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2x27

La newsletter che questa settimana diventa giornaliera, sennò il direttore ci ritira il pass 😎


Eravamo sul treno verso Londra quando abbiamo appreso che Berrettini si era ritirato a causa Covid, la campagna londinese ha iniziato a sembrare ancora più brutta se possibile.

Nadal doveva ancora colpire una palla e dalla sua parte di tabellone era già sparita la minaccia Matteo, al lunedì aveva già salutato anche Cilic. Hurkacz, probabilmente l'ultimo giocatore ad aver battuto Federer a Wimbledon, era già sparito dal radar di Djokovic.

Il torneo si gioca senza assegnare punti per il ranking, per qualcuno è una esibizione, qualche altro lo gioca per i soldi, che sono anche di più rispetto al passato, eppure i messaggi di chi è stato costretto al ritiro o ha già perso sembrano trasmettere profondo dispiacere: questa edizione di Wimbledon mantiene immutata il suo status.

Vabbè, ma com’è questo Wimbledon?

Avrete imparato a conoscerci se ci seguite da un po', siamo dei vecchi cinici rancorosi che si impressionano con fatica, però quando abbiamo varcato i SACRI cancelli del TEMPIO DEL TENNIS eravamo felici.

Il mito di Wimbledon è stato creato artatamente ed è stato preservato e alimentato con una cura maniacale proprio per fare in modo che, quando si varca l’ingresso per confondersi con la folla nell’ambiente più verde che c’è, ci si senta parte di questo mito.

Siamo stati investiti da questa onda di tennis classico, tante partite, molti passi da fare e diverse cose da capire per orientarci. Ci sono tante cose da vedere e due occhi non bastano di certo, quindi bisogna scegliere con il cuore: siamo andati subito a vedere Nick Kyrgios. Quando però non siamo riusciti a entrare sul campo tre per seguire l’australiano, quello che per molti è un pagliaccio ma che intanto riempie gli stadi anche nella zona giornalisti, abbiamo ripiegato su Martinez VS Molcan: poteva esserci un battesimo migliore per noi? Solo che il nostro Pedro ha perso in quattro set.

Ci siamo soffermati quindi nei ground perché volevamo vedere da vicino questa erba che sembra più vera dalla tv che dal vivo. A toccarla, sembra finta, tagliata corta ma non troppo corta, tanto che quando le arrotate di Martinez rimbalzavano, perdevano tutta la rotazione. Quindi lo spin serve per tirare forte, però la palla viene comunque frenata. E allora ecco che Brooskby, ma anche il suo avversario Kukushkin, possono esaltarsi con il loro rovescio a due mani piatto con un leggero taglio verso il basso (ha vinto l’americano 3-0). Poi basta girare lo sguardo verso il campo di fianco per vedere Carballes Baena giocare il dritto in chop, una roba di un fuori luogo raramente vista prima.
A nostro agio nel caos dei campi secondari, con l’odore di birra che dal primo pomeriggio si è diffuso sempre di più, abbiamo visto Gaston battere Popyrin al quinto set, Sonego soffrire contro Kudla per vincere in quattro e anche Feliciano Lopez giocare l'ennesimo Slam passati i quaranta. Ah, abbiamo anche parlato con Martina Navratilova, che abbiamo incrociato nel tentativo di raggiungere l'uscita dall’edificio della sala stampa tramite la porta sbagliata, distante tipo tre metri in linea d'aria rispetto a dove doveva andare. Solo che l'addetta alla sicurezza l'ha stoppata proprio come una volée di Martina, invitata a usare la porta corretta e quindi a fare il giro lungo. A Martina. A Martina Navratilova. A nulla sono validi i “Ma devo solo superare una porta”. Lei si è girata verso di noi in cerca di conforto, noi così: “They’re English, born this way”. Ovviamente abbiamo fatto il giro lungo con lei.

Ci siamo soffermati su Sonego contro Kudla, l'americano che gioca benissimo su erba. Lorenzo è impressionante per come riesce ad adattarsi anche sul verde, tanto lui dà sempre l'impressione che quando vince non è mai per capacità tecnica o tattica ma solo per caparbietà. Ovviamente sa anche giocare, ci mancherebbe, questa contro Kudla, uno che stava giocando bene in questo periodo, è una gran vittoria per Lorenzo.
Quando Paolini ha vinto il primo set contro Kvitova abbiamo pensato che forse era il caso di andare a vederla, più che altro per entrare dentro uno stadio. Poi abbiamo ragionato e siamo rimasti dove eravamo: 6-4 6-2 Petra. Persone intelligenti noi.

