Oggi proviamo a fare un ragionamento scientifico, vi porto tre spunti.
Il primo è il diagramma qui sopra: si tratta dell'andamento dei contagi da COVID-19 nella regione di Hubei (quella di Wuhan, per capirci) che è più o meno grande come l'Italia. Se vi concentrate sull'andamento delle barre grigioverdi (numero dei contagi) vedrete che, dopo il lockdown (il nostro #iorestoacasa, seconda freccia rossa in alto) i totali tendono prima a stabilizzarsi e poi a scendere, giorno dopo giorno. Insomma fra Cina e Italia le situazioni sono diverse, le misure di contenimento differiscono per molte cose, ma il concetto di base rimane: chiudere tutto probabilmente ci aiuterà ad arginare i danni. Con tempi non certi, ma accadrà.
Il secondo spunto è questo bellissimo articolo di Francesco Costa (uno dei migliori giornalisti giovani italiani, esperto di Stati Uniti, vicedirettore del Post ). È da leggere in un momento di buona, perchè non è esattamente ottimista, ma è concreto. Costa spiega che sì, i numeri, speriamo, scenderanno, ma che questa brutta cosa che ci è capitata non ci lascierà stare per un pò. Che non finirà il 3 di aprile e che dobbiamno abituarci all'idea di limitare la nostra libertà, per un periodo medio lungo.
L'ultimo spunto è questo breve ed efficace spiegazione di Internazionale, sul significato di immunità di gregge. Sì perchè il premier britannico Boris Johnson ha da poco spiegato al suo popolo che l'unico modo per uscire della pandemia è quello di ammalarsi in talmente tanti che il virus diventi innocuo e che sarà dunque meglio familiarizzare con l'idea di perdere i propri parenti stretti. Non mi interessa ora commentare le azioni di chi, in un momento difficile, ha scelto la strategia della paura a quella della speranza, ma il punto è che, con l'ipotesi di un vaccino ancora lontana, diventare refrattari al virus è l'unica soluzione possibile. Certo, senza ammalarsi contemporaneamente, senza congestionare il sistema sanitario, dedicando le giuste cure a chi ne ha bisogno.
E noi? Come ce la caviamo?
In mezzo alla tempesta di informazioni, ai pareri discordanti degli esperti, ai consigli di virologi, tecnici, maghi, politici, cartomanti.
In cosa dobbiamo sperare? Cosa dobbiamo temere?
In questi giorni me lo avete detto in tanti, in mezzo ai racconti delle vostre giornate al telefono.
Questa storia porterà anche a qualcosa di buono, in fondo.
In tanti, tantissimi, abbiamo intuito che sotto alla pandemia c'è, che si voglia o no, un cambiamento epocale della società in cui viviamo. E che quel cambiamento è già partito ed è in potenza dentro ognuno di noi. E allora certo, studiamo i dati, informiamoci, cerchiamo di farci un quadro più chiaro possibile su come potrebbero evolvere le cose, costruiamoci il nostro punto di vista.
Ma dopo di quello dedichiamoci a noi stessi: ascoltiamo i nostri silenzi, osserviamo le nostre frenesie, smontiamo con pazienza le corazze che abbiamo eretto a nostra difesa. Raccogliamo i pezzi di tutto quello che nella vita di prima abbiamo trascurato, dimenticato, lasciato indietro.
Il vantaggio di essere in mezzo a una sciagura è che non c'è più nulla di cui aver paura, perchè il peggio sta già accadendo.
Però si può far di tutto per uscirne fortificati.
Coraggio, guerrieri.
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