Oggi niente articoli di giornale, parliamo di noi.
Sono passate due settimane e le nevrosi iniziano a farsi sentire.
L'isolamento non è più una novità: abbiamo iniziato la segregazione con spavalderia, covando in segreto il progetto di recuperare l'ozio perduto da una vita, ma ora bramiamo aria aperta e facce nuove.
Anche gli affetti ci danno meno sollievo: le relazioni si sono infeltrite e noi fatichiamo a ricavarci uno spazio tutto nostro. Siamo insofferenti e in famiglia ci pestiamo i piedi.
Ma quel che è peggio è che le nostre sicurezze vacillano: non riusciamo ad immaginare la fine di questo tunnel e ogni tanto ci prende la paura. Fuori dalla porta c'è un mondo pericoloso: temiamo di perdere i nostri cari, di ammalarci noi, di faticare a reggere il colpo.
Siamo finiti dentro ad un brutto sogno e l'alba è rinviata a data da destinarsi.
Viviamo in intimità forzata con le nostre paure: eccolo, l'unico vero punto di forza.
Qualsiasi momento di crescita, per definirsi tale, prevede una crisi scatenante che ci metta di fronte a noi stessi. La fortificazione passa attraverso la compassione per le proprie miserie.
Insomma: siate fragili, è il vostro momento.
Osservate con coraggio ciò che vi accade, come foste esploratori provetti. Studiate i vostri timori oscuri, sono la parte di voi più vera.
Non affannatevi a diventare migliori: accadrà presto, ma per oggi andate bene anche così, domattina vi sveglierete diversi.
Non giudicate le vostre derive mentali, piuttosto indagatene la causa: se seguite il filo è probabile che ritroviate un pezzo della vostra storia.
Nemmeno quell'angoscia che vi assale la sera è sbagliata: è il motore che ha spinto da sempre il vostro agire. Se la accettate da domani non sarete più in fuga e il vostro incedere sarà più libero.
Perdonatevi, come si fa con un figlio: siete un pezzo unico, pieno di ammaccature e difetti, fedeli custodi della vostra profonda sensibilità.
Avanti tutta, questa storia un giorno sarà solo un brutto ricordo.
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