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30 giugno 2022

Africana

La newsletter sull’Africa a cura di Francesca Sibani

La polizia marocchina ferma i migranti alla frontiera tra il Marocco e Melilla, il 24 giugno 2022 (Javier Bernardo, Ap/LaPresse) 

Morti alla frontiera spagnola Almeno 23 persone (ma il bilancio potrebbe essere molto più alto, di 37 morti) hanno perso la vita il 25 giugno cercando di entrare a Melilla, un’enclave spagnola sulla costa settentrionale del Marocco. Facevano parte di un gruppo formato da quasi duemila persone, molte originarie dell’Africa subsahariana, che dalla cittadina marocchina di Nador si sono avvicinate alla recinzione che delimita il confine con Melilla per superarla. “Le immagini dei feriti e degli arrestati, ammassati al suolo e circondati da agenti della polizia marocchina che si avvicinano ai corpi inermi solo per assestare altri colpi, sono moralmente agghiaccianti”, scrive il sito spagnolo Ctxt ricordando che “solo nel 2021 alla cosiddetta frontiera sud della Spagna hanno perso la vita quasi duemila persone”. Il sito attacca duramente il premier spagnolo Pedro Sánchez, che “appena tre mesi fa ha sposato la posizione del Marocco sull’occupazione del Sahara occidentale, abbandonando il  popolo sahrawi e provocando una crisi diplomatica con l’Algeria pur di accontentare Rabat. Ora sappiamo cosa c’era dietro. Il Marocco difenderà le frontiere spagnole senza badare ai mezzi impiegati né alle vittime”. Le organizzazioni per la tutela dei diritti umani hanno denunciato anche la decisione marocchina di seppellire in tutta fretta i corpi dei migranti uccisi “senza indagini, autopsie, identificazione dei cadaveri”, come a voler nascondere l’accaduto.

Scoppiano le ostilità Nel territorio conteso di Al Fashaga, tra Sudan ed Etiopia, ci sono stati il 28 giugno scontri armati tra combattenti dei due paesi vicini. Il giorno prima Khartoum aveva accusato Addis Abeba di aver ucciso sette suoi soldati e un civile, e aveva richiamato il suo ambasciatore in Etiopia.I soldati sudanesi erano nel territorio per sorvegliare i lavori della semina, in una regione che ha visto frequenti violenze tra contadini e pastori. Nel dicembre 2020, mentre si combatteva nel Tigrai, le truppe sudanesi avevano ripreso il controllo di Al Fashaga, che era stata per venticinque anni in mano etiope.

Il fascino della corona Il 25 giugno Togo e Gabon, due stati francofoni dell’Africa occidentale, sono entrati nel Commonwealth, l’associazione formata in origine dalle ex colonie britanniche, che arriva così a 56 aderenti. L’ultimo paese a unirsi al gruppo era stato il Ruanda nel 2009, e la scorsa settimana Kigali ha ospitato il vertice annuale dell’organizzazione. Nel 1995 il Mozambico era stato il primo paese che non aveva legami storici con il Regno Unito a chiedere di farne parte. La decisione di Togo e Gabon (ex colonie francesi) è probabilmente dettata dal fatto che i due paesi vedono nel Commonwealth un’utile rete diplomatica e d’influenza culturale, alternativa a quella francese.

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In breve:

  • Camerun Almeno trenta persone sono morte nelle violenze interetniche scoppiate tra il 25 e il 26 giugno vicino ad Akwaya, nella regione camerunese del Sudovest. Lo afferma un portavoce della chiesa presbiteriana locale, secondo cui nella zona è in corso dalla fine di aprile un conflitto tra le comunità oliti e messaga ekol per il controllo di alcuni terreni. In quest’area a maggioranza anglofona è attiva dal 2016 anche una ribellione separatista.
  • Eritrea A novembre del 2021 cinque giocatrici della nazionale under 20 eritrea sono scappate mentre si trovavano in Uganda per un torneo. Secondo le informazioni raccolte dal Guardian, le giocatrici sono salve ma sono ancora costrette a nascondersi. Si stima che dal 2009 più di sessanta giocatori abbiano approfittato delle trasferte all’estero per fuggire dal regime oppressivo di Isaias Afewerki. Le cinque giovani – Luwam Solomon, Yordanos Abraham, Shamat Futsum, Rahel Michael e Trhas Habate, che hanno tra i 16 e i 19 anni – sono state le prime ragazze a farlo. 
  • Ghana Ad Accra il 28 e il 29 giugno ci sono state proteste, a tratti violente, contro il carovita, al termine delle quali la polizia ha arrestato 29 persone. Le manifestazioni sono state organizzate dal movimento Arise Ghana.
  • Restituzioni Il 27 giugno un ente culturale tedesco ha annunciato che ridarà al Camerun una statua sottratta nel 1903 da un militare prussiano. La statua di donna ricoperta di conchiglie, chiamata Ngonnso, è rimasta fino a oggi al Museo etnologico di Berlino. 
  • Sudafrica La polizia di East London, vicino a Città del Capo, indaga sul caso di ventuno ragazze e ragazzi, di età compresa fra i tredici e i diciassette anni, morti durante una festa in un locale la notte tra il 25 e il 26 giugno in circostanze ancora da accertare: si sospetta un’intossicazione o una fuga di gas.
  • Sudan Gli Emirati Arabi Uniti costruiranno un nuovo porto sul mar Rosso, duecento chilometri a nord di Port Sudan. Per questo investiranno sei miliardi di dollari.
  • Università In un incontro in Costa d’Avorio a cui hanno partecipato più di quattrocento istituti d’istruzione superiore, l’Unione africana ha lanciato un sistema di trasferimento dei crediti universitari per favorire gli scambi e la mobilità degli studenti degli atenei del continente.

