L’alfa-mannosidosi è una rara malattia da accumulo lisosomiale, con una ereditarietà autosomica recessiva, causata da mutazioni nel gene che codifica per l'enzima alfa-D-mannosidasi [1]. Ciò determina un progressivo accumulo lisosomiale di oligosaccaridi ricchi di mannosio in tutti i tessuti, con conseguente compromissione della funzione cellulare e apoptosi [2]. Fino a poco tempo fa l’unica opzione terapeutica era costituita dal trapianto di midollo osseo, con risultati variabili e rischio di mortalità associato al trattamento [3].
Oggi è stata messa a punto una terapia anche per questa patologia: nel 2018, infatti, è stato approvato da EMA velmanase alfa, enzima ricombinante per la terapia enzimatico-sostitutiva (ERT) di pazienti adulti, adolescenti e bambini affetti da forme lievi-moderate, sulla base degli effetti clinici positivi ottenuti negli studi di fase I-II e III [1, 4, 5]. L’analisi degli studi conferma, anche nel lungo termine, fino a 4 anni, il significativo miglioramento dei testi motori e della funzionalità respiratoria in particolare nei pazienti pediatrici, mentre i pazienti adulti mostrano una stabilizzazione funzionale fino a 2 anni dall’inizio del trattamento ed una significativa riduzione degli oligosaccaridi nel siero [6]. Dati recenti dimostrano l’effetto terapeutico clinicamente significativo di velmanase alfa e supportano l'inizio precoce e il beneficio a lungo termine di questo trattamento in tutti i pazienti con alfa-mannosidosi [7].
|