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Federazione Assemblee
Rastafari in Italia

febbraio 2020

Care lettrici, cari lettori;
 
sperando di trovarvi nella pace del Re Messia Qadamawi Hayle Selassie, vogliamo ricordare, con voi e l’Etiopia tutta, il Giorno dei Martiri (የሰማዕታት ቀን - Ye-semaetat Qen). In questo giorno, 12የካቲት (Yekatit) 19 Febbraio, onoriamo gli uomini e le donne che, nel 1937, furono vittime della brutale rappresaglia fascista, scatenatasi dopo un attentato della resistenza etiopica, di cui bersaglio designato era il macellaio Graziani, che, in Addis Ababa, presenziava da un palco, alla cerimonia approntata per celebrare la nascita di Vittorio Emanuele di Savoia; l’attentato causò la morte di quattro italiani, alcune decine di feriti fra cui lo stesso generale Graziani. In seguito alla rappresaglia che durò tre giorni in Addis Ababa, il gerarca fascista ordinò al generale Pietro Maletti di massacrare gli abitanti del monastero di ደብረ፡ሊባኖስ (Debre Libanos), credendo che monaci e novizi fossero coinvolti nell'attacco alla sua persona e senza aspettare indagini con risultati ufficiali.
Il 21 maggio di quell'anno furono uccisi, stando ai telegrammi inviati dal viceré a Mussolini, 297 monaci e 23 laici.

Il nostro caro amico, il Professore Matteo Dominioni, riportando gli studi di Campbell e Gebre-Tsadik, afferma che tra il 21 e il 29 maggio Maletti ordinò la fucilazione di 1500-2000 persone tra preti, diaconi e disabili che abitavano a Debra Libanos, tra i quali almeno 400-500 ragazzi arrestati a Chagel e fucilati nel villaggio di Engecha il 26 maggio.
 
Febbraio è anche il mese in cui, nel 1962, moriva la Nostra Imperatrice Itegue Menen Wolete Gyorghis, Sposa dell’Imperatore e sua Compagna di vita, che, nelle parole del Sovrano stesso, fu esempio di dedizione verso i doveri coniugali e familiari, religiosi e sociali. 
Abbandoniamoci allora alla speranza e al Patto di Misericordia (ኪዳነ መሕረት – kidane meheret)
Il 16 የካቲት - 23 Febbraio si fa la commemorazione della nostra Signora Santa, doppiamente Vergine Mariam, Genitrice di Dio. Giorno nel quale ricevette dal Figlio Suo Salvatore Nostro Gesù Cristo una promessa, di salvezza, in favore della persona che facesse la commemorazione di Lei (Mariam) e invocando il Suo Nome, desse l’elemosina al povero, sia pure un bicchiere di acqua fresca.
 
Oh Mariam! Tu sei la Misericordia per gli afflitti, Misericordia per gli oppressi !
 

In questa newsletter di febbraio non potevamo dimenticare di omaggiare Robert Nesta Marley, un uomo che ha lasciato il segno nella storia di milioni di persone e nei cuori e negli intenti di I & I; riuscendo a costruire un'eredità il cui valore è ancora oggi saldamente tangibile, e sicuramente lo sarà per sempre.
La sua musica non solo ha ispirato ai prim’ordini molti di Noi (per non dir tutti) che lo considerano l’ambasciatore per eccellenza della reggae music e autentico messaggero di JAH RASTAFARI, ma ha attenzionato le coscienze di molti su tante tematiche che lui stesso aveva vissuto e subito: oppressione, sofferenza, povertà, ingiustizia, intolleranza.
 
Cresciuto a Trenchtown, luogo senza speranza, per citare le sue parole, è riuscito, attraverso la musica e il successo che ne è derivato a dar voce e a liberare gli Ultimi del mondo, contro ogni avversità, entrando nelle culture e nei contesti sociali più inimmaginabili e diversi. Lo ha fatto in modo così autentico e realistico, che difficilmente qualcuno venuto prima o che verrà dopo potrà eguagliarlo.

Ha ribaltato ciò che a molti diviene spesso impossibile, Ha trasformato la sua povertà in ricchezza, l’oppressione in liberazione, l’ingiustizia in speranza, l’odio in amore, la prevaricazione in rettitudine; e soprattutto è riuscito a diffondere la parola di Sua Maestà Imperiale Haile Selassie I nelle periferie, come nei centri del mondo.
 
La sua è stata musica libera e senza pregiudizi, che ha salvato prima lui e poi gli altri.
E non lo ha fatto in modo distaccato. Con quel sentimento di compassione di chi certe cose non le ha mai vissute. Lui sapeva bene quello che diceva, perché erano in primis pagine della sua vita.
 
E allora, senza andare troppo oltre, ci siamo mai chiesti, cosa rappresenta o cosa è oggi la musica di Marley?
La risposta è arrivata ancora una volta dalle sue canzoni, ed è l'invito che facciamo ad ognuno di voi: in occasione del suo 75 esimo compleanno, riascoltate attentamente i suoi testi  per rinnovarvi e trasmettere ad altri le positive vibration del real messenger. E' il bello della musica! Quando ti colpisce non senti dolore. (...
One good thing about music, When it hits you feel no pain...)
 
La considerazione ultima che mi sento di fare - e poi vi lasceremo alle pagine di questo umile lavoro che è la newsletter a cui rinnoviamo l’invito a tutti i lettori e lettrici, di essere non solo “spettatori” ma attori in grado di contribuire a questo umile JAH work, nella stessa misura che ha fatto Marley con la musica, per quanto questo non sia minimamente paragonabile -
è che Marley senza un cuore puro e la profonda fede in Lui, l’Onnipotente - JAH Rastafari - nulla avrebbe potuto realizzare.

