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  Newsletter n.40 del 11/06/2021

Dalle buone pratiche sociali alla cooperazione:
possibili percorsi e nuove opportunità

 (di Oreste De Pietro, Area Welfare - Confcooperative Bologna)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "Protagonisti, al servizio del Paese CONFCOOPERATIVE Bologna ト"

Il recente articolo di Walther Orsi "Le buone pratiche sociali per generare lavoro giovanile e nuove imprese", contiene riflessioni interessanti sull’evoluzione delle buone pratiche sociali in una prospettiva di maturazione di idee e di esperienze, che delinea anche alcuni percorsi di costituzione di una cooperativa sociale (e non solo) come approdo e nello stesso tempo come punto di rilancio delle varie forme di cittadinanza attiva. 

La cooperativa sociale è per sua natura un modello di impresa che spesso risponde alle esigenze con le quali i cittadini e le associazioni (nelle varie forme) si confrontano soprattutto nelle fasi di espansione delle pratiche sociali, sia quantitativa (dovuta ad una crescita di attività rilevante sotto il profilo organizzativo ed economico), sia qualitativa (generata da processi di cambiamento che inevitabilmente richiedono adeguati adattamentidelle modalità e degli strumenti di intervento a tutti i livelli).  

Si tratta di cambiamenti, in alcuni casi difficili da gestire, nei quali l’impresa cooperativa può essere lo strumento per conseguire obiettivi importanti in più direzioni: 
-    stabilizzare e strutturare le attività, consolidando e specializzando gli interventi, per garantire la tenuta di pratiche sociali nel lungo periodo, evitando il rischio dell’estemporaneità e   configurandole come assi portanti di una nuova impresa;
-    coniugare impegno civile e dimensione lavorativa, fondata su motivazioni che riflettono ideali e valori di riferimento senza escludere l’apporto del volontariato e delle azioni ispirate alla gratuità ed alla solidarietà; 
-    valorizzare le professionalità delle persone coinvolte, soprattutto dei giovani che con le loro sensibilità e competenze innovative possono dare un nuovo slancio alle buone pratiche avviate, collocandole all’interno di un contesto organizzato e quindi in grado di prevenire la dispersione di risorse ed energie che si riscontra nei progetti che si concludono senza una prospettiva chiara in termini di continuità e di implementazione; 
-    creare nuove opportunità di lavoro, in alcune situazioni riappropriandosi del proprio lavoro, in un’ottica di auto-imprenditorialità,ottimizzando in un contesto aziendale la proattività dei cittadini, la loro inventiva ed il loro approccio propositivo e costruttivo alla soluzione di problemi che riguardano la collettività e proiettato al miglioramento della qualità della vita della comunità locale;
-    offrire una prospettiva occupazionale soprattutto in presenza di crisi aziendali che spesso comportano la perdita del lavoro con ricadute economiche e sociali traumatiche e complesse da fronteggiare; l’esperienza dei Workers buyout è in tal senso emblematica del tipo di risposta resiliente che molti lavoratori stanno concretizzando per salvare aziende in difficoltà attraverso la costituzione di una cooperativa; 
-    sostenere le persone socialmente svantaggiate alle quali molte pratiche sociali si rivolgono, inserendole con varie forme di sostegno in percorsi di empowerment, formativi e di transizione al lavoro, orientati all’autonomia ed all’inclusione in tutte le sue accezioni; 
-    sperimentare un modo di fare impresa, costituendo una società autonoma e indipendente, di proprietà comune, centrata sulla mutualità tra i soci che aderiscono liberamente e volontariamente e in cui la partecipazione, la coesione, la governance condivisa e democratica non siano optional ma elementi identitari che consentono di superare l’individualismo e di favorire il diffondersi di una nuova economia in cui il profitto è comunque vincolato alle finalità sociali della cooperativa ed in funzione dello sviluppo del territorio, pilastro anche del settore del credito cooperativo; 
-    definire un assetto gestionale ed una configurazione giuridica, nella forma cooperativa e di impresa sociale, di tante esperienze sorte spontaneamente e senza alcuna formalità particolare, che ora intendono continuare ad operare in modo coerente con le varie norme introdotte a seguito della Riforma del Terzo Settore per usufruire dei vantaggi e delle potenzialità di queste norme ma nel rispetto dei vincoli e degli adempimenti che esse impongono. 

