Copy
Da ragazzo i miei continui e disinteressati slanci di altruismo mi diedero la fama di buono. Da grande quella di fesso
Guarda l'email nel tuo browser




Cosa pensava Massimo Troisi


Da quando il giornalismo con l'ausilio dei social network ha efficacemente sostituito l'almanacco si festeggiano anche i compleanni di persone morte decenni prima. Non sfugge alla regola Massimo Troisi che il 19 febbraio avrebbe compiuto gli anni. Sessantasei anni, invece è morto quarantenne. Quindi la nostra idea di Massimo è rimasta quella di un uomo col volto scavato (negli ultimi anni di più) e il sorriso sardonico a tagliare la faccia, come quella maschera eduardiana e pulcinellesca cui viene spesso associato.
In tempi di racconti distopici mi sono spesso chiesto cosa avrebbe pensato Troisi della Napoli di oggi, dei social network e della Lega (all'epoca di Bossi già ne fece un memorabile pezzo con Baudo a fare da spalla). La verità è che nessuno lo sa, Massimo non c'è più, le nostre ipotesi sono proiezioni rispetto a ciò che abbiamo letto, ascoltato, visto di Troisi. E se avesse cambiato idea? Ci pensi, un Troisi permalosissimo e meno sarcastico e ironico, insomma come i napoletani di oggi.  
Volevo scriverci un racconto. Poi ho levato mano. A proposito: scrivo meno newsletter perché vorrei produrre anche altro.
'O dicimme sempe e nunn'o facimme maje.

 

Chinatown napoletana

Hai presente quando esci dalla redazione (dall'ufficio, dalla fabbrica, dallo studio, dal turno) e pensi che non servi, non sei utile, non sei "funzionale" (la parola più amata dai capi del personale durante le trattative sindacali)?
A me è capitato qualche tempo fa. Prima di tornare a casa sono passato al negozio cinese di via Santa Lucia. Ovunque c'è un cinese, pure a via Santa Lucia davanti al Castel dell'Ovo. La cinese è simpatica, ride come Eddy Murphy per ogni cosa. Da quando ha avuto il figlio è un po' più affaticata: il bambino passa praticamente tutto il tempo nel negozio, piccolo e incasinato. Mangia, beve, gioca, insomma se la passa meglio degli altri. Sono entrato nel negozio, lei stava davanti al tablet e lui dormiva nel carrozzino.
Mentre chiedevo, ho visto con la coda dell'occhio destro uno scatolone che oscillava proprio in linea d'aria perpendicolare al carrozzino. Mi sono stracciato la spalla, ma il repentino balzo è servito a qualcosa: ho bloccato ciò che sarebbe caduto dritto dritto ncapa 'o criaturo. Erano dei rubinetti pesantissimi e gli avrebbero spaccato il cranio mentre dormiva. Non sai mai quando puoi essere utile nella vita di qualcuno. Potresti salvare una vita, prima o poi. O l'hai già fatto. Sono uscito dal negozio contento.  

Camilo Cienfuegos e Fidel Castro


Nel 1959 Cuba approva la riforma agraria e Carlos Puebla si prende la soddisfazione di cantare: "Que ya no hay guardia rural, que ahora tenemos barbudos".
Nel luglio del '59 viene organizzata una raccolta di fondi con una partita-esibizione di baseball all'Estadio Latinoamericano. È il 24 del mese: Policia Nacional Revolutionaria contro Ejercito Rebelde, lanciatori d'eccezione nelle due squadre sono Fidel Castro e Camilo Cienfuegos.

Quando i giocatori scendono in campo, accade una cosa che confonde gli spettatori. Camilo ha la stessa casacca di Fidel. Grande è la sorpresa: i giornalisti gli vanno incontro e gli chiedono perché. El señor de la Vanguardia sorridendo risponde: «Yo no voy contra Fidel ni en un juego de pelota». Ovvero: io non vado contro Fidel neanche in una partita di baseball.

Fondamentalmente io ragiono come lui.

La Paranza dei Bambini

Ho avuto la possibilità di vedere qualche giorno prima dell'uscita nei cinema "La Paranza dei Bambini" di Roberto Saviano. Caso strano: il film è uscito nello stesso anno in cui si 'celebrano' i 30 anni dall'uscita di un'altra pellicola: "Scugnizzi" di Nanni LoyMi sono messo lì e ho fatto un bel (vabbè, bello lo giudicheranno gli altri) parallelo
Qualche giorno dopo la Paranza ha vinto l'Orso d'argento per la sceneggiatura al Festival del cinema di Berlino. E a Napoli uno strano silenzio mi ha portato a scrivere questo secondo articolo (che peraltro è andato ben oltre le mie aspettative). È bello essere liberi: si può parlare bene o male di qualcuno senza aver timore di perdere 'punti'. :)

 

Una playlist Spotify

La mia playlist 2018 di Spotify è incredibile. Sembro uno da canzoni napulitane e invece. 


Istruzioni per l'uso della newsletter

Qui trovate il mio Instagram, qui la pagina Facebook

1. Aggiugete la mia mail ciro@giornalisticamente.net alla vostra rubrica. Così non vi arriverà mai in più in spam o promozione.
2. Dovreste vedere delle immagini. Se non le vedete è colpa vostra, io le ho messe :D
3. Diffondete, giratela agli amici. O consigliatemi persone da aggiungere (con loro permesso ovviamente).

Non vuoi riceverla più? Clicca qui . Ma perché? 

 






This email was sent to <<Indirizzo mail>>
why did I get this?    unsubscribe from this list    update subscription preferences
ciropellegrino · Napoli, NA, Italia · Napoli, Campania 80100 · Italy

Email Marketing Powered by Mailchimp