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Le librerie che resistono

Un settore in crisi e le realtà che si distinguono


Un’emergenza, un’emorragia, una crisi nera. È in questi termini che ultimamente si parla della chiusura di sempre più librerie, spesso indipendenti, nel nostro Paese. Il primo mese del 2020 ha riacceso i riflettori sul fenomeno: a Torino hanno chiuso Paravia, la seconda più antica libreria d’Italia (era nata nel 1802), e la Comunardi, a Milano la libreria all’interno dell’ospedale Niguarda, a Roma la Feltrinelli International e la Libreria del viaggiatore, e in totale sono 2300 le librerie chiuse negli ultimi cinque anni in Italia, secondo quanto dichiarato dal Presidente dell’Associazione Librai Italiani, Paolo Ambrosini. Milano sta meglio di tanti piccoli paesi di provincia lungo lo stivale, specialmente nel Mezzogiorno, dove bisogna fare diversi chilometri prima di trovare una libreria. Avere molte realtà che organizzano presentazioni ed eventi tutte le settimane, o festival come Bookcity e Bookpride in cui i libri invadono la città, certamente aiuta ad avere più lettori, un po’ come crescere in una casa piena di libri rispetto a una in cui si guarda solamente la televisione. Anche il capoluogo meneghino non fa però eccezione nella crisi delle librerie.

Nella ricerca nel colpevole perfetto, il primo indiziato è sempre Amazon che, con le comode consegne in un giorno e i libri costantemente scontati del 15%, ha negli anni fagocitato una grande fetta di mercato. Ma il marketplace online fondato da Jeff Bezos non è certamente l’unico colpevole. In un lungo pezzo uscito su Internazionale lo scorso anno e focalizzato su Roma, lo scrittore Claudio Morici è andato a caccia dei killer delle librerie che muoiono. “Tra i primi sospettati ci sono le grandi catene tipo Mondadori e Feltrinelli, che negli anni novanta sono entrate nel mercato a gamba tesa. Grandi editori che tutt’oggi, unico caso in Europa, i libri li pubblicano, li distribuiscono, li vendono, e a volte se li leggono pure da soli – scrive Morici - I numeri parlano chiaro: le librerie a conduzione familiare in Italia erano 1.115 nel 2010. Nel 2016 erano 811. Mentre quelle che fanno parte di grandi gruppi sono aumentate: da 786 a 1.052.” Parlando con alcuni librai indipendenti, i quali spesso puntano il dito sulla scarsa propensione alla lettura degli italiani e sul mancato aggiornamento all’era digitale dei colleghi più che (solamente) su Amazon, la chiave per non chiudere, ma anzi prosperare, sembra sia allontanarsi il più possibile dall’offerta delle grandi catene e puntare a distinguersi, creando una comunità forte attorno a sé. 

