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NEWSLETTER n. 03/2020
Nuovo numero della Newsletter GAL SGT: aggiornamenti dal nostro Gruppo di Azione Locale, informazioni dall’Agenzia Laore, opportunità e rubriche territoriali.

La “Rubrica Soci” questo mese è dedicata ad un interessante contributo sull’importanza di salvaguardare l’Ambiente;

nella sezione “Sviluppo locale – Buone prassi” una bella iniziativa per condividere, interpretare e descrivere creativamente lo stato di sospensione e isolamento in cui ci troviamo;

la sezione “Storie e leggende sul Territorio” evoca un tema importante, di cui ultimamente sentiamo una forte mancanza: il Viaggio.
Ne abbiamo scelto uno molto speciale che ha interessato anche il nostro bellissimo territorio in tempi lontani. Un itinerario affascinante, non a bordo di un veicolo che ingabbia e separa dal paesaggio ma in groppa ad un cavallo. Un viaggio lento e accurato, nella sua essenza più profonda: conoscere per capire.
Si tratta dell’esplorazione che nel 1800 ha portato il famoso geografo, geologo, naturalista Alberto La Marmora a percorrere la Sardegna intera. Le sue descrizioni ci offrono oggi un suggestivo spaccato dei nostri luoghi nel passato.

Buona lettura!
 

NOTIZIE GAL SGT

La situazione di emergenza e l’incertezza che tutti noi stiamo attraversando ha reso necessario adattare la normale operatività del nostro Gruppo di Azione Locale ma la Struttura Tecnica sta continuando a lavorare a distanza in costante coordinamento con il Presidente, con il Consiglio di Amministrazione e con Tecnici Laore che forniscono assistenza operativa e affiancamento specifico per tutte le attività. 
In queste settimane il lavoro amministrativo legato alla attuazione del Piano di Azione è stato affiancato da un’attività di informazione e supporto connessa all’emergenza COVID-19: considerando la temporanea impossibilità di stabilire relazioni dirette con i nostri Soci e con il Territorio, abbiamo incrementato l’utilizzo dei canali digitali di cui il GAL dispone (Pagina Facebook, nuovo sito internet, posta elettronica) per condividere e diffondere informazioni su opportunità, azioni solidali, buone prassi, schede di sintesi su temi economico-fiscali, rassegne stampa quotidiane in modo da divulgare le notizie dai nostri paesi e gli altri argomenti d’interesse per il Territorio.
Il confronto con il Territorio, con Sindaci e Soci - anche se indiretto - è indispensabile per l’operatività del nostro Gruppo di Azione Locale e in questa situazione critica lo è ancora di più perché ci aiuta a capire da vicino qual è la situazione nel contesto, per ragionare su eventuali strumenti e attività da intraprendere o da costruire allo scopo di rendere il GAL uno strumento a servizio delle persone e delle imprese.
Il nostro GAL può contare anche sulla attiva collaborazione dei Tecnici Laore, che si rendono disponibili a fornire supporto alle aziende e agli operatori locali attraverso la condivisione di informazioni e chiarimenti riguardanti aspetti specifici per i vari settori.

Il momento che stiamo attraversando mette a dura prova le Comunità e le economie locali e ci porta a riflettere sull’importanza della solidarietà, del supporto nei confronti delle persone e delle attività che possono trovarsi in difficoltà nel fronteggiare la condizione attuale. L’agire in Rete diventa irrinunciabile per superare questo periodo di stasi e per ripartire con più forza.

Se ci sono attività, progetti, iniziative che il nostro GAL può contribuire a promuovere, divulgare o attuare, siamo a disposizione per dar voce a proposte e soluzioni che possano facilitare la condivisione e la collaborazione in Rete.
Scrivici all’indirizzo info@galsgt.it

RUBRICA SOCI

La sezione “Rubrica soci” è uno spazio dedicato ai nostri Soci in cui condividere racconti, descrizioni, temi e argomenti relativi al nostro Territorio. Contattaci per proporre il contenuto da pubblicare nelle prossime Newsletter info@galsgt.it
 
In questo numero il contributo di uno dei Soci fondatori del GAL SGT, Giuseppe, che ha scelto di condividere nella nostra Newsletter alcune sue riflessioni e proposte operative per tutelare il paesaggio, l’apicoltura e le api, così importanti e preziose per gli equilibri del Territorio.

