsletter di F.A.R.I.  in “circolazione” dal 2012!
 
Vogliamo salutarvi e aprire questa nuova newsletter del 2020 con le parole del Re: “un fenomeno senza precedenti, irripetibile e annunciato da tempo”. Di cosa parla Sua Maestà l'Imperatore? Della nascita, della venuta nel mondo del Figlio, nostro Signore Iyesus Krestos (ኢየሱስ ክርስቶስ) , rivelatosi regalmente proprio nella figura di Sua Maestà l'Imperatore d’Etiopia con il Nome Nuovo di Qadamawi Hayle Selassie!
 
መልካም የገና በዓል !
Auguri di buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie !
Possano rallegrarsi le nostre anime e i nostri corpi, e in Lui trovare la salvezza, e la vita eterna!
 
Gennaio è un mese di benedizioni continue e così il 10 Terr (ጥር) - 19/20 gennaio si celebra il Timqet (ጥምቀት) durante il quale si festeggia e si rievoca il battesimo del Salvatore Gesù Cristo nel fiume Giordano. Quindi ancora auguri per questo Santo Giorno!
 
Nel gennaio del 1936 il nostro amato paese l'Etiopia subisce una delle azioni più ignobili e diaboliche dell'aggressore fascista, ovvero l'uso dell'iprite, invece nel gennaio del 1941 nostro Signore Hayle Selassie I rientra in Etiopia dopo l'esilio di cinque anni.
È anche il mese in cui il Nostro Imperatore riceve ufficialmente il titolo di "Difensore della Fede Ortodossa", nel 1969 il presidente degli Stati Uniti, Lyndon B. Johnson, elogia S.M. l’Imperatore come “unica ispirazione alla umana richiesta di pace e di progresso”; queste sono solo pochi dei tanti eventi e aneddoti che potremmo raccontare, ma vogliamo ora presentare gli articoli preparati per questo mese.
 
Come sempre, ringraziamo, e apriamo con lo Speech del King in occasione della nomina degli ufficiali della Marina Imperiale, tradotto da brother Manuel estratto da “ Selected Speehes of His Imperial Majesty Hayle Selassie I”.
 
La Chiesa Ortodossa Tewahedo d'Etiopia il  10 gennaio ricorda la morte di Abele come sacrificio accettato agli occhi del Signore. Tino ha tradotto il breve racconto dal Sinassario Etiopico.
 
Il comitato educativo propone Abba "Ape" Samuel - il saggio re Salomone - parte II e ultima.
 
Passiamo agli articoli redatti dal nostro amato cappellano che sono i seguenti :
1. Weddasie Maryam - per il martedì.
2. Commento del Santo Afeworq - discorso LVII.
3. Ethiopian Library - cerimoniale del sacro in amarico seconda ed ultima parte.
 
Vi lasciamo alla lettura e all'ascolto di un grande artista internazionale, dalla Costa d'Avorio, Alpha Blondy!

 


Il Comitato educativo e pubbliche relazioni

Sommario


 

Nomina degli Ufficiali navali

….. E oggi, un altro grande passo è stato compiuto lungo il percorso che abbiamo tracciato per il Nostro amato Paese nel colmare il divario tra l'isolamento in cui l'Etiopia ha vissuto per così tanti anni e il mondo moderno.

Oggi, mentre partecipiamo alla prima cerimonia di laurea presso l'Imperial Naval College, torniamo in memoria al giorno, poco più di sei anni fa, quando l'Eritrea venne federata con l'Etiopia e questo litorale sul Mar Rosso, così a lungo separato dal nostro Impero, si riunì con la sua patria. Il Nostro cuore e quello dell'intera nazione etiope traboccarono di gioia quel giorno. Era, per noi, la realizzazione di un desiderio che avevamo a lungo coltivato.
             
Ma il raggiungimento di un obiettivo non è che un traguardo temporaneo. La cima della montagna viene raggiunta, oltre, sul pendio più lontano, ci sono nuove terre da esplorare e nuove vette da scalare. Quando viene raggiunto un qualsiasi obiettivo lungo il percorso della vita, nuove prospettive si aprono davanti a noi e nuove sfide vengono affrontate. È davvero, una legge immutabile della vita che la lotta dell'uomo non può mai finire, che fermarsi alle difficoltà della vita è come scivolare indietro lungo la strada per il progresso. L'uomo nasce nel dolore e con il sudore della sua fronte deve guadagnarsi il pane.
             
Il ricongiungimento di questo litorale con la sua antica patria costituiva una chiara sfida, da utilizzare a beneficio del Nostro intero Impero, cioè il potenziale che questa strada verso il Mar Rosso rappresenta. Abbiamo lavorato duramente per far fronte a questa sfida. Abbiamo intrapreso lo sviluppo del porto di Assab, che fornirà al nostro impero un altro porto importante. Tra i passi che abbiamo intrapreso per migliorare le comunicazioni in tutto il Nostro Impero, è stata data piena e attenta considerazione alla necessità di aumentare il flusso di scambi commerciali attraverso questi porti e sfruttare la posizione strategica che occupano su questa grande linea di vita commerciale. Abbiamo adottato varie altre misure per migliorare e incrementare l'uso e lo sviluppo di quest'area e Noi abbiamo in mente altri progetti che porteranno a un maggiore utilizzo di questa regione e di questi porti.
   
I risultati che sono stati dimostrati qui e altrove sono di per sé una testimonianza del successo dello sviluppo dell'Etiopia. Vorremmo notare a questo proposito che in questo come in altri Nostri sforzi e sacrifici abbiamo sempre goduto del sostegno sincero e leale del Nostro amato popolo Eritreo.
           
