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SPECIALE PASQUA 2020
5.04.2020
bazar per amici e genitori della scuola Steiner di Origlio
BENVENUTI NEL PRIMO BAZAR
ON LINE DELLA SCUOLA
STEINER DI ORIGLIO
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Carissimi,

la situazione contingente non ci ha consentito di trascorrere insieme la giornata di sabato 4 aprile, per la quale contestualmente al turno di giardinaggio, avevamo pianificato anche un mercatino pre-pasquale.
Benvenuti quindi al Primo Bazar Virtuale di Pasqua della nostra Scuola!

In queste pagine troverete tante letture, musica, e potrete vedere la vetrina con l'artigianato nato dalle mani delle nostre mamme e amiche della scuola quali gli oggetti in lana di fiaba, le bambole e animaletti di lana.
Potrete fare il vostro ordine direttamente dal sito. Una volta fatto l'ordine on-line prenderemo contatto con voi per metterci d'accordo sulla consegna, perché è nostra intenzione rispettare tutte le norme per contenere l'epidemia in corso.
(N.B.: le spese di una eventuale spedizione sono escluse dai prezzi esposti nel sito della scuola).

Un caro saluto, e buona Pasqua
dal Gruppo Iniziative, da Giorgio Menzio e Fedra Pessina Zannier
CANTIAMO INSIEME
Ecco una proposta per festeggiare la Pasqua in famiglia con una bella canzone.

A cura di Bettina Rast
Cliccando sul pulsante qui sotto potrete ascoltare il brano con l'accompagnamento o suddiviso in piccoli pezzi per impararlo più facilmente:
Cantiamo insieme
PASQUA! OVVERO LA LEPRE DAL VELLO DORATO
di Maestra Stefania Bergamini

Tutti, anche se in quarantena, vediamo che la terra si sta vestendo a nuovo!

Dal terreno spuntano sottili fili d‘erba verdissimi, margheritine fanno a gara per uscire tra timide violette e fiori di tarassaco giallo sole. Tenere gemme trattenute sui rami in attesa, donano agli alberi un impalpabile e vaporoso manto rosino, che all‘occhio appare come una nuvola leggerissima, adagiata sulla chioma ancora spoglia.

Quanta vita scorre in questo momento dell‘anno !! ... e con che delicatezza si annuncia la primavera, già prima dell’equinozio, in giardini e boschi, attraverso i candidi bucaneve, subito seguiti dalle primule, i crocus selvatici, i ranuncoli e le profumatissime violette.

Bianco, giallo, rosa, viola sono i colori prediletti dalla natura in questo momento di rinascita, di risveglio e rinnovamento.

In questa atmosfera eterica di luce e lindore si colloca la Pasqua, con la sua data mobile legata ai ritmi della Luna e all’evento fulcro della Storia dell’Umanità (quella scritta con lettere maiuscole), in cui nell’epoca  dell’impero romano il Figlio di Dio fattosi uomo, ha attraversato la porta della vita e della morte, risorgendo.

Un evento unicissimo, testimoniato come biografia spirituale di Gesù di Nazareth nei quattro Vangeli, e conosciuto come “evento del Golgota” nella storia degli uomini. Grazie a questa azione spirituale del Cristo, avvenuta oltre 2000 anni fa, la Terra ricevette nuova linfa vitale e un nuovo impulso di vita. Per questa ragione, la Pasqua che alle nostre latitudini coincide con la primavera, rappresenta un momento di nuovo inizio per la natura e di risveglio individuale per l’interiorità dell’uomo.

Alla Pasqua sono collegati momenti di cupa sofferenza e dolore, espressi nell’arte figurativa, nelle processioni religiose o nelle rappresentazioni legate alla passione del Venerdì Santo, ma anche di liberazione e gioia di rinascita ad una nuova esistenza, manifestati nell’atmosfera festosa delle celebrazioni rituali e nel ritrovarsi con parenti ed amici per festeggiare e ringraziare, dopo l’austerità quaresimale.

Questi retroscena, possono essere ben compresi e interiormente vissuti dagli adulti, ma anche i giovanissimi di 12-13 anni, sanno ma soprattutto sentono nell’anima che la Pasqua è un momento particolare. E può accadere che ne parlino ad un adulto e pongano domande sulla vita e la morte, e sul prima e sul dopo l’esistenza terrena.

Invece per i piccoli, così giocondi e tutti immersi nel flusso della vita, questo è il periodo in cui diventare attivi dentro e fuori casa, colorando le uova da appendere poi ai rami di nocciolo, in attesa della grande cerca delle uova che la lepre dal vello dorato distribuirà sapientemente a Pasqua nei giardini, sui balconi o addirittura in casa.

Ma perché proprio la lepre? E perché ha il manto dorato?

Il mito greco del preziosissimo vello d’oro, ha accomunato e accompagnato molte culture, che vedevano in esso il potere divino di curare ogni ferita e così di non dover soccombere alla morte.

L’oro simboleggiava la ricchezza e l’eternità dei mondi spirituali, così quando nel XV secolo venne introdotta in Germania, per la prima volta nel periodo pasquale la lepre dorata, questa divenne simbolo di Vita e Resurrezione.

Tornando alla lepre, essa ha effettivamente un pelo fulvo chiaro che le permette di mimetizzarsi facilmente nell’erba e sfuggire così ai suoi predatori.

Ma guardiamo da vicino quali sono le qualità di questo piccolo animale.

Se vi è mai capitato di osservare un gruppetto di lepri selvatiche ai margini del bosco, mentre giocano, ruzzolano, si ergono e facendo l’omino annusano l’aria, muovendo le lunghe orecchie così sensibili ad ogni impercettibile rumore, sarete davvero rimasti incantati da tanta grazia, agilità e destrezza.

La lepre ha un udito finissimo, sente e ascolta tutto ciò che l’ambiente circostante trasmette. Le lunghe orecchie vibrano delicatamente, quando l’attenzione si fa grande e le percezioni si intensificano.

Di natura mite, la lepre non attacca nessun altro animale. Si nutre di piante, frutti e funghi ed è pacifica. Però ha molti nemici, anche negli uomini che le danno la caccia. I cani fanno fatica a rincorrerla, poiché è velocissima, anzi super veloce, come un cavallo da corsa.

