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Giornata mondiale dell'ambiente: i limiti dello sviluppo, 50 anni dopo  

Di Terra ce n’è una sola, ma non lo abbiamo ancora compreso. Sono passati 50 anni dall’istituzione del World Environment Day, da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU nel 1972, a memoria della Conferenza di Stoccolma sull'Ambiente Umano, in cui si è richiamata l’attenzione per la prima volta sul fatto su come, per migliorare in modo duraturo le condizioni di vita, occorresse salvaguardare le risorse naturali a beneficio di tutti e come per raggiungere questo obiettivo fosse necessaria una collaborazione internazionale.

Ci abbiamo messo 50 anni per comprendere che sì, l’ambiente è un diritto umano. Almeno in Italia, dove la recente riforma costituzionale ha portato, finalmente, tra i principi fondamentali nell’articolo 9 e nell’articolo 41 la tutela dell’ambiente come diritto delle future generazioni, preservando dell'iniziativa economica privata senza scrupoli. 
Non ci piacciono le commemorazioni vuote, però, né il greenwashing sempre più evidente. Siamo in pieno cambiamento climatico, schiacciati tra pandemie, guerre e l’ambiente è sotto attacco continuo, con le drammatiche conseguenze su salute umana e degli ecosistemi. Basti solo pensare alle inesistenti politiche per fermare l'inquinamento atmosferico, causa di oltre 70 mila morti in Italia ogni anno, mentre si parla di mantenere attive le centrali a carbone o si incentiva ancora l’uso di automobili con motore a combustione. 
 
Ci è tornato in mente un rapporto di 50 anni fa che andrebbe riletto, I limiti dello sviluppo, traduzione del volume The limits to growth, commissionato dal Club di Roma, un'associazione di industriali, scienziati e giornalisti al MIT di Boston, scritto da Meadows, Jørgen Randers e William W. Behrens III. 
All’interno del testo si ipotizzano degli scenari sul futuro del nostro Pianeta. Scenari definiti a lungo catastrofisti, che ora invece stiamo vivendo. Come le crisi delle risorse non rinnovabili, quella da inquinamento, quella dovuta all’erosione dei suoli e le crisi alimentari conseguenti.  

Così come un ormai storico documentario, Una scomoda verità (2006) con Al Gore. Tornando al nostro Paese non possiamo non rimandarvi alla lettura de Primavera ecologica mon amour di Marino Ruzzenenti e Pier Paolo Poggio che ci riporta di ciò che è restato nei territori dello sviluppo insostenibile, come a Brescia. Quelle macerie di un sistema produttivo che ha ignorato per decenni il rispetto dell’ambiente, della salute degli stessi lavoratori e dei cittadini. 

C'è stato, quindi un tempo in cui avremmo potuto cambiare. Ma non lo abbiamo fatto.
Eppure il cambiamento è possibile, basta volerlo. Vi rimandiamo alla lettura di un testo uscito solo nel 2019, ma che nell’Unione Europea che sta parlando di acquisto di armi sembra quasi dimenticato come The Green New Deal, il libro-manifesto dell’economista e sociologo americano Jeremy Rifkin, a proposito delle risorse energetiche sostenibili e di come possiamo modificare il nostro destino.  

Ecco perché la giornata mondiale dell’ambiente non può essere una ricorrenza vuota, quindi, ma un momento di fortissima consapevolezza che dovrebbe spingere tutti, cittadini, politica e economia, dalla stessa parte. 
A tutela della nostra Terra. 


Rosy Battaglia
Presidente CIttadini Reattivi APS


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