Chiusi nelle nostre case osserviamo con stupore e ammirazione le manifestazioni della Natura, le piante e gli animali che tendono a riappropriarsi degli spazi e degli ambienti che proprio l’assenza dell’uomo rende meno ostili.
L’isolamento in cui ci troviamo induce a riflettere sull’impatto che generiamo nell’ambiente naturale e sull’importanza di ripristinare un equilibrio ecologico.

Questi temi sono vicini alle argomentazioni di Giuseppe.
Pubblichiamo una breve sintesi generale. Per leggere tutti gli approfondimenti e le specifiche tecniche contenute nella versione integrale del testo che Giuseppe ci ha inviato, clicca qui.

Grazie Giuseppe per il tuo contributo!
Considerazioni e premesse
  • In tutto il pianeta la situazione dell’Apicoltura è a rischio gravissimo per via del cambiamento climatico e delle avverse condizioni di un ambiente che non è più naturale.
  • Le api volano ovunque e sono ormai considerate sentinelle dell’ambiente, monitor perfetti del territorio.
  • L’attività di impollinazione delle api contribuisce al 70% delle produzioni agricole, sia per consumo umano che zootecnico.
  • Gli indirizzi della nuova politica agricola europea sono quelli di un’economia verde e circolare (“Green New Deal”)
Proposte
  1. “MERIAGOS” – pascoli arborati
Nuovo assetto dei pascoli isolani: ambiente policolturale in sostituzione delle monocolture.
Un contesto più naturale conferisce pregio al paesaggio ed è maggiormente compatibile con l’apicoltura e con la pastorizia. I pascoli dovrebbero essere caratterizzati da miscugli tra cereale ed essenze leguminose mellifere in ampia percentuale (Veccia, Sulla, Ginestrino, Lupinella, Favino, ecc.) ed andrebbero seminati con lavorazioni minimali in modo da non alterare la struttura micro organica del terreno per conservarne la fertilità. Tali semine dovrebbero essere accompagnate dall’impianto di essenze arboree in prevalenza nettarifere (sempre nel rispetto degli habitat in cui si realizzano gli impianti) protette dal pascolamento.
  1. NO FIRE - PREVENZIONE INCENDI
Nel rispetto di doverosi fini ecologici sarebbe opportuno introdurre il divieto assoluto di trinciare qualsiasi tipo di fioritura e bisognerebbe vietare l’abbruciamento delle ramaglie, che potrebbero essere trinciate in loco o conferite. Si potrebbe impostare nell’intera Regione una raccolta di materiale combustibile di vario genere, trinciato ed essiccato, proveniente dalle pertinenze stradali, dalle pulizie dei fiumi, dalla ramaglia del taglio legnatico, dalla pulizia del sottobosco. Nella stagione estiva tale materiale costituisce infatti un importante fattore di rischio incendi. Una soluzione di questo tipo consentirebbe inoltre di preservare l’essenza Eucalyptus, oggetto di tagli incessanti a causa delle esigenze combustive.
  1. MITIGAZIONE IMPATTO TRATTAMENTI FITOSANITARI
Nonostante le intenzioni della U.E. siano indirizzate alla riduzione dei pesticidi, l’annoso problema di impatto sulle api continua a sussistere in modo grave. I fitofarmaci causano il continuo disorientamento delle api che trovano quindi difficoltà nel ritornare all’alveare. Ciò si traduce molto spesso in disastrosi indebolimenti delle famiglie. Per mitigare il problema e almeno ridurre il numero degli interventi fitosanitari si potrebbe supportare l’acquisto di prodotti repellenti preventivi (applicazioni di polveri argillose) e trappole di cattura massale, soluzioni compatibili con una gestione sostenibile delle attività agricole.

STORIE E LEGGENDE SUL TERRITORIO

La sezione “Storie e Leggende sul Territorio” è dedicata alla condivisione dei racconti antichi, fatti storici o miti e leggende su personaggi, paesaggi, cultura e tradizioni che si tramandano nel tempo e parlano dei nostri luoghi.
Scrivici per proporre storie o leggende, le inseriremo nei prossimi numeri della nostra Newsletter GAL SGT! info@galsgt.it


In questo periodo da trascorrere in casa, tutti sentiamo la nostalgia per il piacere di viaggiare.
Abbiamo quindi scelto di soffermarci su questo tema e condividere il racconto di un itinerario molto suggestivo: la storica e affascinante esplorazione dell’Isola compiuta a cavallo durante il 1800 dal geografo, geologo, naturalista Alberto La Marmora.
Ecco un estratto delle sue descrizioni relative al nostro Territorio, una preziosa testimonianza su come apparivano i nostri luoghi ad un viaggiatore forestiero dei tempi lontani.