Essendo molto percettiva, la lepre si comporta in modo nervoso, timido e cauto, ma se un suo compagno viene inseguito e sfinito, sta per essere raggiunto dai cani o da una volpe, essa sfidando ogni pericolo, esce con un balzo allo scoperto e zigzagando, cerca di confondere le idee agli assalitori, disperdendo le tracce. È dunque pronta anche a sacrificarsi per un fratello.

La lepre non ha una vera tana; spostandosi di continuo, si rifugia piuttosto in anfratti o piccole buche che scava velocemente. In altre parole, il cielo gli fa da tetto.

Secondo la tradizione è la lepre a portare e nascondere le uova, perché vengano cercate. Bisogna in effetti “volerle” cercare queste uova bellissime. Tutti in famiglia devono mettersi in movimento! 

L’impegno, lo sforzo e il cimento impiegato nella ricerca di questo simbolo di Vita è fortemente collegato all’amore per il vivente, anche se non ne siamo del tutto consapevoli.

L’uovo, che nel suo interno ha una sfera gialla, paragonabile ad un piccolo sole, in verità viene dipinto, perdendo così il suo aspetto di normale uovo di gallina ed entra così nel mondo colorato dell’immagine e della fantasia, diventando una piccola opera d’arte del momento presente.

Dall’uovo nasce una nuova vita, questo lo sanno tutti quelli che hanno visto un pulcino beccare da dentro il guscio, fino a incrinarlo e spezzarlo per uscire. Un’immagine calzante per una Pasqua particolare, che coincide con un momento di isolamento e separazione, in cui viene chiesto a tutti di sviluppare nuove capacità, di liberare nuove forze di fantasia e creatività, di affinare la volontà e riscaldare il cuore per accogliere il pensare dei tempi nuovi.
 

Stefania Bergamini

LETTERA CONDIVISA 
di Maestra Cristina Battaglini
Cara comunità educante,
 
questa lettera era stata condivisa con i colleghi insegnanti appena dopo aver saputo che la scuola avrebbe dovuto chiudere. Così è accaduto, ma la scuola non ha cessato le sue attività - il suo fermento - la scuola non si è fermata. Si continua il nostro lavoro, ognuno nel posto in cui si trova. Ci stiamo avvicinando a quello che è un momento, al di là di qualsiasi credo religioso, di rinascita: la primavera sta trionfando nella sua magnificenza, ci ricorda che la bellezza è fatta per essere contemplata ed apprezzata, non come spettatori passivi, bensì protagonisti consapevoli.

Questa lettera vuole essere un monito per ricordarci che solo nel QUI e ORA riusciamo a vivere a pieno quello che ci sta accadendo, quello che ci sta mettendo a dura prova, ed in quanto esseri umani, siamo chiamati a rispondere con la nostra presa di coscienza.
 
Buona primavera a tutti

Cristina Battaglini
Lettera del QUI ed ORA

Stamattina mi sono destata con questo desiderio: vedere le cose da fuori, come un astronauta, provare quella sensazione di contemplare la terra dall’alto, proprio in questo momento. Immagino che vedrei la sua attuale disarmante vuotezza, la sua inquietante “assenza”. Così all’apparenza, in questo momento, afferriamo solo i suoi vuoti - i suoi disastrosi vuoti - le cose che ci strappa via, le sue crudeli lacune in cui inghiotte tutti, senza distinzioni di sorta.

Ma non vediamo, stando solo in alto, il brulichio dei singoli nelle loro case, che si mettono in moto e che semplicemente non stanno solo ad aspettare: vivono. Ognuno da solo, o nel loro piccolo nucleo familiare. Come formichine laboriose di spostano e muovono la loro vita stando fermi. Siamo forse doverosamente chiamati a farci domande, interrogarci da dentro, per venirne fuori?

Tutto questo sembra un gioco di ossimori, ma la vita cosa è se non il più grande ossimoro di tutto i tempi? Mariangela Gualtieri in questi giorni ha composto una poesia meravigliosamente spiazzante che recita così “questo ti voglio dire, ci dovevamo fermare”. Siamo, davvero, per la prima volta, così evidentemente e globalmente, chiamati ad essere coscienti di quanto siamo connessi, ma al tempo stesso slegati, responsabilmente individui.

Perché un problema che tocca la Cina non rimane oltre Oceano, nulla rimane così lontano da noi, nulla ci lascia incolumi; l’erba del vicino è anche la nostra erba; il bambino siriano ha gli stessi occhi di nostro figlio, ma non solo perché è un essere umano. Niente rimane più solo attaccato a se stesso, si allaccia con tutto e se fai lo sgambetto allo straniero può cadere anche sul tuo orto, ed è poi maledettamente vero che nessuno si salva da solo, diceva un tizio.

Non conviene essere sfrontati, con gli accadimenti - vanno guardati. Essere piuttosto spregiudicati, nel senso di essere più aperti ad accogliere il reale, così come ci viene incontro, senza soffocarlo subito con i nostri giudizi. Perché è il nostro sport preferito giudicare. Perché è sempre più facile farcire la piadina con le salse più gustose, ma la rucola è pur amara, ma fa bene. Ci voleva un qualcosa che inizia con Pan per attivarci nel nostro silenzio interiore, perché è anche questo che siamo chiamati a fare come individui in questo periodo. Pasolini diceva che bisogna essere molto forti per amare la solitudine.

Da lontano il mondo stamattina è estremamente silente, ma da lontano, se porgi l’orecchio e fai attenzione, si sente il suo bisbiglio. Avrà forse qualcosa da svelarci... Ma quando tutto si rimetterà in moto, dobbiamo ricordarci di questo silenzio da fuori, non dobbiamo più dimenticarci quanto ogni popolo, nelle medesime condizioni, tira fuori la sua anima di popolo. Gli italiani cantano e ballano alle finestre, e i francesi che faranno? e i tedeschi che faranno? Com’è il sapore della solitudine nelle proprie mura? E chi le mura non le possiede neanche? Siamo accomunati nell’ineluttabilità.

Stamani dall’alto tutto é così strano, non ho mai visto niente di simile, tutto si porge alle mie pupille come fosse venuto al mondo, adesso, qui ed ora.

Cristina Battaglini
15.03.2020
ESTRATTI DAL LIBRO: "FESTEGGIARE LA PASQUA CON I BAMBINI"
DALLO SCRIGNO DEI TESORI DELLE ANTICHE USANZE POSSIAMO RIAFFERRARE E VIVIFICARE COSTUMI GIÀ QUASI SCORDATI.
ELEMENTI FONDAMENTALI
PER LA PREPARAZIONE DELLE FESTIVITÀ

Nella preparazione delle principali festività vi sono alcuni elementi ricorrenti. Solo la "veste"nella quale appaiono muterà di volta in volta, permeandosi del valore particolare di ogni festa. Questi elementi fondamentali sono qui elencati con un breve commento. 