Storie di ieri

Una strada di Algeri, il 2 luglio 1962 (Keystone France/Gamma Keystone/Getty Images)

Parole contro la tortura È tornato in libreria La tortura, un libro del 1958 del giornalista francese Henri Alleg, pseudonimo di Harry John Salem, con un’introduzione del filosofo Jean-Paul Sartre. Einaudi lo tradusse in italiano all’epoca e lo ripubblica per i sessant’anni dell’indipendenza algerina, che ricorreranno il prossimo 5 luglio. Alleg era il direttore del quotidiano comunista Alger Républicain (alcuni vecchi numeri si possono consultare sul sito Gallica), dalle cui pagine denunciava i metodi brutali usati dai francesi per mantenere il sistema coloniale in Algeria. Quando il giornale fu messo al bando, Alleg entrò in clandestinità e fu arrestato dai militari francesi nel 1957 a casa dell’amico matematico Maurice Audin, che fu fermato a sua volta e successivamente morì in prigione per le torture subite. Durante la reclusione, Alleg riuscì a scrivere il testo di La question (la “domanda”, tradotto con La tortura), in cui denunciava i maltrattamenti e le torture usati per estorcergli informazioni sui suoi contatti all’interno della resistenza algerina. È considerato un testo molto importante nel racconto della guerra d’indipendenza perché contribuì ad aprire gli occhi dei francesi sulle brutalità ordinate dal loro governo. Uscito con una prefazione di Sartre, noto per la sua opposizione al colonialismo, il libro fu messo immediatamente al bando in Francia, ma fu ripubblicato in Svizzera. Viene citato insieme ad altri testi celebri sulla rivoluzione algerina, come L’incendio (1954) di Mohamed Dib, Nedjma (1956)  di Kateb Yacine e Scritti politici. L’anno V della rivoluzione algerina di Frantz Fanon, lo psichiatra e intellettuale martinicano che combatté a fianco del Fronte di liberazione nazionale.

  • Per approfondire segnalo l’intervista ad Henri Alleg pubblicata nel 2013 dal sito Jadaliyya.

Consigli

  • Da leggere Sul magazine Geographical il giornalista Tommy Trenchard racconta l’esperienza dei circhi “sociali” in Guinea e in Sudafrica. A Conakry c’è il circo Tinafan, il cui obiettivo non è solo intrattenere il pubblico, ma anche essere una forza del cambiamento e offrire opportunità di riscatto ai giovani emarginati. La stessa missione se l’è data in Sudafrica il circo Zip Zap, creato nel 1992 per aiutare i ragazzi delle township. Da allora ha cresciuto generazioni di artisti e ha compiuto trenta tournée internazionali.

  • Da ascoltare Sulla rivista statunitense Foreign Policy c’è il podcast I spy, arrivato alla quarta stagione. Ogni puntata racconta la storia di una spia e di una particolare operazione. La prima puntata della seconda stagione s’intitola The survivor: un agente della Cia è inviato nel Congo del 1965 per ricostituire una rete di infiltrati, ma viene coinvolto in un incidente aereo. Nella terza stagione un’analista, Sarah Carlson, racconta della sua vita in Libia nell’anno dopo l’attacco del 2012 all’ambasciata statunitense a Bengasi.

  • Da sfogliare Questo mese Jeune Afrique dedica la copertina ai vent’anni dell’Unione africana. Nel 2002 l’Organizzazione dell’unità africana, nata nel 1963 ad Addis Abeba nel pieno della decolonizzazione, ha ceduto il passo alla nuova istituzione. Ma il giudizio sul suo operato degli ultimi vent’anni è piuttosto scarso, sostiene il giornale panafricano.

Questa settimana su Internazionale

  • Sul settimanale pubblichiamo un articolo sui progressi fatti negli  ultimi tre anni nel campo delle restituzioni delle opere d’arte trafugate ai tempi della colonizzazione e a lungo conservate nei musei occidentali. Un commento del sito spagnolo Ctxt critica il governo spagnolo per la strage di migranti a Melilla.
  • Sul sito trovate un video sullo Spider-Man del Sudan, un giovane che partecipa alle proteste contro la giunta militare mascherato da supereroe, e che è diventato un simbolo di speranza.

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