Emancipate yourself from mental slavery
None but our self can free our minds

Have no fear for atomic energy
'Cause none of them can stop the time

How long shall they kill our prophets
While we stand aside and look?

Some say it's just a part of it
We've got to fulfill di book

Won't you help to sing


These songs of freedom?
'Cause all I ever had
Redemption songs

 
E allora, eccoci ancora una volta qui! Questo mese, come spesso accade, iniziamo con lo Speech di Sua Maestà, tradotto da brother Manuel che ormai non manca mai all'appuntamento. Proseguiamo con il Weddasie Maryam per il mercoledì, e a seguire la vita di Nostra Signora Mariam nella rubrica dedicata ai più piccoli dei nostri lettori, Abba Ape Samuel. Ancora, l'affermata rubrica di patristica, discorso cinquantottesimo – I parte, del Commento al Vangelo di San Giovanni.
Chiudiamo i contributi con il caro fratello Marco e il fratello Antonio che  ci presentano un report dell'evento tenutosi il 25 gennaio sui crimini fascisti in Etiopia e la resistenza etiope.
 
In chiusura la sezione musicale sarà dedicata ai brani potenti e melodiosi di Robert Nesta Marley.
 
Vi auguriamo una buona lettura e vi salutiamo con la preghiera che il Signore degli Eserciti possa condurre i nostri passi, ora e sempre, lungo la strada della rettitudine, della giustizia, e del servizio reciproco!


Don't gain the world and lose your soul
Wisdom is better than silver and gold
to the bridge

Oh where there is a will
There always is a way

Soul train is coming our way
Zion train is coming our way

 


Il Comitato educativo e pubbliche relazioni

Sommario


 

Visita della Regina Elisabetta II

Ci dona grande piacere accogliere, per Nostro conto e per conto di tutto il popolo etiope, Sua Maestà e il Principe Filippo che sono con Noi in Etiopia come Nostri ospiti onorati. Abbiamo atteso a lungo e con impazienza la vostra venuta e vi salutiamo questa sera con rispetto e affetto.
           
Venendo in Etiopia, Sua Maestà, avete riaffermato l'amicizia e la profondità dei sentimenti che sono esistiti per così tanto tempo tra le Nostre due nazioni e i loro popoli e che fungono da legame indissolubile tra Noi. Inoltre, avete fornito nuove prove dell'universalità dell'uomo e dei legami fondamentali e profondi che uniscono tutte le persone, indipendentemente dalla loro razza, orientamento culturale o background economico e sociale, che condividono principi e ideali comuni e che lottano per il raggiungimento degli obiettivi più preziosi dell'uomo. Il Commonwealth di cui Vostra Maestà è il capo, oggi è il simbolo di questa universalità e fornisce, a suo modo, incoraggiamento per quelli di noi che cercano, in questo continente africano, di utilizzare nella Nostra ricerca della vera unità ciò che è meglio tra gli istinti e aspirazioni comuni condivisi da tutti gli uomini.
             
I popoli e i governi etiopi e britannici sono vecchi amici. I contatti tra noi risalgono a molti anni fa. La Nostra amicizia è stata cementata e resa indissolubile durante gli anni infelici in cui gli etiopi, abbandonati all'aggressore, hanno lottato contro probabilità schiaccianti, in primo luogo, per preservare l'indipendenza della loro nazione e, successivamente, per liberarla dal tallone del despota. Personalmente nutriamo emozioni contrastanti riguardanti quegli anni. Dal 1936 al 1941, separati dal Nostro popolo, esiliati in una terra straniera mentre lavoravamo per raccogliere simpatia e sostegno alla causa dell'Etiopia, fummo ricevuti dal popolo britannico con un calore che nutriva e rafforzava la Nostra volontà. E quando, alla fine, il giusto Dio chiamò in causa il tiranno aggressore, i soldati di molte terre che marciavano sotto la bandiera britannica, combatterono fianco a fianco con i Nostri patrioti per la liberazione del soggiogato e il trionfo della giustizia e della libertà sulla tirannia e l'oppressione.
             
Oggi, l'Etiopia guarda agli inglesi come amici fermi e fermi nella lotta condotta in tutto il mondo contro la povertà, l'ignoranza e la miseria.

 

Legami culturali


Nel corso degli anni, l'Etiopia ha goduto e beneficiato dell'interesse di studiosi e amici britannici che hanno cercato di conoscere bene il Nostro paese e di trasmettere al mondo da cui la Nostra nazione era così a lungo isolata un vero senso della ricchezza della nostra vita e delle diversità della nostra cultura. Poiché questa conoscenza è stata diffusa, l'Etiopia è stata aiutata a emergere con orgoglio per svolgere un ruolo più completo negli affari internazionali. È su questa conoscenza e comprensione che abbiamo cercato di costruire l'unità internazionale dello spirito che oggi costituisce la forza più importante per il bene nella ricerca di una pace mondiale duratura e di un tenore di vita decente per l'umanità. Con l'innalzamento di tutti gli uomini alla loro giusta dignità e onore come individui, saranno in grado di considerare i loro simili, di qualunque nazione, di qualunque razza, di qualunque tradizione religiosa, linguistica o storica, come uguali, senza gelosia, senza paura, senza orgoglio indebito. Il popolo britannico è unito a Noi in questo campo e siamo fiduciosi che continueranno a prestare i loro sforzi senza sosta nel compimento dell'immenso compito che, insieme ad altre persone di buona volontà, hanno unito i loro sforzi.
           