E oggi, un altro grande passo è stato compiuto lungo il percorso che abbiamo tracciato per il Nostro amato Paese nel colmare il divario tra l'isolamento in cui l'Etiopia ha vissuto per così tanti anni e il mondo moderno.
 

Primo passo della federazione

           
La federazione dell'Eritrea con l'Etiopia non fu che il primo passo. Il possesso di un litorale impone serie responsabilità. Devono essere prese misure per assicurare la difesa della nostra costa. È necessaria un'azione per cooperare con i vicini dell'Etiopia nella repressione del commercio illecito. Dobbiamo prepararci al compito di guidare e assistere coloro che lavorano in mare. Questi e molti altri doveri ci vengono affidati in virtù della posizione geografica del Nostro Impero sul Mar Rosso.
           
Quando in passato Ci siamo avventurati in grandi imprese, non è stato con la certezza di vederle realizzate nel giro di cinque o dieci anni, ma piuttosto con l'alta speranza e fiducia che i Nostri sforzi andranno a beneficio delle generazioni presenti e future della Nostra gente.
             
Ma Dio nella sua saggezza ci ha riservato di vedere grandi traguardi e di guardare avanti a traguardi ancora più grandi in tutti i campi della vita nazionale.
           
Oggi, mentre vediamo sempre più persone istruite che prendono il proprio posto nella società con la buona volontà e la determinazione a rendere servizi leali al loro paese, Ci viene ricordata l'affermazione che abbiamo fatto circa 15 anni fa secondo cui l'orgoglio derivato dai meriti di un servizio degno è di gran lunga maggiore di qualsiasi sentimento di orgoglio che potrebbe derivare dall'eredità di ricchezza e proprietà. Come risultato del nostro programma Nazionale di Istruzione e delle opportunità che offre a tutto il nostro popolo, altri capitoli si stanno aggiungendo alla lunga e gloriosa storia del Nostro Paese.
           
È con soddisfazione che notiamo che in seguito al ripristino in Etiopia dei suoi antichi porti, sono stati fatti passi da gigante nel campo navale, aprendo così nuovi e significativi orizzonti e opportunità alla Marina, così come agli uomini che hanno aderito al suo illustre servizio .
           
Il Nostro costante impegno è assicurare per ora come per tutte le volte l'effettiva difesa delle nostre acque e del nostro litorale, e siamo felici di sentire che durante la creazione di questo Collegio abbiamo gettato le basi per il grande futuro della Nostra Marina Imperiale.
           
Già, l'occhio della Nostra mente sta percependo risultati promettenti e siamo certi che la Storia confermerà la nostra convinzione fiduciosa che la Marina Imperiale Etiope occuperà un posto vitale e svolgerà un ruolo importante negli anni a venire.

 

Un obiettivo raggiunto

           
Questo collegio è l'istituzione con cui saranno forniti i mezzi per adempiere ai Nostri doveri nel campo navale e gli ufficiali cadetti che si diplomeranno in questa scuola sono gli strumenti che saranno chiamati a svolgere questi compiti. Voi cadetti che avete la fortuna di diventare i primi ufficiali incaricati della Marina Imperiale Etiope, vi congratulerete per il raggiungimento di questo momento. Anche voi, tuttavia, siete soggetti alla legge della vita a cui abbiamo fatto riferimento. Oggi viene raggiunto un obiettivo, ma è solo per voi una stazione lungo una strada che vi farà richieste sempre più grandi man mano che ogni fase successiva viene raggiunta. Il futuro vi sfida a dimostrarvi degni dell'addestramento che avete ricevuto, ad adempiere ai doveri che ora ricadono sulla vostra sorte e ad aiutarCi nello svolgimento di quegli alti doveri a cui abbiamo dedicato tutta la Nostra vita. Questa è la sfida che vi aspetta oggi.
           
Dovete sempre ricordare che per guidare, dovete prima imparare a seguire, dovete obbedire alle regole e ai regolamenti da cui deve essere governata la vostra condotta. Siate orgogliosi della divisa che indossate, non fate nulla che possa disonorarla. Cercate sempre di dare credito a voi stessi e alla vostra patria. Se sarete fedeli a questi precetti, avrete adempiuto correttamente e fedelmente al vostro dovere davanti a Noi e davanti ai vostri connazionali.
           
Oggi siamo lieti di presentare all'Istituto Navale Imperiale questi colori, che d'ora in poi mostrerà con orgoglio. Rappresentano una testimonianza della fede che abbiamo riposto in questa istituzione e in quelli incaricati della sua amministrazione e della fiducia che, nel pieno riconoscimento degli alti compiti che sono stati assegnati ai giovani che studieranno qui, contempliamo il futuro sviluppo e crescita di questo Istituto.
           
Ringraziamo tutti coloro i cui contributi hanno reso possibile questa cerimonia: a Ras Andargatchew, che ha lavorato incessantemente nella preparazione delle strutture fisiche che compongono questa istituzione; al governo degli Stati Uniti d'America, che ha generosamente contribuito alle navi e alle attrezzature utilizzate nel programma di addestramento; all'ambasciatore degli Stati Uniti d'America, Sua Eccellenza Don C. Bliss, che ha collaborato con tutto il cuore alla realizzazione di questo programma; al comandante Iskinder Desta che ha eseguito con diligenza gli ordini per lo sviluppo della scuola e, infine, a quei devoti ufficiali e uomini Norvegesi e Americani che hanno istruito e addestrato i cadetti che studiano qui.


