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7 giugno 2021

Frontiere

La newsletter sulle migrazioni di Annalisa Camilli

La Danimarca contro i migranti Copenaghen aveva già una delle legislazioni più restrittive sull'immigrazione in Europa, ma il 3 giugno il parlamento danese ha approvato una nuova legge sull'immigrazione – voluta dal governo di centrosinistra – che ha l'obiettivo di fermare l'arrivo degli stranieri nel paese. La legge prevede che le domande di asilo siano esaminate nei centri di accoglienza che si trovano in paesi terzi, non sul territorio dello stato, e che i richiedenti asilo aspettino all'estero che la loro domanda sia esaminata.

Nessun paese al momento ha acconsentito a collaborare con la Danimarca rispetto a questo progetto, tuttavia Copenaghen ha annunciato che è in trattativa con dieci paesi tra cui il Ruanda. La legge, che è stata proposta dai socialdemocratici, è stata approvata con un'ampia maggioranza in parlamento e con il sostegno della destra. 

"Un sistema di trasferimento dei richiedenti asilo in un paese terzo deve, ovviamente, essere stabilito nel quadro delle convenzioni internazionali", ha detto il ministro della migrazione Mattias Tesfaye alla France-Presse. Ma in precedenza Tesfaye aveva affermato che i paesi partner potrebbero non essere delle democrazie.

L'Egitto, l'Eritrea e l'Etiopia, paesi che violano apertamente i diritti umani, potrebbero essere dei partner del governo danese in questo progetto, il cui obiettivo sembra essere quello di disincentivare i richiedenti asilo a considerare il paese scandinavo come una meta.

Per molti anni il partito populista danese, il Partito danese del popolo, ha focalizzato la sua campagna elettorale contro gli immigrati, ma recentemente anche i socialdemocratici hanno mostrato posizioni simili. Cinque anni dopo l'adozione di una legge che ha permesso al governo di sequestrare i beni dei richiedenti asilo, Copenaghen sembra essere persuasa che l'unica strada percorribile sia quella della deterrenza e della repressione di qualsiasi movimento migratorio. C'è una continuità simbolica sulle politiche dell'immigrazione nel paese, a prescindere dai governi che si sono avvicendati.

Nel 2019 hanno fatto richiesta di asilo nel paese 2.716 persone, otto volte di meno di quelle del 2015, durante la cosiddetta crisi dei rifugiati. La Danimarca è stata recentemente criticata dalle organizzazioni internazionali per aver revocato il permesso di soggiorno ai siriani che avevano ottenuto la protezione nel paese, infatti considera la Siria un paese sicuro in cui rimandare le persone, nonostante le migliaia di arresti e sparizioni che riguardano gli oppositori del regime di Bashar al Assad.

Anche quest'ultima legge è stata molto criticata: l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha definito la norma “contraria ai principi internazionali della cooperazione in materia di rifugiati". Secondo gli esperti, inoltre, in Europa si rischia un effetto domino: dopo la Danimarca altri paesi europei ed extraeuropei potrebbero cercare di limitare la protezione internazionale ai richiedenti asilo.

Ultime notizie

Migranti a bordo della nave Asso Trenta, l'11 maggio 2021 a Lampedusa. (Antonio Parrinello, Reuters/Contrasto)
 

Nessun accordo sulla redistribuzione dei richiedenti asilo in Europa 

La richiesta di solidarietà lanciata dal governo italiano ai partner europei sulla gestione dell’immigrazione non trova accoglienza in Europa. L’Irlanda si è detta disposta ad accogliere dieci migranti, la Lituania altrettanti e il Lussemburgo due. Sono gli unici tre paesi che hanno risposto. Ma la questione è grave soprattutto perché Francia e Germania hanno escluso che si possa trovare un meccanismo comune di gestione dell'asilo, mentre in passato erano stati i principali alleati di Roma su questa questione. L'Italia rischia di ritrovarsi isolata, se cercherà di forzare la mano sul dossier migranti al Consiglio europeo del 24 e 25 giugno. Un accordo politico sul nuovo Patto su migrazione e asilo è impensabile. Non solo Berlino e Parigi non hanno offerto di accogliere richiedenti asilo dopo la richiesta di Roma di inizio maggio per gli aumenti degli sbarchi a Lampedusa, ma accusano l'Italia di bloccare ogni progresso sul Patto sull'immigrazione e sull'asilo.