“Nelle grosse catene spesso il libraio più che un libraio è un magazziniere, qualcuno che mette via la merce e sa dov’è. Se deve dirti dove è un libro guarda nel computer, ma se deve darti un consiglio fa più fatica. È ovvio che in una piccola realtà tutti fanno anche i magazzinieri, ma si conoscono molto meglio tutti i libri che si vendono, riuscendo così a consigliare un lettore nella scelta di un prodotto,” racconta Alessandro Gigliola, co-titolare della Libreria del Mare, a due passi da piazza Cordusio. La libreria, aperta dagli anni ’70, è il punto di riferimento in città per gli appassionati di vela, subacquea, surf e di tutto quello che ruota intorno al mondo del mare. Seppur con forti flessioni rispetto agli scorsi decenni, la libreria rimane economicamente sostenibile, sottolinea Alessandro, che però si dice preoccupato per le tante chiusure di librerie indipendenti: “Che ci siano tanto librerie che chiudono è triste non tanto per l’attività commerciale, è nell’ordine naturale delle cose che alcuni posti proseguano e altri non ce la facciano, quanto proprio per il patrimonio culturale che si perde. Una piccola libreria indipendente che chiude significa che ci saranno diverse persone, che sono un pozzo di scienza, che non potranno più consigliare il lettore e trasmettere la loro passione per la lettura.” In un paese in cui si legge molto meno che altrove può essere questa la perdita più grande. Secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2018, solo il 41% della popolazione legge infatti almeno un libro all’anno, e, di questi, il 47% ne legge al massimo tre. Solamente il 14% dei lettori può essere annoverato tra i cosiddetti “lettori forti”, ovvero coloro che leggono almeno un libro al mese. Leggendo i dati europei, l’Italia è agli ultimi posti nella classifica dei lettori: soltanto Cipro, Romania, Grecia e Portogallo occupano posizioni più basse. In Svezia, il Paese europeo con più lettori, il 90% della popolazione ha letto almeno un libro nell’ultimo anno, in Danimarca l’82%. A crescere in Italia, di anno in anno, sono solo i libri pubblicati: hanno superato quota 75mila nel 2018, per un totale di oltre 160 milioni di copie stampate.
Alessandro Gigliola, co-titolare della Libreria del Mare
Per avvicinare le persone alla lettura occorre, in molti casi, anche cambiare il modo in cui lo si fa, secondo Arianna Montanari, libraia di Colibrì, in zona Duomo: “Un modo di parlare dei libri che sia più accessibile aiuta. Non serve trincerarsi nella torre d’avorio di un libraio che ti guarda con sospetto se pronunci in modo sbagliato il nome di un autore, mentre aiuta offrire qualcosa in più in temi di rapporti umani e luoghi in cui ci sia uno scambio di cultura.” Questi pensieri sono stati tradotti nel Bestiario Letterario, un gruppo di lettura che si riunisce una volta al mese nella libreria-caffè letterario per discutere di un particolare testo. Il format è nato un anno fa, quando le libraie di Colibrì hanno aperto un gruppo Facebook (che oggi conta circa 1500 persone), dove si potesse discutere liberamente di libri e consigliarsi a vicenda, oltre che scegliere il testo da leggere tutti assieme e di cui discutere nell’incontro dal vivo del mese successivo. L’esperimento è riuscito e oggi il Bestiario Letterario (oltre a presentazioni di libri ogni settimana, concerti e mostre) ha contribuito a creare una comunità forte attorno a Colibrì. “La cosa bella è che è un gruppo molto eterogeneo, dove ci sono sia uomini che donne, e già questa è una rarità perché gli uomini vanno poco ai gruppi di lettura, e hanno età molto diverse, dai ragazzi che frequentano l’università ai 70enni - racconta Arianna - È interessante vedere come lo stesso romanzo viene letto e interpretato da teste così diverse, con vite e formazioni così differenti, che favoriscono uno scambio vero."
Arianna Montanari, libraia di Colibrì
Quelle di creare realtà fortemente identitarie, che organizzino numerosi eventi o che associno alla libreria uno spazio bar o bistrot sembrano essere le strade percorse da molte librerie indipendenti in città. Nello scorso aprile, nel quartiere NoLo, ha aperto "NOI libreria spazio culturale di vicinato", una realtà indipendente e alternativa, specializzata in libri illustrati; poco più di quattro anni fa, in Corso di Porta Ticinese e a pochi passi dalle colonne di San Lorenzo, è nata Verso, che propone autori indipendenti e grandi titoli, e unisce libreria, bar e spazio ricreativo; di grande successo è la libreria Gogol & Company, in via Savona, che organizza tanti eventi culturali, oltre a essere un luogo accogliente in cui fermarsi a lavorare, studiare o mangiare.

Un problema di tutte le piccole realtà, anche quelle che vanno meglio, resta quello della concorrenza con i marketplace online. “Più che Amazon e il web secondo me il problema è la politica degli sconti – chiarisce però Arianna - L’Italia è l’unico paese dove un libro esce e puoi trovarlo subito al 15% di sconto. Una politica del genere è dannosa soprattutto per le librerie indipendenti.” Un tentativo di riforma di questi meccanismi è la cosiddetta “legge sul libro”, ferma al Senato dopo che il testo è stato licenziato dalla commissione cultura della Camera lo scorso giugno. Il punto più delicato della legge è la riduzione degli sconti massimi applicabili dal 15% al 5%, con lo scopo di sostenere le librerie e scongiurare che un libro si trovi fortemente scontato già pochi giorni dopo l’uscita. La proposta di legge non è comunque stata accolta da tutti gli operatori allo stesso modo. Da una parte Adei (Associazione degli editori indipendenti), Ali (Associazione Librai Italiani) e Sil (Sindacato Italiano Librai e Cartolibrai) che sono a favore del tetto massimo del 5%; dall’altra l’Aie, che raccoglie la maggior parte degli editori, che invece teme un calo delle vendite conseguente alla limitazione degli sconti. Trovare una soluzione per fermare la chiusura di tante librerie non è comunque semplice, perchè "c'è un problema di natura sociale e culturale esteso in Italia nell'approccio alla lettura," sostiene Alessandro. "Moltiplicare le occasioni in cui si parla dei libri, mostrandoli non come una torre d'avorio riservata ai professori universitari, ma come una cosa aperta a tutti," sarebbe già importante, secondo Arianna. Perchè alla fine un libro non è poi così diverso da una serie su Netflix, è solo un altro modo di appassionarsi a una storia.
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