22 gennaio 1959


Estratto e tradotto da Selected Speeches of Haile Selassie I,  pp.57-61

a cura di Bro Manuel


 

Sinassario etiopico

UNICO DIO. AMEN.
IN NOME DEL PADRE E DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO,
(10 gennaio)
TIR 02

 
In questo giorno morì Abele, il giusto, il cui sangue fu versato dalla violenza; ed era il primogenito della morte, perchè Caino uccise suo fratello. La causa di ciò fu il fatto che Adamo trasgredì il comando di Dio e mangiò dell'albero, sebbene gli fu comandato di non mangiare dell'albero, e la morte ottenne il dominio su di lui e sui suoi figli, e divenne schiavo del peccato e a Satana fu dato il permesso di sviarlo per sempre.

Quindi, quando uscì dal Giardino e scese sulla terra sottostante, continuò per cento anni a piangere e a lamentarsi, perché fu privato della gloria del suo onore e fu scacciato dalla sua eredità . Alla fine del suo lamento, conobbe sua moglie Eva, così lei concepì da lui e partorì Caino ed Elyud sua sorella. Poi conobbe di nuovo Eva, e lei gli partorì Abele e  Aklima sua sorella.

E quando i bambini divennero giovani, Adamo disse a Eva: "Ecco, i tuoi figli sono cresciuti, lascia che Caino sposi Aklima, che è nata con Abele, e che Abele sposi Elyud, che è nata con Caino". E Caino disse a Eva sua madre, "È giusto che io prenda mia sorella, che è nata con me, e che Abele prenda sua sorella, che è nata con lui ”; ora questo [lo voleva] perché Elyud che era nata con Caino era più bella di Aklima, la sorella di Abele, ed era come Eva sua madre.
E quando Adamo udì questo, fu estremamente grave per lui, e disse: "Questo è contro la Legge, e non è giusto che tu faccia questa cosa e porti in moglie tua sorella che è nata con te". In quel momento l'invidia (o la gelosia) entrò nel cuore di Caino, e lui voleva uccidere Abele. Quindi Adamo disse a Caino e Abele: "Fatevi avanti e offrite un'offerta a Dio, e qualunque Egli preferirà, lasciate che sia a Lui".

Quando ebbero presentato le loro offerte, Dio guardò sull'altare di Abele e accettò la sua offerta e respinse l'offerta di Caino. Quindi la gelosia e la rabbia di Caino aumentarono e venne Satana su di lui, cercando un pretesto per ucciderlo. E quando scese nella valle, Satana andò a trovare Caino e gli disse: "Perché sei triste?" E Caino gli disse: "Perché mio padre mi ha comandato di dare la mia bellissima sorella a mio fratello Abele". E Satana gli disse: “Ascolta la mia voce, o amico mio, e ascolta la mia proposta. Alzati e segui tuo fratello e lo troverai a bere dell'acqua, colpiscilo sulla testa con una pietra, e quando muore puoi sposare entrambe le tue sorelle." Il consiglio di Satana fu buono agli occhi di Caino, e bruciò con la brama di fornicazione, poiché era il figlio della perdizione. Prese quindi una pietra e colpì la testa di Abele, che morì per mano di suo fratello per gelosia di una donna. Questo è stato l'inizio del dolore e la causa della morte nel mondo.

Riguardo a questo Dio disse ad Adamo ed Eva quando erano nel Giardino: "Non mangiate di questo albero, poiché nel giorno in cui ne mangerete sicuramente morirete" (Gen. 2:17); e queste parole si riferivano ad Abele prima [che nacque]. E Dio disse a Caino: "Dov'è tuo fratello Abele?" E Caino gli disse: "Sono il guardiano di mio fratello Abele?" E Dio gli disse: "Il sangue di tuo fratello è salito a Me. La terra sarà maledetta perché ha aperto la bocca per bere il sangue di tuo fratello; e tremi e sii terrorizzato per tutti i giorni della tua vita.” Questa maledizione fu estremamente pesante su Caino, e alla fine il suo seme fu distrutto dalla faccia della terra dalle acque del Diluvio, a causa di Abele. Henoc dice: "Ho sentito il sangue di Abele gridare e accusare suo fratello". E i nostri genitori, i figli di Adamo, prima delle acque del Diluvio, solevano giurare per il sangue di Abele e nostro Signore disse agli scribi e ai farisei: “Quale dei profeti non uccisero i vostri padri? Perciò verrà su di voi il sangue di tutti i giusti che è stato sparso sul terreno dal sangue di Abele il Giusto al sangue di Zaccaria sacerdote, figlio di Berachia, che uccisero in mezzo al santuario ”( Matteo 23: 35). E Paolo disse: “Il sacrificio di Abele era migliore di [quello di] Caino, a causa della fede che aveva portato a Dio, divenne così una testimonianza riguardo a lui che era un uomo giusto e il sacrificio che offrì a Dio ha anche testimoniato riguardo a lui; e [sebbene] sia morto, parla ancora.”

Dice ancora: "Gesù, la lampada e la guida della nuova alleanza, e sangue dell'aspersione dalla voce più eloquente di quello di Abele " (Ebrei 11: 4; 12: 24). E poi, quando Adamo sentì la mancanza di Abele, suo figlio, disse a Caino: "Dov'è tuo fratello?" E Caino gli rispose con rabbia, dicendo: "Come dovrei sapere dove si trova mio fratello?" E Adamo corse nella valle e trovò Abele, e prese la testa di Abele tra le sue braccia, e gli disse: "Chi ti ha ucciso?" E Abele disse: "Caino mi ha ucciso."