Buona lettura!
Il Campidano di Cagliari – Burcei
Non lontano dal punto in cui il torrente dei Sette Fratelli descrive un angolo, per scorrere verso est nella regione del Sarrabus, c’è il piccolo villaggio di Burcei, nato solo da pochi anni, o che comunque ha ricevuto un po’ di vita per le iniziative di Giacomo Alessio Vichard, cavalier di Saint Real, ex intendente generale di Cagliari. Questo funzionario illuminato ci andava a passare qualche giorno, ed è allora che introdusse a Burcei diverse colture, tra le quali la patata, che riuscì a meraviglia; tutto ciò è di estrema utilità per i poveri abitanti di una regione montuosa che non produce nessun altro cereale al di fuori dell’orzo. Dal villaggio si raggiunge la capitale seguendo un cammino piuttosto faticoso…
Il Sarrabus
Gli straripamenti del Flumendosa coprono il suolo della pianura con uno strato di limo fertilissimo, cosa che nel paese di Muravera fa dare al fiume il nome di “Nilo della Sardegna”. Questa reputazione di fertilità è confermata dal vigore della vegetazione naturale e artificiale della zona; le arance qui prodotte sono migliori di quelle della valle di Milis e paragonabili a quelle di Malta; sia questi frutti che tutti gli altri prodotti della terra, cereali compresi, qui sono più precoci di un mese rispetto alle altre parti dell’Isola.
Muravera è il capoluogo della circoscrizione; è posta sulla riva destra del fiume, mentre Villaputzu, che si trova quasi di fronte, sta sulla riva sinistra, a meno di due chilometri di distanza; più lontano si vede il villaggio di San Vito, situato a monte e sulla destra del Flumendosa. I tre centri costituiscono il Sarrabus propriamente detto.
I monti della regione sono ricchi di metalli, soprattutto Monte Nieddu, Monte Narba e Monte di Gennargiolas (“Porta dei venti”). Vicino a una piccola collina conica, che si eleva sulla pianura, a poca distanza da Villaputzu verso il mare, e che proprio per il suo profilo gibboso viene chiamata Gibbas, si è iniziato lo sfruttamento di un filone piombifero abbastanza ricco; purtroppo il luogo è attorniato da paludi e stagni, che rendono l’aria insalubre per una parte dell’anno; durante quel periodo gli impresari stranieri che siano rimasti indenni da malattie sono costretti a lasciare il paese per oltre sei mesi. Una volta tornati, trovano le gallerie sotterranee talmente piene d’acqua e così danneggiate, da richiedere almeno un mese di lavoro per il prosciugamento; così, senza contare le malattie spesso mortali, alle quali sono soggetti gli operai e gli stessi dirigenti, si aggiunge un surplus di perdita di tempo e di spesa, che non è minimamente compensato dalla quantità e natura del minerale, perché questo minerale, benché di buona qualità, non è che piombo.
Vicino a Gibbas si vede la torre detta “di Porto Corallo” e non “Porto Cavallo”, come si è scritto da qualche parte. Sorge vicinissima al mare e presiede una specie di porto dove vengono imbarcate in particolare le derrate del paese e soprattutto il minerale di Gibbas; la torre fu attaccata nel 1812 dai pirati barbareschi che però, dopo averla occupata, furono messi in fuga dagli abitanti di Villaputzu.
Il Gerrei
Per raggiungere il villaggio di Escalaplano bisogna prima affrontare una terribile discesa fino al rio Flumineddu, che scorre sotto il paese verso ovest; poi bisogna guadare questo torrente incavato fra le rocce e dopo aver proceduto a lungo sul letto largo e ingombro di grandi blocchi arrotondati, si finisce per prendere una salita anch’essa difficoltosa, per arrivare infine al triste villaggio di Escalaplano. 
Il paese appartiene già alla provincia di Isili e comunica col capoluogo attraverso un profondo e alto crepaccio, che sta dall’altra parte del Flumendosa, detto “Arco di Santo Stefano”. […]
Per tutta la durata della cattiva stagione Escalaplano si trova nell’assoluta impossibilità di comunicare con gli altri centri dell’Isola; è una delle cause della sua miseria, della sua scarsa popolazione e dell’abbandono in cui è lasciato da parte delle autorità. È probabilmente per questo che i suoi abitanti si dice siano dediti al furto e alla vendetta. Il luogo è invece piuttosto interessante sotto l’aspetto geologico.