IL TAVOLO DEI FESTEGGIAMENTI

L'idea del tavolo per il periodo di festeggiamento (detto anche "tavolo delle quattro stagioni") è stata tratta dal prezioso libriccino di F. Lenz "Fare festa con i bambini". 
Un tavolino, una cassapanca o un cassettone, ma anche solo una bella asse sufficientemente lunga, sono indicati per il "tavolo dei festeggiamenti". Sarebbe bene questo che potesse avere un posto fisso in casa. Nei periodi in cui non vi sono festeggiamenti, non dovrebbe venire adoperato per i giochi dei bambini, bensì servire come "angolo della natura", per disporvi sopra oggetti della natura, fiori, pietre, oggetti trovati dai bambini o cose fatte a mano. 

L'ADDOBBO

Su questo tavolo si dovrebbe stendere un tappeto o un telo, i cui colori possono cambiare a seconda delle festività: non potendolo viariare, un telo verde è sempre adatto. 

IL QUADRO

Ad ogni festività si addice un suo proprio quadro, il cui contenuto dovrebbe esservi strettamente connesso. 
Darà gioia cercare la raffigurazione adeguata scegliendo tra le molteplici immagini artistiche, anche moderne; un certo arricchimento ineteriore ci deriverà dallasfogliare i calendari artistici. Finché non si sarà trovato quello che più ci piace, si potrà usare anche una semplice cartolina artistica, che potremo attaccare su di un cartoncino colorato o su un telo. Se il tavolo dei festeggiamenti è appoggiato al muro, vi si può appendre sopra il quadro. 

LA NATURA

Ogni periodo festivo si colloca nel corso dell'0anno in un rapport ben preciso con il suseguirsi delle stagioni: perchò la natura dovrebbe essere sempre compresa nei festeggiamenti, almeno con un mazzo di fiori di stagione o altro. In alcune feste, poi, come nel giorno di san Giovanni, i fiori sono addirittura al centro del messaggio simbolico, così come i frutti per san Michele. 
Pochi firi o qualche ramo disposti amorevolmente in un bel vaso sono spesso più sugestivi di un mazzo rigoglioso. 

LA CANDELA

Una luce dovrebbe sempre brillare, pur nella più semplice festicciola domestica. La candela ardente è il segno esteriore di quanto la festa ci rechi di luce e calore interiori. Una candela trova perciò un posto stabile sulla tavola dei festeggiamenti. 
In alcune feste l'elemento della luce sta in primo piano (ad es.: l'Avvento, il Natale, l'Epifania, la Pentecoste), e viene perciò trattat a parte. 

POESIE E CANTI

Per ogni momento di festa esistono versi, poesie e canti adatti. Anche qui si potrà scegliere guidati dalle proprie sensazioni e convinzioni. 
I bambini più piccoli semplicemente ascoltano quanto viene detto per o dai fratelli più grandi o dagli adulti. Poco alla volta, con le canzoni dai contenuti adatti, si farà strada anche la gioia di poter partecipare alla conversazione o ai canti. 
I più grandicelli potranno forse aggiungere alla festa quel che hanno imparato a scuola. Per principio, però, anche in questo caso non conta la quantità: "meno" può essere "più". 
Laddove venga eseguita musica in casa, si avrebbe una ulteriore fonte di arricchimento. In questo modo una festa può essere uno stimolante "campo di esercitazioni"!

IL RACCONTO

Ogni principale festa dell'anno ha un suo preciso riferimento nel Vangelo. Anche i bambini che non vanno ancora a scuola possono ascoltare i brani del Vangelo letti dai genitori o dai fratelli. L'mportante è che tali letture vengano molto ben preparate. 
nelle fiabe, in particolare quelle dei fratelli Grimm, si troveranno molte stoie adatte per le diverse feste. Alcune non sono chiaramente riferibili ad un determinato periodo, ma con il crescere della comprensione del significato delle feste e delle fiabe stesse, si acquisterà anche un a certa sicurzza su quale prendere in considerazione. 
Le leggende indicate generalmente subito dopo il secondo anno scolastico. 
La cosa più importante è che chi legge abbia ben vivo in sé l'impulso che ha condotto alla scelta. 
 
FIABE ADATTE
Ci sono molte fiabe che contengono i motivi della Passione e che possono venir raccontate in questo periodo. Sono soprattutto quelle in cui le persone devono passare attraverso la sofferenza, l'incantesimo o la morte. 

IL LUPO E I SETTE CAPRETTI - Chi disobbedisce cade in pericolo.

CAPPUCCETTO ROSSO - Le forze dell'oscurità vogliono divorare il "bambino" che è nell'uomo.

BIANCANEVE - Il male attira con lusinghe le debolezze dell'anima umana e la corrompe.

L'ASINELLO - San Francesco ad esempio denominava il corpo fisco "fratello asino". Noi tutti soffriamo dell'impedimento che esso impone alla nostra vera natura umana.

RE BAZZA DI TORDO - L'anima umana deve trovare la via che conduce dall'orgoglio presuntuoso alla vera umiltà, grazie all'esperienza del dolore.
STORIA DEL LEPROTTO DI PASQUA
C'erano una volta un papà leprotto ed una mamma leprotto, che avevano sette leprottini e non sapevano quale sarebbe diventato il vero leprotto di Pasqua. Allora mamma leprotto prese un cestino con sette uova e papà leprotto chiamò i leprottini. Poi disse al più grande: "Prendi un uovo dal cestino e portalo nel giardino della casa, dove ci sono molti bambini."

Il leprotto più grande prese l'uovo d'oro, corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato e giunse al giardino della casa. Qui voleva saltare oltre il cancello, ma fece un balzo così grande e con tanta forza che l'uovo cadde e si ruppe. 
Questo non era il vero leprotto di Pasqua. 

Ora toccava al secondo.
Egli prese l'uovo d'argento, corse via nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco, corse per il prato; allora la gazza gridò "Dallo a me l'uovo, dallo a me l'uovo, ti regalerò una moneta d'argento!" E prima che il leprotto se ne accorgesse la gazza aveva già portato l'uovo d'argento nel suo nido. 
Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua. 