Adamo e sua moglie piansero per Abele per quattro settimane. E non appena Abele fu morto, gli angeli vennero da Adamo e gli dissero: “Buone notizie per te, o padre del mondo! Tuo figlio Abele riposa in pace tra gli alberi del tuo giardino e la sua anima è ascesa a Dio come sacrificio, che è stato accettato. Mentre eri il primo a [introdurre] la morte, così egli è il primo ad entrare nel luogo santo.” Quando Adamo udì ciò, fu confortato e seppellì Abele nella Grotta dei Tesori.
Saluto ad Abele il sacrificio accettato.

 


Estratto da “The Ethiopian Synaxarium”

Tino


 

Abba Ape Samuel -Tafari un bambino speciale


* da un racconto di Beverley Wilson, illustrato da Sheila Marie Alejandro. Stampato in Polonia da “Amazon Fulfillment, 2012.


curato dal Comitato Educativo di F.A.R.I.


 

Weddase Maryam


Come puro incenso salga a Te la nostra preghiera

Inni e Preghiere della Chiesa Ortodossa Tawahedo d’Etiopia
 
 
Rispettabili fratelli e sorelle, siamo lieti di offrirvi tra le pagine di questa newsletter una rubrica che ci offra occasioni di elevazione spirituale e allo stesso tempo conceda ai nostri cuori un conforto, una cura ed un valido sostegno contro le vicissitudini di questa vita terrena, spesso attraversata da momenti di tribolazioni, di sconforto e di tristezza. Come i nostri padri ci insegnano, la preghiera è la medicina più efficace nei momenti oscuri, ma è anche il modo migliore per esprimere la gioia, il ringraziamento e la lode al nostro Creatore, nostro Medico, Redentore e Salvatore, l’Amante del genere umano per eccellenza.
    
Tra le numerosissime preghiere composte dalla pietà etiopica per testimoniare il suo ardente amore alla Santa doppiamente Vergine Maryam, cantare la gloria della sua santità e sollecitare la sua potenza di Mediatrice tra il Figlio suo diletto ed il genere umano, il Weddase Maryam o Lodi di Maryam occupa un posto d’onore. Queste “Lodi”, molto popolari in Etiopia, sono spessissimo imparate a memoria dai fedeli, che credono fermamente nella loro efficacia presso la Vergine Santa, e vengono recitate quotidianamente. Prova dell’attaccamento dei fedeli a questa preghiera, è il numero assai considerevole di manoscritti etiopici che la contengono, oltre alle diverse traduzioni a stampa. Una tradizione locale fa di Sant’Efrem il Siro l’autore di questa preghiera, mentre un’altra tradizione popolare ne attribuisce la paternità all’innografo siro Simone il vasaio. Il testo è diviso in sette capitoli, uno per ogni giorno della settimana.
    
Il lavoro che vi sottoponiamo è stato tradotto in italiano dal Prof. Don Osvaldo Raineri, eccellente etiopista che ha svolto il ruolo, per molti anni, di insegnante di Ge’ez presso il Pontificio Istituto Orientale nella città di Roma, che ho avuto la fortuna di conoscere e di apprezzare personalmente.
    
Buona lettura e meditazione; che la mediazione della Madre di Dio, presso il nostro Signore e Messia, sia con tutti voi. Amen.

 
WEDDASE MARYAM
Per il Martedì
    
La corona del nostro vanto, il principio della nostra salvezza e il fondamento della nostra purità si trovano nella Vergine Maryam che ha generato per noi il verbo del Signore che si è fatto uomo per la nostra salvezza. Dopo essersi fatto incontestabilmente uomo, Egli era perfetto Dio. È questa la ragione per cui Ella generò, essendo Vergine. È ammirabile la potenza della sua nascita ineffabile. Prega per noi, o Santa. 
    
Infatti, per la sua volontà e l’assenso del Padre suo e dello Spirito santo, Egli è venuto e ci ha salvati. Grande è la gloria della tua verginità, o Maryam, Vergine perfetta. Tu hai trovato grazia, il Signore è con Te. 1 Tu sei la sola che vide Giacobbe, che va dalla terra al cielo e sulla quale salgono e scendono gli angeli del Signore. 2  Prega per noi, o Santa. 
    
Tu sei il roveto che Mosè vide nella fiamma del fuoco e che non si consuma, 3 che è il Figlio del Signore. Egli è venuto ed ha abitato 4 nel tuo grembo e il fuoco della sua divinità non ha consumato la tua carne. Prega per noi, o Santa.
    
Tu sei la terra coltivabile nella quale è stato gettato il seme. Il frutto della vita è uscito da te. Tu sei il tesoro che Giuseppe ha acquistato e nel quale si trova la perla; pietra preziosa che era il nostro salvatore Iyasus Krestos. Egli è stato portato nel tuo grembo e tu l’hai generato nel mondo. Prega per noi, o Santa.
    
Rallegrati, o genitrice del Signore, gaudio degli angeli. Rallegrati, o pura, annunciata dai profeti. Rallegrati, perché hai trovato grazia; il Signore è con Te. 5 Rallegrati perché hai accolto la parola dell’angelo, gioia del mondo intero. Prega per noi, o Santa. 
    
Rallegrati, poiché è cosa degna che Tu sia chiamata “Genitrice di Dio”. Rallegrati, o salvezza di Eva. Rallegrati perché Tu hai allattato Colui che nutre tutte le creature. Rallegrati, o Santa, madre di tutti i viventi. Eleviamo i nostri occhi a Te. Prega per noi, o Santa.
    