Vostra Maestà, durante il vostro regno, che ebbe inizio in un paese africano a poca distanza verso sud, avete portato avanti gloriosamente le tradizioni del vostro lignaggio e apportato nuovo onore al trono che occupate. Vostra Maestà gode oggi personalmente del rispetto, dell'ammirazione e dell'affetto di tutti i popoli a cui la Gran Bretagna serve come simbolo di audacia nelle avversità, di coraggio di fronte al pericolo, di dignità e risolutezza quando minacciata di sconfitta, e di magnanimità e generosità in vittoria.
           
Non dimenticheremo mai l'accoglienza calorosa e amichevole accordataCi dal popolo britannico durante la Nostra visita di stato dieci anni fa. Allo stesso modo, confidiamo che il vostro soggiorno presso di Noi sarà piacevole. Speriamo che porterete con voi ricordi profondi e durevoli della Nostra nazione e del suo popolo.
           
Chiediamo a tutti qui riuniti ora di unirsi a Noi in un brindisi alla continua amicizia tra i popoli britannico ed etiope, alla crescita della prosperità e del benessere della nazione britannica, alla salute, alla lunga vita e alla felicità personale di Sua Maestà la Regina e Principe Filippo, duca di Edimburgo.

 

1 febbraio 1965


Estratto e tradotto da Selected Speeches of Haile Selassie I,  pp.126-129

a cura di Bro Manuel


 

Abba Ape Samuel -Tafari un bambino speciale


* da un racconto di Beverley Wilson, illustrato da Sheila Marie Alejandro. Stampato in Polonia da “Amazon Fulfillment, 2012.


curato dal Comitato Educativo di F.A.R.I.


 

Weddase Maryam


Come puro incenso salga a Te la nostra preghiera

Inni e Preghiere della Chiesa Ortodossa Tawahedo d’Etiopia
 
 
Rispettabili fratelli e sorelle, siamo lieti di offrirvi tra le pagine di questa newsletter una rubrica che ci offra occasioni di elevazione spirituale e allo stesso tempo conceda ai nostri cuori un conforto, una cura ed un valido sostegno contro le vicissitudini di questa vita terrena, spesso attraversata da momenti di tribolazioni, di sconforto e di tristezza. Come i nostri padri ci insegnano, la preghiera è la medicina più efficace nei momenti oscuri, ma è anche il modo migliore per esprimere la gioia, il ringraziamento e la lode al nostro Creatore, nostro Medico, Redentore e Salvatore, l’Amante del genere umano per eccellenza.
    
Tra le numerosissime preghiere composte dalla pietà etiopica per testimoniare il suo ardente amore alla Santa doppiamente Vergine Maryam, cantare la gloria della sua santità e sollecitare la sua potenza di Mediatrice tra il Figlio suo diletto ed il genere umano, il Weddase Maryam o Lodi di Maryam occupa un posto d’onore. Queste “Lodi”, molto popolari in Etiopia, sono spessissimo imparate a memoria dai fedeli, che credono fermamente nella loro efficacia presso la Vergine Santa, e vengono recitate quotidianamente. Prova dell’attaccamento dei fedeli a questa preghiera, è il numero assai considerevole di manoscritti etiopici che la contengono, oltre alle diverse traduzioni a stampa. Una tradizione locale fa di Sant’Efrem il Siro l’autore di questa preghiera, mentre un’altra tradizione popolare ne attribuisce la paternità all’innografo siro Simone il vasaio. Il testo è diviso in sette capitoli, uno per ogni giorno della settimana.
    
Il lavoro che vi sottoponiamo è stato tradotto in italiano dal Prof. Don Osvaldo Raineri, eccellente etiopista che ha svolto il ruolo, per molti anni, di insegnante di Ge’ez presso il Pontificio Istituto Orientale nella città di Roma, che ho avuto la fortuna di conoscere e di apprezzare personalmente.
    
Buona lettura e meditazione; che la mediazione della Madre di Dio, presso il nostro Signore e Messia, sia con tutti voi. Amen.

 
WEDDASE MARYAM
Per il Mercoledì
        
Tutte le schiere dei cieli dicano: «Tue sei benedetta, secondo cielo in terra».
        
Tu sei la porta dell’Oriente, Vergine Maryam, sposalizio puro e banchetto nuziale santo. Il Padre ha guardato dall’alto del cielo, e non ha trovato nessuna come te. Ha mandato il suo Unigenito ed Egli si è fatto uomo da te. Prega per noi, o Santa.
        
Tutte le generazioni ti proclameranno beata, 1 Tu sola, o nostra sovrana, genitrice di Dio.
        
Grandi cose e meraviglie hanno profetizzato di te, o città del Signore, poiché Tu sei stata la dimora dei lieti. Tutti i re della terra camminano nella tua luce e i popoli nel tuo splendore. 2 O Maryam, tutte le generazioni ti proclameranno beata 3 e adoreranno Colui che è stato generato da te e lo glorificheranno. Prega per noi, o Santa.
        
