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Il coming of age delle protagoniste di Derry Girls non potrebbe stare più agli antipodi di quello dei Marianne e Connell di Normal People, un’altra bella serie irlandese, tratta dall’omonimo romanzo di Sally Rooney (presto vedremo un altro show ispirato a un suo libro, Parlarne tra amici). Ve ne riproponiamo la recensione, dal n° 28/2020 di Film Tv.
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Normal People
Marianne e Connell sono due normali “tipi” da liceo: lui è atletico e popolare, circondato da una tribù di maschi alfa; lei è ricca, non canonicamente bella, ha ottimi voti e tutti la detestano. Le loro due sfere sociali sarebbero destinate a non sfiorarsi nemmeno, e invece Marianne e Connell si vogliono, si toccano, diventano amanti; senza dirlo a nessuno, perché per Connell confessare l’attrazione, ammettere di non essere quel “tipo”, costerebbe troppo. Comincia così una relazione fatta di strappi e ripartenze, di non detti logoranti, di tempismi mancati, che accompagna i due adolescenti negli anni dell’università e verso l’età adulta, raccontata da Sally Rooney, autrice irlandese classe 1991, nel suo secondo romanzo Persone normali (Einaudi) e ora trasposta per BBC e Hulu in una miniserie in 12 episodi, co-firmata da Rooney. Un prodotto che è molte cose diverse insieme: melodramma, (doppio) romanzo di formazione, ritratto generazionale, fotografia della provincia e della sua mancanza di orizzonti (Marianne e Connell arrivano al Trinity College di Dublino dalla fittizia cittadina di Carricklea, contea di Sligo), racconto erotico che non mette in scena solo il sesso, ma anche e soprattutto le radici delle pulsioni. Difficile tenere insieme tutto ciò, eppure Normal People ci riesce egregiamente. Determinante l’idea di affidare mezza stagione a ognuno dei due registi coinvolti: a dirigere le prime sei puntate è l’irlandese Lenny Abrahamson (autore di Garage, Room, L’ospite), al timone delle ultime sei l’inglese Hettie Macdonald (regista teatrale e televisiva autrice di un solo film per il cinema, il gioiello Beautiful Thing, nel 1996), straordinari nel mantenere una compattezza stilistica lasciando però emergere le cruciali differenze di sensibilità dei propri sguardi. Abrahamson, con la sua visione chirurgica delle dinamiche sociali e degli spazi entro i quali sono chiusi i personaggi, restituisce il peso specifico dei rispettivi ambienti di provenienza di Marianne e Connell, descrivendo con precisione il passaggio dal paese alla prestigiosa università e i cambiamenti che si ripercuotono sui protagonisti; Macdonald, regista con uno sguardo attento ai corpi, meravigliosa narratrice degli spazi tra due epidermidi, riesce a rendere credibili e autentiche, in tutta la gamma tra dolore ed eccitazione, le esperienze sessuali vissute da Marianne e l’evoluzione del suo piacere e del suo masochismo. Grande importanza ha avuto il ruolo della “coordinatrice dell’intimità” Ita O’Brien, che (come già fatto per Sex Education) ha lavorato coi giovani attori, cui era spesso richiesto il nudo integrale, per dare vita a scene erotiche esplicite ma non estetizzate, innestate con intelligenza nella costruzione dei personaggi, per i quali il sesso è anche un modo di trovare le proprie verità. Due sguardi che si integrano e completano, pur mantenendosi autonomi: esattamente come accade a Connell e Marianne, che sulla propria pelle, nella propria carne, imparano che una storia d’amore non è mai un traguardo, ma un percorso per conoscere se stessi.
ILARIA FEOLE
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- Se volete sapere qualcosa di più su Lisa McGee e sulle sue ispirazioni per Derry Girls, potete leggere quest’intervista rilasciata al “Guardian” [in inglese].
- Non c’entra nulla con noi, nonostante l’omonimia, ma l’11 maggio, in occasione dell’anniversario della Convenzione di Istanbul sulla lotta alla violenza sulle donne, esce in sala Femminile singolare: film in sette episodi, ognuno dedicato a un diverso personaggio femminile, con un cast che comprende Catherine Deneuve e Monica Guerritore.
- Il 13 maggio esce il nuovo album di Florence + the Machine, e noi non vediamo l’ora. Nell’attesa ripassiamo i videoclip resi disponibili finora, realizzati, come il concept grafico del disco, dall’autrice e fotografa Autumn de Wilde.
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