Quando avevo 22 anni ho passato un anno negli Stati Uniti e ho avuto una liaison con un ragazzo francese. Il quale un giorno, invitato a suonare live alla radio del college, eseguì e mi dedicò -con nome e cognome pronunciati con accenti acuti- "Will you still love me tomorrow?". Comprensibilmente, è il brano che ascolto quando ho bisogno di un boost di autostima.
La sigla di Pinocchio fa parte dei disperati tentativi di appassionare Elia alle canzoni della mia infanzia. Questa è indiscutibilmente la più bella.
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COS'HO FATTO QUESTO MESE
a parte visualizzare e fare il bidet a mio figlio, s'intende
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Nelle ultime settimane la mia personale causa è stata togliere il pannolino al mio bambino (spoiler: ce l'ho fatta). Nel frattempo, ho letto poco, sono uscita pochissimo e mi sono divertita ancora meno. Ho lavorato tanto e nel tempo libero ho pensato continuamente al lavoro.
Ho avuto per un attimo -ma solo un attimo eh!- la speranza che un nuovo assetto professionale fosse dietro l'angolo, ma così non è stato: si sarebbe trattato di una botta di culo epocale, di quelle che a me non capitano mai.
In questa rivoluzione silenziosa -silenziosa perché mentre ha luogo io devo continuare a mandare avanti la baracca- questo mese ho preso la paura dell'incertezza economica e l'ho spezzata in mille parti. Ho fatto i conti, compito che mi repelle, specialmente quando i soldi sono miei. Lo considero un'attività secondaria perché, come tutti i presuntuosi, non ci vedo alcuna poesia: ma quando ho finito di impostare l'excel, la soddisfazione è stata altissima.
Ho mangiato troppo, studiato un manuale e mi sono iscritta a due newsletter. Ho impostato un media kit e fatto minuscoli esperimenti fotografici.
Ma soprattutto ho immaginato: ho visualizzato, visualizzato, visualizzato. Ho pensato continuamente -col cervello principale e con tutti i miei cervelli secondari, quelli che continuano a pensare mentre io faccio il bagno a Elia, griglio le melanzane o dormo- concentrandomi anche sugli odori, i rumori, la consistenza che dovrebbe avere la mia vita ideale. Questa vita la conosco benissimo ormai, peccato che non la stia (ancora) vivendo.
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Questo momento così confuso è tutto un pullulare di note sul telefono, appunti, link salvati.
Come in tutte le fasi in cui sono in attesa di un click cerebrale compro decine di libri -letteralmente decine! E-book, saggi, manuali, romanzi, graphic novel- e quaderni e, per riuscire a scrivere l'idea appena arriverà.
A volte succede: mentre tornavo da una minitrasferta, ho persino scritto una bozza di romanzo nelle note del telefono.
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THE CURATED CLOSET
un gigantesco sì
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Arriva a gran richiesta la recensione di questo manuale scritto dalla blogger tedesca Anuschka Rees ormai 3 anni fa. Attualmente inedito in italiano, è scritto in inglese e si trova su Amazon a questo link.
L'obiettivo dell'opera è guidare il lettore nella definizione del guardaroba perfetto: rappresentativo del gusto personale e quindi esteticamente soddisfacente, modellato sulle esigenze reali del fruitore e quindi utile. Il manuale include spiegazioni, infografiche, checklist, esempi e immagini. Il libro prevede degli esercizi, che vanno fatti: perché è solo eseguendo i compiti che si genera un vero e proprio manuale di stile e non delle generiche linee guida.
Ecco qui 4 motivi per comprarlo o regalarlo:
1 - Non è un manuale sul decluttering o una guida al minimalismo: è un metodo applicabile a persone di qualsiasi genere, età e gusto. Può egualmente generare un guardaroba striminzito o una cabina armadio principesca. Per questo, esordisce con una parte construens (=scopri ciò che ti piace e descrivi il tuo stile) e passa successivamente alla parte destruens (=disfati di ciò che non è coerente con questo stile). Insomma, elimina quell'horror vacui tipico di chi butta via mezzo armadio e si ritrova senza niente da mettere, pronto sostanzialmente a ricomprare tutto
2 - L'inglese di Anuschka è praticamente perfetto: riprende lo stile cristallino del blog (si chiamava Into Mind, ora è Anuschkarees) ed è comprensibile a chiunque, ricco di vocaboli utili ed efficaci. È esattamente il tipo di lettura che consiglierei a chi vuole migliorare la propria esposizione scritta.
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3 - l'impaginazione perfetta e la selezione iconografica ne fanno un libro bello, rilassante e autenticamente di ispirazione. Avrei forse scelto della carta più opaca ma, conoscendo il soggetto, penso sia stata una scelta ecologica o etica.
4 - si intuisce che c'è dietro un percorso di ricerca personale e un sistema di pensiero che Anuschka Rees ha esplicitato nella sua seconda opera "Beyond Beautiful", che mi aspetto sia un trattato sulla ricerca del benessere, dell'autostima e della felicità. L'ho ordinato ma ancora non mi è arrivato, se ne vale la pena ne parlerò!