Ora toccava al terzo.
Questi prese l'uovo di cioccolato. Corse nel bosco, attraversò il ruscello, uscì dal bosco e incontrò uno scoiattolo che scendeva, saltellando, da un alto abete. Lo scoiattolo spalancò gli occhi e chiese: "Ma è buono l'uovo?"
"Non lo so," rispose il leprotto, "lo voglio portare ai bambini."
"Laciami assaggiare un po'!"
Lo scoiattolo cominciò a leccare e poiché gli piaceva tanto, non finiva mai e leccò e mangiucchiò pure il leprotto, fino a che dell'uovo non rimase più nulla; quando il terzo leprotto tornò a casa, mamma leprotto lo tirò per la barba ancora piena di cioccolato e disse: "Neanche tu sei il vero leprotto di Pasqua." 

Ora toccava al quarto. 
Il leprottino prese l'uovo chiazzato. Con quest'uovo corse nel bosco e arrivò al ruscello. Saltò sul ramo d'albero posto di traverso, ma nel mezzo si fermò. Guardò giù e si vide nel ruscello come in uno specchio. E mentre così si guardava, l'uovo cadde nell'acqua con gran fragore. 
Neanche questo era il vero leprotto di Pasqua. 

Ora toccava al quinto.
Il quinto prese l'uovo giallo. Corse nel bosco e, ancor prima di giungere al ruscello, incontrò la volpe, che disse: "Su, vieni con me nella mia tana a mostrare ai miei piccoli questo bell'uovo!"
I piccoli volpacchiotti si misero  giocare con l'uovo, finché questo urtò contro un sasso e si ruppe. 
Il leprotto corse svelto a casa, con le orecchie basse. 
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. 

Ora toccava al sesto.
Il sesto leprotto prese l'uovo rosso. Con l'uovo rosso corse nel bosco. Incontrò per via un altro leprotto. Appoggiò il suo uovo sul sentiero e presero ad azzuffarsi. 
Si diedero grandi zampate, e alla fine l'altro se la diede a gambe, ma quando il leprottino cercò il suo uovo, era già belle calpestato, ridotto in mille pezzi. 
Neanche lui era il vero leprotto di Pasqua. 

Ora toccava al settimo.
Il leprotto più giovane ed anche il più piccolo. Egli prese l'uovo blu. Con l'uovo blu corse nel bosco. 
Per via, incontrò un altro leprotto, ma lo lasciò passare e continuò la sua corsa. Venne la volpe. Il nostro leprotto fece un paio di salti in quà e in là e continuò a correre, finché giunse al ruscello. 
Con lievi salti lo attraversò, passando sul tronco dell'albero. Venne lo scoiattolo, ma egli continuò a correre e giunse al prato. Quando la gazza strillò, egli disse soltanto: "Non mi posso fermare, non mi posso fermare!"
Finalmente giunse al giardino della casa. Il cancello era chiuso. Allora fece un salto, né troppo grande né troppo piccolo, e depose l'uovo nel nido che i bambini avevano preparato. 

Questo era il vero leprotto di Pasqua!
 
DAL LIBRO DI EMMA GRAF
"LE FESTE DELL'ANNO"

IN COLLEGAMENTO CON L'UOMO E LA SUA NUTRIZIONE 5° VOLUME
ALCUNE RICETTE PER LA PASQUA
Dolce di Pasqua

Pasta
150 gr frumento, macinato fine
70 gr burro
1/2 - 1 dl yogurt naturale
1/2 cucchiaino vaniglia pura in polvere
3 cucchiai zucchero integrale
1/2 cucchiaino sale

Amalgamare gli ingredienti in un impasto morbido, coprire e lasciar riposare per 1-2 ore. Spianare quindi la pasta tra due fogli di carta da forno e adagiare in una tortiera imburrata e infarinata del diametro di 26 cm. 

Ripieno
50 gr semola integrale di frumento o farro
3 dl latte
2 prese sale

Far cuocere tutti gli ingredienti per ca. 5 minuti e mescolare con: 
3 mele di media grandezza, grattugiate finemente
30 gr uvette
1 limone, buccia
1 cucchiaio limone, succo
4 cucchiai sciroppo d'acero
4 cucchiai panna
1 cucchiaino vaniglia pura in polvere

Disporre il ripieno sulla pasta e far cuocere sul ripiano centrale del forno a 180° per ca. 30-40 minuti. Lasciar raffreddare. Ritagliare dei coniglietti di carta o utilizzare degli stampi a forma di coniglio da posare delicatamente sul dolce: cospargere con zucchero a velo e togliere con prudenza le forme decorative. 


 
Pane e biscotti per il periodo pasquale

Alberello di pane (Albero della Vita)

Preparare la pasta del pane secondo la ricetta di base
Con la pasta, formare un albero e decorarlo con motivi primaverili come foglie, uccelli, fiori, ecc.
(vedi figura in alto)
Adagiare in una teglia imburrata e infarinata e cuocere sull'ultimo ripiano del forno a 180° per ca. 30-40 minuti. 

Pane di Cristo

500 gr farina di farro semi scura
2-2 1/2 dl acqua tiepida
20 gr lievito di birra
1 dl panna
70 gr burro fuso
1 cucchiaino sale
4 pezzi noci con il guscio
1-2 cucchiai semi di sesamo per guarnire

Versare la farina sul piano di lavoro formando una fontana e versarvi gli ingredienti, quindi e impastare fino ad ottenere una pasta morbida. Adagiare l'impasto in una scodella grande, coprire e lasciar gonfiare del doppio,. 
Impastare un'altra volta e modellare un pane rotondo. Incidere con le forbici una croce alla superficie e posare una noce ad ogni estremità. Spennellare con acqua e cospargere di sesamo. Mettere il pane in una teglia imburrata e cuocere sul ripiano più basso del forno a 180° per ca. 30-40 minuti. Ancora caldo, spennellare il pane con  burro fuso. 

 
PASQUA
ACQUA - FEGATO - NUTRIZIONE


IL MISTERO PASQUALE
La chiave che schiude la comprensione del mistero pasquale si trova nelle parole dell'apostolo Paolo: "Io vivo, tuttavia non sono io che vivo, bensì il Cristo vive in me". Paolo sperimenta per primo il ‘sorgere del sole’, la luce epifanica (conoscenza spirituale). Egli ha compiuto il passo dal Natale dei pastori, intimo e pregno di sentimento, ad una festa del futuro che reca in sé carattere di un'epifania. 