O Vergine, o Santa, o Genitrice del Signore, poiché hai generato il Re, per noi. Mistero ammirabile! Egli ha abitato in Te per la nostra salvezza. Noi stiamo zitti, perché siamo nell’impossibilità di esporre esattamente la sua perfezione, a motivo della grandezza dell’Autore dei beni dall’aspetto vario e ammirabile. Prega per noi, o Santa. 
  
Il Verbo vivente del Padre, che discese sul monte Sinai e diede la legge a Mosè, ricoprì la cima della montagna con il fragore e il fumo, con le tenebre e il vento e col clangore del suono delle trombe, 6 ha ripreso coloro che stavano nel timore. Prega per noi, o Santa.
    
Colui che discese in Te, o montagna dotata di ragione, nell’umiltà, l’amico dell’uomo, si è fatto uomo da Te, senza cambiamento, perfettamente carne dotata di ragione come noi. Per lo Spirito di sapienza, Dio dimorò su di lei, è divenuto uomo perfetto, per salvarlo 7 e perdonare il peccato di Adamo, per ricollocarlo nei cieli e ricondurlo al suo trono antico, per la grandezza della sua clemenza e della sua misericordia. Prega per noi, o Santa. 
    
La grandezza della Vergine non può essere espressa, perché il Signore l’ha scelta. È venuto ed ha abitato su di Lei, Colui che abita nella luce, là dove nessuno si avvicina. È stato portato nel suo grembo nove mesi, Colui che è invisibile e inconoscibile. Maryam l’ha generato, pur essendo Vergine. Prega per noi, o Santa.
    
È la pietra che vide il profeta Daniele, che si è staccata da un’alta montagna, senza opera di mano, 8 e il Verbo che è uscito dal Padre. È venuto, si è fatto uomo dalla Vergine, senza seme d’uomo, e ci ha salvati. Prega per noi, o Santa.
    
Tu sei stata il ramo puro e il vaso della fede retta dei nostro Padri santi. O pura Genitrice di Dio, Vergine sigillata 9, Tu hai generato per noi il Verbo del Padre, Iyasus Krestos. Egli è venuto per la nostra salvezza. Prega per noi, o Santa. 
    
Tu sei la Madre della Luce gloriosa, Genitrice del Signore, che ha portato il 12la lode e la benedizione. Prega per noi, o Santa.
    
Quale lingua può esprimere ciò che è stato detto a tuo riguardo? O Vergine pura, Madre del Verbo del Padre. Tu sei diventata il trono del Re che i Cherubini portano. Noi ti proclamiamo beata, o benedetta. E celebriamo la memoria del tuo nome di generazione in generazione. 10 O colomba bella, 11, Madre di nostro Signore Iyasus Krestos. Prega per noi, o Santa. 
    
Rallegrati, o Maryam, Madre e Serva, 12 poiché gli angeli glorificano Colui che è nel tuo seno, i Cherubini l’adorano con timore, i Serafini stendono le loro ali incessantemente e dicono: «Egli è il Re della gloria»; è venuto per perdonare i peccati del mondo, per la grandezza della sua clemenza. Prega per noi, o Santa.

 
Note: 1 Lc. 1, 30; 2 Gen. 28, 12-15; 3 Ef. 3, 2-3; 4 Cfr. Gv. 1, 9; 5 Lc. 1, 30; 6 ES. 19, 16-20; 7 Adamo; 8 Dn. 2, 34-35; 9 Ct. 4, 12; 10 Lc. 1, 48; 11 Ct. 2, 10; 12 Lc. 1, 38.

a cura di ghebreSellassie
 

 

Commento al Vangelo di San Giovanni

di Yohannes Afeworq
 Discorso cinquantasettesimo


 

 

Detto questo, Iyasus sputò in terra, fece un po’ di fango con l saliva e spalmò il fango sugli occhi del cieco e disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe» 1.

           
1- . Quelli che vogliono trarre qualche vantaggio dalle cose lette, non debbono trascurare neanche i minimi dettagli. Ci viene ordinato di indagare nelle Scritture, perché molte delle cose, che a prima vista sembrano di facile comprensione, celano qualche grande e profonda verità. Considera infatti quello che ora ci viene proposto: «Detto questo – dice – sputò in terra» 2. Perché fa così? Perché sia manifesta la gloria di Dio e perché aveva detto: «Devo fare le opere di Colui che mi ha mandato». L’Evangelista non ha ricordato il fatto e non ha aggiunto che sputò in terra senza una ragione, ma per dimostrare che Iyasus confermava con le opere le sue parole. E perché non si è servito dell’acqua ma della saliva per impastare il fango? Avrebbe poi mandato quel cieco alla piscina di Siloe. Sputò in terra, proprio perché non venisse attribuito a quella sorgente un potere miracoloso, ma perché tu comprenda che uscì dalla sua bocca al forza arcana che rigenerò ed aperse gli occhi del cieco. Intendendo questo, l’Evangelista diceva: «Fece un po’ di fango con la saliva». E poi, affinché non si credesse che il prodigio aveva la sua causa in poteri occulti della terra, gli ordinò di andare a lavarsi. Perché dunque non fece subito ciò, ma lo mandò a lavarsi nella piscina di Siloe? Perché tu ti renda conto della fede del cieco e perché l’ostinazione dei Giudei venisse vinta. È verosimile, infatti, che tutti lo abbiano visto mentre se ne andava col fango spalmato sugli occhi. Il fatto insolito attirò su di lui gli sguardi di tutti; sia quelli che avevano visto di che cosa si trattava, sia quelli che ignoravano l’accaduto erano curiosi di conoscere come la cosa sarebbe andata a finire. Siccome non era facile a credersi che il cieco avesse recuperato la vista, lungo tutta la strada erano predisposti numerosissimi testimoni e spettatori di un fatto così inaudito; per cui, data l’attenzione, non si sarebbe potuto più dire: «È lui, non è lui». Il Krestos, mandandolo alla piscina di Siloe, vuole dimostrare di non essere contrario alla vecchia legge. Né, d’altra parte, era da temersi che si attribuisse alla piscina di Siloe la gloria del prodigio, perché molti si erano lavati gli occhi in essa e non ne avevano tratto alcun vantaggio.
           
