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Le newsletter dei mesi passati sono tutte qui: se ti sei perso un sacco di animalini fantastici è il posto in cui ritrovarli. [view this email in your browser]
www.tostoini.it

La newsletter con lo schermo pieno di ditate.

Cose che si muovono sullo schermo, sulla carta e tra le dune del deserto. Una newsletter in stop motion.

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I miei genitori sono entrambi insegnanti: mia madre è una maestra - in pensione - e mio padre era un professore di liceo. Il fatto che io abbia detto tutta la vita di non voler insegnare non è mai stata una forma di ribellione, ma del rispetto per aver toccato con mano la quantità gigantesca di lavoro che c'è dietro l'insegnamento e le doti umane che comporta.  Immaginate la mia sorpresa quando negli anni passati mi sono trovata in aula dal lato della cattedra e ho scoperto che non solo sono in grado di farlo, ma mi piace pure. Perciò, quando le Art Stories mi hanno chiesto se mi andava di tenere una serie di lezioni all'interno di "Heritage is fun: progettare app e giochi educativi per bambini e famiglie" ho detto di sì con un certo entusiasmo. Sarà un crash course su game design, arte e storia raccontata ai bambini. 
Mi occuperò con Giovanna e Federica di tutto quello che riguarda storyboard, design di progetto e come passare dalle ricerche sulle fonti alle illustrazioni per il gioco. È organizzato da Fastweb Digital Academy, si comincia il 6 Maggio, credo siano ancora disponibili gli ultimi posti. Sono 40 ore, è da BASE Milano.  

Nel frattempo sono tornata da Bologna, ho affrontato l'inevitabile "hangover da fiera" in cui alla fase piena di stimoli e di idee e voglia di spaccare il mondo segue inevitabilmente quella in cui mi faccio tutte le domande dell'universo a tema sindrome dell'impostore. Tra un dubbio e l'altro disegno ex libris, ritraggo bambini, faccio prove di pattern che a volte riescono e a volte no, faccio esperimenti con le gif, guardo con sospetto After Effects.
Scrollino

Leggere con le figure

Sto scrivendo il mio pezzettino di lezione per Heritage is fun e sono alla parte in cui spiego cosa hanno in comune e cosa hanno di diverso lo storyboard di un albo illustrato e quello di un'app per bambini. Trovo molto interessante il fatto che app bambini e albi illustrati abbiano spesso un linguaggio visivo comune, ma siano radicalmente diversi per tipo di fruzione. E ciò nonostante, gesti e abitudini dell'uno filtrano nell'altro. Mentre facevo tutti questi ragionamenti sono entrata da 121+, la libreria-galleria di Corraini, e mi sono imbattuta in Scrollino. Scrollino è la declinazione analogica delle nostre abitudini digitali, del feed di Instagram e Twitter, ma ha anche una serie di parenti più anziani e analogici come i rotoli di papiro e le musicassette. Funziona mettendoci dentro una matita, allo stesso modo che per riavvolgere il nastro delle cassettine, come non mancano di ricordarci i memi passatisti pixelati convinti che negli anni Novanta tutto fosse meraviglia e poesia. Nel caso di Scrollino invece la meraviglia e la poesia ci sono davvero, perché le grafiche  e le illustrazioni sono veramente smaglianti e il formato è usato in un sacco di modi diversi e tutti brillantissimi: per raccontare una storia, per disegnare un fumetto, per giocare, per fare le gif animate e pure gli origami. (ditemi che non siete innamorati anche voi del modo in cui le anteprime del sito si muovono come nella realtà quando scrollate - appunto- verso il basso) Si preordina dal loro sito o si acquista in un mazzetto di selezionatissimi posti nel mondo, e qui ne parla Frizzifrizzi molto meglio di come faccio io.

Scrollino
Scrollino
Joel Sartore jerboa

Animali peculiari

Ciao sono il Jerboa, ho i piedi pelosi e Wikipedia dice "Jerboas look somewhat like miniature kangaroos", che è la definizione meno scientifica che abbia mai sentito ma anche molto azzeccata. Il jerboa non crede che l'idratazione sia l'essenza della bellezza e non beve MAI: trae i liquidi solo dal cibo. Take that, Derek Zoolander! 

Motion Hatch Hayley Akins

Leggere con le orecchie

Pur non facendo né motion graphic design né animazione non mi perdo una puntata di Motion Hatch di Hayley Akins per due ragioni: la prima è che parlano di cose utilissime per chiunque faccia un lavoro creativo freelance, e la seconda è che intervista sempre artisti e professionisti che fanno cose meravigliose, per cui dopo ogni puntata mi perdo in tunnel lunghissimi di gif illustrate,  e animazioni eccellenti. 

Quanti sacrifici per farmi studiare, signora mia!

Se ci conosciamo lo sapete già: il motivo per cui a un certo punto sono finita a lavorare nei social media è la mia tesi in Storia della Cultura Materiale. C'erano di mezzo il bookcrossing, l'economia del dono, la sharing economy e ovviamente i nascenti (allora) social network. Ho il terrore di rileggerla. Al di là delle mie elucubrazioni ottimiste di laureanda, l'antropologia digitale è di importanza abbastanza innegabile per capire il mondo in cui siamo immersi. Qui Daniel Miller su Serious Science spiega cos'è e perché ci riguarda (con un veloce diss iniziale sulla separazione dalla sociologia e un'implicita ammissione delle origini colonialiste della materia). Qui invece c'è Rahaf Harfoush che parla a una platea di startupper del concetto di comunità dal punto di vista antropologico, dicendo due o tre cose importanti su come la tecnologia non sia neutrale e i belief systems dietro di una piattaforma modifichino i comportamenti di tutti.
(nella foto, quel giovane hipster di Marcel Mauss)

È tutto anche per questo mese!


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Tostoini · - · Milano, Milano 20121 · Italy

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