Poi c’è venuta voglia di entrare in uno stadio, c’era Rafa Nadal sul centrale ma soprattutto c’era Cerundolo avanti di un break nel quarto. Prendiamo posto in tribuna stampa, e anche qui scatta l’effetto Wimbledon: nei pochi secondi che ci separano dai gradini al posto, ci passano davanti gli occhi le innumerevoli giocate che abbiamo visto in tv ma che si svolgevano qui, Becker che si tuffava contro Edberg, Ivanisevic che vinceva il suo unico Slam, il settimo trofeo di Sampras e poi le sfide tra Nadal, Djokovic e Federer. Ci sediamo mentre Manuel Cerundolo serve fiero per mantenere il break di vantaggio, con la mente siamo ancora mettendo ordine nei pensieri.

Siamo due set a uno per Rafa ma 4 a 3 per Cerundolo, che improvvisamente smette di giocare. Un parziale di 8-0 poi diventato 12-1 consente a Nadal di chiudere 6-4. C’è un momento in cui Manuel, dopo aver giocato un punto che ha costretto lo spagnolo a inseguire la palla più volte da una parte all’altra, tanto che sembrava Federer, allarga le braccia come a dire: ma che devo fare di più? La partita finisce là, il direttore è seduto vicino a noi, ci ha fatto da Cicerone in questo giorno, e nonostante sia il suo Wimbledon numero 49 ancora sgrana gli occhi quando vede Rafa vincere un punto del genere. Il fuoco della passione che ancora arde, in campo come sugli spalti.

Passa lo spavento per Wimbledon, che ha subito una giornata dura e non ce l’avrebbe fatta a superare anche lo shock per l’eliminazione di Rafa, anche perché c’è Serena Williams che torna a giocare quella che potrebbe essere la sua ultima partita.
Non ci siamo neanche accorti che la partita di Serena era iniziata, non c’erano applausi perché i primi tre punti erano di Harmony Tan, uno 0-40 sul servizio di Serena che ha ammantato di paura l’atmosfera del campo centrale. Un servizio vincente scuoteva il pubblico dal torpore, ma la francese andava comunque in vantaggio di un break.

Sul 2 a 1 e servizio per Tan, Serena aveva le prime palle break per rientrare in partita. Lottava col solito ardore più contro il destino, l’età e la scarsa forma fisica che contro Tan. Riusciva a recuperare, addirittura si portava in vantaggio di un break. Solo che non era un granché di partita: Williams giocava come una che non è più abituata a colpire con continuità, una vecchia gloria cui il braccio scorre sempre che è un piacere al servizio come nei colpi di rimbalzo, ma che non ha più la confidenza con la partita di torneo.

Col passare dei game in viso si facevano frequenti le smorfie di insoddisfazione, per qualche errore grossolano o per i rimbalzi irregolari sull’erba, lei ha vinto sette volte il titolo su quel prato. Eravamo là a guardarla giocare contro il suo destino, che è quello di chiudere con il tennis professionistico, con la stessa smorfia di insoddisfazione che aveva lei in volto.

Anche perché, pensavamo, lei stessa aveva bene in mente che non avrebbe fatto strada. Magari oggi avrebbe battuto Harmony Tan, ma poi sarebbero arrivate ben più forti tenniste a fermare la sua corsa. La francese vinceva il primo set di un soffio per 7-5, noi lasciavamo il centre court.

Di andare a cercare altro tennis, dopo Serena, non ce la siamo sentita. C’era una maniera migliore di concludere il primo giorno della nostra vita a Wimbledon?

2X27 ✅

Giornatina, l’avrete capito, sveglia all’alba, partenza per Londra, treni, bus, arrivo a Wimbledon e Pedro Martinez che perde subito: immaginavamo meglio il nostro arrivo negli Slam. Almeno ha vinto Garin, grazie a Berrettini, si capisce. Il direttore però è stato carino, come al solito. Meno quando gli abbiamo chiesto di riaccompagnarci a casa, dice che lui lavora fino all’una di notte, e lo fa per voi. Dategli soddisfazione, cliccate a casaccio sul sito, anche senza leggere va benissimo, tanto basta che leggiate solo noi 😉
Warning è a cura di Claudio Giuliani
Persona non grata. Romanista, l'heavy metal mi ha salvato la vita. Diplomato con fatica all'ITIS, ho studiato aggiustaggio e fatto il militare. Tennista di periferia dal rovescio rigorosamente a una mano, campione in carica 2022 della Coppa Gabbiani a squadre limitata 3.3 (grazie alla panchina fatta in finale), "uno degli Over 40 più belli di Roma", persona modesta.
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