Tu sei veramente la nube, per la quale ci hai mostrato l’acqua della pioggia. Il Padre ti ha reso immagine del tuo unico Figlio. Lo Spirito Santo ha dimorato su di te e la potenza dell’Altissimo ti ha ricoperta con la sua ombra. 4
        
O Maryam, Tu hai veramente generato il Verbo, il Figlio del Padre che rimane in eterno. Egli è venuto e ci ha salvati dal peccato. Grande è l’onore che ti è stato concesso, o Gabriele, angelo annunciatore. Con viso gioioso ci hai annunciato la nascita del Salvatore. E tu hai rallegrato con il lieto annunzio, Maryam, la Vergine senza macchia, e le hai detto: «Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te» 5. Prega per noi, o Santa.
        
Hai trovato grazia, lo Spirito Santo ha dimorato su di te e la potenza dell’Altissimo ti ha ricoperta con la sua ombra. O Maryam, Tu veramente hai generato il Santo, Salvatore dell’universo. Egli è venuto e ci ha salvati. Prega per noi, o Santa.
        
La nostra lingua glorifica le opere della Vergine. Oggi lodiamo Maryam, genitrice di Dio, a motivo di Colui che è stato generato da Lei, nella città di Davide, il Signore nostro e Salvatore Iyasus Krestos. Venite nazioni tutte. Proclameremo Maryam beata, poiché è stata, nello stesso tempo, madre e Vergine. Rallegrati, o Vergine pura, in cui non vi è contaminazione, il Verbo del Padre è venuto e si è fatto uomo per te. Rallegrati, o vaso immacolato, perfetto, senza macchia. Rallegrati o paradiso dotato di ragione, dimora di Krestos, che è il secondo Adamo, a causa di Adamo, il primo uomo. Rallegrati, o portatrice del Figlio unico, che non si è separato dal seno del Padre suo. Rallegrati, o sposalizio puro, adorno di ogni bellezza della gloria. Egli è venuto e si è fatto uomo da te. Rallegrati, o roveto ardente che il fuoco della divinità non ha consumato. Rallegrati, o serva e madre, Vergine e cielo che ha portato nella sua carne il Celeste che siede sui Cherubini.
        
E per questo rallegriamoci e cantiamo con i santi angeli nella gioia e nel gaudio e diciamo: «Gloria al Signore nei cieli e pace in terra agli uomini, (oggetto) della sua benevolenza». 6 Poiché si è compiaciuto in te Colui al quale appartengono l’onore e la gloria. Prega per noi, o Santa.
        
L’onore di Maryam è più grande di quello di tutti i santi, poiché è stata degna di ricevere il Verbo del Padre che gli angeli temono e al quale i Vigilanti rendono azione di grazie nei cieli. La Vergine Maryam l’ha portato nel suo grembo: è più grande dei Cherubini e sorpassa i Serafini, poiché è divenuta l’arca per Uno della santa Trinità. E Gerusalemme, la città dei profeti e dimora della gioia di tutti i santi. Sul popolo che viveva nelle tenebre e nell’ombra della morte è sorta una grande luce. 7 Il Signore che riposa nei santi si è fatto uomo dalla Vergine per la nostra salvezza. Venite, vedete questo prodigio. E cantate inni per il mistero che ci è stato rivelato, poiché Colui che non è un uomo si è fatto uomo. Il Verbo si è unito (alla nostra natura). E Colui che non ha inizio ha avuto inizio. E Colui che non ha giorni ha avuto giorni. Colui che non era conosciuto è stato rivelato. E Colui che è invisibile è stato visto. Il Figlio del Signore vivente è divenuto uomo indubbiamente, Iyasus Krestos, ieri e oggi, ed Egli sarà fino all’eternità: 8 una sola essenza. Noi lo adoriamo e lo glorifichiamo. Prega per noi, o Santa.
        
Il profeta Ezechiele fu testimonio a suo riguardo, e disse: «Ho visto una porta verso Oriente, chiusa con sigillo mirabile. Nessuno vi è entrato eccetto il Signore delle potestà. Egli vi è entrato e ne è uscito». 9 Prega per noi, o Santa.
        
La porta dunque è la Vergine che ha generato per noi il Salvatore. Dopo che lo ebbe generato, rimase nella verginità come prima. Benedetto è il frutto del tuo ventre, 10 o Genitrice del Signore, Colui che è venuto e ci ha salvati dalla mano del nemico senza pietà. Tu sei perfetta e benedetta! Hai trovato grazia presso il Re della gloria, il Dio vero. A te convengono la grandezza e l’onore, al di sopra di tutti quelli che abitano sulla terra. Il Verbo del Padre è venuto e si è fatto uomo per te e ha camminato con gli uomini, poiché Egli è misericordioso e amico degli uomini; ha salvato le nostre anime con la sua santa venuta. Prega per noi, o Santa.

 
Note: 1) Lc. 1, 48; 2) Is. 60, 3); 3) Lc. 1, 48; 4) Lc. 1, 35; 5) Lc. 1, 28; 6) Lc. 2, 14; 7) Sal. 106, 10. 14; 8) Ebr. 13, 8; 9) Ez. 43, 4; 44, 1-2; 10) Lc. 1, 42.                                                                 

a cura di ghebreSellassie
 

 

Commento al Vangelo di San Giovanni

di Yohannes Afeworq
 Discorso cinquantottesimo -I parte-


 

Dicono di nuovo al cieco: «Tu che dici di lui che ti ha aperto gli occhi?». Ed egli rispose: «Che è un profeta». Ma i Giudei non credettero 1.
 