Volendo, da Escalaplano ci si può recare a Goni o a Ballao, che sono i villaggi più vicini; la scelta delle due diverse direzioni non può, allo stato attuale, dipendere dalla migliore condizione dei cammini lungo i quali ci si arriva, perché non si potrebbero fregiare col nome di “strade” questa specie di sentieri per capre che solo i cavalli sardi riescono a percorrere, ma Ballao, che si trova già sulla strada da Lanusei a Cagliari è un luogo “dove si passa”, mentre il misero villaggio di Goni non è che un luogo “dove si va” e dove solo il geologo ispirato dal sacro fuoco della scienza può decidere di andare, malgrado le difficoltà e la fatica di una tale escursione.

Per andarci, partendo da Escalaplano, gli sarà necessario affrontare una forte discesa fino al letto del Flumendosa, che dovrà attraversare a guado, ben inteso; poi da una salita ripida e rocciosa arriverà a Goni in meno di due ore, tutto compreso. Ciò che potrebbe maggiormente indurre il geologo a recarsi in questo triste villaggio, composto appena di sessanta case, è la scoperta che vi ho fatto, una ventina d’anni fa, di uno scisto nero carbonioso, inglobante una quantità prodigiosa di impronte argentate di graptoliti, una sorta di polipi fossili che appartengono alla fauna dei terreni siluriani. Il luogo in cui i fossili si rinvengono con più abbondanza si trova a dieci minuti dal paese, verso nord, dove è noto col nome di Pie’ inconi (“Piede storto, da zoppo”); il geologo dovrà limitarsi solo a colpire col martello le ardesie nere di questa località, per dividerle in innumerevoli lamelle sottilissime, piene di impronte argentate delle diverse specie di polipi; alcuni diritti, altri un po’ ricurvi, ma che somigliano tutti, in generale, a piccole lame di sega.
Mi rimane poi da segnalare agli archeologi il bel nuraghe che sovrasta il villaggio di Goni e che si vede da lontano da molti punti circostanti; si distingue da tutti gli altri, presenti in così gran numero nell’Isola, per l’altezza della porta d’entrata: questa è, in tutti gli altri, o perlomeno in quasi tutti, così bassa che non ci si può passare se non stendendosi bocconi, mentre nel nuraghe di Goni è alta metri 1,40.

Da Escalaplano a Ballao ci vogliono meno di due ore di strada, lungo una discesa continua fino al letto del Flumendosa, al di là del quale si trova il villaggio: in questo luogo il fiume è guadabile. Nei dintorni di Ballao, sulla riva sinistra del Flumendosa, c’è una miniera di antimonio sfruttata e abbandonata a diverse riprese; non credo sia molto importante.

Sulla riva destra, un po’ verso sud, si trovano i villaggi di Armungia e di Villasalto; nel primo di questi due paesi c’è un notevolissimo nuraghe che si scorge da molto lontano, in quanto misura non meno di 12 metri di altezza. Vicino al paese si è trovato recentemente un bel filone di antimonio più ricco di quello di Ballao.


[Silius] Riprendendo il cammino più frequentato tra Ballao e Cagliari, a un’ora di distanza dal luogo di partenza, si passa sotto le rovine di un antico maniero, noto in paese col nome di castello di Sassai, o Salzai, raffigurato nella mia grande carta in due fogli. Le ricerche da me fatte consultando gli storici della Sardegna non mi hanno consentito di individuare un castello così chiamato. Il Fara parla di un villaggio di Sassai nella curatoria di Siurgus, che in verità era vicina a questo luogo, ma questo corografo non fa menzione di un castello di tal nome; per contro, indica l’esistenza nel Gerrei di un castello Orguloso, già abbandonato ai suoi tempi. Lo storico Manno colloca tra i castelli la cui data di distruzione è incerta lo stesso castello Orguloso della curatoria di Gerrei215 che, secondo il Fara, fu attaccato e distrutto nel 1353 da genti fedeli al giudice d’Arborea nel corso di un’incursione nel territorio di Quirra. Per questo penso che le rovine del castello di Sassai siano da identificare, in fondo, proprio con quelle del castello Orguloso o Arguloso del Fara, che nel 1355 fu dato in feudo ai Carroz.