Qui è la potenza di Krestos che opera tutto, e per questo l’Evangelista aggiunge una spiegazione. Dopo aver detto, infatti, «a Siloe», aggiunge «che significa inviato», onde tu comprenda che proprio là venne guarito dal Krestos, come dice Paolo: «Perché essi bevevano dalla pietra spirituale che li accompagnava, e la pietra era il Krestos» 3. Come il Krestos era la pietra spirituale, così spirituale è la piscina di Siloe. Mi sembra poi che la improvvisa comparsa dell’acqua stia ad indicarci un mistero nascosto. Quale mistero? Si trattava di una venuta inaspettata, che oltrepassava ogni speranza. Ma nota come l’animo del cieco era disposto ad una completa obbedienza. Costui non disse: «se il fango e la saliva mi restituiscono l’uso della vista, che necessità c’è della piscina di Siloe? E se poi è necessaria l’acqua di Siloe, che bisogno c’è della saliva? Perché mi hai spalmato di fango? Perché mi hai ordinato di lavarmi?» Egli non pensò ad alcuna di queste cose, ma aveva uno scopo solo, quello di obbedire a chi gli dava ordini: nulla lo trattenne, nulla gli fu di ostacolo. Se qualcuno poi ci chiedesse in qual modo abbia riacquistato la vista, così imbrattato di fango, non avrà da noi altra risposta, perché non sappiamo il modo in cui ciò accadde. E che c’è da stupirsi se non lo sappiamo, quando non lo sapeva neanche l’Evangelista e non lo sapeva neanche colui che era stato guarito? Egli sapeva che cosa era accaduto, ma non aveva potuto capire come era accaduto. A chi poi lo interrogava, rispondeva: «Ha spalmato un po’ di fango sui miei occhi, mi sono lavato e vedo». Ma in che modo ciò fosse accaduto non riusciva a dirlo, anche se lo interrogavano mille volte di seguito. Allora i vicini e quelli che l’avevano visto prima perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui che se ne stava seduto a mendicare?». Alcuni dicevano: «È lui» 4. L’eccezionalità dell’avvenimento li rendeva diffidenti, anche se in precedenza si erano verificati provvidenzialmente molti fatti che li spingevano invece a credere. Altri poi dicevano: «Non è forse quello che se ne stava seduto a mendicare?».
           
Davvero grande è la bontà di Dio! Fino a che punto si abbassa, curando con tanta benevolenza i mendicanti e riducendo così al silenzio i Giudei, perché non degnava della sua provvidenza gli uomini illustri e potenti, ma gli umili, essendo Egli venuto per la salvezza di tutti. Ciò che era accaduto al paralitico, accadde anche in questo caso. Colui non conosceva chi lo aveva guarito, come, del resto, neanche questo, e la guarigione si verifica dopo che il Krestos se ne è andato, pur essendo Egli solito, quando guariva, a recarsi di persona sul posto, perché non sorgessero sospetti. Chi, infatti, non sapeva chi era, come avrebbe potuto inventare qualcosa circa le sue azioni per compiacenza verso di Lui? Questo cieco poi non era un qualsiasi vagabondo, ma stava seduto presso le porte del tempio. A coloro, dunque, che hanno dei dubbi sulla sua identità, che cosa dice?
           
«Sono proprio io». Non si vergognava della sua precedente cecità, non aveva paura del furore del popolo né paura di farsi vedere, per annunziare la grazia ricevuta. Gli dissero allora: «E come ti si sono aperti gli occhi?». Rispose: «Quell’uomo che si chiama Iyasus» 5. Che dici? Un uomo è capace di compiere tali cose? Eppure il cieco non aveva ancora di Lui un alto concetto. «Un uomo che si chiama Iyasus – egli dice – ha fatto un po’ di fango e mi ha spalmato».
 