1. – Le Scritture non debbono essere lette superficialmente o distrattamente, ma con la massima diligenza, se non vogliamo che sorgano difficoltà di interpretazione. Qualcuno potrebbe porre a questo punto un quesito: Come mai dopo che costoro avevano detto: «Quest’uomo non viene da Dio perché non osserva il sabato», ora domandano: «Tu che dici di lui che ti ha aperto gli occhi»? Non dicono: «Che cosa dici di lui che ha violato il sabato?», ma mettono, al posto dell’accusa, la sua giustificazione. Che cosa dobbiamo concludere con tutto ciò? Che non sono gli stessi che prima dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio», ma che sono quegli altri che, essendo di parere diverso dicevano: «Un uomo peccatore come può fare prodigi del genere?». Allo scopo di costringere gli altri al silenzio più assoluto, non volendo comparire come difensori del Krestos, mandano a chiamare e interrogano quegli che aveva fatto esperienza della di Lui potenza sulla propria persona. Nota poi la saggezza del mendicante. Egli parla infatti in maniera più accorta di tutti costoro. E dapprima dice: «È un profeta». Non ha paura del giudizio dei Giudei perversi, di quelli che lo controbattevano e dicevano: «Come può venire da Dio quest’uomo che non osserva il sabato?», ma dice: «È un profeta». E non credettero che quell’uomo fosse stato cieco e avesse acquistato la vista, finchèé non chiamarono i suoi genitori. Nota in quante maniere costoro si sforzano di nascondere e smentire il miracolo. Ma è della natura stessa della verità di venire confermata proprio da quelle argomentazioni insidiose con cui viene attaccata dai suoi avversari; essa risplendere sempre di più malgrado i tentativi che vengono fatti per oscurarla. Se non fossero stati fatti questi tentativi, il miracolo avrebbe potuto apparire a molti sospetto, ma costoro si comportarono come se volessero indagare sulla verità con scrupolosa diligenza, e non avrebbero agito diversamente, se lo avessero fatto in favore del Krestos.
           
In realtà cercavano di screditarlo, dicendo: «In qual maniera ha aperto i tuoi occhi?», cioè: «Ha forse fatto un gioco di prestigio?». Così in altra circostanza, non avendo come opporsi a Lui, tentano di criticare la maniera con cui guarisce, dicendo: «Scaccia i demoni in nome di Belzebù» 2. Anche nel caso attuale, non avendo altra obiezione da fare, ricorrono all’accusa circa il tempo da Lui scelto, dicendo: «Viola il sabato», e ancora: «È un peccatore». Eppure Egli aveva già chiesto molto esplicitamente agli invidiosi, che si sforzavano di criticare il suo operato: «Chi di voi può accusarmi di peccato?» 3, e nessuno gli aveva risposto con una frase come questa: «Tu bestemmi, affermando di essere impeccabile». Eppure, se avessero osato dire una cosa simile, Egli sicuramente non avrebbe taciuto. Se infatti costoro avevano tentato di lapidarlo perché aveva detto di essere da prima di Abramo, e si erano vantati di discendere da Dio (mentre Lui non sarebbe venuto da Dio), benché fossero in realtà degli assassini, e se non sostenevano che non veniva da Dio Lui che compiva miracoli così grandi, soltanto perché non rispettava il sabato, se avessero avuto anche il minimo pretesto per accusarlo, non avrebbero trascurato di farlo. Se poi lo chiamavano peccatore, perché sembrava che violasse il sabato, questa accusa appare priva di qualsiasi fondamento, stando anche al giudizio di quell’altro gruppo di Giudei, che disapprovano l’atteggiamento dei primi come stolto e pusillanime. Vedendosi ridotti alle strette e senza via di scampo, coloro attaccano in maniera ancor più sfacciata e petulante. Di che si tratta? «Non credettero – dice l’Evangelista – che fosse stato cieco ed ora ci vedesse». Come mai, dunque, prima lo avevano accusato di violare il sabato, se non credevano a quel miracolo? Come mai non credete a questa grande folla ed ai vicini che conoscono bene quel cieco? Ma, come ho già detto, la menzogna si rivolge sempre contro se medesima, con le stesse armi con cui combatte la verità; anzi, essa accresce lo splendore della verità, cosa questa che si verificò anche in quella circostanza. Perché non si dicesse che i testimoni e gli spettatori del miracolo non avevano riferito con esattezza quello che realmente era accaduto, ma lo avevano fatto in maniera approssimativa, fecero entrare in scena i genitori, ottenendo, loro malgrado, il risultato di avere per bocca di essi un’ulteriore conferma di quello che era veramente accaduto. Essi, naturalmente, conoscevano il proprio figlio meglio di tutti gli altri. Non essendo riusciti a spaventare lui stesso, me vedendolo invece intento a divulgare coraggiosamente il nome del suo benefattore, speravano di riuscire a screditare il miracolo, con l’aiuto dei genitori. E nota quanta malizia vi sia nella loro domanda.
           
Che narra l’Evangelista? Che, dopo aver fatto venire i genitori al loro cospetto, allo scopo di intimidirli, si mostrarono furibondi e chiesero loro: «È questo il vostro figlio?» 4. Non dicono: «Quello che prima era cieco», ma come? «Quello che voi dite che è nato cieco», come, cioè, se essi equivocassero astutamente, per dar credito all’operato del Krestos. O sciagurati, anzi, più che sciagurati! Quale padre simulerebbe una cosa simile nei riguardi del proprio figlio? È come se dicessero: «Quello che voi avete detto che era cieco; e non vi siete limitati solo a questo: voi avete anche sparso dappertutto questa voce». «Come mai adesso ci vede?». Quale follia! «È da voi – dicono – che è partita questa voce, si tratta di una vostra simulazione». Esercitano su di essi, in due modi, pressioni perché neghino il miracolo, prima con la frase «quello che voi dite …», e poi con l’altra «come mai ora ci vede?».
 