Nell'uomo stesso può avere inizio la resurrezione della conoscenza spirituale e insieme ad essa un'ampia percezione dei misteri del vivere e del morire. 

Le tradizioni, un giusto agire istintivo e il senso buono vanno scomparendo sempre più, vengono ‘calati nel sepolcro’. Al loro posto dovrebbe subentrare la resurrezione del nuovo, e questa si farà attendere a lungo! Le conseguenze di ciò sono la distruzione dell'ambiente e dell'uomo. Non è possibile proteggere qualcosa che non si conosce e così viene ‘crocifisso’, viene votato alla morte. 

Durante la settimana santa ha luogo l'incontro tra morte e vita. La croce e la natura che si risveglia ne sono il simbolo. Dall'evento pasuale sono già trascorsi 2000 anni. Ma la morte e la vita sono ancora avvolti nel mistero. 

L'introduzione a un corso di biologia incomincia così: “il termine ‘biologia’ deriva dal greco e significa letteralmente ‘dottrina della vita’. Tuttavia alla domanda cosa sia la ‘vita’, uno scienziato non può rispondere. Della vita non sappiamo nulla; sappiamo qualcosa soltanto degli esserei viventi, della loro struttura (forma), delle loro funzioni (attività) e della connessione fra entrmbe.”

Cos'è la vita? Nel periodo pasquale gli uomini sperimentano una felicità rinnovata e gioiscono della vita che ogni anno novamente germoglia.
Infatti: “...in ogni inizio (primavera) vive un incantesimo...!” (H. Hesse).

Come è possibile spiegare, afferrare tale incantesimo? Per farlo, occorre una comprensione più profonda, più totale! La nostra coscienza quotidiana, orientata in modo unilaterale soltanto verso ciò che è materiale, non basta.

Anche nel campo dell'alimentazione, oggi più che mai, ci si pone la domanda ‘cos'è la vita?’. 

Un pioniere in questo senso fu il medico e scienziato dell'alimentazione, Bircher-Benner. La ricerca e la conoscenza di cosa sia la ‘vita in sé’ divennero per lui il contenuto dell'esistenza: “Se potessi afferrare la vita fin nelle sue profondità più profonde, la vita in sé, allora saprei che essa è sinonimo di saggezza, sinonimo di salute.”
ECCO PER VOI ALCUNI DEI NOSTRI BANCHI TRADIZIONALI
ATTENZIONE: online vedrete i prezzi aumentati del 10%, questo per recuperare i costi legati alla transazione elettronica. Vi consigiamo di scegliere l'opzione del pagamento in contanti, questo perché vi permetterà di evitare il sovrapprezzo, mantenendo così i prezzi a cui siamo abituati! 
 
Vi ringraziamo di voler condividere questa newsletter con i vostri parenti, amici e contatti, i quali magari sarebbero venuti volentieri al nostro bazar. Continuiamo a costruire ponti e a tessere insieme per far conoscere la nostra scuola. 
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BANCO DELLE PICCOLE MERAVIGLIE DI LANA DI FIABA

A cura di Francesca, Nina, Prisca ed Ester! Preziose mamme della nostra scuola.

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UOVA IN LANA CARDATA
UN LAVORETTO PER QUESTI GIORNI
Acqua, sapone e lana delle fiabe per realizzare insieme le uova di Pasqua in feltro da nascondere durante la caccia alle uova o da utilizzare per decorare il tavolo delle stagioni.Procedimento: rivestire le uova di polistirolo con la lana. Bagnare con acqua calda e sapone e massaggiare delicatamente all'inizio poi sempre più energicamente. Quando la lana sarà infeltrita lasciate asciugare. A questo punto le uova possono essere decorate con l'aiuto dell'ago:
Oppure le si possono incidere leggermente su di un lato, togliere l'uovo di polistirolo ed inserire delle sorprese che nasconderete in giardino. I bambini si divertiranno molto a cercarle. 
BANCO BAMBOLE WALDORF

A cura di meravigliose mamme e amiche della nostra scuola. 

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BANCO ANIMALETTI DI LANA

A cura di mamme e amiche della scuola entusiaste. Gli animaletti di lana, sono talmente tanti che ci è per il momento impossibile pubblicarli tutti. Potete contattare Daniela al seguente indirizzo mail: gattoni.piazza@gmail.com e vi saprà elencare tutte le meraviglie che sono disponibili. 

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BANCO DEI LIBRI 

A cura di Miriam e Fedra
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IN QUESTO TEMPO SOSOPESO DIAMO "PESO" ALLA CULTURA

A cura di Daniela Contini 

I libri usati, dono di genitori e amici, vogliono uscire all'aperto e fare nuovi incontri. Se siete interessati scriveteci a prodotti@scuolasteiner-lugano.ch potrete scegliere e portarvi a casa borse piene di libri a 7.- al kg!
La libera sensibilità individuale e la vostra personale ricerca vi guideranno nel selezionare e scegliere ciò che ritenete più adatto per voi e per i vostri bambini. 

Buona lettura! 

BANCO WELEDA

Quale miglior modo per salutare la primavera è prendersi cura del proprio corpo!
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LA FESTA DI PASQUA,
OPERA OMNIA 54


SIMBOLO DELLA FESTA DI PASQUA È IL GRANELLO DI FRUMENTO CHE SI SACRIFICA AFFINCHÉ NASCA UNA NUOVA PIANTA. È IL SACRIFICIO DI UNA FASE DI NATURA PER FARNE SORGERE UNA NUOVA. IL SACRIFICIO E IL DIVENIRE SI FONDONO NELLA FESTA DI PASQUA
(articolo preso dal sito di "progetto Rudolf Steiner")
Berlino-Architektenhaus, 12 aprile 1906

Goethe ha espresso nei modi più diversi un sentimento ben determinato che sorgeva spesse volte nell’animo suo. Egli disse: Quando osservo l’incongruenza delle passioni, sensazioni ed azioni umane, io mi sento fortemente attirato a volgermi verso la Natura onnipossente e a risollevarmi al cospetto della coerenza e giustezza sua.

Tutto ciò che l’umanità volle portare ad espressione nell’istituire le Feste, si fonda fin dai tempi più antichi sull’intento di distogliere lo sguardo dalla vita caotica delle passioni, delle azioni e degli istinti umani, elevandolo a contemplare l’opera armonica, unitaria, della natura. E risponde ai grandi eventi della natura che le Feste solenni si ricolleghino alle manifestazioni significative di essa.