[
San Nicolò Gerrei] Dal castello di Sassai si arriva in un’ora a Pauli Gerrei, capoluogo di mandamento e dell’antica curatoria di Gerrei. Questo villaggio non offre niente di particolare; è da lì che una trentina di anni fa sono stati asportati due bei sarcofagi di marmo, donati dal vecchio feudatario del luogo al re Carlo Felice, che li fece sistemare nel suo castello di Agliè, con altre antichità provenienti dalla sua villa di Frascati. Uno di questi sarcofagi fu descritto e raffigurato nel 1831 dal mio collega abate Gazzera nel tomo XXXV delle Memorie dell’Accademia Reale delle Scienze di Torino; ne ho riprodotto un disegno nell’Atlante allegato alla seconda parte del Viaggio in Sardegna217, ma niente prova che questi monumenti si siano sempre trovati nel luogo; al contrario, si suppone che siano stati portati lì dall’antica Olbia.
Il villaggio è situato in una specie di depressione, fatto che lo rende umido e fangoso; è senza dubbio per questo che ha preso il nome di Pauli (da palus, “palude”), assegnato in Sardegna a località diverse che però si trovano in analoga situazione geografica; d’altra parte è molto difficile che al tempo dei Romani si trovasse in questo luogo un abitato, in più abbastanza fiorente da possedere oggetti d’arte così notevoli come i due sarcofagi di cui si è detto.
Pauli Gerrei è situato sul pendio di un monte che merita attenzione, detto “Monte Ixi”, o Montigi. Su un altro versante del monte si trova il paesetto di Silius che dista dal primo solo un quarto d’ora di strada e ne è separato da un contrafforte montuoso.
La Trexenta
Il terreno fino al ponte di Bangius è un po’ accidentato, soprattutto a est dove avanza un contrafforte del monte granitico di Donori che si prolunga fin sopra Bangius; lo chiamano Monte Uda, Dietro al contrafforte si trova il villaggio di Sant’Andrea Frius […].
Nel ponte di Bangius lo scenario cambia: si vede soltanto una specie di pianura o piuttosto un bacino leggermente ondulato detto “Trexenta”; è popolato di villaggi: alcuni come Arixi, San Basilio e Sisini, sono ai piedi o sui versanti delle colline terziarie che delimitano il bacino a destra; dalla parte opposta si notano specialmente Ortacesus, Guasila, Guamaggiore, Selegas e Seuni, mentre al centro della pianura la grande strada attraversa i popolosi villaggi di Senorbì e Suelli.

Suelli fu un tempo sede episcopale, a datare da San Giorgio Vescovo della Barbagia, al quale Torgotorio I, Giudice di Cagliari, donò questo villaggio per tenere vicino a sé quel santo prelato.[…]
La figura di San Giorgio di Suelli è molto popolare in tutta l’Isola, soprattutto nella parte montuosa, detta ancora oggi “Barbagia”. La chiesa parrocchiale di Suelli, dedicata a San Pietro, è antichissima; si sostiene che la sua costruzione risalga ai tempi in cui viveva il San Giorgio in questione e cioè prima dell’anno 1113 nel quale morì. Vicino alla chiesa c’è il santuario dedicato al santo e molto frequentato dai devoti.

Il bacino della Trexenta, nonostante la grande fama di fertilità dovuta alle colture cerealicole, colpisce il viaggiatore per la totale assenza di alberi prodotta principalmente dalla mancanza d’acqua: difetta anche d’acqua potabile, e quella che si beve è salmastra oltrechè rarissima. Le persone agiate dei paesi la mandano a prendere molto lontano.
Ho tuttavia dei dati geologici e stratigrafici sufficienti per credere che delle prove di scavi artesiani in questi luoghi sarebbero coronate da grande successo. […]