Nuovo fermo amministrativo per la Sea Eye 4, sbarchi autonomi in Calabria La nave umanitaria Sea Eye 4 è stata fermata per ragioni tecniche dalle autorità italiane nel porto di Palermo dopo aver soccorso più di quattrocento migranti al largo della Libia e averli portati a Pozzallo nei giorni scorsi. Nel frattempo la nave di Msf Geo Barents sta pattugliando le acque di fronte alla Libia, ma non ha compiuto nessun soccorso. Invece ci sono stati degli sbarchi autonomi di migranti sulla costa ionica della Calabria. Il 6 giugno 56 persone tutte di nazionalità iraniana sono approdate a Cariati a bordo di una barca a vela, tra loro una donna e un bambino. Il 4 giugno una barca con 37 migranti, tra cui 35 minori non accompagnati, è stata soccorsa a dieci miglia dalle coste della locride, sempre in Calabria.

La Turchia bombarda un campo profughi nel nord dell'Iraq Tre persone sono state uccise in un attacco aereo turco vicino al campo di Makhmour, nel nord dell'Iraq. Il campo ospita più di 12mila rifugiati curdi fuggiti dalla persecuzione in Turchia, soprattutto negli anni novanta. Il campo si trova tra Erbil e Baghdad. Ankara ritiene che il campo abbia stretti legami con il Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk). 

Seimila nuovi sfollati nella Repubblica democratica del Congo Una serie di attacchi del gruppo armato Allied democratic forces (Adf) ha costretto circa 5.800 persone a fuggire da diversi campi per sfollati nella provincia di Ituri, nella Repubblica Democratica del Congo orientale. Il 31 maggio le Adf hanno attaccato i siti e i villaggi vicino alle città di Boga e Tchabi, uccidendo 57 civili, tra cui sette bambini, a colpi di arma da fuoco e di machete. Molti altri sono rimasti feriti e 25 persone sono state rapite, mentre oltre 70 alloggi e negozi sono stati dati alle fiamme.

Negli Stati Uniti saranno sei gruppi umanitari a decidere chi avrà il diritto di non essere espulso L'amministrazione Biden ha affidato a sei organizzazioni umanitarie la segnalazione delle persone più vulnerabili tra i richiedenti asilo alla frontiera tra Messico e Stati Uniti. Queste organizzazioni che opereranno in territorio messicano avranno il compito di segnalare chi ha il diritto di entrare nel paese e di non essere respinto in base alla legge d'emergenza che permette di respingere i migranti alla frontiera per la crisi sanitaria di covid-19. Il governo punta ad accogliere fino a 250 richiedenti asilo al giorno con questo sistema che sarà valido fino al 31 luglio.

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I siriani deportati dal Libano Almeno quindici siriani sono stati rimpatriati dal Libano alla Siria, almeno cinque di loro avevano provato a raggiungere Cipro in barca per sfuggire alla terribile situazione economica del paese. Sono stati respinti dalle autorità cipriote e poi deportati da quelle libanesi. Secondo un'ong che si occupa di monitorare la situazione dei diritti umani dei siriani in Libano, ora sarebbero detenuti in Siria. Tra il 21 maggio e il 28 agosto del 2020, 2.730 siriani sono stati deportati in Siria, un paese in cui gli oppositori politici rischiano l'arresto.

Il libro nero del Cpr di Torino In occasione della manifestazione di protesta il 4 giugno contro il Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino (Cpr), l'Associazione studi giuridici sull'immigrazione (Asgi) ha pubblicato un rapporto in cui denuncia la prassi sistematica dell'isolamento nel centro di detenzione di corso Brunelleschi, a Torino, in cui qualche giorno fa si è tolto la vita Moussa Balde, un ragazzo della Guinea di 23 anni, che era stato rinchiuso in isolamento dopo essere stato malmenato da tre italiani all'esterno di un supermercato di Ventimiglia. Nel centro ci sono 12 celle per l'isolamento che assomigliano a vere e proprie gabbie e il ricorso a questo strumento avviene in una condizione di arbitrarietà, secondo il rapporto dell'Asgi.

Letture

Sessant'anni dalla parte dei diritti umani, a cura di Amnesty International (Infino ediioni 2021)  “Aprite i vostri quotidiani in qualsiasi giorno della settimana e troverete un articolo proveniente da qualche parte del mondo che parla di qualcuno che è stato imprigionato, torturato o messo a morte perché le sue opinioni o la sua fede religiosa sono inaccettabili per il suo governo. Ci sono milioni di queste persone in prigione – non tutti dietro la cortina di ferro o di bambù – e il loro numero è in crescita. Il lettore del quotidiano avverte un nauseante senso d’impotenza. Tuttavia se queste sensazioni di disgusto in tutto il mondo potessero essere unite in un’azione comune, ne potrebbe nascere qualcosa di efficace”. (Peter Benenson, The Observer, Londra, 28 maggio 1961)

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