           
2. Mentre tre erano le domande, e cioè, se il cieco fosse loro figlio, se fosse stato cieco davvero e in qual maniera avesse riacquistato la vista, essi danno due sole risposte e si rifiutano di rispondere alla terza domanda. E ciò che portò all’accertamento della verità, fu il fatto che nessun altro, all’infuori del cieco guarito, il quale era sicuramente degno di fede, fece tali dichiarazioni. E perché i genitori avrebbero dovuto parlare per compiacenza verso Iyasus, quando poi tacquero per timore dei Giudei, anche riguardo ad alcune delle cose che sapevano? Che dicono infatti? «Sappiamo che questi è nostro figlio e che è nato cieco. Ma come adesso ci veda, o chi gli abbia aperto gli occhi, non lo sappiamo. Ha la sua età, lui stesso parlerà» 5. Dichiarano dunque che lui è degno di fede, e così scusano sé medesimi: «Non è più un ragazzo – dicono – ed è già sviluppato, perciò può testimoniare di se stesso». Parlarono così, perché avevano paura dei Giudei 6.
           
Nota come l’Evangelista espone la loro opinione e le loro intenzioni. Dico questo riferendomi alla frase che ha detto prima, cioè «si fa uguale a Dio». Poiché, se questo fosse stato il pensiero dei Giudei e non il pensiero del Krestos, certamente l’evangelista lo avrebbe precisato, e avrebbe detto che tale era l’opinione dei Giudei. Avendo dunque i genitori rinviato costoro al cieco guarito in persona, lo chiamarono di nuovo. Non gli dissero però sfacciatamente e esplicitamente: «Smentisci di essere stato guarito dal Krestos», ma vollero raggiungere tale scopo con parvenze di pietà. «Da’ gloria a Dio» 7, gli dicono. Se avessero detto ai genitori: «Smentite che costui sia vostro figlio, smentite che sia stato cieco sin dalla nascita», la cosa sarebbe apparsa oltremodo ridicola; il parlare poi così a lui stesso, sarebbe stata palese sfrontatezza. Non si esprimono dunque così, ma gli tendono un agguato in altro modo cioè col dirgli: «Da’ gloria a Dio, dichiara pubblicamente che quello non ti ha fatto niente». «Noi sappiamo che quest’uomo è peccatore». Perché dunque non lo rimproveraste quando disse: «Chi di voi mi convince di peccato» 8? E come sapete che lui è un peccatore? Avendogli quindi detto: «Da’ gloria a Dio» e non avendo egli data nessuna risposta, il Krestos, incontratolo, lo lodò e non lo rimproverò perché non aveva dato gloria a Dio; che cosa gli dice, invece? «Credi nel figlio di Dio?», perché tu apprenda che proprio in questo consiste il dar gloria a Dio.
           
In realtà, se il Figlio non fosse uguale al Padre, questa glorificazione non ci sarebbe. Ma siccome chi onora il Figlio onora anche il Padre, il cieco non viene rimproverato. Fin tanto che, dunque, i Giudei si aspettavano che i suoi genitori cedessero alle loro pressioni e smentissero tutto, non gli avevano detto niente; ma quando videro di non aver ottenuto nulla di tutto ciò, gli si rivolsero di nuovo e gli dissero: «Quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se è peccatore non so. Una cosa so: Che ero cieco e che adesso ci vedo» 9.
           
Il cieco ebbe fosse paura? Niente affatto. E perché mentre prima aveva detto: «È un profeta», ora dice: «Se è peccatore non so»? Non pensava affatto, in cuor suo, una cosa simile, ma voleva scagionarlo da tale accusa con la testimonianza dei fatti, non con le sue parole, e offrire in sua difesa delle argomentazioni incontrovertibili, come la testimonianza della grazia da lui ricevuta che era addirittura un’accusa contro di loro. Se infatti costoro, quando il cieco disse dopo altri discorsi: «Se non fosse un uomo pio, non avrebbe potuto compiere tale miracoli», si indignarono tanto da dirgli: «Sei nato tutto quanto nei peccati e tu dai lezione a noi?» Che cosa non avrebbero detto? «Se è peccatore non so»; cioè di quest’accusa ora non dico niente e non esprimo un mio giudizio su di essa; una cosa so con certezza e sono pronto a sostenere con tutte le mie forze: che Egli non compirebbe tali opere se fosse un peccatore. E con queste parole scagionò sé e la sua testimonianza da ogni sospetto, dimostrando che non raccontava il miracolo che era avvenuto per compiacenza verso chicchessia. Siccome dunque costoro non potevano più, smentire o sminuire i fatti, tornano nuovamente ad indagare sul modo con cui si era svolta la guarigione come cacciatori che, cercando la preda corrono ora qua e ora là. Ritornano dunque ai discorsi di prima, preoccupandosi di coglierlo sul punto debole, tempestandolo di domande e chiedendo tra l’altro: «Che ti ha fatto? In che modo ti ha aperto gli occhi?» 10. Che cosa dunque risponde quello? Vedendoli ormai sconfitti e abbattuti, non parla più in tono remissivo. Fino a che aveva avuto bisogno di esaminare e indagare, aveva parlato del fatto in tono moderato, ma dopo aver preso il sopravvento su di loro e dopo aver riportato una splendida vittoria, li affronta con maggiore audacia e dice: «Ve l’ho detto già e non mi avete ascoltato. Perché lo volete ascoltare un’altra volta?» 11. Hai visto quanto coraggio dimostra il mendicante di fronte agli Scribi e dai Farisei? La verità è tanto forte e vigorosa, quanto debole la menzogna. Quella riesce a trasformare in personaggi famosi uomini qualunque che si incontrano per strada; questa invece, anche quando si trova in compagnia dei potenti, li fa apparire dei deboli. E come se dicesse: Voi non prendete in considerazione le mie parole; per questo non parlerò più, non risponderò alle vostre insistenti e inutili domande, perché non mi ascoltate per apprendere qualcosa da me, ma per controbattere tutto quello che dico. «Forse anche voi volete diventare suoi discepoli?». Egli si considera già uno dei suoi discepoli. Le parole «forse anche voi» indicano appunto che egli è ormai un discepolo.
 