Superato il villaggio di Seuni si incontra una salita che porta a un altipiano composto anch’esso di terreni terziari; si vedono a destra, un po’ in lontananza, i bei paesi di Siurgus e Donigala […] mentre verso ovest si vedono sorgere le cime marnose di Punta Acuzza (“Punta Acuta”) e il Monte Corona sotto il quale si nasconde il fangoso villaggio di Gesico

NOTIZIE DALL'AGENZIA LAORE

I Tecnici dell’Agenzia Laore si rendono disponibili a fornire supporto alle aziende del nostro Territorio.
Pubblichiamo una comunicazione rivolta agli operatori locali:
Cari tutti,
nell’emergenza epidemiologica legata alla diffusione del COVID-19 stiamo lavorando da casa ma siamo a vostra disposizione telefonicamente, al cellulare e via email per qualsiasi richiesta di informazioni e chiarimento.

Stiamo inoltre valutando di programmare e realizzare delle attività a distanza in funzione di quelle che sono le vostre esigenze ed i nostri mezzi. A questo proposito sono gradite e ricercate le vostre proposte in merito.

Vi chiediamo di diffondere ai vostri colleghi per quanto vi è possibile queste informazioni.

I Tecnici Laore
Segnaliamo inoltre che nell’apposita sezione del nostro sito internet - Laore nel territorio GAL SGT - sono consultabili informazioni e linee guida per le aziende agrituristiche che intendono preparare pasti da consegnare a domicilio.

SVILUPPO LOCALE: BUONE PRASSI

ALFABETO PANDEMICO Come cambiano le parole, adesso e dopo

Lo Stato dei Luoghi è una rete italiana impegnata nella rigenerazione di spazi le attraverso le risorse locali. In particolare, la rete si impegna a promuovere e valorizzare socialità e aggregazione, le relazioni tra le persone, che sono i fattori decisivi nella rigenerazione dei luoghi perché le nutrono le comunità e costruiscono nuova cultura.
Recentemente la rete ha lanciato una riflessione collettiva, aperta e libera, su ciò che stiamo vivendo e su come cambieremo quando tutto questo sarà finito. Una sorta di diario comune per descrivere e condividere i nuovi significati che già stiamo attribuendo agli spazi, alle situazioni, ai pensieri e alle nostre emozioni tra i metri che ci dividono.
Come sta cambiando la percezione dello spazio comune dallo stato di sospensione domestica in cui ci troviamo? E cosa diventano gli spazi comuni quando il contatto dei corpi non è possibile? 
Quali parole abbiamo per costruire nuovi immaginari?
Avere le parole, dopo, significherà avere nuovi strumenti di lettura del reale, nuovi immaginari e nuove azioni.
Serve a non dimenticare questa effervescenza di pensiero di questi giorni, a non perdere le intuizioni, le visioni, a tenerle strette ed essere pronti ad affermare posizioni radicali. Serve a non tornare indietro senza cambiare.
Leggi l’Alfabeto pandemico, scopri come cambiano le parole:
https://www.lostatodeiluoghi.com/alfabeto-pandemico/

OPPORTUNITA'

SOLIDARIETA' DIGITALE

Il Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, con il supporto tecnico dell’AGID Agenzia per l'Italia Digitale, ha lanciato l’iniziativa "Coronavirus: la digitalizzazione a supporto di cittadini e imprese": alcune aziende e associazioni stanno mettendo a disposizione dei cittadini, delle imprese e delle pubbliche amministrazioni servizi totalmente gratuiti e soluzioni innovative, con l'obiettivo di supportare tutte le persone che in questo momento si vedono costrette a cambiare le proprie abitudini.
I servizi offerti riguardano variegati settori e hanno lo scopo di agevolare diverse attività: il lavoro da remoto, attraverso connettività rapida e gratuita e l’utilizzo di piattaforme di smart working avanzate; la lettura di libri, giornali e riviste tramite abbonamenti e scambi; i percorsi scolastici e di formazione, grazie a piattaforme di e-learning; la promozione delle imprese e dei prodotti, grazie campagne di sponsorizzazione; etc. Sono tante le opportunità rese disponibili.
Sul sito dedicato all'iniziativa è pubblicato l’elenco completo, che viene costantemente aggiornato con nuove interessanti proposte solidali: https://solidarietadigitale.agid.gov.it/#/
Per ogni opportunità sono indicate le modalità di fruizione.
Le aziende che vogliono aderire all’iniziativa offrendo invece i propri servizi, devono compilare un apposito modulo online.
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