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SONO SOLO CANZONETTE
Ho trascorso il ponte di San Giovanni in un rascard valdostano con 2 amiche e una coppia di persone che non conoscevo. Non c'è stato un solo nanosecondo di silenzio in 72 ore: eravamo in 5, tutt* superciarlier*.
Come vivono le persone silenziose? Penso sempre a Luca Carboni, a quelli che mettono in ordine i pensieri. 
"Alone Again" di Gilbert O'Sullivan è un brano che passava talvolta su una stazione radio specializzata in oldies che ascoltavo sempre in Erasmus. Sembra allegra e scanzonata, ma ieri ho letto bene il testo e in effetti, no, parla di lutto e suicidio come il romanzo di Nicoletta Verna che ho recensito più sotto.
Ascolta la playlist della Newsletter di Giugno 2021
PERSONE INTROVERSE E DOVE TROVARLE
uno sforzo di empatia sovrumano
Dopo un disastroso weekend seguito da lunga litigata chiarificatrice ho fatto uno degli sforzi di empatia più impegnativi della mia vita: capire un introverso.
Per me la presenza di altre persone, eventualmente sconosciute, non è un deterrente: anzi, la combinazione "persone nuove da scoprire" + "esperienza inedita da provare" per me è decisamente stimolante.
Io mi racconto sempre storielle calmanti: in un gruppo di persone sicuramente ci sarà qualcuno di interessante a livello umano o professionale, è statisticamente improbabile che siano tutte sgradevoli o noiose. Quando partecipo a un evento noioso, penso che quell'occasione rappresenta una cacchina di mosca in una vita di 90 anni. Se è professionalmente utile mi ripeto che lo faccio in nome di un bene superiore e successivo. Grazie a questo storytelling accomodante riesco quasi sempre a vivermela bene.
Da quello che ho capito, l'introverso sta male nelle situazioni in cui non ha desiderio di interagire ma questa (in)sofferenza assume contorni anche fisici: il luogo in cui si trova diventa una specie di trappola dalla quale vorrebbe addirittura fuggire per mettere in atto dei rituali calmanti, ma spesso non può allontanarsi perché le circostanze non lo consentono. E allora la sensazione di essere braccati si fa più forte. 
Come si sente un introverso quando vorrebbe fuggire o diventare invisibile? Cosa prova quando vede gli altri a proprio agio mentre lui vorrebbe evaporare via? Mi sono passate davanti tutte le persone introverse che ho conosciuto nella mia vita, e mi sono scusata a posteriori per averli chiamati musoni, asociali e simili amenità.
HO SCRITTO E GIRATO UN VIDEO
È orrendo, ma parla della mia città
Mi sono stancata di sentir parlare superficialmente di Torino. Non perché mi irritino le opinioni negative, ma perché questi giudizi tradiscono un risentimento personale che è di ostacolo alla comprensione del geist di una città. Non parlo solo di Torino: mi riferisco in generale allo spirito impenetrabile di certi luoghi.
Ho elencato i punti di forza e di debolezza cercando di rendere la cifre stilistiche che la rendono più o meno adatta per particolari persone o personalità.
Poi ho mandato tutto in vacca montandolo in orizzontale anziché verticale, ma pazienza, dai, alla fine non era mica sponsorizzato dalla pro-loco.
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IL VALORE AFFETTIVO
L'educazione sentimentale negli anni '90
Quando ho letto "Il valore affettivo" (menzione speciale della Giuria alla XXXIII edizione del Premio Italo Calvino) ho pensato "Va' che brava questa Verna che dipinge così bene la cultura nazional-popolare degli anni '90, trovo giusto e corretto che queste giovani emergenti si documentino su un'epoca che non possono aver visto con i loro occhi né tantomeno ricordare!"
Ormai sono così abituata a esordi letterari al profumo di fanfiction rigorosamente scritti da persone nate dopo il 1995 da escludere l'idea che si possa anche scrivere il primo romanzo dopo i 40: Nicoletta Verna infatti è del 1976 e, lasciatemelo urlare, si vede.
Per la maturità con cui parla di argomenti spinosi come il lutto infantile, il suicidio, la depressione, la sterilità. Questa gravità viene però ampiamente compensata da numerosi riferimenti culturali pop (la protagonista lavora in un programma pericolosamente simile a "Non è la Rai"), dalla resa fedelissima delle abitudini di consumo dell'epoca, dal racconto di un certo tipo di noia provinciale del Nord. Merita assolutamente.
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LA COSA CHE MI FA PAURA
Violenza e bullismo, a tutti i livelli
Un caso recente mi ha portato a rivalutare il concetto di paura. Il giornalista Michele Masneri, in seguito a una affermazione -non particolarmente felice e facilmente travisabile- contenuta in un articolo, si è ritrovato in una shitstorm alimentata in parte dall'Estetista Cinica ma soprattutto dalla sua community. Il dibattito si è sviluppato in un crescendo di aggressività verbale dinanzi al quale Masneri è rimasto relativamente calmo, traendone addirittura argomenti per un altro report della vicenda.
Ma se fosse capitato a me, cos'avrei fatto? Io sarei morta di imbarazzo, vergogna, risentimento. Avrei probabilmente chiuso tutti i miei account social e mi sarei ripromessa di non farmici vedere mai più. Io sono annichilita dalla vergogna, dalle accuse, dalle dicerie, dal pontificare altrui sul mio conto. 
Il dato che mi ha stupito di più è che le visualizzazioni dell'articolo incriminato, a dire di Masneri, sono rimaste ridicolmente basse: questo significa che le followers dell'Estetista Cinica l'hanno difesa incondizionatamente, senza approfondire né leggere il pezzo, per una presa di posizione spontanea, ricorrendo ad argomentazioni non sempre pertinenti. Non so se questo slancio d'affetto -da persona socialmente esposta quale sono- mi renderebbe così orgogliosa. Mi farebbe piacere vedere gli altri che sbranano i miei nemici?
A differenza di molt* collegh* non interagisco con Estetista Cinica (anche se sono felice della sua parabola imprenditoriale, anche ho comprato i suoi prodotti e libri, apprezzandoli) perché me ne è mancata l'opportunità: ma vedendo questi fatti, se dovessi dirle pubblicamente o privatamente un mio pensiero autentico (e quindi non necessariamente allineato con il suo) proverei, semplicemente, paura. Non mi sentirei libera di essere sincera, le mie energie sarebbero tutte finalizzate a non risultare provocatrice e quindi, semplicemente, ne uscirebbe un discorso monco e spersonalizzato.
Quindi, pensando a me e al mio personal branding- mi chiedo: voglio essere il tipo di persona di cui si ha paura? Una dinanzi alla quale le persone non si sentono libere di dire quello che pensano per timore delle ritorsioni? No, non voglio questo.
RECAP DEI CODICI SCONTO ATTIVI
 
Ci vediamo a luglio, ma non garantisco niente
SONO PRATICAMENTE DAPPERTUTTO
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Gynepraio · Vanchiglia · Torino, TO 10124 · Italy