2. – Nota come egli è veritiero. Non dice come e con che cosa sia stato spalmato: non lo dice, perché non l’aveva visto. Non aveva visto, infatti, che Iyasus aveva sputato in terra, ma attraverso il senso del tatto, si era accorto di essere stato spalmato col fango. «E mi ha detto: va’ a lavarti nella piscina di Siloe». Questo era attestato dall’udito. Ma come aveva riconosciuto la voce del Krestos? Dal suo colloquio con i discepoli. Il cieco narra tutto questo, adducendo come testimonianza i fatti, ma non è in grado di dire come sia avvenuto.  Se poi è necessaria la fede per credere in cose che percepiamo con il senso del tatto, molto di più lo è per credere in cose che non possono essere vedute. Gli domandarono: «Dov’è lui». Rispose: «Non lo so» 8. Senza dubbio, dicevano: «Dov’è lui», con l’intenzione di ucciderlo. Considera poi come il Krestos, alieno da ogni vanità, non sia rimasto là dopo aver restituito la vista al cieco, e come non cercasse la gloria e il plauso del popolo. Nota anche come il cieco risponde con veridicità ad ogni domanda. I Giudei cercavano dunque il Krestos per condurlo ai sacerdoti, e non trovandolo, conducono il cieco dai Farisei, perché lo interroghino più a fondo. L’Evangelista precisa che era sabato, proprio per mostrarci la perversità del loro animo e di quale pretesto si servivano per screditare il miracolo, facendolo comparire come una trasgressione della legge. E ciò risulta evidente dal fatto che, appena videro il cieco guarito, non gli chiesero altro se non questo: «Come ha aperto i tuoi occhi» 7. Nota che costoro non gli chiesero: «Come hai ricevuto la vista?», ma: «Come ha aperto i tuoi occhi», quasi per dargli l’occasione di calunniare il Krestos per l’opera che ha compiuto. Ma quello, come se parlasse a persone che già sapevano tutto, risponde con grande concisione, senza menzionare il suo nome. Non dice: «Egli mi ha detto: “Va’ a lavarti», ma dice subito: «Ha messo un po’ di fango sui miei occhi, mi sono lavato e ci vedo». Nonostante fossero già state sparse sul suo conto molte calunnie e che si dicesse: «Guarda che cosa fa Iyasus di sabato», Egli aveva spalmato il fango. Considera inoltre come il cieco non ne fosse per nulla turbato. Quando rispondeva ai quesiti che gli venivano posti senza suo rischio, non era poi gran cosa affermare la verità; cosa stupefacente è invece che, sottoposto a pressioni e minacce, egli non nega e non si contraddice. Che fecero allora i Farisei e gli altri? Lo fecero condurre dinanzi a loro, perché ritrattasse quanto aveva dichiarato. Accadde invece proprio il contrario di quanto essi desideravano, per modo che appresero maggiori particolari circa l’accaduto; e allora avvenne quello che sempre succedeva in occasione di miracoli, come mostreremo più avanti con maggior chiarezza. Che cosa dicevano dunque i Farisei? Alcuni (non tutti, ma solo i più sfrontati) dicevano: «Non viene da Dio quest’uomo, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Un uomo peccatore, come può fare prodigi del genere?» 8. Vedi come essi sono preoccupati per i prodigi? Ascolta cosa dicono ora quelli, anche se non tutti, che avevano mandato delle guardie per tradurre Iyasus davanti a loro. Essendo personaggi eminenti, caddero nell’incredulità a causa del loro smodato desiderio di gloria, e se, tuttavia molti di quei capi credevano in Lui, non lo dichiararono apertamente. Essi nutrivano disprezzo per il popolo, perché non dava grandi contributi di denaro alla sinagoga. I notabili, pertanto, erano più restii a far sapere in pubblico che credevano, alcuni trattenuti dall’attaccamento al potere, altri dal timore dei loro colleghi. Per questo, Iyasus diceva loro: «come potete credere, voi che ricevete la gloria dagli uomini?» 9.
           
Eppure quegli stessi che tentavano di ucciderlo ingiustamente, dicevano di essere uomini di Dio, affermavano che non poteva venire da Dio Lui che guariva i ciechi, perché non rispettava il sabato. A questi, gli altri obiettavano che un peccatore non avrebbe potuto compiere tali miracoli. Astutamente i primi, passando sotto silenzio il miracolo, portavano il discorso solo su quella che essi definivano «violazione della legge». Non dicevano infatti: «Guarisce di sabato», ma: «Non osserva il sabato». A loro volta, gli altri replicavano fiaccamente. Mentre sarebbe stato necessario dimostrare che il sabato non veniva affatto violato, essi basano la loro apologia soltanto sui miracoli. Ed era naturale che facessero così; perché lo credevano ancora soltanto un uomo. Altrimenti avrebbero potuto difenderlo in altro modo, sostenendo, cioè, che Colui che aveva istituito il sabato era anche il padrone del sabato, ma non avevano ancora di Lui un concetto così alto. Certo nessuno osava dichiarare apertamente ciò che sentiva, ma esprimeva molto timidamente il proprio parere, perché alcuni erano trattenuti dalla paura, altri dall’attaccamento alle loro cariche. E v’era divisione tra loro. Cosa che prima si era manifestata nel popolo e in seguito anche tra i capi. Alcuni dicevano: «È buono!». Altri invece: «Macché, imbroglia la gente» 10. Vedi che i capi divisi sono più imprudenti della folla? Ma, anche dopo essersi divisi, non si mostrano affatto di animo nobile e generoso, vedendo i Farisei farsi minacciosi. Se si fossero divisi del tutto, avrebbero subito conosciuto la verità. Il disaccordo, infatti, può essere a volte una cosa buona. Proprio per questo, Iyasus diceva: «Non sono venuto a portare la pace in terra, ma la spada» 11. La concordia può essere talora cattiva e la discordia buona.
           
Per esempio, quelli che edificavano la torre (di Babele), erano concordi a loro danno e successivamente furono divisi, anche se loro malgrado, per il loro bene. I seguaci di Core poi si erano messi d’accordo per il male, perciò fu un bene che venissero separati. Anche Giuda si accordò malamente con i Giudei. La discordia, dunque, può essere un bene, come può essere un male la concordia. Ecco perché Iyasus dice: «Se il tuo occhio ti scandalizza, strappalo, se il tuo piede ti scandalizza, taglialo» 12. Se deve essere tagliato un membro che sta unito per il male, non è forse molto più necessario separarsi dagli amici con i quali si è uniti nel male? Per questo la concordia non è sempre buona, come non è sempre cattiva la discordia.
 