Una solennità siffatta che si richiama alle manifestazioni della natura è la festa di Pasqua; celebrazione per il cristiano attuale, della Resurrezione del suo Redentore e festa che, sin da epoche remote, venne solennizzata dagli uomini come il risveglio di qualcosa di importantissimo per essi. Vediamo nell’antico Egitto il culto di Osiride–Iside–Oro, in cui si esprime il perenne ringiovanirsi della natura eterna. In Grecia troviamo una festa in onore del dio Bacco: festa primaverile, messa comunque in rapporto col risvegliarsi della natura.

L’India celebra in primavera una festa di Vishnu e Shiva. Brahma a ragione viene chiamato il Grande Architetto dell’universo che imprime in esso l’ordine e l’armonia; Vishnu viene indicato come una specie di redentore, di liberatore e risvegliatore della vita dormiente; e Shiva è colui che benedice la vita risvegliata da Vishnu e la eleva alle massime altezze cui è dato elevarla. A Vishnu era dedicato una specie di periodo festivo. Si diceva che egli si addormentasse in quel periodo dell’anno in cui noi celebriamo il Natale e che si risvegliasse all’epoca della festa di Pasqua.

Coloro che si dicono suoi servi, celebrano tale periodo in modo specialmente significativo: astenendosi da determinati alimenti, da determinate bevande e da cibo carneo. In tale modo essi si preparano a conquistarsi la comprensione di ciò che ha luogo quando, nella festa di Vishnu, si celebra la risurrezione, il risveglio di tutta la natura.

Anche la festa di Natale ha un rapporto importantissimo coi grandi eventi naturali, per il fatto che la forza del sole, diventata sempre più debole mentre sempre più si accorciano i giorni, da Natale in poi irradia di nuovo a poco a poco un calore via via crescente. Sicché la festa di Natale è una festa della rinascita del sole. Così la sentirono infatti i primi cristiani: solennità del sole invernale. Quando nel VI e VII secolo il cristianesimo volle riallacciarsi ai sacri fatti antichi, la nascita del Redentore venne fissata alla data in cui il sole ascende nuovamente nella volta celeste.

Il significato spirituale del Redentore di mondi fu messo in rapporto col sole fisico e col risvegliarsi e rifiorire della vita.Anche la solennità pasquale in primavera, come tutte le feste consimili, viene ricollegata a un dato evento solare, il che si esprime altresì in certe usanze esteriori. Nei primi secoli cristiani era simbolo del cristianesimo una croce con ai piedi un agnello. Agnello o ariete vogliono dire la stessa cosa. Nell’epoca in cui il cristianesimo si andava preparando, il sole apparve nel segno dell’Ariete o dell’Agnello. Sappiamo che il sole segue la sua orbita attraverso le costellazioni dello Zodiaco, avanzando ogni anno di un breve tratto, circa 600/700 anni a.c. entrò nella detta costellazione e per 2500 anni procedette in essa. Prima si trovava nel segno del Toro e a quel tempo ciò che ai popoli appariva notevole nell’evoluzione dell’umanità, essi lo celebravano mediante l’emblema del Toro, appunto perché il sole stava allora nella costellazione del Toro.

Quando poi passò in quella dell’Ariete o dell’Agnello, anche nelle saghe e nei miti l’ariete assurse a simbolo importante: vediamo Giasone che va in Colchide per riportarne il Vello d’Oro. Cristo medesimo si designa col nome di "Agnello di Dio"e nei primordi cristiani Egli viene rappresentato simbolicamente come l’agnello ai piedi della croce. Così la festa di Pasqua può venir messa in rapporto con la costellazione dell’Ariete o dell’Agnello e si può considerare la Festa della Resurrezione del Redentore, poiché il redentore risuscita a nuova vita tutto ciò che era andato morendo nei mesi invernali. Non è però soltanto questo fatto che rivela la differenza tra il Natale e la Pasqua, poiché la forza solare è già in aumento dopo il Natale. La Pasqua deve esprimere altro ancora. Il suo significato più profondo deve sempre venir sentito come la celebrazione del massimo mistero umano e non già come una festa della Natura collegata al sole.

La Pasqua è, essenzialmente, assai di più: e ce la indica il suo significato cristiano della Resurrezione dopo la morte. E anche nel risveglio di Vishnu si accenna al risveglio dopo la morte. Il risveglio di Vishnu cade nel momento annuale in cui, durante l’inverno, il sole riprende la sua ascesa, e la festa di Pasqua è un proseguimento della forza solare ascendente sin dalla festa di Natale. Dobbiamo penetrare profondamente negli arcani della natura umana se vogliamo comprendere i sentimenti degli iniziati quando intesero esprimere tutto questo nella festa di Pasqua.

L’uomo ci si presenta come un’entità duplice che unisce in sé lo spirituale-animico da un lato, col fisico dall’altro. Nell’entità fisica confluiscono tutte le manifestazioni della natura che circondano l’uomo. Esse ci appaiono tutte, quasi mirabile estratto, nella natura dell’uomo in cui sono venute confluendo. Paracelso ci presenta l’uomo in modo molto significativo come la somma di tutto quanto si squaderna fuori nel mondo. La natura ci apparea guisa di caratteri, di lettere che nell’uomo si compongono a formare la parola. In questa struttura dell’uomo sta riposta la massima saggezza. L’uomo è, fisicamente, un tempio dell’anima.

Tutte le leggi che ci è dato osservare nella pietra morta, nella pianta vivente, nell’animale mosso da piacere o dolore, si combinano nell’uomo: ivi sono fuse tra loro in una unione piena di saggezza. Se consideriamo la mirabile formazione del cervello umano con le sue innumerevoli cellule cooperanti fra loro in modo da portare a espressione ogni pensiero, ogni sensazione dell’uomo, qualsiasi moto della sua anima, nella struttura del suo corpo fisico constatiamo l’azione sovrana della saggezza. E così, guardando fuori di noi, in tutto quanto ci attornia ravvisiamo una saggezza cristallizzata. Se compenetriamo di conoscenza tutte le leggi del mondo circostante e poi riportiamo lo sguardo sull’uomo, vediamo concentrarsi in lui la natura intera: lo vediamo Microcosmo nel Macrocosmo.