           
3. – Sapendo di pungerli così sul vivo più che in qualsiasi altro modo, disse questo come a provocarli; siccome egli era di animo coraggioso, elevato e sprezzante di fronte alla dissennata furia di coloro, mentre rendeva omaggio alla dignità di Colui in cui credeva, voleva dimostrare che essi insultavano un uomo degno di essere ammirato e che, d’altra parte, lui stesso non si sentiva offeso, anzi, considerava un onore per lui gl’insulti che gli venivano rivolti. «Tu sei discepolo di lui – essi dicono – noi siamo discepoli di Mosè» 12. Ma tale frase è contraria ad ogni logica. Voi infatti non siete discepoli di Mosè, né di Lui. Se foste discepoli di Mosè lo sareste anche del Krestos. Per questo prima il Krestos diceva loro: «Se credeste a Mosè, credereste anche in Me: infatti egli ha scritto di Me» 13, essi, infatti, ricorrevano sempre ad argomentazioni di tal genere. «Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio» 14. Chi ve lo ha raccontato? Chi ve lo ha annunziato? «Sono stati i nostri progenitori – essi dicono – a trasmetterci questa notizia». Ma non è forse più degno di fede dei vostri progenitori Lui che conferma con i miracoli le sue affermazioni di venire da Dio e di riferire verità celesti? E non dissero: «Abbiamo udito che Dio ha parlato a Mosè», ma: «Sappiamo …». O Giudei, voi affermate come certo ciò che sapete per averlo sentito dire, e ritenete che sia da prendersi in minor considerazione quello che avete visto con i vostri occhi? Eppure quelle cose non le avete viste, ma solo sentite dire, mentre queste altre non le avete udite semplicemente, ma vedute.
           
Che cosa dice dunque il cieco? «Qui sta il bello: voi non sapete di dov’è» 15, ed Egli compie tali miracoli, quali non sarebbe capace di fare nessun uomo, per quanto da voi ritenuto insigne, illustre e famoso; cosicché risulta del tutto evidente che Lui è Dio, non avendo bisogno di alcun aiuto umano. «Sappiamo che Dio i peccatori non li ascolta» 16. Siccome costoro prima avevano detto: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?», egli parte dall’opinione da loro espressa e richiama alla loro mente queste cose. «Questa opinione – dice – è comune a me ed a voi: persistete in essa. E nota la sua prudenza: egli ha sempre in bocca il miracolo, dato che essi non potevano toglierlo di mezzo, e su di questo basa il suo ragionamento. Nota come in principio egli diceva: «Se è peccatore, non lo so», ma non perché avesse dei dubbi in proposito, lungi da noi il pensare una cosa simile!, ma perché sapeva bene che non si trattava di un peccatore. Nota invece come ora che è venuto il momento opportuno, ne prenda le difese: «Sappiamo che Dio i peccatori non li ascolta; ma se uno è pio e fa la sua volontà». Con questa frase, non soltanto lo scagiona da ogni accusa, ma dimostra che è gradito a Dio e che compie le opere di Dio. Siccome quelli dicevano di essere uomini pii, aggiunge: «e fa la sua volontà». «Non basta – egli dice – conoscere Dio, ma bisogna anche fare la sua volontà». Poi esalta il miracolo da Lui compiuto, dicendo: «Da che mondo è mondo, mai si è inteso dire che uno abbia aperto gli occhi di un cieco nato» 17. Se dunque riconoscete che Dio non esaudisce i peccatori, che Egli ha compiuto un miracolo, ed un miracolo tale quale nessuno aveva mai compiuto, è chiaro che vince tutti per virtù e che la sua potenza è superiore ad ogni capacità umana.
           
Che cosa rispondono quelli? «Tu sei nato tutto quanto nei peccati, e tu dai lezioni a noi?» 18. Fino a che speravano di indurlo a smentire il miracolo, ritenendo che fosse un uomo degno di fede, lo avevano chiamato una prima ed una seconda volta. Ma se non lo considerate degno di fede – vi domando – perché lo chiamaste e lo interrogaste per due volte? Quando poi egli dichiara la verità, senza riguardo per alcuno, proprio quando avrebbero dovuto ammirarlo di più, lo condannano. Che cosa intendono dire con le parole «sei nato tutto quanto nei peccati»? gli rimproverano la sua cecità, come se dicessero: «Fin dalla tua più tenera età sei nei peccati», quasi che la sua cecità sia dovuta a ciò, il che è assurdo. Proprio per consolarlo dalla sua menomazione, il Krestos diceva: «Per un giudizio Io sono venuto in questo mondo, perché quelli che non ci vedono, ci vedano e quelli che ci vedono diventino ciechi» 19.
           