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PROSSIME PRESENTAZIONI DI "SE TU LO VUOI"
un pochino di pausa
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Per un po' il circo delle presentazioni starà fermo. Sono molto stanca e le trasferte -che per la mia macchina famigliare sono una spina nel fianco- iniziano a diventare ingestibili. Il romanzo ha quasi un anno: il grosso è stato fatto, insomma.
Ovviamente sono dispostissima a rimangiarmi la parola nel caso in cui ci fossero opportunità speciali -festival, rassegne, eventi- in località in cui si mangia benissimo (Sicilia? Puglia?) oppure in luoghi paradisiaci (Sardegna anyone?)
Il romanzo però è ancora disponibile, eh! Come sempre, lo trovate a questi link.
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GLI ULTIMI POST
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FELICITÀ E VOLONTARIATO
lo dice Harvard, mica io
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Ci sono alcune sporadiche volte in cui sono fiera di me stessa: sono anni che, nella posta del cuore, suggerisco il volontariato come risposta a praticamente qualsiasi tipo di infelicità. Una ricerca di Harvard durata 80 anni lo conferma: l'unico modo per essere più felici è donare. Quello che molti non capiscono è che donare denaro è molto meno utile, ai fini egoistici, rispetto allo spendersi personalmente per una causa.
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La scusa che tipicamente viene avanzata dinanzi alla risposta "fai volontariato" non può essere: "non ho tempo". Se il volontariato deve essere una risposta alla solitudine, è probabile che di tempo ce ne sia, e anche troppo, e vuoto, e privo di senso.
La risposta più probabile è "non so fare niente" o "non sono in grado": ma anche questo non è vero. Ad esempio, qualche giorno fa ho parlato su Instagram di La forza e il sorriso, una Onlus che negli ospedali di tutta Italia tiene corsi di self-make up alle pazienti oncologiche. I volontari che cercano sono make-up artists, cioè una delle professioni meno vicine alla sfera della cura e della salute che si possa immaginare!
Ho deciso che per quest'anno mi prenderò a cuore una causa, per impegnarmi non solo economicamente -cosa che già faccio da tanti anni: conoscete Renken Onlus?- ma mettendo a servizio di questa causa le quattro cose che so fare. Vediamo come va.
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SCOPERTE BELLE
un podcast da 20 minuti da ascoltare la domenica pomeriggio
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A me non piace particolarmente ascoltare i notiziari né leggere i quotidiani nazionali o internazionali. Si tratta di un problema antico: in casa dei miei genitori si ascoltavano un sacco di telegiornali diversi ma non c'era l'abitudine a discuterli. Mio padre registrava mentalmente tutto: a livello internazionale, nazionale, regionale e persino locale perché, nonostante i molti difetti, era un freak dalla memoria prodigiosa.
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Però mio padre non mi spiegava niente, abitudine questa comune a tutti i campi del sapere. Penso che si aspettasse che, esponendomi ad alcune informazioni, io sviluppassi senso critico e spontaneo interesse. In alcuni momenti questo essere abbandonata a me stessa mi ha aiutato, ma parlando di attualità mi ha chiuso la vena dell'approfondimento. Mi ha resa ignorante, nel senso che ignoro: affinché io le digerisca, mi si devono selezionare le informazioni, occorre consegnarmele a piccole dosi e solo nel linguaggio che piace a me.
Il podcast "In Settimana" di Laura Loguercio propone ogni domenica una rassegna delle principali notizie della settimana precedente: si tratta solitamente di 5 argomenti, al massimo 6, per una durata inferiore ai 15 minuti. I toni sono giusti, l'utilizzo delle citazioni originali è saggio, la scelta delle news è ben bilanciata. È l'ideale da ascoltare la domenica sera mentre preparate la schiscetta per l'indomani, o il lunedì mattina mentre guidate verso l'ufficio.
L'autrice, Laura, ha 23 anni e non sapete quanto mi renda felice sapere che non tutti i ventitreenni passano le giornate a contarsi i peli delle sopracciglia, come facevo io alla sua età.
Se vi interessano gli altri podcast che ho apprezzato e che apprezzerò, c'è una sezione nelle mie Stories in Evidenza apposita.
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IL PODCAST CHE VORREI
che podcast sognate?
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Mi piacerebbe un sacco scrivere un podcast, e credo che sarei anche in grado di farlo. Forse per produrlo mi servirebbe un voice trainer, ma andiamo per gradi e facciamo chiarezza: secondo voi qual è il podcast che manca nello scenario italiano? Di quale argomento vorreste sentir parlare in un episodio di circa 20 minuti? Al contrario, quali sono i podcast che vi fanno venire il latte alle ginocchia? Aiutatemi!
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Come sempre, vi sarò gratissima se vorrete condividere con me la vostra opinione e, se ne riceverò un numero sufficiente e rappresentativo, sarò felice di divulgare i risultati del sondaggio!
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