Fu in questo senso che Schiller disse a Goethe: "Voi raccogliete in unità il tutto della natura per conquistarvi luce sul singolo oggetto: investigate nella somma delle manifestazioni di natura la ragione esplicativa dell’individuo. Risalite passo passo dall’organismo semplice al più evoluto, percostruire infine geneticamen-te, dai materiali dell’intero edificio di natura, l’organismo complicato al massimo grado: l’uomo". Grazie alla mirabile struttura del corpo umano, l’anima è in grado di dirigere lo sguardo sul mondo circostante. L’uomo animicolo contempla attraverso i sensi e cerca di approfondire a poco a poco la saggezza edificatrice del mondo.

Consideriamo da tale punto di vista un uomo che sia ancora ben poco evoluto. Il suo corpo è quanto di più conforme a ragione possa venir pensata: tutta l’intelligenza divina è confluita in questo singolo corpo umano. Ma in esso alberga un’anima assai puerile, che a mala pena può sviluppare i primi pensieri atti a capire quella forza misteriosa che domina nel cuore, nel cervello, nel sangue. Con estrema lentezza l’anima si sviluppa sino a quell’altezza che le permette di comprendere gradatamente la forza che le ha elaborato il corpo. Ma tutto ciò porta l’impronta di un lungo passato e l’uomo segna il culmine di tutta la creazione. Eoni su eoni dovettero trascorrere prima che la saggezza universale potesse assommarsi in questo corpo umano. Nell’anima dell’uomo non evoluto questa saggezza universale è invece al suo primo inizio. Ivi essa a mala pena "sogna" il sublime pensiero dello Spirito universale costruttore dell’uomo. Ma questo elemento Anima e Spirito che oggi dimora latente nell’uomo, in avvenire verrà da lui compreso.

Il pensiero universale è stato attivo per cicli innumerevoli, ha lavorato e creato nella natura per poter alla fine coronare tutta l’opera sua con la creazione del corpo umano. E ora, entro a questo corpo umano, la saggezza universale dorme per riconoscere sé stessa entro l’anima umana, per formarsi nell’uomo un occhio e afferrare sé stessa. Saggezza universale all’esterno – saggezza universale nell’intimo – che crea al presente come creò al passato, che crea muovendo incontro all’avvenire. Saggezza della cui sublimità non possiamo avere che un presagio. Una contemplazione siffatta di passato e avvenire fa appello ai nostri sentimenti più profondi.

Quando l’anima incomincia a comprendere i prodigi, le meraviglie che la saggezza universale è venuta costruendo, quando giunge ad afferrarli con chiarezza pacata, con luminoso sapere sorgente dal cuore, allora ben può il sole sembrarle il simbolo più grandioso che esprime tale intimo risveglio, che attraverso le finestre dei sensi, le dischiude l’accesso al mondo esteriore. L’uomo riceve la luce perché il sole gli illumina le cose e quanto l’uomo vede nel mondo esteriore è luce solare riflessa. Il sole desta nell’anima la facoltà di contemplare il mondo esteriore. L’anima solare dell’uomo che sta per svegliarsi, che incomincia a riconoscere nel ciclo annuale delle stagioni il Pensiero universale, vede nel sole che si leva il proprio liberatore.

Quando il sole inizia l’ascesa e le giornate riprendono a crescere, l’anima volge lo sguardo al sole e dice: "A te debbo la possibilità di vedere tutt’intorno espandersi il Pensiero universale che ancora dorme in me ed in altri". E ora l’uomo considera la sua esistenza quale fu nel passato, la condizione che precedette questo suo primo incerto contatto col pensiero universale, questo suo vago percepirlo. Sappiamo che l’uomo è molto ma molto più antico dei propri sensi. L’indagine spirituale ci fa risalire all’epoca in cui essi si andavano conformando in un primo tenue inizio; giungiamo così al tempo in cui i sensi non erano ancora le finestre che aprivano all’uomo la veduta del mondo circostante. Schopenhauer sentì questo fatto e volle caratterizzare il punto di svolta in cui l’uomo giunse alla sensazione sensoriale, ecco ciò che egli intese dire con le parole: "Questo mondo visibile è sorto soltanto allorché ci fu un occhio per vederlo". Il sole ha formato l’occhio, la luce ha formato la luce. Prima, quando questa veggenza esteriore non c’era ancora, l’uomo ne possedeva una interiore. Nelle epoche primordiali dell’evoluzione dell’umanità, la percezione umana non veniva stimolata da un oggetto esteriore; le percezioni, le rappresentazioni salivano dall’intimo; la veggenza antica era veggenza nella luce astrale.

L’uomo disponeva allora di una chiaroveggenza ottusa, crepuscolare. Anche nel mondo delle divinità germaniche l’uomo contemplava gli dèi grazie a una veggenza crepuscolare, ottusa, astrale, attingendone le proprie rappresentazioni del divino. Poi questa chiaroveggenza si ottenebrò e gradatamente scomparve del tutto, sopraffatta dalla forte luce del sole fisico che era apparso nel cielo a rendere visibile ai sensi il mondo fisico. Così la veggenza astrale dell’uomo si spense. Ma quando egli volge lo sguardo al futuro, si convince che la veggenza astrale dovrà ricomparire, elevata a un gradino superiore, che essa richiamerà a vita tutto ciò che ora si è spento a causa della veggenza fisica e perchél’uomo, un giorno, possa venir ricondotto a una piena e sveglia chiaroveggenza. Alla veggenza diurna si verrà aggiungendo in avvenire una vita ancor più chiara e luminosa: alla veggenza fisica si accompagnerà la veggenza nella luce astrale. Guide degli uomini sono quegli spiriti i quali, grazie a una vita terrena votata al sacrificio, alla rinuncia, già prima della morte seppero creare in séstessi quella condizione che si chiama "il passaggio attraverso le porte della morte".

Questa condizione contiene in sé le esperienze che un giorno verranno elargite all’umanità intera, quando essa avrà conseguito la veggenza astrale che le renderà visibile il mondo dell’anima e dello spirito. Tale divenir visibile intorno a noi dell’elemento spirituale animico, fu sempre denominato dagli iniziati "il Risveglio, la Risurrezione, la Rinascita nello Spirito", che accanto ai doni dei sensi fisici aggiunge all’uomo i doni dei sensi spirituali. Colui che nel proprio intimo sente svegliarsi la nuova veggenza astrale, celebra una festa di Pasqua interiore.Così possiamo comprendere perché la festa primaverile è stata sempre contrassegnata da simboli che ricordano la morte e la risurrezione. Morta è nell’uomo la luce astrale, essa dorme, ma questa luce risusciterà in lui. La festa di Pasqua ce ne addita il risveglio avvenire.