3. – Dico queste cose per incoraggiarvi a fuggire i cattivi e a seguire i buoni. Se infatti amputiamo le membra incancrenite e incurabili, perché non conducano alla morte tutto il corpo, e lo facciamo non perché trascuriamo un nostro membro, ma per salvare gli altri, non dovremo forse agire così, a più forte ragione, nei confronti di quelli che sono a noi malamente uniti? Se noi abbiamo la possibilità di correggerli senza subire alcun danno, dobbiamo dedicare ogni sforzo a tale scopo, ma se essi non vogliono correggersi e ci arrecano danno, dobbiamo separarli e allontanarli da noi. Con questo sistema essi spesso verranno ricuperati più tardi.
           
Per questo Paolo ci esorta così: «Togliete di mezzo a voi il malvagio» 13 e: «Perché fosse tolto di mezzo a voi chi ha commesso tale azione» 14. Pericolosa, veramente pericolosa è la compagnia dei malvagi. La peste non ci assale e la scabbia non deturpa tanto rapidamente chi ne è colpito, come le cattive compagnie; infatti «le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» 15. Anche il profeta dice: «Uscite e separatevi da costoro» 16. Nessuno di voi perciò stringa amicizia con gente viziosa. Se, quando abbiamo figli discoli e scapestrati, li diserediamo e non abbiamo riguardo per la natura e per le sue leggi, né per i vincoli di sangue, a maggior ragione dobbiamo rifuggire dai conoscenti e dagli amici se sono malvagi. Anche se da essi non riceviamo alcun danno, non potremo tuttavia evitare di farci una pessima reputazione. Gli estranei, infatti, non indagano sulla nostra vita, ma ci giudicano dalle persone che frequentiamo. Rivolgo questa esortazione sia alle spose che alle vergini: «Studiatevi di fare del bene – dice l’Apostolo – non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini» 17.
           
Facciamo dunque ogni sforzo per non essere mai di scandalo al prossimo. Se una vita, anche onestissima, è di scandalo agli altri, perde tutti i meriti. Ma come può una vita retta essere motivo di scandalo? Quando la compagnia dei cattivi ci procura una cattiva reputazione. Allorché infatti frequentiamo, fidandoci troppo di noi stessi, la compagnia di gente viziosa, anche se non ne subiamo alcun danno, siamo di scandalo agli altri. Dico queste cose agli uomini, alle spose, alle vergini, lasciando alla loro coscienza il compito di indagare quanti mali ne provengano. Personalmente io non sospetto niente di male in questo, e forse non lo sospetta chi abbia già fatto molti progressi nella virtù, ma il fratello più semplice può dubitare della tua solida virtù. È necessario insomma, anche tener conto della sua debolezza. E anche se egli non ne è scandalizzato, può darsi che venga scandalizzato il pagano. Ma Paolo ci ordina di non essere di scandalo né ai Giudei, né ai Greci, né alla Chiesa di Dio 18- Personalmente, io non ho alcun sospetto nei riguardi di una vergine (amo anzi la verginità: «E la carità non pensa mai al male» 19. Amo molto questa regola di vita e non posso pensare che in essa vi sia qualcosa di strano. Ma come potremo persuaderne gli estranei? È necessario infatti tener conto anche del loro punto di vista. Regoliamo dunque la nostra vita in modo da non offrire occasione ad alcun infedele di criticarci giustamente. Come, infatti, quelli che vivono una vita onesta, ne attribuiscono la gloria a Dio, così quelli che si comportano in modo opposto sono colpevoli perché provocano la bestemmia. Voglia il cielo che non vi sia tra voi nessuno simile a costoro, ma splendano le vostre opere in modo che sia glorificato il Padre nostro che sta nei cieli, e noi possiamo godere della sua gloria, che tutti ci auguriamo di conseguire, per la grazia e la bontà del Signore nostro Iyasus Krestos, per mezzo del quale e con il quale sia gloria al Padre, insieme con lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli.

Così sia.


Note: 1 Gv. 9, 6-7; 2 Gv. 9, 8; 3 1 Cor. 10, 4; 4 Gv. 9, 8; 5 Gv. 9, 10-11; 6 Gv. 9, 12; 7 Gv. 9, 15; 8 Gv. 9, 16; 9 Gv. 5, 44; 10 Gv. 7, 12; 11 Mt. 10, 34; 12 Mt. 5, 29 e 18, 8; 13 1 Cor. 5, 13; 14 1 Cor. 5, 2; 15 1 Cor. 15, 33; 16 Ger. 51, 45; 17 Rom. 12, 17; 18 Cf. 1 Cor. 10, 32; 19 Cf. 1 Cor. 13.


a cura di ghebreSelassie


 

Ethiopian Library

“H. I. M. Haile Selassie I, King of Kings, Elect of God”
Ethiopian Library – Rome
presents
ethiopian Library

Roots an’ Progress - Collection
The Coronation Cerimonial (Ser'ate Negs)
 
Amharic text

 


Introduction

Dear friends and readers, in the occasion of the 89th anniversary of the Coronation of His Imperial Majesty Haile Selassie I, hold in Qeddus Giorgis Cathedral on 2nd Novembre 1930, in Addis Abeba, it’s for me a great honour to present you the original and official Amharic text of the official guide printed for this magnificent event.
        
The Imperial Government of Ethiopia published this original pamphlet with the aim to give to all partecipants, Ethiopians and International guests, a special written cerimonial of that historical and mystical happening.
          
During this rite the Ethiopian Orthodox Tawahedo Church - through its holy signes and seal – had testified undestructable, indelible and close bonds between the Kingdom of Heaven and the fullfilment of God’s kingdom on the earth (Gen. 49, 10).
        
A very pleasant reading to all.

 

Your Carmelo gebreSellassie
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