Il fermento attuale delle buone pratiche sociali, con le loro multiformi implicazioni, è una risorsa importante per il nostro territorio, riconducibile a diversi modelli di impresa cooperativa che si stanno sviluppando anche in relazione alle trasformazioni del nostro sistema di welfare, di cui la cooperazione e le altre organizzazioni del Terzo Settore sono tra i protagonisti principali. 

Le esperienze di abitare collaborativo e solidale nell’ambito del welfare abitativo, declinato spesso in varie forme di welfare condominiale, possono trovare nelle cooperative di abitanti una modalità di formalizzazione dei legami che procura agevolazioni e vantaggi economici e favorisce l’instaurarsi di buone relazioni tra condomini e nella comunità circostante.

Le cooperative di comunità possono intercettare e disporre in modo organico le esperienze di valorizzazione delle zone montane e delle aree interne e più in generale di tutela del patrimonio naturalistico e culturale di tanti Comuni, generando interconnessioni trai progetti di tutela ambientale e di rigenerazione urbana con quanto viene proposto e realizzato dal settore del turismo responsabile.

I gruppi di acquisto, collettivi e/o solidali, possono dotarsi della forma di cooperativa di utenti per operare anche imprenditorialmente nel mercato dell’energia, con una particolare attenzione all’utilizzo delle fonti rinnovabili e nell’ambito delle varie sperimentazioni dell’autoconsumo e delle comunità energetiche.

La transizione digitale sta aprendo, infine, nuove opportunità anche nel circuito dei servizi di welfare e di conciliazione lavoro-famiglia messi a disposizione dalle aziende alle lavoratrici ed ai lavoratori: le cooperative sociali possono fornire questi servizi portando il loro contributo distintivo rispetto ai diversi Provider che operano in un settore in continua espansione, anche utilizzando le nuove tecnologie (piattaforme, app, altri dispositivi…), favorendo lo sviluppo ed il potenziamento di un welfare generativo che sia condiviso a livello territoriale.
I possibili percorsi di transizione dalle varie esperienze di buone pratiche sociali alla cooperazione sono quindi tanti e tante sono le forme giuridiche corrispondenti a realtà diverse, tenuto conto delle loro specificità. Collaborazioni e sinergie tra i vari protagonisti della cittadinanza attiva e le cooperative nonché tutte le forme di contaminazione procurano un arricchimento reciproco in cui ciascuno può attingere al patrimonio di idee e di esperienze dell’altro.

Occorre pertanto implementare le occasioni di incontro, di scambio e di condivisione rafforzando le reti ed i momenti di raccordo, soprattutto per essere pronti a raccogliere la sfida della co-programmazione e della co-progettazione che ci vedrà tutti impegnati nella definizione di un nuovo rapporto con la Pubblica Amministrazione in tutte le sue articolazioni.  

Questo spazio può essere uno strumento utile ed efficace per favorire processi di rete ed interventi congiunti a beneficio della pluralità delle persone e dei gruppi sociali. 
Per conoscere le buone pratiche sociali di cittadinanza attiva:

https://buonepratichesociali.cittadinanzattiva-er.it/
Guarda i video dei seminari sulle buone pratiche sociali dei cittadini a Bologna sul nostro canale Youtube:

https://www.youtube.com/channel/UCz18I362U8en5jOjNipI-pg
 
#buonepratichesociali di Cittadinanzattiva Emilia Romagna
un progetto di Walther Orsi

con la collaborazione di
Irene Amendola, Anna Baldini, Francesca Capoccia, Salvatore Condorelli, Paola Cuzzani, Claudia D'Eramo, Corinna Garuffi, Angelica Leoni, Francesco Scotece, Lorenzo Patera, Anastasiia Vitiuk
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