«Tu sei nato tutto quanto nei peccati e dai lezioni a noi?». Che cosa aveva detto il cieco? Aveva forse espresso un suo parere? O non piuttosto un’opinione comune tanto a lui come a loro, allorché aveva affermato: «Sappiamo che Dio i peccatori non li ascolta»? non aveva ripetuto forse dinnanzi a tutti quello che era stato già detto da voi? E lo cacciano fuori. Vedi come egli divenne l’araldo della verità? E come la povertà non gli impedì di comportarsi in ogni circostanza da filosofo? Non vedi forse quanti insulti abbia pazientemente ascoltati fin dall’inizio e quanti affronti subiti? E come testimoniò con le parole e coi fatti?


(Fine della prima parte)


Note: 1 Gv. 9, 17-18; 2 Mt. 12, 24; 3 Gv. 8, 46; 4 Gv. 9, 19; 5 Gv. 9, 20-21; 6 GV. 9, 22; 7 GV. 9, 24; 8 Gv. 8, 46; 9 Gv. 9, 25; 10 Gv. 9, 26; 11 Gv. 9, 27; 12 Gv. 9, 28; 13 Gv. 5, 46; 14 Gv. 9, 29; 15 Gv. 9, 30; 16 GV. 9, 31; 17 Gv. 9, 32; 18 Gv. 9, 34; 19 Gv. 9, 39


a cura di ghebreSelassie


 

Report evento sui crimini fascisti: Borgo Val Belluna 25 gennaio 2020

In occasione della ricorrenza del 27 gennaio “ Giorno della Memoria “ per l’ olocausto del popolo ebraico, A.N.P.I. di Belluno assieme ad ISBREC (Ist. Storico Belunese della Resistenza) hanno chiesto a FARI l’ esposizione della mostra fotografia “ crimini fascisti e resistenza Etiope”.
 
Un primo pensiero mi viene spontaneo : giustamente viene celebrato il giorno della memoria per il popolo ebraico, designato dall’ ONU , ma quando verrà designato il giorno del ricordo degli africani morti per la tratta degli schiavi, tra l’altro ben superiore?
 
Ma tornando a noi, durante il viaggio per tornare a Mel, ammiro le montagne circostanti che svettano alte verso il cielo e penso ai sentieri che le popolano; mi vengono in mente le montagne e gli altopiani Etiopi dove i determinati e integri Arbegnoch si rifugiavano e combattevano contro il brutale invasore fascista.

Penso che ancora oggi la maggior parte delle montagne siano il rifugio delle ormai poche cose integre rimaste del pianeta e siano fonte di resistenza e ispirazione contro il dilagante imbarbarimento spirituale dei nostri tempi.

La bella sede che ospita la conferenza si trova in piazza a Mel nel suggestivo Palazzo delle Contesse. La giornata si è aperta il sabato in mattinata alle ore 9.00, dove cinque classi di terza media delle scuole limitrofe hanno assistito alla lezione tenutasi dal professor Matteo Dominioni. Da bravo insegnate ha impostato la lezione mostrando ai ragazzi alcuni filmati dell’ Istituto Luce riguardanti “l‘avventura coloniale Italiana” facendoli così ragionare ed intervenire su ciò che hanno visto e sentito durante il filmato e spiegando poi il tutto. I ragazzi si sono dimostrati molto interessati e poi hanno visitato la mostra adiacente.

L’ appuntamento della sera ha avuto inizio alle 17.30 nella medesima sede dove un centinaio di persone hanno preso parte. Il professor Perenzin , del direttivo ANPI di Belluno, indisposto non ha potuto partecipare perciò a presentare la conferenza ci ha pensato Roberto Tacca aderente anch’esso all’ANPI. Dopo il saluto delle istituzioni e della direttrice dell’Isbrec ha avuto inizio l’intervento di Matteo Dominioni che ha introdotto il suo discorso concentrandosi sui rischi del nazionalismo, tema che soprattutto oggi politicamente come ai tempi del fascismo ha giustificato il razzismo verso le diversità. Altra importante considerazione è che Mussolini concepisce la colonia come uno stato fascista, senza nessun contraddittorio ed opposizione come accadeva in patria, e prevedeva l ‘eliminazione di tutte le forze contrarie; tanto è vero che nella guerra e raramente durante l’occupazione vengono fatti prigionieri, giustificando così lo sterminio. Dominioni prosegue parlando dello straccio dei trattati internazionali effettuato dall’Italia sotto lo sguardo sonnecchiante della Società delle Nazioni, vedi l’accumulo di truppe al confine Etiope e compreso il passaggio nel canale di Suez senza che nessuno avesse da recriminare. Le ipocrite e tardive sanzioni che rafforzarono il potere di Mussolini, vennero poi scavalcate consentendo l’acquisto di armi all’Italia e garantendo invece un rigido embargo all’Etiopia. L’ intervento prosegue con lo snocciolamento degli agghiaccianti dati delle vittime e del modo barbaro ed inumano con cui vengono perpetuate. Dai carteggi si evince che Mussolini era al corrente di ciò che succedeva in colonia ed anzi era lui stesso lo sprono ai crimini effettuati.

La conferenza si conclude attorno alle ore 20.00 e i presenti si sono poi spostati nella sala espositiva dove sono emersi dei ragionamenti e delle questioni purtroppo brevemente discussi.

Anche in questa occasione l’ onore dell’Etiopia e dei suoi combattenti in primis l’Imperatore Haile Selassie I sono stati celebrati e messi a conoscenza a persone inconsapevoli di questa parte della storia.

 


A cura di Bro Antonio
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