Il sonno di Vishnu incomincia intorno a Natale, epoca in cui la luce astrale si addormentò col risvegliarsi della luce fisica. Quando l’uomo giunge alla rinuncia dell’elemento personale, allora la luce astrale si ridesta in lui, allora egli può celebrare la Pasqua. Vishnu può di nuovo risvegliarglisi nell’anima. La conoscenza cosmica dello spirito collega la festa di Pasqua non solo al risveglio del sole, ma anche allo sbocciare del mondo vegetale a primavera. Come il granello di frumento immerso nella terra deve morire per ridestarsi a nuovo, così dovette addormentarsi nel corpo umano la luce astrale per venire nuovamente risvegliata. Simbolo della festa di Pasqua è il granello di frumento che si sacrifica affinché nasca una nuova pianta. È il sacrificio di una fase di natura per farne sorgere una nuova. Il sacrificio e il divenire si fondono nella festa di Pasqua.

In modo grande e bello Riccardo Wagner sentì questo pensiero quando nel 1887, nel lago di Zurigo, nella villa Wesendonk, contemplava il risveglio della natura. Meditando su di essa, in lui si levò il pensiero del Redentore del mondo, morto e risuscitato, del Cristo Gesù, e si levò insieme il pensiero del Parsifal che cerca nell’anima quello che vi è di più santo.Tutte quelle guide dell’umanità che seppero come la vita spirituale superiore si risveglia sbocciando dalla inferiore, hanno compreso l’idea pasquale. Perciò anche Dante nella sua Divina Commedia ha rappresentato il proprio risveglio nella data del Venerdì Santo.

Lo vediamo chiaramente sin dal principio del poema. La grande visione che Dante ci descrive viene collocata da lui nel suo 35° anno, nel mezzo della vita. Settant’anni formano una vita umana normale, trentacinque la metà. Il poeta assegna trentacinque anni allo sviluppo graduale dell’esperienza fisica, a quel periodo di tempo in cui l’uomo accoglie ancor sempre in sé nuove esperienze fisiche. Allora egli è maturo al fatto che all’esperienza fisica si accompagni la spirituale. Quando leforze del fisico crescenti, divenienti sono raccolte, riunite tutte quante, allora incomincia il periodo in cui viene destato a vita l’elemento spirituale. Perciò Dante fa sorgere la sua visione nella festa di Pasqua. Il Natale celebra il primo naturale accrescersi della forza solare. La Pasqua viene posta in connessione con l’ascesa delle forze solari giunte al mezzo. Siamo nel punto centrale di primavera, nel punto della Pasqua, quando Dante pensò sé stesso a metà della vita umana e sentì sbocciare in sé medesimo la vita dello Spirito. A ragione la festa di Pasqua è fissata a metà della curva ascendente del sole, in relazione a quel punto nel tempo in cui viene risvegliata a nuovo nell’uomo la luce astrale addormentata. La forza del sole sveglia la semente che dormiva, il chicco di grano che riposa in seno alla terra; il sole è diventato simbolo di ciò che ha luogo nell’uomo quando si desta in lui quello che l’occultista chiama la luce astrale. Essa nasce nell’intimo dell’uomo.

La festa di Pasqua è la festa della Risurrezione nell’intimo dell’uomo. Il pensiero di Cristo Redentore è stato messo in rapporto col pensiero cosmico. È stata sentita una specie di antitesi tra il concetto cristiano della Pasqua e l’idea scientifico-spirituale del Karma. Quest’ultima sembra in contrasto con la Redenzione portata dal Figlio dell’Uomo. Coloro che poco capiscono della concezione fondamentale della Scienza dello Spirito, scorgono un antagonismo tra la redenzione dovuta al Cristo Gesù e il concetto del Karma. Secondo loro il pensiero di un Dio Redentore contraddice all’auto-redenzione operata dal Karma: ma essi non comprendono in maniera giusta né il pensiero pasquale della redenzione, né il pensiero karmico della giustizia. Avrebbe torto chi vedendo soffrire un altro uomo gli dicesse: "Ti sta bene, tu stesso sei la causa del tuo male!" e gli negasse aiuto per lasciare agire il karma. Sarebbe malintendere il karma, il quale ci dice: "Aiuta colui che soffre, poiché tu sei al mondo per aiutare. Soccorrendo il tuo prossimo tu ne correggi il conto karmico della necessità, gli dai il mezzo di portare il proprio karma, redimi il tuo prossimo dalle sue pene!". In modo analogo possiamo anche aiutare invece di un singolo, un’intera cerchia di uomini, e così facendo ci inseriamo nel loro karma. Se una individualità possente quale il Cristo Gesù viene in soccorso dell’umanità intera, l’olocausto che Egli fa di sé, la sua morte, agisce nel karma di tutta l’umanità. Egli aiutò a portare il karma di tutta l’umanità, e noi possiamo tener per certo che la Redenzione compiuta dal Cristo Gesù fu accolta nel karma dell’intero genere umano.

Sarà proprio la Scienza dello Spirito che guiderà a comprendere veramente il concetto della Redenzione e della Resurrezione! Un Cristianesimo avvenire fonderà l’unione fra la Redenzione e il Karma. Nella vita spirituale causa ed effetto sono connessi, perciò questo sommo sacrificio deve recare i suoi effetti nella vita degli uomini. Anche il concetto di questa festa pasquale che sembra scritta nel mondo stellare, che in esso crediamo di leggere, viene reso più profondo e più sublime dalla conoscenza dello spirito. E d’altro canto ravvisiamo altresì gli arcani del pensiero di Pasqua se volgiamo lo sguardo alla nuova alba dello spirito che sorgerà nell’uomo. Al presente l’uomo vive a mezzo della vita in condizioni disordinate, confuse, prive di armonia. Ma tuttavia egli può sapere che, come il mondo è emerso dal Caos, così dalla propria interiorità oggi ancora caotica un giorno sorgerà l’armonia. Il Redentore che vive nell’intimo dell’uomo risorgerà, simile al corso regolare dei Pianeti intorno al Sole.

Egli, di fronte a ogni dissenso significherà l’unione, la suprema armonia. La solennità della Pasqua renda memore ognuno della Risurrezione dello Spirito dalla presente ottenebrata natura umana.

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